Stéphane e gli Anelli del mistero

http://it.notizie.yahoo.com/lirica-scala-festeggia-bicentenario-wagner-e-verdi-154800123.html

Milano, 10 feb. – (Adnkronos) – Un cartellone ricco di produzioni eccellenti per festeggiare il bicentenario di Richard Wagner e di Giuseppe Verdi, entrambi nati nel 1813, quello che il Teatro alla Scala sta mettendo a punto. Wagner sara’ celebrato con la tetralogia Der Ring des Nibelungen, l’Anello del Niebelungo, in quattro date: il 17, il 22, il 24 e il 29 giugno del prossimo anno. “Realizziamo quello che Wagner voleva: presentare il ciclo completo in una settimana” spiega il sovrintendente e direttore artistico Stepha’ne Lissner, ricordando che l’integrale dell’opera “non viene presentata dal 1938”.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/spettacolo/PN_20120210_00140.shtml

Per quanto riguarda Wagner, affidato al direttore musicale Daniel Baremboim, tra i massimi esecutori del compositore, responsabile anche dell’Opera di Stato di Berlino, l’evento clou sarà rappresentato dai due cicli della Tetralogia (‘Der Ring des Nibelungen’, l’Anello del Nibelungo, costituito dal prologo dell’Oro del Reno e dalle tre giornate di Valchiria, Sigfrido e Crepuscolo degli dei) che verranno proposti in sequenze, quindici ore di musica alla settimana, dal 17 al 22 e dal 24 al 29 giugno 2013. “Era dal 1938 – ha ricordato il sovrintendente Stéphane Lissner durante un incontro con la stampa – che la Scala non si cimentava con il ciclo completo della Tetralogia”.

Perdoni, Monsieur Lissner, ma il Ring di Furtwängler (1950) e quello di Cluytens (1963), secondo lei, dove avrebbero avuto luogo? E sì che la Scala ha investito non poche risorse nel tanto celebrato archivio on line (che peraltro parte dal secondo dopoguerra, i decenni e i secoli precedenti di storia del Teatro non esistendo che nella fantasia della Grisi)…

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79 pensieri su “Stéphane e gli Anelli del mistero

    • Tranquilla, è probabile che Irene Theorin prenda il suo posto nel “Crepuscolo degli dei” assieme all’Hagen di Mikhail Petrenko… so cosa stai pensando… Rimpiangeremo la Stemme di fronte alle stonate ed urlanti sconnessioni “espressive ed emozionali” della Theorin.

      Marianne

        • In questo caso, se non erro, solo per un accavallarsi di impegni.
          La Stemme il “Crepuscolo” lo ha già cantato a San Francisco con Runnicles e lo canterà a Monaco con Nagano in questi giorni.
          Poi per la “terza Brunnhilde” come per Turandot ci vogliono anche gli acuti, la robustezza, oltre all’ “emozione” e la Stemme non eccelle certo in questo. Dopo aver ascoltato il suo esordio in Minnie poi… terrificante!!!

          Marianne

          • Io non sono così d’accordo sulla difficoltà di Turandot…l’hanno fatta dignitosamente anche cantanti sfasciate. Minnie è molto più problematica.

          • La voce della Stemme, come dimostra questo ascolto da te proposto, ma anche le recite dal vivo di “Walkure” e soprattutto “Fidelio”, è posizionata tra gola e bocca, per cui risulta anche più scura di ciò che in realtà sarebbe (un soprano lirico che finge di essere un drammaticone), ed avendo questo baricentro traballa un po’ al centro e sforza in alto (acuti appena toccati, ghermiti molte volte, intonazione a rischio) ed in basso (in cui diventa gutturale o vuota); il fraseggio invece è composto e non volgare come sempre nel caso della Stemme. Insomma risulta sempre come bloccata, faticosa e mai libera la sua voce.

