Don Giovanni a Genova: il poco che (non) basta

Secondo un famoso slogan pubblicitario di alcuni anni fa, inteso a fomentare erogazioni nei confronti di un ente caritatevole, è sufficiente un modesto contributo per realizzare grandi risultati. Questo assioma è stato a un tempo confermato e smentito dalla serata inaugurale della stagione d’opera 2012-13 del Carlo Felice, svoltasi a teatro semideserto (soprattutto nella galleria, così parcamente popolata da risultare di fatto vuota) e conclusa da applausi tanto cordiali quanto rapidi a estinguersi alla chiusura del sipario dopo la prima, canonica chiamata di gruppo.

Sarebbe bastato poco al direttore Giovanni Di Stefano per assicurare alla serata una tenuta musicale di minimale decenza: fare andare a tempo buca e palco (finale primo alla scena della danza, in cui peraltro i disastri maggiori si sono prodotti verso la fine, e non già all’entrata della seconda orchestra, come avveniva lo scorso anno in Scala sotto l’egida del cesareo maestro Barenboim), evitare spernacchiamenti di ottoni alla scena delle nozze di Zerlina e Masetto, far sì che gli archi non sembrassero un assembramento di ferraglia o una collezione di sfrigolanti corde da bucato. Tutto ciò purtroppo non è avvenuto, e neppure abbiamo udito (come avremmo potuto, con simili premesse?) una coerenza di tempi e una ricerca di colori adeguati alle varie situazioni del dramma. È forse ingenuo attendersi da un direttore che diriga, e possibilmente concerti, un’opera così esigente nei confronti di orchestra e solisti di canto?

Il poco è anche la scelta, non sappiamo se deliberata o legata ad esigenze di budget (la proverbiale “cassetta”), alla base della regia di Elisabetta Courir. In scena, su un tavolato a forma di collinetta, nient’altro che cinque bare e qualche velo. Una scelta che, con riferimento ad alcuni dei cantanti coinvolti, assume il sapore di un’ironia macabra quanto involontaria, ma che non risolleva le sorti dello spettacolo. Spettacolo che semplicemente non c’è, mancando un’idea che sia una e soprattutto i mezzi per agevolare e guidare i solisti, letteralmente abbandonati a se stessi. E i risultati si vedono, ma soprattutto, si sentono.

Basta poco a Francesco Verna, Masetto, per risultare migliore, o se si vuole meno improbabile, dei più navigati Andrea Concetti e Maurizio Muraro, rispettivamente padrone e servo. Il primo canta con voce di baritono chiaro, di contenuto volume (due indizi che fanno pensare a una voce di tenore non sfogata, caso non certo raro nella categoria) ma senza artificiosi ispessimenti o suoni bitumati, mentre gli altri due, di voce più voluminosa (ma non più ampia, atteso che il suono permane inchiodato sul palcoscenico anziché espandersi liberamente nella sala), presentano, il primo, seri problemi d’intonazione nelle frasi in zona medio-acuta (attacco di “Là ci darem la mano”) e una preoccupante tendenza a spoggiare nelle frasi che si vorrebbero in piano e pianissimo (su tutti la serenata), il secondo, suoni rochi e parlati che si mescolano ai peggiori cachinni di tradizione, rendendo Leporello una sorta di Oliver Hardy o Benny Hill spagnolo. Sul Commendatore di Luigi Roni meglio non soffermarsi, se non per notare come l’età avanzata non sempre vada di pari passo con una lucida e onesta percezione delle possibilità e dei limiti di ciascuno di noi. Ma in fondo Roni è un giovin principiante di fronte all’annunciato Rolando Panerai, quasi novantenne suocero della sessantacinquenne Violetta, ormai pensionabile anche secondo le disposizioni Foriero, Mariella Devia.

Il piacevole aspetto è sufficiente a procacciare a Paolo Fanale gli applausi e le grida entusiastiche della non folta platea. Dal punto di vista vocale siamo alle solite buone intenzioni frustrate da una voce tutta schiacciata fra naso e gola, d’intonazione calante in zona centrale (attacco di “Dalla sua pace”) e in palese difficoltà con i passaggi vocalizzati della seconda aria.

La Donna Elvira di Sonia Ganassi entra in scena sortendo da uno dei cinque summenzionati feretri. Vocalmente il suo habitat ideale. La voce di nominale mezzosoprano si è fatta ancora più smunta in basso, gli acuti (fin dal sol di “Vo’ farne orRENdo scempio) sono di volta in volta sibilati tra i denti, fissi e gridacchiati, al centro troneggia il proverbiale “scalino” della voce, precludendo alla cantante emiliana il legato, e quindi l’irruenza e la disperazione della dama di rango che dimentica se stessa, il decoro e ben altro per inseguire il libertino protagonista. Della grande aria aggiunta per Caterina Cavalieri (ed eseguita in tono, a differenza di quanto avvenuto alcuni anni fa a Napoli) osserviamo solo che le numerose e arbitrarie riprese di fiato, spezzando sistematicamente la continuità della linea musicale, dimostrano fino in fondo la statura di illustre e sensibile musicista della signora, tanto apprezzata dai suoi aficionados. Con una simile concorrenza sarebbe bastato poco alla Zerlina di turno per emergere, stante anche la limitata difficoltà vocale della parte. Ma neppure quel poco arriva da Vassiliki Karayanni, vocina acida e chévrotante perché in difetto di appoggio, incapace di legare due suoni (nonché di andare a tempo, mettendo quindi alla corda un direttore già stremato dalle richieste della partitura), ammiccante come da peggior tradizione viennese ma senza la minimale correttezza di imposto che avevano le tanto bistrattate (spesso anche giustamente) soubrette applicate al personaggio della fintamente ingenua contadinella. Ricordiamo per inciso che Adelina Patti e Marcella Sembrich, che non erano certo soprani leggeri nell’accezione moderna del termine, ottennero autentici trionfi nei panni di Zerlina.

