Scherzi di Carnevale 6. L’ultima sera di Carnovale ossia Crispino e la comare

Crispino e la comare doveva essere nei programmi del corriere della Grisi il titolo conclusivo di quella breve ed insufficiente disamina dell’opera comica napoletana programmata per l’estate. Il caso ovvero  la pienezza degli avvenimenti e l’urgenza di dire l’hanno via via posticipata sino a divenire l’ultimo titolo degli scherzi di carnevale. Quello da proporre l’ultima sera di Carnevale (Ambrosiano, naturalmente) mentre da Firenze, ivi essendo già Quaresima, verrà trasmessa Tosca.

Ed è giusto e bene che ciò sia accaduto perché  Crispino e la Comare venga proposto  per questa data perché l’ultima sera di Carnevale si addice molto all’opera comica che è l’ultima sera di Carnevale di questo genere musicale. Italianissimo ed unico.  Il melodramma vide la prima rappresentazione il 28 febbraio 1850 a Venezia al teatro san Benedetto , ovvero su un palcoscenico meno importante di quello della Fenice, riservato al genere comico ed era appunto una delle ultime sere di carnevale. Il titolo dei fratelli Ricci  per comune giudizio  è il migliore dei prolifi fratelli  napoletani , supportato da un libretto  di Francesco Maria Piave, alla vigilia della collaborazione con Verdi. E secondo la miglior tradizione dell’opera buffa napoletana, con parti in dialetto ( precipuamente la famosa  per l’ambiguità “aria de la fritola”) anche se qui l’ambientazione e l’origine del librettista impongono la lingua della serenissima repubblica.

Sbrigativamente si è sempre detto che l’opera è gradevole, buona la vena musicale e melodica dei fratelli, ma che si tratta di un prodotto che richiama e ricalca nostalgiche formule rossiniane. Per chi non lo sapesse si narra che in casa dei fratelli Ricci troneggiasse, appunto un grande busto di Rossini.

E potremmo anche  chiudere qui precisando che il titolo ha sempre richiamato  l’attenzione di grandissimi cantanti nei ruoli della coppia protagonistica un buffo (Crispino, ovviamente calzolaio, dal nome del patrono della categoria) e un soprano di agilità (Annetta) destinataria di ben tre numeri solistici due dei quali  famosissimi. Il primo L’aria “Io non so più l’Annetta”  che una teoria di soprani di agilità sino alla Sutherland ha sempre eseguito, magari qual aria da concerto o  come aria della lezione del Barbiere, la seconda “l’aria della fritola” con evidente richiamo all’organo genitale femminile ed alla disponibilità “prendi su sta fritola”. Non solo ma il ruolo di Crispino fu praticato sino al 1920 circa non solo da buffi, ma soprattutto da famosi baritoni. A Napoli nel 1892 con Hericlea Darclée fu la volta di Mattia Battistini ossia del paradigma del sussiego baritonale, ma era stato preceduto da Antonio Cotogni e seguito da Antonio Magini Coletti ( che registrò il famoso terzetto dei dottori), da Antonio Scotti sino a Giuseppe de Luca e Sesto Bruscantini.

Insomma Crispino insieme a Figaro era il divertimento dei grandi baritoni. E lo fu assai prima e assai più di Falstaff.

E su questo dato si deve riflettere non solo per dire che l’opera fu molto popolare, il che poco significa, ma per interrogarci su quello che vuol dire indicandola come il canto del cigno del genere comico italiano.

Perché Crispino condivide la sorte dell’altre ultima grande opera comica italiana ovvero il carattere di summa, di riassunto dell’esperienza centenaria dell’opera comica presentando tutte le situazioni vocali e drammaturgiche sino a quel momento conclusivo maturate e proposte.  E se abbiamo il canto sillabato per i buffi di marca napoletana, abbiamo anche  il ricorso agli stilemi vocali da opera seria, che è il portato di Rossini al genere comico piuttosto che l’ambiguità ed il doppio senso che con gli insegnamenti di Fidalma alla nubenda nipote, il terzetto della Pietra del Paragone o l’aria del palo dell’Italiana aveva toccato i propri punti più convincenti.

