Sorella Radio: Matilde di Shabran al Rof 2012

La sera dell’inaugurazione del Festival rossiniano 2012 il soprintendente Mariotti senjor ha evidenziato, fra le peculiarità di un festival, quella di fare cose differenti da una normale stagione operistica. La sera successiva  si è puntualmente smentito con la terza proposizione di Matilde di Shabran ovvero Bellezza e cuor di ferro, che al festival di Pesaro da quindici anni a questa parte circa è il titolo più propinato perchè più gradito Juan Diego Florez, star del festival. Da un festival, coerentemente programmato, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, vorremmo Eduardo e Cristina, Tancredi nella versione di Giuditta Pasta, Semiramide in francese, il Barbiere con la scena della lezione Patti more, mica questa minestra liofilizzata e riscaldata .
E’ stato un diluvio di applausi il trionfo non già di Rossini, ma della “pesaresità” ovvero di quella forza di coesione per cui nelle città delle provincia italiana si è bravi, belli e capaci solo per nascita e magari censo. Insomma il nomen, fama, tractatus della presunzione di paternità secondo la romanistica.
E’ stato, ad onta di quanto sopra, uno spettacolo, almeno dalla ripresa radiofonica, dove le ombre hanno sovrastato la luce, anzi dove era notte fonda.
Il peggio è venuto dalla meccanica direzione d’orchestra ed è inutile scendere nei singoli episodi, la più parte rappresentati da ensemble, dato che il suono è stato sempre acido e secco, ma era, credo, quello che la bacchetta Mariotti junior, direttore stabile a Bologna, voglia  e pratichi.
Sta di fatto che non vi era differenza che si trattasse di brani dal sapore elegiaco patetico come le due arie (la seconda, se non erro aggiunta per la versione napoletana, qui proposta) di Edoardo, dei due grandi ensemble all’interno degli atti dove si passa dal furore del misogino ed ipocondriaco Corradino , al languore di Matilde, alla stizza della contessa, amante pretermessa, ai commenti dei personaggi comici:  sempre la stessa mazza ferrata, sempre la stessa metronomica andatura, sempre un limitato rispetto delle esigenze del canto, mai uno spunto di fraseggio in orchestra, che perennemente compita fragorosa e rumorosa. Questo è meno che battere la solfa.
Intendiamoci bene: non che sul palcoscenico ci fosse uno, dico uno, esecutore che praticasse fraseggio ed interpretazione, per altro impossibili quando il primo problema sono la risoluzione e l’occultamento di mende vocali e tecniche, talora aggravate da improvvide varianti e velleitari abbellimenti. Per tutti, ripeto tutti i membri della compagnia di canto un’osservazione: nessuno canta con legato e morbidezza.
Caso più significativo quello di Anna Goryachova nel ruolo di Edoardo. Parte posticcia e predisposta per compiacere le prime donne “musico” presenti nella compagnia. La voce è ingolata, malferma in basso, emette suoni più simili agli effetti di copiose libagioni di birra e Cocacola ed in alto (tutti inserimenti, sic!) risulta bianca, calante  e urlante. A solo titolo di esempio nella cavatina di sortita, autentiche urla nelle frasi “io ti disprezzo”,  o i caricaturali staccati alle battute di conducimento delle strofe della cabaletta. Peggio ancora la seconda aria, dove le agilità  della cabaletta erano il vero esempio di agilità “sgallinate”. Quelle che per anni la dirigenza festivaliera ha sostenuto di avere combattuto e sconfitto. Forse la battaglia l’hanno fatta le solite primedonne americane ed i tenori cresciuti a loro imitazione, ma …..
Quanto a velleità il festival ne ha messa a segno una con la scelta di Olga Peretiatko quale protagonista. Non scopriamo nulla se aggiungo che, attualmente, il soprano russo è la compagnia  di Mariotti junior. A me la cronaca, al lettore trarre conseguenza dalla notizia. A Pesaro si è sempre detto che le parti di Rossini non sarebbero scritte per soubrette, diciamo tipo Graziella Sciutti, per citare la più famosa della storia moderna. Ma la voce chiara e senza ampiezza, corta in alto e limitata in basso, in difficoltà nei passi acrobatici di Olga Peretiatko per qualità naturale e tecnica a questa categorie appartiene. Il recitativo affettato al primo incontro con Corradino, seguito da suoni gravi mal messi, le puntature faticose al duetto con Aliprando, un’urlacchiata cadenza alla chiusa del quintetto “dallo stupore oppresso” (tutti gli esecutori in questo passo hanno stonato copiosamente e scempiato l’apparato cadenziale) urlata e stonata, cui è seguita una stretta dove il timbro ed il peso vocale al più di Adina sono stati evidentissimi. Quando al brano più famoso del ruolo, il rondò conclusivo, a parte gli acuti gridati,  qualche staccato a dir poco scolastico ( e poi staccati e picchettati per anni ci sono stati in Pesaro presentati  come stortura vocali liberty !) mancava di quell’ampiezza e grandeur che, anche in chiave comica, sono la peculiarità della prima donna, sia in chiave di contralto (Isabella o Angelina) che di soprano (Matilde, appunto, e donna Fiorilla). Insomma cantante inadatta a Rossini ed al ruolo.