Che la parte di Donna Anna richieda un soprano drammatico, avvezzo al più oneroso Verdi e a Wagner, non è una fantasia da vociomani esaltati dai 78 giri, ma una constatazione naturale e ovvia per chi sfogli anche superficialmente le cronologie dei grandi teatri fino al 1950 e ascolti seppur distrattamente la parte così come la cantano, in fortunosi live o nei dischi ufficiali, Birgit Nilsson e più ancora Gertrude Grob-Prandl. Il carattere esclusivamente tragico della parte (il che la differenzia dagli altri due ruoli femminili), la scrittura sostanzialmente centrale malgrado le frequenti incursioni in acuto, la vocalità in stile agitato grande, con frequenti ampi intervalli e fiorettature da eseguire con slancio e mordente in zone spesso impervie come il secondo passaggio (ad es. il passo “sol la morte o mio tesoro” nel sestetto), tutto contribuisce a rendere la figlia del Commendatore una figura difficilmente conciliabile, o conciliabile a prezzo di molti patteggiamenti, raggiusti e “sconti di pena”, con le tante Zerline vestite a lutto che le si sono accostate negli ultimi sessant’anni o giù di lì. Persino Maria Reining e Maria Cebotari, ampie e sontuose voci di soprano lirico spinto avvezze a Verdi e Puccini, non possono definirsi interpreti ideali, benché, insigni esecutrici (specie la prima) e sensibili fraseggiatrici oltre che profonde conoscitrici delle proprie risorse vocali, esprimano con efficacia l’angoscia e il dolore della figlia, più che la furia dell’Erinni da placare con il sangue del colpevole. Come si conviene al personaggio tragico, quale Anna è. A questa tradizione più “leggera”, con tutte le virgolette del caso, si riallaccia Jessica Pratt, che cesella con voce morbida e frequenti smorzature il recitativo che precede “Fuggi crudele fuggi”, attingendo a una maggiore concitazione nella scena “Era già alquanto avanzata la notte”, senza che vengano meno la cura dell’emissione e il controllo del suono, in difetto dei quali l’espressione del terrore e dell’angoscia perderebbe qualsiasi nobiltà per caricarsi di incongruo naturalismo. Le prodezze vocali, che si traducono in idee interpretative, proseguono con la doppia messa di voce – eseguita due volte – sul la naturale di “la chiede il tuo COR”, frase che alla conclusione dell’aria conduce a un giusto e meritato tributo alla dote naturale e alla tecnica della signora Pratt. Dote e tecnica, un connubio che oggi come oggi, tanto per essere chiari, non conosce l’eguale nel teatro lirico e trova il suo vertice nell’esecuzione della seconda aria, in cui tutti gli scogli tradizionalmente attesi, dalla frase “abbastanza per te mi parla amore” che chiude il recitativo, alle grandi frasi legate del cantabile, alla pirotecnia della sezione conclusiva sono brillantemente risolti dalla cantante australiana, che si prende anche il lusso, nella battute di conducimento prima della ripresa del cantabile, di eseguire una cadenza e attaccare il tema principale senza prendere fiato. Simili “effetti speciali” fanno quasi dimenticare come in altri punti dell’opera (introduzione, quartetto, scena delle maschere) Jessica Pratt non canti con analoga facilità, risultando incerta, esitante e quindi poco incisiva, benché nelle scene d’assieme, soprattutto nei momenti in cui canta a mezza voce, il soprano riesca letteralmente a sommergere gli altri solisti (come già avveniva, peraltro, nel “Ciro in Babilonia” pesarese, al fianco di colleghi ben più dotati di quelli uditi in Genova). Viene però da pensare che simili incertezze risulterebbero ben meno evidenti, per non dire inesistenti, se la signora Pratt cantasse, di Mozart, personaggi maggiormente astratti e di tessitura più acuta, quali Konstanze, Aspasia e Giunia ed eseguisse, in sede di recital, le più celebri arie da concerto del Salisburghese. Oltre ovviamente ad Astrifiammante, perché ha i fa! Ma tutto questo presupporrebbe in capo ad agenti di canto, manager teatrali e cosiddette grandi bacchette una conoscenza delle voci e del repertorio, autentica e circostanziata e non solo millantabile in sede di presentazioni alla stampa e redazione di note di accompagnamento ai dischi.

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84 pensieri su “Don Giovanni a Genova: il poco che (non) basta

  1. Sottoscrivo. Secondo me la Pratt è stata stupenda, e, quando avrà maturato il personaggio, potrà diventare una Donna Anna di riferimento. Condizione imprescindibile: smetterla di farsi coinvolgere da queste produzioncine da strapaese, davvero imbarazzanti. Vero che le due arie sono state più perfette rispetto al resto, ma comunque ho avuto l’impressione che non abbia voluto strafare, che avesse spesso il freno a mano tirato… Chissà con un altro cast…
    Sulla Ganassi: limiti evidenti dell’impostazione vocale attuale, ma certo non paragonabile in alcun modo a Zerlina. Pensavo che dopo la Prohaska non ne avrei mai sentito una peggiore, e invece… Dei maschi non parlo, ho deciso di non andare a Genova per questa produzione, nonostante la curiosità per la Pratt, proprio per la parte maschile che già sulla carta mi appariva impresentabile, ma che sul palcoscenico è riuscita a fare meglio (nell’ambito dell’impresentabile, naturalmente….).
    Il Don Giovanni può essere considerato davvero l’opera delle opere: rappresentato così non significa assolutamente NULLA.

      • caro lucamac
        non è questione di andare o meno in teatro un suono mal messo come quelli che da sempre emette la ganassi o un suono indietro come quello del sig. don Ottavio li senti anche per radio, un timbro spontaneamente sgradevole perchè non supportato da adeguata respirazione oper modestia del mezzo lo capti tranquillamente. non nascondiamoci dietro il dito della partigianeria!!!!

        • son punti d vista. io non ho sentito questa trasmissione e non ho giudicatone le prestazione del la pratt ne quella della ganassi pero’ fino all’ anna bolena d firenze dove m pare cantava non ho proprio constatato suoni sgradevoli della ganassi. Ma sono punti d vista…x es il trillo magnificato di jadlowker in ah si ben mio a me pare sgradevole e credo che molti siano d accordo con me

  2. Scusate davvero… Mi è poco chiara una cosa. Voi che siete tanto ipercritici e obiettivi nei confronti di tutti, e appoggio al 100%, dovreste spiegarmi come fate a lodare continuamente una Pratt!!???
    Oltre ad avere una voce dal timbro di dubbia (molto dubbia) bellezza, ha tutta una serie di difetti tecnici e metodici che sono PALESEMENTE evidenti anche all’orecchio meno esperto. E che si contano sulle dita di molte mani.
    Tuttavia non vi sento mai parlarne. Tutt’altro….