            Marianne

          • C’è da dire per onestà che sia da preferire una Stemme rispetto ad una Bullock sfasciata, una Dalayman corta e durissima, una Johansson fuori forma e parte, una Theorin tutta urla e disuguaglianze, una Herlitzius stonata e abrasiva nel medesimo ruolo!

          • Ma da quando allestire il Ring equivale a scegliere il male minore? Ma certe opere non si fanno senza i cantanti (e senza il direttore), andiamo! Quanto agli abbonamenti del ciclo 2013 a prezzi “riveduti e corretti”, sono proprio curioso di vedere come andranno le vendite…

          • Caro Tonio se i teatri DEVONO allestire il RING DEVONO scegliere il male minore!
            Non c’è più il pensiero “non abbiamo i cantanti =non facciamo l’opera”, esiste solo “facciamo l’opera usando i cantanti che abbiamo con un NOME o quasi”, si sa!

            Prendi Bayreuth; i cantanti sotto contratto per il RING del bicentenario (Petrenko-Castorf) sono:
            Angela Denoke BRUNNHILDE
            Anja Kampe SIEGLINDE
            Mikhail Petrenko probabilmente uno o più ruoli tra FAFNER-HUNDING-HAGEN
            Lance Ryan SIEGFRIED
            Wolfgang Koch WOTAN

            A parte la scelta praticamente obbligata di Ryan e le esternazioni di Katharina Wagner (“Abbiamo bisogno di cantanti credibili scenicamente e con voce discreta”) io francamente sorrido con amarezza di fronte a tali scelte di mali minori spacciate per “il meglio”.

            Marianne

          • Voce tutta nella strozza, gonfia, a simulare lo spessore del soprano drammatico (o meglio, l’idea che del soprano drammatico può avere una wagneriana di oggi: ascoltare per ogni opportuno confronto Giuseppina Cobelli o Amelia Pinto), resa “ballante” dallo sforzo di reggere la tessitura centrale del brano; ridicole le discese al grave (parla); dal fa diesis acuto in su sono urla; non lega due suoni in tutta la gamma.

            Sintetizzando: sì, canta male.

          • Il fatto è che alla Stemme manca il peso specifico di Brunnhilde. Se chi decide i cast si lasciasse guidare dalla ragione, l’avrebbe messa su Sieglinde. Certo concordo con Antonio: un Ring in “pompa magna” annunciato come il primo dal ’38 (non è vero, ma tant’è) e dunque come “storico”, con mini abbonamenti gonfiati ad hoc (in una logica commerciale che mi sfugge…e che credo sfugga a chiunque mastichi di economia liberale)..un Ring così NON può essere raffazzonato, o prevedere due o tre Brunnhilde diverse o tollerare un direttore che si spaparanza sul podio e dirige con una mano in tasca… Persino eticamente è inaccettabile.

          • Io, invece, penso proprio che,dopo tanti anni (1938, 1950, 1963 non fa poi tanta differenza…) la Scala DEBBA proprio metterlo in scena un Ring. Preferisco un’esecuzione limacciosa alla perfezione ‘callimachea’ del silenzio. A mio parere, la vera questione a Milano sarà il livello dell’orchestra e della concertazione.
            Sono contento, Marianne, di leggere che riconosci alla Stemme almeno un buonl fraseggio!

            Ulisse

          • La Stemme sarebbe stata, qualche anno fa, una discreta Sieglinde in provincia. Oggi è pronta per la Kostelnicka. Anch’essa in provincia. Qui non si parla di esecuzione limacciosa o imperfetta, si parla di mettere in scena un’opera (e che opera) senza avere i requisiti minimali per rappresentarla non dico al meglio, ma decentemente.

            Resta il dubbio su come sia possibile fraseggiare quando non si riesce a legare i suoni: forse con la telepatia?

        • Ah anche la Theorin oltre a gridare Brunnhilde “canta” Turandot, e nel suo caso si può ben parlare di stonature e ululati “espressivi” (vedi anche la sua Isotta o la sua sfibrata ed inespressiva Elektra).