Chiudo con le voci femminili dicendo che Chiara Chialli, cui affidato il ruolo della rivale di Matilde, la Contessa, sarebbe una valente Comare nell’eponimo titolo dei fratelli Ricci. Per chi conosca questo capolavoro è manifesta la qualità vocale della scritturata cantatrice.
Ci sono poi le tre voci diciamo gravi ossia il poeta Isidoro, che canta e parla in napoletano affidato a Paolo Bordogna, Ginardo affidato a Simon Orfila ed Aliprando, assegnato a Nicola Alaimo.
Qui per tutti e più che altrove ed in comune fra tutti è evidente la costante forzatura della voce, l’assoluta mancanza di morbidezza, l’incapacità di cantare piano (che per essere ironici e per fraseggiare è qualità irrinunciabile), inoltre i tre personaggi che spesso cantano in ensemble hanno la stessa voce e quindi sono assolutamente indistinguibili. Ma nel dettaglio, Orfila cui era affidata la prima scena “Se all’interno voi leggete” suona gutturale, indietro e pesante. Bordogna basso parlante, canta in napoletano. Non dettaglio sulla qualità del napoletano, ma sul fatto che la dizione sia nei sillabati pressoché incomprensibile, appena sale, sia nella sortita che nella scena del secondo atto, emetta suoni duri ed urlati. Con riferimento a questo  ruolo poi è stato più evidente che altrove la carenza della direzione d’orchestra, perché suoni pesanti, andamenti metronomico rendono solo rumorose, buffonesche e noiose queste scene.
Le cose non vanno molto meglio  con Nicola Alaimo, nominalmente baritono nel ruolo di Aliprando, che stenta sugli acuti sia della sortita che del duetto con Matilde , dove le agilità, però sono decorose.
Ed infine la star della serata, in cui onore il titolo vede la sua terza proposizione in un lasso di tempo brevissimo. Historia magistra vitae. Lo stesso potrei dire con riferimento alle cronologie dei  cantanti d’opera e  ricordare che il più famoso Corradino dell’800 fu il marchigiano ? Mario Tiberini che cantò in tutta Europa, in uno con la moglie Angelica Ortolani, il titolo e soprattutto ricordare come Tiberini fosse famoso non già per la bellezza vocale, ma per l’eleganza, il legato e la grande espansione della voce. Non per nulla i titoli più praticati dal tenore marchigiano erano Guglielmo Tell,  Puritani, Ugonotti e la Forza del destino sia nella versione di Pietroburgo, che in quella della Scala 1869 , di cui fu il  primo interprete, auspice e benedicente Verdi. Tra i grandi che lo precedettero anche D. Donzelli….etc
Conseguenza: sarà per certo una stortura vocale ed interpretativa il don Alvaro di Caruso o di Del Monaco, ma lo è pure il Corradino di Florez, il quale appartiene alle schiere dei tenori di grazia di scuola sudamericana (il primo fu Alva, attentissimo alle scelte di repertorio e ben conscio dei propri limiti)  il cui repertorio è o dovrebbe essere quello delle opere comiche o di mezzo carattere settecentesche, oltre alle farse rossiniane o a certi titoli opera-comique.
La circostanza che il pubblico applauda non rileva. Non rileva soprattutto dinnanzi alla non felice prestazione che la Rai ha trasmesso. Sin dalla cavatina di sortita è chiaro che Florez, oggi, canti solo forte ( il suo  forte) e abbia difficoltà nel legato ( vedi frase “non possibile non è” ). L’impressione si ripresenta identica al successivo insieme con Isidoro ed Eginardo dove è anche in difficoltà sugli acuti di “ti vo svenare” e l’interprete piatto. Legato difficoltoso (complice la tessitura sul passaggio), suoni nasaleggianti sugli acuti si ripresentano nel quintetto dove l’accento per l’entrata del furioso Corradino sarebbe quello giusto. Compare, però, qualche cosa qui che dal musicale Florez non avevamo mai sentito, ossia la difficoltà di intonazione nell’andante “dallo stupore oppresso”. I problemi di intonazione, dettati dalla zona dove batte la scrittura vocale si ripresentano puntuali al duetto con Matilde, dove Florez nel recitativo, per essere ironico, indulge anche ad effetti non di buon gusto, e soprattutto al grande concertato del secondo atto “ è palese il tradimento” dove all’acrobatica stretta Florez trascina e strascica  i passi di agilità, segno di palese difficoltà. La radio è stata impietosa nel cogliere lo sforzo e la fatica nel canto del tenore, reduce da un debutto per nulla convincente nei Pecheurs des Perles alle Canarie dove i modi del suo canto attuale sono risultati inadeguati proprio alla sensuale malinconia della grande aria di Nadir. Ma Florez è un cantante dalle grandi capacità di reazione……..
Applausi per tutti e trionfo della pesaresità. Non certo omaggi e servizio al pesarese più famoso!