    • Caro ddd87, io parlo per me: la Donna Anna della Pratt ha delle potenzialità immense, partendo da una realtà davvero ottima. La penultima Donna Anna che ho ascoltato è stata la Netrebko e tra una respirazione elefantesca, uno spianamento arbitrario delle agilità, ha fornito una prova tecnicamente inferiore alla Pratt.

        • Dopo aver ascoltato la Netrebko accennare tutta la recita e “cantare” le due arie mi trovai davanti ad un bluff dei più marcati.
          La rabbia era molta devo dire.
          Ieri sera, ascoltando la Pratt e senza urlare “Habemus Papam” ho ascoltato una voce emessa correttamente, dotata di splendide messe di voce, un bellissimo accento molto appropriato, una naturalezza nell’affrontare la tessitura.
          Ci sono state delle sbavature, che Tamburini ha elencato, ma che nel complesso non mi hanno tolto il piacere di ascoltare una buona Donna Anna.
          Questa, per me, la differenza.

    • sinceramente me lo domando anch’io. Poi consigliare alla Pratt asrifiammante e inorridire perche’ Kunde accetta otello mi sembra usare due pesi e due misure. Non credo che la Pratt accettera’il consiglio ma nella positiva deve decidere presto. Io faro’ il possibile per trovare un biglietto

    • In realtà, se leggi bene, Tamburini parla apertamente sia dei pregi e dei difetti della Pratt, come di chiunque altro.
      E se date uno sguardo ad altre recensioni parliamo esattamente allo stesso modo nel bene e nel male.

      Non è un male il fatto che, seppur con qualche sbavatura fosse l’unica cantante di rango in scena!
      Mi piacerebbe sapere da te invece se ti sono bastate le mani per elencare i difetti del resto del cast… 😉

      • Beh.. la triste realtà è che al giorno d’oggi si è talmente abituati a sentire il malcanto nei teatri italiani che ci si è completamente scordati di come fosse il belcanto. Io non ti parlerò mai bene di alcun cantante che calca i palcoscenici italiani attualmente… non per partito preso, ma per delusione continua!

          • Beh… Caro Mancini, volevo evitare di mettermi a scrivere una “lunga lista della spesa”, ma se proprio insisti…
            Premetto, la Pratt l’ho vista dal vivo almeno 2 volte in differenti opere, per cui non parlo a vanvera o basandomi solo su registrazioni.
            Difetti tecnici:
            voce “indietro” nel registro medio-grave;
            voce piena d’aria;
            voce senza smalto, punta e brillantezza;
            vibrato sempre o troppo “stretto” o troppo “largo” (tremolìo) che rende la voce frequentemente oscillante;
            numerosi attacchi aspirati;
            poco rispetto della purezza dei suoni vocalici.
            ecc (al momento non me ne vengono in mente altri)

            Difetti metodici:
            la coloratura è un disastro completo (da tutti i punti di vista: intonazione, legato, precisione);
            spesso l’intonazione è incerta (non si capisce che nota stia cantando oppure è palesemente fuori tono: nelle voci troppo rotonde e piene d’aria l’intonazione non è mai chiara a chi ascolta);
            legato inesistente;
            frammentazione dei registri;
            fraseggio inesistente;
            messe di voce “rotte”/”stonate”;
            agilità eseguite superficialmente e spesso imprecise;
            poco “senso” della ritmica.

            Potrei forse continuare, ma non voglio risultare noioso (come lei quando canta, altro difetto).
            E’ sufficiente così?
            L’unico “pregio” è la proiezione degli acuti… che comunque sono difettosi.

          • dopo questo post ti sei qualificato per quello che sei e che capisci..
            la più bella è la coloratura è un disastro…quella è la più bella. vai vai ddd87…vai che sei in gamba.cmq, dato che l’audio è passato per streaming, cioè è pubblico, lo posteremo qui per fare vedere e sentire che razza di ascoltatore comptente sei!

  3. Caro ddd87, io parlo per me: la Donna Anna della Pratt ha delle potenzialità immense, partendo da una realtà davvero ottima. La penultima Donna Anna che ho ascoltato dal vivo (la Pratt di ieri l’ho sentita in streaming) è stata la Netrebko e, tra una respirazione elefantesca, uno spianamento arbitrario delle agilità, ha fornito una prova tecnicamente inferiore alla Pratt. Poi non è vero che su questo sito non siano espressi giudizi severi anche sulla Pratt, evidenziando, per esempio, alcuni problemi che presenta in Sonnambula. Però quando ci si trova davanti a una qualità di questo genere, almeno io sono sempre ben disposta

    • [Scusate, ma stasera ho dei problemi con la mia tastiera, e sono partiti messaggi ridondanti e non scritti per bene. Continuo in lingua italiana:]
      Poi non è vero che su questo sito non sono stati espressi giudizi severi, come quando sono state evidenziate problematicità, per esempio, con alcuni momenti della partitura di Sonnambula. Tuttavia, quando ci si trova davanti a una qualità di questo genere, un’emissione facile e una proiezione che la maggior parte delle cantanti si sogna di notte (l’ho sentita dal vivo tante volte e questa ragazza è davvero BRAVA!), personalmente sono sempre ben disposta, in attesa di un’ “esplosione” artistica che, speriamo presto, lascerà dubbi davvero in pochi.

