I cento anni di Giulietta Simionato

Come promesso riportiamo quello che nei nostri progetti e pensieri doveva essere la celebrazione del centesimo compleanno di Giulietta Simionato.
Ma la signora Simionato il centesimo compleanno lo ha celebrato in altra sfera, noi però, vogliamo proporre il ricordo che avevamo pensato.
Certo che due cantanti e di fama che nel giro di pochi mesi raggiungono il traguardo del secolo di vita ha carattere di eccezionalità.
Certo, per onore di verità, che Giulietta Simionato non può competere con la levatura storica di Madga Olivero anche se la frequentazione dei grandi teatri, dei grandi direttori e dei grandi partners, a conti fatti, pende dalla parte dell’odierna festeggiata.
La vicenda della Simionato è, però, esemplare e spunto di riflessione sotto altri punti di vista sul teatro musicale di allora e di adesso.
La preparazione e la solidità della cantante. cito due esempi nel 1952 nel volger di quaranta giorni al maggio musicale, quell’anno dedicato a Rossini, la Giulietta nazionale si presentò in Tancredi, Pietra di paragone, Conte Ory ed Equivoco stravagante, dieci anni dopo, diva, ormai sul sunset boulevard e titolare in Scala della contraltile parte di Dalila subentrò nel giro di quindici giorni alla rinunciataria Maria Callas nel ruolo di Valentina degli Ugonotti. Poi possiamo anche e legittimamente eccepire che la Simionato non fosse il contralto rossiniano, cui ci hanno abituato le Horne o le Dupuy e che quella Valentina fosse un riassunto della parte, però, l’impresa e l’impegno professionale restano.
Professionismo e decoro: la Simionato ha sempre raccontato di aver ingiustamente languito per un decennio in parti secondarie e non considerata per il proprio effettivo valore. Questa è l’opinione dell’interessata e tale rimane. Ad un certo punto e, poi ne vedremo la ragione, la Simionatina, così veniva chiamata in Scala, divenne Giulietta Simionato e dopo le parti rossiniane arrivarono le grandi parti verdiane, quelle che fanno di un mezzosoprano un grande mezzosoprano. Per la verità le aveve sempre cantante, magari in spedizioni punitive quasi come a Malta nell’anteguerra, ma a quegli appuntamenti, in quei teatri e con quei partners e quei direttori la cantante, con i suoi mezzi che non erano sontuosi, si presentò preparata e credibile. E le venne attribuito dal pubblico quello di cui sino ad allora si era sentita defraudata anche in parti che, per la natura vocale, potevano esserle negate. Ed in questo senso la Simionatina superò in sicurezza e credibilità indossando i panni di Amneris, Eboli, Azucena, Quickly, Ulrica una Horne o una Dupuy o una Valentini che alle prese ora l’una ora l’altra con quei ruoli hanno mostrato i limiti della belcantista applicata al post bel canto.
Mezzi non sontuosi perché in natura era un soprano o un mezzo chiarissimo dotata in alto, piuttosto vuota nella zona del passaggio inferiore. Mi sono sempre chiesto se fosse un limite di natura o un limite tecnico. Certo è che chi ascolta la Simionato alle prese con le scritture di Verdi o nella Dalila sente uno sforzo ed il tentativo di imitare il suono e la posizione del genius temporis ossia di Ebe Stignani, senza, però, che in quella zona delicatissima della voce del mezzo si sentisse la certezza e la sicurezza del modello. E la prova è evidente negli anni del declino quando la Simionato esibiva quello che in gergo si chiama scalino, ancora saldissima in alto, ma sorda nella zona medio grave come evidente nella Norma della Scala (febbraio 1965) e nella successiva Preziosilla. Era, forse, la conseguenza dell’aver richiesto troppo ad un mezzo che con Verdi per natura non doveva aver rapporti.
Quando, però, la Simionato stava in zona medio alta non aveva problemi soprattutto se il personaggio aveva tratti e dolenti e patetici come accadde con Mignon, prima di tutto, ma anche con Adalgisa, Leonora de Guzman.
Misura, poi, fu la qualità della Simionato. E la esplicitò in quei personaggi, che spesso finivano trascesi dalla foga interpretativa di cantanti molto più dotate di lei. Esemplare l’approccio a Carmen, anche se in lingua italiana e senza la guida di Karajan qualche tendenza alla Carmen verista c’era. Ma era il tempo e comunque la linea vocale era sorvegliata, anche perché la cantante, credo, sapeva che strafare non le era consentito. Lo stesso valga per la Santuzza, autentico “cavallo di battaglia” della Giulietta. Per certo il limite del gusto, dettato dal tempo era più evidente in personaggi che, dopo di lei, ebbero più complete definizioni vocali. Devo dire che l’affermazione è rivolta soprattutto alla Seymour, ritenuta un capo d’opera e che invece, mostra un vigore ed un registro grave che per nulla si addicono ad una parte che nell’800 spesso era affidata a soprani e che dopo di lei ha trovato realizzazioni paradigmatiche. E lo stesso vale per Rossini cui la Simionato, soprattutto come Angelina e Rosina deve grande fama. Una celebrazione di un genetliaco come il secolo non è la sede, ma anche prima della Simionato si era sentita una vocalizzazione ed una proiezione del suono più idonea alle esigenze rossiniane, magari ad opera di cantanti abitualmente verdiane (Stignani) o addirittura wagneriane (Sigrid Onegin).
Abbiamo detto della Simionato, che dopo il ritiro soleva assimilarsi a Cenerentola. L’affermazione può essere legittima dalla titolare della voce, ma deve essere ben ridimensionata.
Giulietta Simionato divenne la Simionato quando il tempo fu maturo per diventarlo. Quando Gianna Pederzini, bella, affascinante, mezzo soprano chiaro e quindi Carmen, Mignon, Carlotta per definizione, complice poco un po’ di epurazione post regime e molto età e condizione vocale passò a ruoli di caratterista la Simionato divenne Rossinienne e mezzo à la Galli-Marie, quando dopo trent’anni di assoluto impero Ebe Stignani si ritirò la Simionato divenne il mezzo ufficiale della Scala ed il mezzo verdiano, quando dopo il 1958 Fedora Barbieri passò per stato vocale anche lei ai ruoli di caratterista la Simionato debuttò al Metropolitan. Scusate nessuna ingiustizia, nessuna Cenerentola incoronata, semplicemente, da parte di chi organizzava e gestiva la cognizione esatta di ciò che il mercato offriva e la capacità di offrire il titolo giusto alla persona giusta. Prendiamo esempio anche da questo!