15 pensieri su “Sorella Radio: Matilde di Shabran al Rof 2012

  1. È bravissimo il critico! Che parole! Proprio da letterattura classica! Ma gentile signore, vi guarderei come potrebbe fare lei una dei questi parti difficilissimi! E giudicare e chiacchiarare tutti siamo capaci!
    comunque, grazie per i splendidi complimenti! Si studia tutta la vita proprio per quest’onore!

    • detto ciò……ci scriva la sua, dimostri che il critico è fuori strada. Cominci dai ruoli difficilissimi….perchè nel mondo di rossini ma anche di altro belcanto che la matilde stia tra i difficilissim è novità…
      ps
      vedo adesso la corrispondenza mail-nick.
      purtroppo il belcanto è emmissione stilizzata, registri omogenei dall’acuto al grave, assenza di sforzo…deficitando molto in questi presupposti vocali, il belcanto non si fa…

  2. gentile signora edoardo,
    quando si sale su un palcoscenico, tanto quanto quando si sale in cattedra o si accede ad un aula di tribunale o si scende in un campo di calcio ci si “mette in mostra” con tutte le conseguenze del caso, in primo luogo le critiche. quindi recriminare utilizzando la pessima e scontata difesa “non fate questo mestiere” pone il dubbio che la carenza di professionalità stia proprio in chi la utilizza come mezzo di difesa. Per un cantante il solo ed esclusivo mezzo di difesa è il canto e quello di Rossini, non sono io a dirlo, ma l’autore stesso e tutta la grande scuola di canto dei Garcia, Lamperti, Marchesi è la palestra più difficile per la voce. In primo luogo per il controllo del centro della voce perchè solo con il centro in ordine ovvero sempre sostenuta dalla respirazione si può cominciare a pensare di cantare e poi con ilconoscere i propri limiti ovvero non interpolando abbellimenti che stanno in una gamma della voce che non si controlla e non si domina. Ad esempio del primo assunto la invito ad ascoltare il canto ed il controllo del suono di un grande voce come Ebe Stignani o di una voce modestissima in natura come Teresa Berganza, del secondo quello che faceva ovvero non faceva con il decorso del tempo Marilyn Horne. Sono esempi tratti da cantanti ed artisti di levatura storica, ma solo per quelli Rossini scriveva e solo da quelli e pochi altri ( in tutto una ventina nella storia dell’opera in corda di mezzo soprano) sentiamo il vero canto.
    Perdoni la franchezza, come io ho sorvolato sulla palese quanto inutile ironia.

  3. Il solito noioso e abusato discorso del “perchè non cantate voi?”.
    In nome della coerenza applicata in tutti i campi, se io fossi il proprietario di un ristorante e un cliente venisse a lamentarsi per aver mangiato male, sarei autorizzato a rispondergli “la prossima volta cucina tu”?