  4. SI!!! fatemelo dire! La Pratt è bravina, e nel panorama odierno risulta piacevole interprete, ascoltabile pur se la voce dal vivo è piccola, disomogenea, piena d’aria, generica nell’intepretazione e gli estremi acuti sono spesso insicuri e forzati. Come Donna Anna può essere una interprete convincente, ma parlare di immenso potenziale mi sembra esagerato. Scusate il tono ironico, ma qui tutti ci siamo accorti che state spingendo un po’ troppo la brava Pratt, e questo comincia a suonare ironico a chi da decenni ascolta l’opera ed ha avuto modo di udire le vere grandi!! Un consiglio, aprite un blog parallelo…………il “corriere della Pratt” così risolviamo il tutto!:)

    • beh allora anche altri siti stanno esagerando , visto che la Pratt è ritenuta brava , una stella odierna nella mediocrità generale,poi è la prima volta che sento parlare di voce dimogenea e piena d’aria,io dal vivo mai ascoltata,ma dalle registrazioni mai avuto questa impressione,e chi l’ha ascoltata dal vivo,nessuno ne ha fatto cenno,c’è stata qualche critica anche qui sul corriere quando ha cantato “Le convenienze ed inconvenienze teatrali” tanto è vero che in quell’occasione scrissi “ma come non era cosi brava qua sopra” e Donna Grisi disse ” lo era ma la Pratt sta prendendo cattivi insegnamenti e si sente io in quell’occasione difesi la Pratt,e non mi sbagliai,perchè nella recita a Genova dopo qualche mese in Lucia di Larmemoor cantò benissimo,e ha iniziato a farsi conoscere al grande pubblico,e adesso piu passa il tempo,è piu viene apprezzata,c’è poco da spingere,è già affermata,poi essendo giovane,nei prossimi anni i teatri hanno a disposizione un gran soprano.Due soli consigli,continuare come adesso non parlare mai dei colleghi,specie quelli del passato,e non cercare di sconfinare in repertori non adatti.

  5. Potenzialità immense: sarà entusiasmo eccessivo il mio, ma lo ribadisco. La ragazza è preparata, ha classe, gusto, mordente (ma avete sentito la sua Lucia?!?), e, ripeto, spero che riuscirà presto a ritagliarsi uno spazio di maggiore visibilità con produzioni di livello superiore. Se poi non ci riuscirà, a perderci di certo non sarò solo io.

    • Anche per me è un’ottima Lucia ma Donna Anna è un ruolo molto diverso. Il punto è che qui si utilizzano “due pesi e due misure” nell’esaltare o nel criticare alcuni cantanti. Suvvia spulciate i difetti dei grandi del passato (si veda articolo su Caruso), fate gli integralisti delle interpretazioni (Norma & Devia) e poi vi esaltate a sentire la Donnina Anna della Pratt…

  6. Suvvia Grisini…un po’ di obiettività…Si critica la Devia nel Turco, le si da della faccia tosta perchè si butta in Norma come sfizio di vecchiaia ma…per citare Madame Grisi potrei applicare benissimo questa frase alla Pratt come interprete di Donna Anna “beh, lei può cantare anche il Crepuscolo degli dei. suona tutto con la sua vocina…la canta ma…”
    Nessuno qui dentro sta dicendo che la Pratt non sia una buona cantante ma cantasse Rossini ed evitasse ruoli non adatti alla sua vocalità (come questa Donna Anna e temo anche una futura possibile Violetta)…Abbiamo capito che i manager sono degli idioti ma si potrebbe anche dire di no in alcuni casi…E dovrebbe imparare a farlo non tanto per evitare interpretazioni discutibili, quanto per la sua voce che già mette a dura prova con sovracuti estremi non sempre ben sostenuti.

    • mai fasciarsi la testa prima di rompersela,la Pratt mai fatto cenno di voler cantare Violetta,e non penso che lo farà nei prossimi anni,se lo farebbe lo sa bene che puo cantare bene solo la prima parte dell’opera.
      Sul ruolo di donna nna non mi pronuncio fin quando non sento una registrazione.
      Riguardo alla Devia in Norma se proprio vuole togliersi lo sfizio nella vecchiaia se lo canti nel salotto di casa sua..magari con i nipotini( se ne ha)
      in privato…

  7. E’ pacifico (per tutte le ragioni elencate sopra) che Anna non possa avere la voce di Zerlina, e invece sono almeno trent’anni che le Zerline si sono appropriate della parte, atteso che l’ultima figlia del Commendatore con tonnellaggio e tecnica vocale all’altezza è stata Margaret Price. La Pratt certo non inverte la tendenza, anzi è anche lei una corposa Zerlina prestata alla parte, ma questo è un limite di tutte le cantanti che oggi affrontano il ruolo. E nessuna di loro, neanche tra quelle del passato recente, canta un rondò paragonabile a quello della Pratt. Il timbro non ha particolari attrattive (altra ragione che dovrebbe spingere l’australiana a coltivare Mozart e Rossini ed eventualmente Donizetti, lasciando da parte le velleità verdiane palesate in alcune interviste) ma dire che la voce non corra o abbia problemi in alto (semmai è il centro che è da sistemare) mi sembra un modo poco fantasioso di dare ragione a Oscar Wilde: la gente perdona qualunque cosa tranne il talento.

    • La Gilda di Parma non mi ha convinto. E capisco perfettamente chi preferisce per Donna Anna una voce più “scura”, meno “lirica”. Ma la Pratt ha delineato lo stesso un personaggio credibilissimo, di grande efficacia tecnica e intensità. Tamburini coglie nel segno: ma davvero risulta così deplorevole ammirare un vero talento, tanto da scambiare questa ammirazione per acritica fidelizzazione da fan? Mah…

      • Infatti mi sembrava di essere stato chiaro, e soprattutto di avere evitato partigianerie e sordità da fan. Per alcuni non ci sono riuscito e di ciò mi scuso. Ma non vedo perché dovrei scrivere cose che non penso solo per non fare brutta figura (con chi poi? con chi spera, censurando la Pratt, di dimostrare che non capiamo nulla? Illusi).

    • La Pratt resta una voce dei nostri giorni, è chiaro che nel confronto con i soprani a 78 giri esca perdente, come del resto qualsiasi altra voce femminile dell’ultimo mezzo secolo. Non è esente da lacune nel medio grave e da altri difetti da te attribuiti alla Pratt, l’intonazione incerta in particolare, neanche una cantante di cui mi par d’aver capito sei un fervido ammiratore, ossia Edita Gruberova. Resta il fatto, però, e rispondo qui a Kirstenthebest, che una Devia semplicemente si sogna l’ampiezza, la pienezza, rotondità e squillo di una Pratt in zona acuta (non sopracuta), dove invece il soprano leggero ligure tende ad andare “indietro”, come ho cercato di evidenziare due settimane or sono in uno dei miei più dibattuti venerdì.