          Marianne

          • Suvvia Marianne ricomponiti. Quello che conta sono i regggisti, e a Milano ne interverranno in abbondanza. Pensate a Tcherniakov nella Traviata. Dopo l’ Ultimo Tango a Siviglia (il mitico Don Giovanni di Aix) cosa ci proporrà?

          • Ma si, smonterà, ricomporrà, decomporrà il libretto per raccontare qualcos’altro che non sia Verdi, Piave o Dumas, ma solo se stesso ed i parapseudooperisti avranno estasi rivelatorie, mugolii di piacere, e si dimenticheranno di Verdi, della direzione, dell’orchestra, del canto e ci racconteranno la favoletta in cui il “genio creator” redime la mediocrità del cast grazie alla cura dei gesti e dei movimenti per rappresentare al meglio il declino psicosomatico della fenomenologia dello spirito intrinseco del tostapane. Insomma, Liala con un pizzico di Rosamund Pilcher.

            Marianne

          • Lo diciamo in tedesco che presso i gonzi fa più fiko e intellettuale?

            “Ich wollte den psychsomatischen Niedergang der Phänomenologie vom inneren Geist der Toaster darstellen”

            Prima o poi troverò questa frase nelle note di regia di uno spettacolo tedesco…

          • Concordo con quanto detto da Marianne e Tamburini…La Stemme gonfia e scurisce per simulare un drammaticone risultando vuota in basso e stonata in alto…
            Eppure ci sarebbero cantanti degne o per lo meno molto più accettabili…Jennifer Wilson per esempio…o persino la Meier, seppur anzianotta, sarebbe decisamente migliore…
            Possano il sovrappeso di una e l’età dell’altra essere considerati un problema??
            Forse i canoni Netrebkiani stanno iniziando a prendere piede anche in repertorio wagneriano (si veda il caso Voigt post dimagrimento-perdita assoluta di voce)??
            Eppure una bella valkiriona non dovrebbe essere un problema no?

  1. Comunque, aldilà degli annunci più o meno veritieri (nel bene e nel male), noto che ci sono sempre gli stessi titoli, come se l’opera si circoscrivesse a melodramma, Rossini e Wagner….e che palle! Io non metterò certo piede alla Scala per sentire l’ennesima Aida, l’ennesimo Lohengrin (quando i Meistersinger sono assenti da decenni), l’ennesimo Barbiere, l’ennesima Lucia

  2. Caro Duprez, la Scala fa spettacoli da supermercato, come tanto tempo fa disse Mancini se non erro. Bisogna accettare questa dura realtà! Io vorrei sempre venire prima o poi, almeno una volta a vedere uno spettacolo, ma con i nomi che girano e come dici tu, sempre gli stessi titoli, me ne starò in quel bel loco dell’isola mia 😀

  3. bravo Ulisse! Ma quale Ring con questa orchestra che suona sempre peggio diretta da un mediocre direttore spacciato per dio della musica che l’ha fatta andare in regressione progressiva!!!!! E quale verdi senza cantanti……questi non sono programmi futuri o futuribili ma le presuntuose velleità di uno star system cialtrone e ignorante…

    • Infatti: il “fare per fare” porta sempre a sgradevoli risultati. Certo uno può sperare che Barenboim torni a fare musica per davvero, ma quando lo si vede sbragato sul podio, mollemente adagiato al sedile, con la mano in tasca, sbuffante, e dal gesto intermittente (si limita a dare gli attacchi: non sempre), ci si accorge che la realtà è diversa. Con una tale guida – più occupata a farsi bello da Fabio Fazio e da altri professionisti della retorica del nulla – l’orchestra si adegua…tant’è che quando incrocia un direttore migliore e più attento (vedi Harding, che non è certo il massimo, ma che è comunque meglio), le cose cambiano sensibilmente.