    • dai anna, non fare così! Non siamo fantastici, siamo cattivi per voi e lo capisco . Me tu…prendi il coraggio a due mani e prova a fare quel percorso di cui parla dd. Fallo perchè ti lascerà qualcosa, almeno degli obbiettivi chiari ed utili di lavoro di cui certo ti gioverai. Ti apprezzo perchè sei venuta qui in prima persona…a viso aperto. In bocca al lupo

    • Dai, su non faccia così! Leyla Gencer diceva che la carriera si faceva anche e sopratutto coi no, e bisogna capire che chi fa un mestiere del genere si deve abituare per forza di cose ai si cosiccome ai no e credo che un si dovrebbe far provare soddisfazione (non importa quanto veritiero sia) e un no dovrebbe far pensare (non importa quanto veritiero sia).
      Certo, lei potrebbe dire “eh, tanto bello parlare così, ma in queste situazioni bisogna trovarcisi”. Ha pienamente ragione. Essere contestato (per carità, in qualsiasi lavoro, ma in questo ancora di più) dev’essere una delle situazioni peggiori che un artista possa vivere professionalmente, e quindi spesso (ed è normalissimo) si reagisce come ha fatto lei ora. Si ironizza in modo amaro, si schernisce, insomma si rende pan per focaccia, perchè li per li c’è un momento di ira dovuta alla frustrazione di sentire che tutto ciò che si è fatto per una sera non ha convinto come si avrebbe voluto/potuto. Ora, senza star qui con pretese di psicologia o altro, io le posso consigliare di prendere queste critiche e anche i complimenti, di pesarli e di usare le contestazioni come motivo di sprono, di dire “diamine, devo convincerli questi qui, devo farlo!”. Noi non etichettiamo un cantante in base ad un numero limitato di esibizioni, perchè non sarebbe serio, quindi lei ha tutte le possibilità di convincerci (perlomeno convincere me, gli altri diranno loro).
      Ora mi può mandare a quel paese e dirmi che io sono solo un gretto con pretese che pensa che al mondo sia tutto facile oppure può semplicemente leggere questo messaggio, non metterlo in pratica, solo leggerlo, così, magari per passare il tempo.
      Saranno gradite tutte e due le opzioni.
      Molti Auguri e Cordiali Saluti

  4. Ciao a tutti, sono appena tornato a casa dopo la seconda recita di Matilde.

    Non si è assolutamente trattato, come mi è stato detto da un addetto ai lavori (non pesarese) all’uscita dall’Adriatic Arena, dello spettacolo migliore andato in scena al ROF negli ultimi 18 anni, ma ritengo comunque di aver assistito a una performance più che decorosa, seppure tutt’altro che entusiasmante.

    Per restare ai soli protagonisti, Florez ha cantato correttamente, ma senza strafare, ed è vero che esegue quasi tutto in forte; la Peretyatko non mi è dispiaciuta, però è troppo controllata e troppo poco spericolata, soprattutto nel rondò finale non si produce in quei fuochi d’artificio vocali che dovrebbero scatenare l’entusiasmo del pubblico per la prima donna virtuosa (entusiasmo che infatti non c’è stato, nonostante gli applausi siano stati nel corso di tutta la recita copiosi e prolungati…. ma eravamo ben lontani dal delirio che a mio parere un brano di quel genere dovrebbe e potrebbe suscitare); la Goryachova ha ricevuto tanti tanti applausi, soprattutto dopo la prima aria, però secondo me canta bene solo al centro, in basso è praticamente inesistente, e anche io ricordo di aver notato difficoltà e asprezze nell’esecuzione delle agilità; Bordogna era la prima volta che lo sentivo dal vivo e, forse dirò un’eresia, mi ha colpito per la facilità di emissione e per la buona proiezione del suono. Condivido le riserve su Orfila e sulla Chialli, mentre più generoso sarei sinceramente con Alaimo, la cui prestazione mi ha abbastanza convinto.

