Hipólito Lázaro. Mi método de canto: lezione settima

LEZIONE 7

NOTE TENUTE, SCALE, PORTAMENTI, ARPEGGI CON PORTAMENTI.

Proseguono le traduzioni del nostro Manuel Garcia

Incomincia con una scala molto lenta e ricorda di farla con il fiato ben appoggiato nel ponte, come se dicessimo sotto le fosse nasali. Ciò richiede molta attenzione dal momento che, se fai più sforzo del dovuto, il sostegno va verso il naso e dunque, come già ho avuto modo di spiegarti, il suono risulta nasale e quindi molto sgradevole.

Il commento è facile e molto scontato, spesso le voci, tenorili soprattutto, tendono ad emettere suoni nasali. Alcune volte  per il timore di non avere il suono sufficiente alto ed immascherato altre invece perché mettere la voce nel naso è ritenuto un buon succedaneo di un non corretto passaggio. Preciso anche che in linea di principio il primo casa accade ( ed è documentatissimo nei cantanti del primo ventennio del novecento) con tenori, che applicano una corretta respirazione, nel secondo invece, da chi non è capace di praticare  una corretta respirazione, che quasi spontaneamente consente al suono di raggiungere una posizione  corretta.

 

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Se non hai un buon appoggio davanti, nel labbro superiore, il fiato sfiora la laringe e dunque il suono diventerà gutturale e sembrerà che canti con la bocca piena.

La frase “appoggio davanti, nel labbro superiore” suona –confesso- piuttosto sibillina. In realtà le labbra non partecipano del sostegno del suono possono al più  offrire, come accadeva nella “persona tragica” del teatro antico un ulteriore mezzo per far risuonare la voce. Può rendersene conto chiunque abbia visto cantare  Samuel Ramey. Il fenomeno che descrive Lazaro sembra, invece, quello di chi cantando senza sostegno  crede che il suono si formi in bocca e canta con la famosa mela in bocca. Esempio preclaro, purtroppo non unico di questo palliativo, la signora Fleming.

 

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Devi abituarti all’idea che la volta del palato fa le veci dell’arco armonico, come in quei teatri che, senza quell’arco, hanno delle pessime condizioni acustiche. E dunque il palato serve da cassa di risonanza e bisogna appoggiare il fiato al labbro superiore per ottenere eccellenti onde sonore. Questi consigli che ora ti dico ti daranno la base del buon canto.
Le note legate conducile con portamento dal petto alla testa senza prendere fiato.

5 pensieri su “Hipólito Lázaro. Mi método de canto: lezione settima

  1. Caro Donzelli, nessuna polemica sia chiaro, ma sinceramente questa volta non mi trovo molto in accordo con le tue glosse. Provo a spiegarmi.

    Prima di tutto, vorrei sollevare la questione della pericolosità di andare ad “interpretare” quello che scrivono i trattatisti. Interpretare con poche cautele gli scritti di Garcia, di Mengozzi, di Mancini, come se questi non sapessero ciò che scrivevano, ha portato a totali aberrazioni nello studio della storia del canto, come quella storiella secondo cui i tenori rossiniani facevano gli acuti sfalsettando. Baggianata colossale, di cui peraltro oggi gran parte del pubblico è convintissima (questi sono i danni fatti dalla critica musicale), ed è solo un esempio tra tanti.

    Per quanto riguarda i suoni nasali, un suono nasale è un suono sbagliato, in ogni caso. Non si canta mai nel naso. Le nasalità sono sempre e solo la conseguenza di un appoggio mancante o imperfetto, sia che a nasalizzare sia Florez, sia che a nasalizzare sia un tenore del primo Novecento. Se c’è naso, significa che la respirazione è tutto meno che corretta. Il naso è sempre e solo il surrogato dell’appoggio, e non c’entra niente con la maschera.

    Poi, il concetto espresso da Lazaro di “suono avanti”, di appoggio “sulle labbra”, è una delle cose più giuste che io finora abbia letto di questo trattato. Lazaro si riferisce alla pronuncia, all’articolazione di vocali e consonanti a fior di labbro, alla proiezione del suono sui denti superiori. Questi sono i principali fondamenti di un buon imposto vocale. Fondamenti che io, francamente, trovo in buona parte disattesi nella tecnica di Samuel Ramey, cantante che per onestà devo ammettere di non aver mai sentito a teatro. Quello che sento dalle registrazioni è una voce gonfia e artefatta, meccanica nei fraseggi e nella coloratura, incapace di qualsiasi sfumatura, il che è gravissimo per un presunto belcantista. In fondo gli odierni Florez sono la diretta conseguenza di questo modo di cantare.