      • Sono d’accordo su tutto. La Gruberova mi piace, non è esente da difetti, anzi, potrei elencarne alcuni anche suoi. Ma quando aveva l’età della Pratt era un soprano di ben altro rango. E per molti aspetti lo è tutt’ora. La Devia, anch’essa sentita dal vivo 2 volte si sogna proiezione e acuti della Pratt, è vero. Non so da giovane però se la voce era già così indietro..

          • Grazie! Sei stata gentilissima, avevo già sentito…. E direi che c’è un abisso immenso paragonando le due cantanti sopra con la Pratt. Sulla questione acuti indietro è solo l’ascolto dal vivo che fa testo però… E io sono un po’ troppo giovane purtroppo!..

  8. allora caro ddd87 io, invece, sono abbastanza vecchio per avere sentito .
    Ti premetto tutti noi abbiamo avuto passioni per un certo cantante in genere nate da ascolti diretti e poi coltivate nel tempo. abbiamo avuto anche ripensamenti in positivo ed in negativo dettati, magari da un cambiamento del cantante. E scendo nel dettaglio. Non ho mai fatto mistero di avere molto apprezzato ed ammirato Lella Cuberli quale interprete (bada interprete e lo ripeto ) di Rossini. Esattamenet come preferisco la Anderson degli ultimi anni anche se accorciata in alto e non esente da difetti, tuttavia meno evidenti o fastidiosi che in passato. Questo però non mi ha impedito di applaudire all’epoca della Cuberli altre cantanti, ora dedite al suo repertorio (penso soprattutto alla Gianna Rolandi) o ad altri più leggeri come la Serra o ben più onerosi come Maria Chiara, Meg Price o addirittura la semplice, spontanea e simpatica Ghena Dimitrova.
    Itinerando per il tubo ho ben rilevato la venerazione fideistica che hai per la signora Gruberova. Allora sarei disonesto se dicessi che non mi piace, che non ne riconosco un cospicuo bagaglio tecnico ed una resistenza fisica che trova il pari solo in Madga Olivero e che la stimo. Ma qui mi fermo perchè non posso non sentire i limiti di gusto (non è mai stata una cantante italiana, mentre altre cantanti di scuola austro ungarica come Maria Ivogun, Selma Kurz cantavano in tedesco,ma all’italiana) talune scelte di emissione di comodo erette a fastidioso sistema e il frequentare un repertorio che non è il proprio. In questo la signora Gruberova sta nell’ottima compagnia di Mariella Devia. Cantare Bolena, Devereux Norma con le voci della due signore è atto di presunzione e prova di non essere autentiche musiciste ed interpreti. E questo al di là del fatto che da 25 anni la Gruberova abbia in repertorio Elisabetta I^.
    Le due dovrebbero cantare se gli riuscisse Dinorah , MArgherita di Valois, Zerlina di Fra’ Diavolo, Ofelie e nell’ambito di don GIovanni la sola Zerlina. Come facevano tutte le colorature sopratutto ad una certa età e come ad esempio ben documenta Erna Berger.
    Queste due donne Anne liofilizzate le ho sentite dal vivo e le stimo meno di zero perchè donna Anna ha altro timbro, altro peso altro accento. Quando in Scala Cheryl Studer ( che non mi è mai piaciuta) canto in ripresa della Gruberova, donna Anna sentimmo la voce di un soprano importante. Ovvero una voce che poteva essere quella di donna Anna.
    Quanto a Jessic Pratt sei un partigiano e poco onesto ascoltatore se scrivi e ti accanoisci a ribadire quello che hai scritto. Al pari di Devia e Gruberova non è indenne da difetti, non è la voce di donna Anna, ma dinanzi a quelle due signore ( ed alle loro emule tipo Ciofi, Petibon etc) è la Leider.
    Mi ricordi, perdona il paragone, taluni fan da caffè dei calciatori il cui amori li fa trovar perfetti come portieri piuttosto che come punte per tacere di quli stopper sarebbero. E magari giocano quale n° 3!!!!!!
    ciao domenico donzelli

    • è vero, come dici tu che tutti hanno determinate preferenze. Ed è molto coerente il tuo discorso. Io ho sempre rispettato i gusti di tutti, ma sono stato piuttosto critico nei confronti di certi/e cantanti che vengono descritti come “fenomeni di bravura”, che di fatto non lo sono. Non raggiungono nemmeno il livello minimo di decenza a volte!
      Poi, uno è liberissimo di apprezzare cantanti mediocri o incapaci finché ne ha voglia. Se Desiré Rancatore ha tantissimi fans, sono contento per lei, ma non mi sentirai mai apprezzare il suo canto. Stessa cosa vale per la Pratt and company…
      Mi spiace che mi vedi solo come un “tifoso da bar sport”, non mi offendo, ma sappi che non è così. Vero che mi piace la Gruberova perché è una delle pochissime (ancora in vita e in attività) che quando ascolto dal vivo, o in registrazione, riesco ad apprezzare. Sai quante volte esco la sera dai vari teatri Italiani con il mal di stomaco perché si assiste sempre a performance imbarazzanti e deludenti?? Pensi che a me non farebbe piacere poter andare a teatro e sentire una cosa cantata bene? Uscire da teatro soddisfatto? Pensi che non apprezzerei?
      Sinceramente, con più si va avanti e con più è peggio, ed è innegabile. I grandi cantanti appartengono solo alla discografia (quella più vecchia), ormai.

    • Ma guarda che io la Pratt l’ho ascoltata più volte dal vivo! Posso provare a non fare paragoni (con una Gruberova, una Pagliughi, una Galli-Curci, ecc.), ma esclusi gli acuti ben proiettati, altro non riesco ad apprezzare. Mi spiace.