    Come nel caso del Ciro, poi, voglio spezzare una lancia in favore della direzione d’orchestra: suono bello nitido, bei particolari dell’orchestrazione messi nel giusto rilievo, buona realizzazione dei famosi crescendo rossiniani, mordente nel sottolineare lo svolgersi della vicenda…

  5. Gent.le sig. Domenico,
    un breve commento alle sue parole che riporto testualmente :
    “Quanto a velleità il festival ne ha messa a segno una con la scelta di Olga Peretiatko quale protagonista. Non scopriamo nulla se aggiungo che, attualmente, il soprano russo è la compagnia di Mariotti junior. A me la cronaca, al lettore trarre conseguenza dalla notizia.”
    Da lettore trovo che le sue parole non solo siano estremamente di cattivo gusto, ma che siano anche estremamente offensive. Due anni fa Mariotti jr e’ stato attaccato in quanto “figlio di”. Ora lo si critica per la sua futura consorte (nozze a fine ROF) come protagonista. Le ricordo che due anni fa in tempi non sospetti la Peretyatko interpreto’ il Sigismondo, senza avere nessuna parentela in cantiere. Non e’ pertanto nuova al festival rossiniano. Attaccarsi queste cose e’ davvero meschino, e mi stupisco di come nessuno lo abbia fin’ora fatto notare. Noto quindi che nella Matilde non e’ solo la Contessa ad essere biliosa, ma anche chi -anziche’ limitarsi alla parte canora e musicale- getta veleno su cose che non riguardano l’opera in questione . Saluti

    • A dire il vero e per completezza d’informazione, la Peretyatko bazzica il Rof almeno dal 2007, con prestazioni che vanno dal tollerabile (Scala di seta, giusta la collocazione sul titolo, meno le velleità esecutive con tanto d’interpolazioni ivi proposte) al censurabile (Sigismondo, questa Matilde) al ridicolo (Otello, come tutta ridicola era una produzione nata senza protagonista – perché Desdemona è, di fatto, la prima parte dell’opera – e senza title role solo per assicurarsi la presenza di Florez come Rodrigo). Una più giusta chiosa alle annotazioni di Donzelli potrebbe essere l’adagio “Dio li fa poi li accoppia” o l’ambrosiano “El Signur li fa poeu li cumpagna, el macarun con la lasagna”. In fondo anche Rossini sposò Isabella Colbran, alla fine della di lei carriera. Matrimonio infelicissimo, connubio artistico impareggiato.

      • Comunque dal post si capisce benissimo che il fatto che siano una coppia è l’ultimo dei problemi… Sicuramente, se le loro prove fossero state all’altezza, nessuno ci penserebbe neanche! Niente di nuovo sotto il sole: da Pigmalione in poi la storia – e non solo quella dell’arte – è piena di questi connubi, anche con fortunate punte di eccellenza. Ma, dal momento che non è assolutamente questo un caso di eccellenza, sarebbe stato bello (e anche opportuno?) se lui avesse pensato che forse non era il caso, così come lei… Ma si sa, il nostro è il paese dei conflitti di interesse, e anche il paese dove tali conflitti non devono essere segnalati, se no pare brutto…
        Tuttavia il problema rimane un altro, ripeto: la loro prova (e mi riferisco a quella oggetto di questo post) è stata enormemente deludente. Lei con quella vocetta querula e priva di consistenza, nessun gusto e comprensione della parte, lui confusionario, piatto e pesante, capace di far diventare una noia un’opera che dovrebbe essere incalzante e piena di sfumature. La musica di Rossini non c’entra assolutamente niente con questa roba!

  6. Ho assistito anch’io alla seconda recita, e ho trovato il tutto spaventosamente deludente, a cominciare dalla regia che in questo spazio non riusciva a colpire lo spettatore per l’originalità e la bellezza dell’impostazione che tanto avevamo apprezzato nella precedente edizione del 2004. Non ho sentito nessun commento favorevole, anzi, e gli applausi erano scialbi e di circostanza.
    Gli interpreti piuttosto modesti, nell’evidente sforzo di far dimenticare alcune storiche interpretazioni del ROF, come quella della signora Massis nel ruolo di Matilde o quella di De Simone in quello di Isidoro.
    Anche Florez ha evidenziato una stanchezza vocale, una durezza che tentava di mascherare con esagerazioni interpretative, plateali e buffonesche. Per non citare gli isterismi scenici di Bordogna, maldestri tentativi di far dimenticare una vera ” vociaccia”.
    Quanto alle “Star”, Mariotti e la Peretyatko, tra superficialità e mancanza di stile, hanno dato ampia dimostrazione del decadimento
    nel quale versa ormai da qualche tempo questo storico, glorioso Festival.