    • Frase 1: “Se c’è naso, significa che la respirazione è tutto meno che corretta.”
      Frase 2: “Il naso è sempre e solo il surrogato dell’appoggio, e non c’entra niente con la maschera.”

      Non concordo con la Frase 1: l’emissione nasale dipende primariamente da una scorretta posizione del palato molle, che essendo abbassato porta la colonna d’aria verso la cavità retro-nasale. La respirazione scorretta potrebbe essere una causa.
      Concordo pienamente con la Frase 2, in quanto questo spostamento del palato molle comporta la “non-maschera”.

      Lezione molto molto concisa, ma molto molto riassuntiva questa di Lazaro, e ancora una volta illuminante: “Le note legate conducile con portamento dal petto alla testa senza prendere fiato.” Per me questa frase dice tutto su come risolvere il passaggio 😉

      • Mettere la voce nel naso crea automaticamente lo spoggio (risalita del diaframma). Se la voce è nel naso è perché non è appoggiata (Lazaro dice una frase santa: l’appoggio è sulle labbra, non nel naso), ma è spinta. Infattti chi canta nel naso spinge anche di gola (sentire qui Florez quanta fatica fa). Il naso è il surrogato di un imposto timbrato e sonoro. Il vantaggio è che cantare nel naso richiede molto meno studio e applicazione, è più comodo, giacché nasalizzare appunto rende superflua l’educazione del fiato. Lo svantaggio è che chi canta nel naso diventa insopportabile da sentire, non riuscendo a fare altro oltre che ragliare.

  2. credo che la glossa invece sia essenziale senza di quella potremmo, rimanendo al ristretto campo del canto e della didattica dello stesso, credere che i falsettini di soprani e tenori di oggi abbiamo qualche cosa a che spartire con il registro di testa dei cantanti dell’800. tanto per fare un esempio.
    quanto al sostegno delle labbra se intendi l’espressione sic et simpliciter arriveresti ad avallare le tesi baroccare del “si canta in bocca”, ovvero”odio il canto in maschera” di natalia dessay le cui ultime esibizioni e produzioni dovrebbero essere obbligatorie di ascolto nei conservatori per spiegare cosa accade se non si canta come l’abborrito garcia stigmatizza.

    • La glossa sarà anche essenziale ma bisogna sempre tenere presente che il canto si fa e si insegna con la pratica, non con la teoria, e certe cose si comprendono fino in fondo solo provandole. I maestri antichi non scrivevano trattati, non codificavano nulla sulla respirazione, non sapevano niente di fisiologia, e l’insegnamento si basava sulla mera imitazione: il maestro faceva un esempio vocale, l’allievo ripeteva.

      Glossare o interpretare significa quasi sempre dare una lettura opinabile e arbitraria, come per esempio Celletti che pretende di spiegare come avviene la respirazione ribaltando completamente ciò che scrisse Mengozzi per primo, e poi tutti gli altri, tra cui Garcia. Questa cos’è se non mera presunzione di sapere e capire di più di quegli stessi maestri? Se Garcia ha scritto una cosa, prima di dire “eh ma qui Garcia in verità vuole dire che…” bisognerebbe perlomeno dimostrare di essergli pari o superiore come cantante o maestro. Questo è un discorso di metodo.

      Poi davvero sono stufo di sentir parlare di “canto in maschera” (come se il canto “in maschera” fosse solo un’opzione tra tante altre possibili: e invece c’è solo CANTO, punto! Non c’è scelta! Il canto è solo UNO e non esistono alternative! [i bravi e buoni benpensanti, leggendo scandalizzati, penseranno “che dogmatico!”, al che io rispondo “non sapete niente”]), sono stufo di sentir parlare di “registro di testa dei cantanti dell’800” (stesso discorso: allora esiste un registro di testa dei cantanti del ‘700? e un altro ancora diverso dei cantanti del ‘900?), e sono stufo di sentire parlare di “tenica di Garcia” (quale altra tecnica esisterebbe?).

      Ora, la frase di Lazaro dell’APPOGGIO SULLE LABBRA non si può equivocare. La voce avanti, la voce “fuori”, è la voce che si articola facile e leggera a fior di labbro, come insegnano praticamente tutti gli ascolti a 78 giri che ci piace studiare. “Appoggio sulle labbra”, cioè proiezione della voce “fuori”, verso il labbro superiore, questo dice Lazaro. Non si può fuorviare questo concetto. Lazaro dice proprio che se la voce non è diretta verso il labbro superiore, il suono resterà indietro, ingolato, ingolfato, dando la sensazione di avere la classica patata in bocca. Più chiaro di così non poteva scrivere.

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