      • pazienza..ma fai parte di una assoluta minoranza,c’ è poco da fare,per certa gente anche lo zucchero sembra amaro,se decidono che è cosi.una delle poche cose che si possono criticare alla Pratt e un suo debole sul registro medio,ma per un cantante lirico giovane anche se in carriera,lo studio è continuo,caro ddd87 la Pratt che ti piaccia o no insieme all’Agresti sono il futuro delle voci di soprano nei prossimi anni

        • Caro Donzelli,
          Ho capito il tifo sfrenato per la Pratt però a volte siete proprio eccessivi…Come si può avvicinare anche solo per provocazione la Pratt alla Leider, per affermare la sua superiorità in donna Anna rispetto alla Gruberova. Suvvia. La Pratt è una zanzarina se confrontata con la Gruberova. E’ corretta, abbastanza precisa nelle colorature (seppure estremamente imprecisa e lenta se confrontata con una Serra, Anderson e se proprio vogliamo anche con una Dessay prima maniera), ha sovracuti facili questo è vero ma quello che proprio non riesco a capire è come facciate ad ostinarvi a difenderla quando anche lei incarna il frutto del presente fonogenico. Ho ascoltato diverse volte la Pratt e la voce seppure ben emessa è davvero piccola. Sinceramente la cantante che ho ascoltato che le si avvicini di più dal vivo è la Dessay. Con la differenza che il timbro fonogenico della Pratt gioca molto di più a suo favore, facendo apparire in registrazione la sua voce come molto più ampia e grande di quanto non lo sia in realtà…il cosiddetto effetto Netrebko
          Ora che in questo caso per fortuna la Jessica sia dotata di un’ottima tecnica è vero ma vi prego come si fa a difenderla in Verdi o Mozart…è come ascoltare la Devia in Norma…con la differenza che la seconda non ci ha iniziato la carriera…

          • Spiacente caro Kirsten, un timbro fonogenico in Mozart può essere quello della Ilva Ligabue o quello della Lisa della Casa o ancora quello della signora Bruscantini (che difatti cantavano anche Strauss e Verdi, loro). Timbricamente la Pratt richiama le Sills e le Rolandi, voci limpide, ma con niente di intrinsecamente bello e ben poco di femminile. Per fortuna c’è quel virtuosismo che tu giudichi stentato e quell’ampiezza che tu non rilevi, perché altrimenti la signora Pratt avrebbe già abbandonato la carriera, anzi non l’avrebbe neppure cominciata.

          • Non parlavo di timbro fonogenico in Mozart ma in generale…
            Timbricamente la Pratt è moooolto più gradevole del timbro isterico di una Sills, sebbene la seconda fosse decisamente più precisa nelle agilità e più udibile.
            Il punto è che la Pratt è un’ottima cantante a mio parere ma non la si aiuta esaltandola in ruoli che non dovrebbe navigare nemmeno in sogno. La si porta in questo modo a continuare ad accettare ruoli poco adatti a svantaggio della sua voce. Che si concentri a una riscoperta delle opere meno conosciute di Rossini (cosa che sta già facendo), a Mozart leggero, a Lucia, Olympia e lasci stare ruoli più lirici come Elvira in Puritani (in cui risulta piatta e inespressiva) o peggio ancora Verdi (la Gilda nella scena della tempesta era momentaneamente assente e inudibile suvvia…).

          • Posso concordare sulla Gilda, ma l’Elvira dell’Aslico dello scorso anno era tutto meno che piatta e inespressiva. E con quello che passa oggi nei cosiddetti grandi teatri, era una signora Elvira.

  9. Salve a tutti. Sono da molti anni un musicista dell’orchestra di Genova, e in precedenza anche di Firenze e della Fenice.
    Personalmente apprezzo moltissimo la Pratt, l’avevo trovata bravissima ai limiti dell’eccezionalità nei panni di Lucia, la trovo parimenti bravissima come Donna Anna, pur in un ruolo che non è altrettanto suo (ma che debutta e che è stata costretta a studiare in poco tempo… da qui forse alcune perplessità su certi passaggi nelle scene d’insieme).
    Secondo me ha un grande futuro davanti, senza bisogno di scomodare le grandissime del passato e senza obbedire a nessun “tifo” di parte (di queste cose personalmente me ne frega meno di zero). Ce ne fossero tante come lei, con una tecnica paragonabile, una personalità pari alla sua ed un’analoga voglia di migliorare (cosa che magari non può essere evidente al pubblico, ma che è estremamente importante).
    Confesso peraltro di aver automaticamente pensato anch’io, dopo la prima prova d’assieme, che la vorrei sentire nei panni di Konstanze e nelle arie da concerto dedicate ad Aloysia Weber!

    Io personalmente non sono così integralista sul discorso del peso vocale necessario per la parte di Donna Anna. Certo, a tutti piace sentire una voce più corposa ove sia capace di dominare la parte, ma trovo che un soprano lirico-leggero di gran livello quale la Pratt è abbia pieno diritto ad affrontare una parte come questa che contiene comunque passaggio di tessitura molto acuta, a condizione di avere personalità e caratura tecnica necessarie a rendere il pathos dei recitativi… a mio parere questi requisiti non fanno difetto alla Pratt.
    La Netrebko ha indubbiamente una voce più scura e voluminosa, ed è (era?) dotata anche lei di una certa facilità in zona acuta, qualità che la rendono una cantante apparentemente molto idonea per la parte. Ebbene i risultati,con stonacchiature diffuse, prese di fiato random e persino echi non troppo remoti della mitica Donna Gallo, sono stati sotto le orecchie di tutti. Fra le due, prendo la Pratt tutta la vita anche se è un lirico leggero.

    Per quanto riguarda le altre, sinceramente non riesco a capire tutta questa negatività e queste costanti stroncature della Ganassi. Su questo blog vengo spesso a leggerearticoli e commenti agli articoli, perchè mi trovo d’accordo su molte cose, pur se certe opinioni e certi modi di esprimerle sono troppo estremizzate per i miei gusti, anche se spesso mi divertono 😀 … ebbene, di tutto quello che scrivete la cosa che più mi perplime è questa idiosincrasia nei confronti di qualsiasi cosa faccia la Ganassi. 😀
    Persino le perplessità sulla Devia mi trovano (quasi) d’accordo: semplicemente, sono fattori che rilevo anch’io, ma che metto in secondo piano rispetto alle sue qualità, che trovo estremamente rilevanti…. a causa del mio lavoro l’ho sentita dal vivo non meno di 70/80 volte (e mi tengo basso), e mi ha saputo regalare un’infinità di momenti straordinari, già a partire dalle prove (canta sempre in voce)… la trovo una autentica fuoriclasse dei nostri tempi.
    Invece, con tutta la buona volontà non riesco a cogliere tutti questi problemi vocali nella Ganassi… eccettuato lo scalino con la voce di petto, che però non mi pare certo sufficiente a giustificarne le costanti stroncature.
    Nella fattispecie,, l’ho trovata molto attendibile quale Elvira, “facile” nella vocalizzazione, incisiva quando necessario, mai sforzata in acuto pur cantando l’aria in tono, e ben differenziata timbricamente dalla Pratt (qui ricordo l’assurdità di proporre un cast con Frittoli e Netrebko, praticamente indistinguibili in certi momenti).
    Detto questo, io sono più favorevole ad una Elvira soprano lirico, ma questo è un altro discorso. Di Elvire mezzosoprano acuto ce ne sono state tantissime.