Infatti appena entra il tenore ad esempio (ruolo secondario) e comico perché spasimante canta una melodia che è prossima alla parodia del canto di Gualtiero o di Percy e più generalmente starebbe alla perfezione sulle labbra di ogni amoroso “1830-1840”. E siamo solo all’inizio e la nostra ignoranza non consente di scovare tutte i richiami e parodie ed impresti di cui il Crispino pullula. Alcune volte è richiamo altre volte è  evocazione. Ad esempio Crispino nel duetto  con la Comare implora come Nemorino  sulle frasi “comare potentissima io son disperatissimo”, ma canta come l’impostore Dulcamara. Uguale situazione drammatica risolta con gli stessi stilemi vocali, ma affidati a personaggi dalla psicologia drammatica completamente  diversa. Ancor più il richiamo e la parodia (Macbeth, di fatto) quando il traditore Crispino è trascinato dalla Comare ( che sin dal primo momento si intuisce essere la Morte) nell’Ade e dinanzi alla sorte che, in quanto traditore del patto,  lo attende.
Tacciamo poi di Annetta, che soprattutto al duetto con Crispino “ se trovaste una comare” ed al rondò finale canta con le formule tipiche della grande primadonna (altrimenti le Hempel, Sembrich, Patti non avrebbero vestito i panni della arricchita del campiello) ripetendo qui l’omaggio-parodia, architettato da Donizetti con la Norina del don Pasquale.

Un’opera d’addio , un’opera di conclusione di una tradizione ed esperienza la storia del vessato e vendicato (proprio da quella che un partenopeo maestro del comico, come Antonio de Curtis, definirà “ a livella”) e per questo non può che evocare un altro sobrio, ma inteso addio contenuto  nel finale di “Una delle ultime sere di Carnovale”, che non è l’addio del tessitore Anzoleto, ma di Carlo Goldoni da Venezia, come Crispino e la Comare è l’addio giustamente napoletan-veneziano all’opera comica italiana.

Gli ascolti

Federico e Luigi Ricci

Crispino e la comare

Atto I

Ando!
Vedi o cara tal sacchetto
Ah si, si marito mio

Sesto Bruscantini, Lucia Aliberti (1979)

Atto II

Io non sono più l’Annetta – Luisa Tetrazzini(1913), Lucia Aliberti(1979)

Atto III

Piero mio, go qua una fritola – Lucia Aliberti (1979)

Eccoci giunti
Testamento…nientemeno
Poco cerco, o mia Comare
Ma la cosa come sta

Sesto Bruscantini, Ruth Maher (1979)

Non ha gioia in tal momento – Lucia Aliberti (1979)

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7 pensieri su “Scherzi di Carnevale 6. L’ultima sera di Carnovale ossia Crispino e la comare

  1. Incredibile questo Crispino dei Ricci Sigillo dell’Ultima Grande Stagione dell’avventura dell’opera comica italiana… e quanti stilemi e richiami… quante riminiscenze. Un vero concentrato di Vero Stile Operistico Italiano. L’italianità nell’opera e l’opera nell’italianità, l’uno suggella l’altro… per un grande evento unico a sigillar la centenaria impareggiabile stagione.
    L’Ultimo Sigillo della Grande Stagione… il Crispino… ben altra degna veste e rappresentazione oggi meriterebbe, ma solo se c’è gente all’altezza, come quella lì proposta negli mp3.
    Se mi chiedi che regalo voglio a Natale, ti rispondo che vorrei l’eventuale intera registrazione da cui provengono questi magnifici mp3. Dai… fammelo ‘sto regalo! (*.*)

  2. Impressionante l’analogia melodica dell’inizio del frammento melodico dell’Atto III “Poco cerco o mia comare” cantato se non erro da Bruscantini e la lirica per canto e pianoforte di Bellini “Per pietà bell’idol mio non mi dir ch’io sono ingrato”!

  3. Una delle mie favorite! Grazie Donzelli per averla ricordata.
    Ho anche avuto la fortuna di vederne diverse edizioni in teatro, inziando dalla bellissima produzione di Roberto De Simone al Teatro Malibran di Venezia, quando lui ed il direttore Peter Maag si sedevano al pianoforte ed a quattro mani, simulando di essere i due Ricci, suonavano una sorta di moto perpetuo sul motivo dei farmacisti “Pesta pesta”! Allora cantavano il basso napoletano Pagliuca, la Mazzucato, la Zilio, Max-René Cosotti, Ariostini, Boscolo, etc. devo decidermi a masterizzare la registrazione.
    Poi ci fu l’edizione di Savona con Alaimo e quindi a Piacenza con Bruno Praticò, praticamente al suo debutto.
    Un rimpianto mi rimane: che la Sutherland ed il consorte non l’abbiano presa in considerazione per una versione ufficiale con la Decca. E sì che hanno inciso di tutto e di più …

    • Dimenticavo: la fatidica “Aria della frittola” in veneziano apre la porta all’operetta italiana, di cui il CRISPINO è l’antesignano. E penso a titoli ormai destinati alla fantasia di poveri nostalgici come il sottoscritto: I GRANATIERI di Valente o piuttosto DALL’AGO AL MILIONE di Dall’Argine, per intenderci …

  4. cercando su “Crispino e la Comare” sono arrivata questo sito.
    noi diamo uno spettacolo in questo mese; senza l’orchestra ma con pianoforte.
    se c’e` l’occasione di vedere dal vivo in Italia vengo a vederlo volentieri!!

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