Gli ascolti

Bellini – I Capuleti e i Montecchi

Atto ISe Romeo t’uccise un figlio…La tremenda, ultrice spada (1958)

Berlioz – Les Troyens

Atto VJe vais mourir…Adieu, fiere cité (1960)

Bizet – Carmen

Atto IPrès des remparts de Seville (con Giuseppe Di Stefano – 1955)

Atto IIIMelons!…Coupons!…En vain pour éviter (con Graziella Sciutti & Luisa Ribacchi – 1955)

Cimarosa – Il matrimonio segreto

Atto IE’ vero che in casa (1950)

Donizetti – Anna Bolena

Atto IIDio che mi vedi in core…Sul suo capo aggravi un Dio…Va’ infelice (con Leyla Gencer – 1958)

Atto IIPer questa fiamma indomita (1958)

Donizetti – La Favorita

Atto IV Fernando, Fernando…Pietoso al par del Nume (con Giuseppe Di Stefano – 1949)

Mascagni – Cavalleria rusticana

Oh, il Signore vi manda…Turiddu mi tolse l’onore (con Giangiacomo Guelfi – 1955)

Meyerbeer – Les Huguenots

Atto IIINell’orror di cupa notte (con Nicolai Ghiaurov – 1962)

Thomas – Mignon

Atto IIIo conosco un garzoncel (1957)

Rossini – Il barbiere di Siviglia

Atto I Dunque io son? (con Giuseppe Taddei – 1950)

Rossini – Tancredi

Atto IOh patria…Tu che accendi…Di tanti palpiti (1956)

Rossini – Semiramide

Atto I Serbami ognor sì fido (con Joan Sutherland – 1962)

Verdi – Il trovatore

Atto IIStride la vampa (1950)

Atto III Giorni poveri vivea (con Leonard Warren & Nicola Moscona – 1950)

Verdi – Aida

Atto II Fu la sorte dell’armi (con Birgit Nilsson – 1960)

Atto IV Ohimé! Morir mi sento (con Nicolai Ghiaurov – 1960)

Verdi – Requiem

Liber scriptus

9 pensieri su “I cento anni di Giulietta Simionato

  1. sarebbe stato bello ascoltare questi dischi e leggere questo post celebrando la Simionato viva e vegeta nei suoi cento anni,purtroppo non è stato cosi.
    Grazie Giulietta per quello che hai dato all'opera,e a noi come pubblico.

  2. Quella Favorita la posseggo da almeno 25 anni, e circolava in passato con la data dell'aprile 1950; ma verificando la cronologia di Di Stefano ho constatato trattarsi invece di una delle due recite tenute al Palacio de las Bellas Artes di Città del Messico nel luglio del 1949. Oltre alla Simionato e Di Stefano (che in seguito non affronterà più quest'opera donizettiana)figurano nel cast Enzo Mascherini e Cesare Siepi. Aggiungo infine che Di Stefano, ancora nel pieno dei suoi mezzi (di lì a poco clamorosamente dilapidati), è un Fernando tutto da ascoltare.

  3. Per ricordare Giulietta Simionato, metto a disposizione, a beneficio di chi non la conoscesse, la Favorita di Città del Messico di cui s'è accennato sopra.
    Aggiungo che condivido in massima parte i contenuti del post di Donzelli, salvo quando ridimensiona la prova della Simionato nell'Anna Bolena del 1958, che io continuo a ritenere una meraviglia e la vetta della sua carriera.

    http://rapidshare.com/files/388442217/La_Favorita_-_Mexico_City_1949_-_Simionato__Di_Stefano__Mascherini__Siepi_-_Picco-01.rar

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  4. caro lele
    cercherò, in breve di spiegarti meglio, la mia idea circa la seymour della simionato. Io credo che certo vigore di accento sopratutto al duetto con enrico certi suoni medio gravi piuttosto marcati non si addicano al personaggio nè tanto meno alla scrittura. Capisco che per l'esecutrice e per l'idea del tempo Seymour fosse una sorta di antagonista stile Laura Adorno Badoero, però
    a) se hanno, a torto tacciato di "zia di Norma" l'Adalgisa della Stignani allora questa è la suocera di Bolena
    b) due cantanti ossia Shirley Verrett e Martyne Dupuy, entrambe mezzi acuti hanno vestito i panni dell'antagonista di Bolena con miglior tecnica, gusto e rispetto di un'opera 1830.
    Dopo di che se devo scegliere fra Giulietta Simionato e le attuali Ganassi e Garanca non ho dubbi pro Giulietta.

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