    Saluti, e scusate la lunghezza (non ho tempo di rileggere 😀 )

    • Ciao Rubini. mi fa piacere che vieni e ci dici apertamente chi sei….bravo.
      In serata ti risponderemo con calma e spiegheremo…ora MEN AT WORK!. in sintesi: per la signora Ganassi la ragione delle stroncature è solo nella tecnica, a me la musicista piace. e mi piace anche la sua fibra…non comune. e’ un soprano lirico che non canta nel suo registro, perchè l’imposto di base nonè corretto. e da lì dipende tutto, la mancanza di sfogo vero della voce, i falsettini, le agilità falsettate da sempre…gli acuti estremi ghermiti. Se avesse trovato una corretta impostazione e avesse cercato di praticare il suo registro naturale, avremmo avuto una cantante molto diversa. Condivido questa opinio con persone moooooooolto più autorevoli di me, che le dissero da giovane che aveva la voce sotto lo sterno ( Sutherland..fino a celletti ) e che doveva sfogarla. so che le nostre recensioni scandalizzano, ma sono sincere e convinte. a prestissimo

      • Boh, che dire… a me è sempre piaciuta :)

        Si sente che è una cantante “particolare”, che ha un modo di cantare e di fraseggiare diverso da quello della maggior parte dei colleghi, e di conseguenza probabilmente anche una tecnica “personale” (ed un colore sempre riconoscibile)… che può suonare forse poco ortodossa ma che secondo me non lo è.
        Per esempio, rifugge i portamenti come la peste (a volte esageratamente, a mio parere)… motivo per cui gli acuti secondo me possono sembrare “ghermiti”. Ha un modo di prenderli anche questo assai personale, che capisco possa anche non piacere… a me personalmente piace, ma mi piace anche il modo più classico di salire all’acuto con un lieve portamento. Personalmente negli acuti non voglio sentire forzature, strozzzature, stonature, stimbrature spoggiate, suoni fissi o viceversa oscillanti (e in quelli della Ganassi non sento nulla di tutto questo)… dopodichè il modo di arrivarci può anche non essere uguale per tutti. Magari non amo particolarmente sentire i colpi di glottide, ma nella Ganassi non ne sento di particolarmente avvertibili.
        Di certo come giustamente dici è una notevolissima musicista, cosa che è sempre stata palese sin dal suo Barbiere del debutto genovese di millemila anni fa. Scrupolosa, attenta, con una concezione talvolta quasi “strumentale” della frase (da cui secondo me proviene l’idiosincrasia per i portamenti), non le si può muovere un appunto da questo piunto di vista.

        Insomma, lo percepisco il fatto che abbia un’organizzazione vocale particolare, ma sento anche che è una cantante con troppe qualità (oltre a quelle già citate, l’affidabilità, cosa non certo da poco) per non apprezzarla nel suo complesso. 😉

  10. io credo che qui non si dovrebbe fare i fans d un cantante ma se possibile rimarcarne i pregi. Sulla Pratt vorrei dire che il so problema maggiore non sono nelle. questioni tecniche a torto o ragione evidenziate ma in una mancanza d personalita’ vocale che rende difficile una piena comprnsione della sua vocalita’

    • Sinceramente non sento affatto nella Pratt una mancanza di personalità. La ricordo molto bene nella follia delle Lucia, inchiodare la platea (e l’orchestra) alle sedie. Anche come Donna Anna, sa trovare accenti drammatici notevolissimi nei recitativi accompagnati, per essere una cantane che notoriamente ha la sua zona più debole nel medio-grave.
      Se poi ci si limita alla peculiarità timbrica, posso anche essere d’accordo sul fatto che non ne abbia una particolare… ma se per questo direi che sia in ottima compagnia: la Sutherland stessa, per dire… tecnicissima e potentissima, ma con un colore assai “comune”.O lLa Cuberli (ero in orchestra in quelle Nozze alla Fenice 😀 ). Tenderei a ridimensionare l’importanza del colore della voce… trovo assai più importante come la si usa e con che tipo di gusto e di intenzioni musicali.
      Persino quella che è di gran lunga la miglior mozartiana che abbia mai sentito dal vivo, cioè la giovane Daniela Dessì, non ha un timbro esattamente personale…. ha “solo” una voce perfettamente girata e controllata su tutta la gamma.
      Di contro, si può dire che un colore particolare ce lo abbia sicuramente la Frittoli, anche lei capace in passato di notevoli prove mozartiane, ma soprattutto per altre qualità vocali che secondo me vanno al di là del colore.
      Del resto il colore scuro non è sufficiente alla Netrebko per fare una Donna Anna attendibile, per dire.

  11. La peculiarità timbrica, la bellezza della voce, la dà il Padre Eterno, non è certo merito del cantante, che però può (deve o meglio dovrebbe) far di tutto per tirare fuori il 100% dai mezzi che ha a disposizione: studiando bene (e dello studio fa parte in maniera indissolubile la scelta del repertorio). E qui arrivano in genere i dolori.
    Mi pare che la Pratt in questo si difenda; non avrò purtroppo occasione di vedere il Don Giovanni in questione, per quanto di base condivida in pieno l’opinione di Donzelli sulle Zerline prestate alla parte. SIamo condannati: alle voci più ampie non vengono dati tempo e possibilità di imparare a usare bene il loro mezzo, quindi o ci becchiamo una Donna Anna ululante o una Zerlina travestita da Anna: le mie orecchie in genere prediligono la seconda possibilità, se almeno la Zerlina in questione sa cantare. E la Pratt, con i suoi umani difetti, almeno lo sa fare. Poi ha le sue serate storte, come tutti i cantanti, ma anche in quei casi è dignitosa. Le donne da questo punto di vista sono molto più a rischio.