  4. La situazione è chiarissima. Io non ho mai avuto il bene di incontrare monsieur Lissner personalmente, ma dal suo modo di impostare i cartelloni è palese che dell’ aspetto musicale e vocale di una produzione non gliene può fregare di meno. A lui interessano solo i reggistoni, come li chiamava la buonanima di Totò. I ripulitori, gli Unti del Signore investiti del compito di detergere ddalle sue croniche vergogne l’ ignobile Italia canora e melodrammatica.
    Non sono congetture mie, sono i fatti che parlano. Guardate per esempio la Tosca dello scorso anno. Due cast e la bacchetta, tutti provenienti dalla medesima agenzia. Unica eccezione, Kaufmann. Controllate, basta farsi un giro su Operabase.
    Più o meno lo spettacolo sarà stato impostato con una telefonata di questo tenore: “Hallo cheri, devo farre la Toscà l’ année prochain, sci ponsi tu, n’ est ce pas?”.
    E questa sembra diventata la procedura standard.

    • Caro Mozart, io l’ho (ahimè) incontrato spesso nel ridotto dei palchi durante gli intervalli, e conversava amabilmente con noi, chiedendoci cosa ne pensavamo dell’opera e del cartellone, non mancando di elogiare questo e quell’altro, offrendoci flute di champagne ecc. Insomma è un uomo da salotto e non da teatro dell’opera.

      • Visto il suo italiano, neppure sulla “chiacchiera” deve essere tanto forte ! Frequenterà solo salotti internazionali, ma da quando è a Milano la lingua e l’accento poteva pure migliorarli, perfino i calciatori fanno meglio.

        • Anche questo è uno dei misteri della Scala: questo ha un ruolo importantissimo (che poi lui lo svolga male è un altro conto) in un teatro ITALIANO, e non sa dire manco “ciao” (dice sciaò, parola mia).
          Impara la lingua, prima di atteggiarti caro Lissner! Che una delle poche volte che ho conversato con te mi sono ingolfato di quelle schifose tartine del caffè Scala per non ridere della tua pronuncia, se così si può chiamare!

        • Signori, vi prego di non degenerare in pettegolezzi da salotto: della pronuncia di Lissner non importa nulla a nessuno e, francamente, non ritengo requisito fondamentale conoscere la lingua italiana per dirigere un teatro italiano. Così come non trovo indicativo di alcunché il conversare educatamente e cordialmente con gli spettatori (che deve fare? mandare tutti a quel paese?). E neppure è disdicevole essere uomo disinvolto nelle pubbliche relazioni (anzi). Sono altre le cose che critico della gestione Lissner (e non dell’uomo Lissner), a cominciare dalle idee guida che dovrebbero ispirare la programmazione. QUINDI – non per fare il gendarme, ma questo è uno spazio pubblico e si devono mantenere delle regole di civiltà e di continenza – altri interventi altrettanto inopportuni sull’argomento verranno moderati o cancellati. GRAZIE.

          • Chiedo scusa, caro Duprez. Io volevo solo portare una mia esperienza riguardo a Lissner.

    • Io avrei preferito qualcun altro… Chailly o Pappano. O anche Davis – che ha inciso uno splendido Falstaff e sta vivendo una nuova giovinezza artistica.
      Peccato non venga riproposto lo splendido spettacolo di Strehler…ma l’incognita Carsen.
      Ps: ho letto in giro che secondo qualche esegeta della fenomenologia carseniana, i Contes erano lo “spettacolo-padre”, mentre il Don Giovanni lo “spettacolo-figlio”…manca giusto lo “spettacolo-spirito santo” e poi la trinità è ricomposta! Ora, speriamo che questa “terza personificazione” del solipsismo carseniano riproponga le virtù paterne e non le bassezze della progenie (ma temo l’ennesima variazione sul tema “teatro nel teatro”: la vita che si trasforma in palcoscenico e Falstaff che da primo attore – come in DG – diventa comparsa/vittima)…

  5. Quanta tristezza mi fa vedere il Mio teatro, il luogo che mi ha fatto innamorare dell’opera, il luogo nel quale ho sofferto, gioito, litigato e pianto conciato in quel modo! Prego il cielo che Lissner duri poco, perchè io 1900e passa euro per questa carrellata di porcherie non le spendo! Fuori Lissner e Baremboim più di lui, lo trovo insopportabile!