  7. Vorrei puntualizzare al signor Gentlemen take polaroids che un simile discorso, in linea di principio fors’anche condivisibile, diventa piuttosto difficile da sostenere in un’epoca nella quale infilare familiari o “amici intimi” in produzioni nelle quali si è coinvolti e in cui si ha un certo potere contrattuale è costume piuttosto diffuso, in ambito operistico e non solo. Va bene (per modo di dire) il farlo, ma quantomeno che si eviti anche il tristissimo tentativo di prendere per i fondelli il prossimo invocando dubbi precetti estetici e morali.

    Rimango poi dell’idea che:
    1- se uno canta per merito e non per raccomandazione è impermeabile a ogni insinuazione di questo genere
    2- se uno applica il concetto di stile anche al di fuori dell’interpretazione operistica, evita di trovarsi in situazioni potenzialmente imbarazzanti. Essendo i teatri in numero maggiore di UNO, di certo un bravo artista non ha problemi a esibirsi in una “piazza” diversa da quella in cui lavora il suo familiare, no?

  8. mi aggiungo buon ultimo…. sono abbastanza d’accordo con edoardo, criticare come canta oggi florez nel ruolo di corradino è forse ironico… quale altro cantante del presente ma anche del passato potrebbe fare meglio in questo ruolo???? forse nessuno, forse il solo siragusa, autore ad esempio di una splendida zelmira. io ho assistito alla quarta ed ultima replica, e avendo letto in anticipo le critiche per esempio sull’intonazione, ho ascoltato florez con attenzione… non ho sentito la benchè minima difficoltà di intonazione (ma neppure grandi difficoltà in altro, se non la normale difficoltà di un ruolo così bello e difficile dove si alternano sentimenti contrastanti, dramma e gioia, e pulsioni contrastanti…), e pure ho registrato (e posso fornire…) tutta la serata in alta fedeltà. aggiungo una cosa: florez ha la voce molto diversa dal vivo che su disco, è forse il cantante che più di tutti ci perde nella registrazione (per altri cantanti è esattamente il contrario, li senti in disco e sembrano fenomeni…) e quindi è ben difficile dare un giudizio sentendo dalla radio…
    per di più nella sala c’era una eco spaventosa, tanto che lo stesso bordogna ad un certo punto ha preso in giro l’effetto facendo lui due eco con la sua voce.
    io da florez ho invece apprezzato molto l’attore, fondamentale in ques’opera, e l’evidenziare (anche con la voce) queste tensioni interne in opposizione (la voglio, no voglio che se ne vada…)
    ho sentito nominare Alva,…. ma Alva (con tutto il rispetto che ho per lui) non poteva cantare nemmeno una frase da Corradino! è un po’ il discorso (e le critiche ) di Mancini a Spyres (che ho anche apprezzato con la Muette de portici, qualche mese fa a Parigi) nel Ciro: si può essere d’accordo che c’e’ qualche imprecisione, ascoltando a tavolino si possono trovare le lettere storpiate ecc, ma un ruolo di un’ampiezza così grande chi l’avrebbe potuto cantare meglio oggi? ma anche nel passato…

    nel passato certi ruoli manco li facevano…

    concordo sulla Peretyatko che in Otello non c’entrava nulla, ma qui (anche raffinando la tecnica e l’esperienza) mi è sembrata adeguata, anche se forse la kurzak sentita a londra mi aveva impressionato di più.
    nicola alaimo, per mio conto, è uno dei migliori baritoni rossiniani che esistono in giro, ha proiezione, molta musicalità, bel timbro e molta espressività (che forse ha fatto di più vedere nella cenerentola di due anni fa), ma ripeto, in quella sala con tutta quell’eco e mariotti che spingeva troppo con l’orchestra (quando ci saranno direttori d’orchestra con personalità che capiranno di essere al servizio dei cantanti? qualcuno c’è, coma campanella o benini) fare le mezze voci significava non arrivare al pubblico.

    devo dire che il rof in ciro e matilde, quest’anno è stato di alto livelllo. da dimenticare invece il signor bruschino, con regia davvero insulsa senza capo nè coda e con solo qualche sufficienza (alegret e lepore, anche se non a ruolo)

    mariella devia in concerto e il tancredi sono stati altri momenti davvero alti. tra l’altro sentire il mio Donizetti a Pesaro è stata una bella emozione…

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