  6. Come disse Kraus in pvt ad un mio amico dopo un concerto della Gasdia:” Lei insieme alla Ricciareli non valgono un nulla( censurata l’ultima parola)”….ecco….possiamo dire la stessa cosa della Stemme e delle altre colleghe misteriosamente”prescelte” per dar voce alle note wagneriane……La Stemme da lirico si è progressivamente reciclato drammatico wagneriano, la voce è opaca, stridula negli acuti che è costretta a schiarire per ovvietà tecniche…..tremolante perché artificialmente gonfiata per poter , o meglio tentare, di farsi sentire sopra le orchestre wagneriane. Mi domando chi presiede alle audizioni o scelga i cantanti in questi teatri storici…….al MET ormai lo sappiamo, le cantanti devono passare prima da Dolce e Gabbana, poi se superano la prova vestito gli fanno cantare Donizetti e Puccini 5 volte la settimana per 5 anni di contratto. Nel caso della Stemme mi domando quali siano i criteri……mistero!!! scusate questo mio post, ma è più uno sfogo dinnanzi alla decadenza contemporanea!!!Povera Stemme…….che deve fare……fa quello che può fare……almeno ci auguriamo che tra qualche anno al Met o alla Scala non chiamino la Netrebko per fare Brunilde………..mhmmm…….tristi presagi!!!

  7. Ormai è una gara a chi le spara più grosse. Ieri il Sole 24 ore scriveva che il Ring scaligero è un “evento di portata mondiale”. Ma questi signori mettono mai il becco fuori della parrocchia? Lo sanno che il Ring è abitualmente in repertorio a Vienne, al Met e al Covent Garden e che per il 2013 qui in Germania se ne stanno progettando almeno una mezza dozzina di allestimenti? E dove sarebbe l’ aspetto di portata mondiale? La presenza sul podio di Barenboim, che il Ring lo dirige da più di vent’ anni? Una regia le cui prime due parti sono state già duramente contestate a Berlino?
    La fabbrichetta milanese del consenso comincia già a mettersi in moto…

  8. Un Ring moderno? Presto fatto!

    Brunnhilde: ANGELA DENOKE (Marilyn Monroe, l’ha già fatta
    in Makropulos a Bastille)
    Wotan: BOAZ DANIEL (Joe Kennedy)
    Sieglinde: NATALIE DESSAY (Jackie O, e può fare anche la
    spaccata, che per Sieglinde è indispensabile)
    Siegmund: JONAS KAUFMANN (Jack Kennedy)
    Fricka: ANNA SMIRNOVA (Rose Kennedy)
    Siegfried: JAY HUNTER MORRIS (Robert Kennedy)
    Erda: CATHERINE WYN ROGERS (Gloria Swanson)
    Waltraute: WALTRAUD MEIER (Maria Callas)
    L’uccellino: DIANA DAMRAU (Sandra Dee)

    Direttore: OMER MEIR WELLBER
    Regia. CIPRI’ e MARESCO, con la collaborazione
    straordinaria di ROBERT CARSEN

    Stéphane, che ne dici?

  9. Insomma! Mi tocca fare tutto il lavoro…

    Woglinde: RACHELE GILMORE (Shirley Temple)
    Wellgunde: GENIA KUHMEIER (Margaret O’Brien)
    Flosshilde: MARIANNE CORNETTI (Deanna Durbin)
    Erste Norn: EKATERINA GUBANOVA (Zarah Leander)
    Zweite Norn: ANN MURRAY (Edith Piaf)
    Dritte Norn; FELICITY LOTT (Amalia Rodriguez)

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