    Speriamo davvero non le vengano strani grilli verdiani per la testa… Anche se, a onor del vero, i direttori artistici potrebbero provare ogni tanto a organizzare un cartellone in base ai cantanti che si hanno a disposizione, dando loro l’occasione di esaltare le loro propensioni. A proporre cartelloni con traviate, tosche e cavallerie siam buoni tutti…

  12. Certo che si difende la Pratt e si comporta da grande professionista però la peculiarità timbrica é fondamentale e la riprova sono tutti i discorsi fatti su Florez e Blake. Una voce ingrata come quella del secondo (ma pensiamo anche a Pertile per stare nei 78 giri fruibili visto che a mio avviso le donne nel 78 giri non sono valorizzate nelle nuances ma solo sotto l’aspetto del tonnellaggio) a molti piace di più di quella di Florez che se non bellissima brutta non può definirsi.-
    Già che ci sono dico al prof. Rubini che Sutherland e Cuberli le ascoltavi tre volte e già avevi memorizzato il suo timbro. Lui dice di aver sentito la Cuberli a Venezia (deduco quella del ’91) e al riguardo gli faccio presente che si presentò in declino e con un volume ridotto tanto é vero che di lì a poco purtroppo sparì. La Cuberli era altra cosa, almeno fino all’insipegabile sostituzione nel Guglielmo Tell.-
    Tornando alla Devia, amici che la sentirono prima di me (io credo di averla sentita o nella Lodoiska e Comte Ory la prima volta) mi dissero: “guarda Alberto di non spaventarti se ha la voce indietro ma é un soprano incantevole”. Cionondimeno la apprezzai tanto quanto il resto del pubblico che ha sempre assistito alle sue esibizioni in un silenzio e con un’attenzione speciale. Attenzione che a Venezia non é mai stata riservata alla Pratt. A chi volesse sostenere che il pubblico di Venezia é un po’ distaccato, replico che lo é ma non più di tanto. Quando Albelo (coinvolgendo la Rancatore) imbroccò un’ottimo Nemorino, non si stanco di applaudirlo tanto da ottenere il bis della “Furtiva l.” e lasciare nel ricordo di tutti una serata veramente emozionante.-

  13. Per il Sig. Tamburini: non nominiamo la voce della Sills invano. Nel passaggio all’ottava acuta aveva un accelerazione degna di una Ferrari. Confronti l’esecuzione della pur brava Pratt nell’aria del Ciro in Babilonia che Baverly Sills canta nell’Assedio di Corinto registrato in studio. La Signora K. sul punto ha ragione. Alla stessa, che leggo appassionata di lirica assolutamente priva di preconcetti, chiedo, visto che ha già ascoltato la Norma della Devia con l’intercessione dello s.s. come é andata nel Teneri Figli? Sa in attesa di ascoltarla anch’io una piccola anticipazione non mi dispiacerebbe.-

    • Siccome si parlava di fascino timbrico e fonogenia il riferimento – in negativo – alla Sills era ovvio e scontato. Altrettanto ovvio e scontato è che per arrivare al mordente e alla facilità assoluta della Sills, massime in acuto (in basso la voce girava meno bene), la Pratt ha ancora molto da lavorare. Ma almeno lei, a differenza di molte colleghe spedite a cantare avventurosi Puritani e spericolati Turchi, ha qualcosa su cui farlo.

  14. Che bello tutti questi avversari contro una delle poche grandi cantanti che si stanno affacciando sui nostri Teatri! Difetti… chi non ne ha?! Basta conoscerli e superarli. Il fatto è che la Pratt è un soprano che conosce quasi perfettamente la tecnica del canto e che dovrebbe essere resa ad esempio da molte delle sue estemporanee colleghe italiane e straniere. L’ho ascoltata nei ‘Puritani’, in ‘Lucia’, ‘Sonnambula’, ‘Ciro in Babilonia’, ‘Rigoletto’, stile e vocalità erano sempre adeguati e comunque sempre al di sopra di tutte le sue colleghe odierne, il che è un dato di fatto, non un’opinione. Interpretazione sempre appropriata, acuti intonati, centri sostenuti, passaggi sempre morbidi. Anche a me piace la DEVIA ma quando canta ‘Semiramide’, ‘Norma’ etc allora devia. Se la Pratt è ‘bravina’, tutte le altre cosa sono, Bichon Frisé??

  15. Gentile (?) Antonio Tamburini,
    raramente mi è capitato di leggere critiche così campate in aria, maligne e bugiarde. Pare davvero che il vostro unico intento sia quello di lamentarvi sempre e comunque di tutto ciò che vedete e sentite in teatro (sempre vi siate davvero stato, ma sono convinto che non esprimereste mai questi giudizi basandovi su una diretta streaming!), difetto in verità non raro in tutti quei “vecchi” melomani rimasti ancora legati a tradizioni e prassi esecutive di decenni fa, in cui grossi cantanti rimanevano immobili sul palcoscenico a cantare con lo sguardo fisso sul direttore per ore. Nel 2012 il melodramma, arte somma e immortale proprio perché sempiternamente MODERNA, non è più quel che voi sperate: fatevene una ragione o smettetela di frequentare i teatri. Pensate che al pubblico importi davvero se la Pratt è calante di un quarto di semitono o se il direttore ha gli occhiali appannati? Voi sembrate ricercare morbosamente sempre e solo il difetto anche minimo per il semplice gusto di criticare e tendente ad ingigantire questi aspetti negativi all’inverosimile. Pertanto, mi sento in dovere di smentire alcune bugie appena lette in questa recensione (che più che recensione pare un’arringa accusatoria).
    Anzitutto, la galleria non era deserta. erano sicuramente presenti dei vuoti (e d’altronde il Carlo Felice è un teatro da 2000 posti), ma non si può certo sostenere che la galleria fosse spopolata.
    Andrea Concetti sarebbe un tenore mancato?! Lo dite solo basandovi su empirici indizi di una performance sottotono (nel primo atto), dimenticando un aspetto fondamentale: la VOCE! Concetti è senza dubbio un baritono; non solo: ha possibilità di scendere fino alle tonalità di un basso profondo e lo ha dimostrato in più occasioni durante le prove. Tenore… Ma non diciamo fesserie!
    Avete liquidato regia e scenografia con poche parole (naturalmente negative) limitandovi solamente ad una mera descrizione. Forse, espertissimi e navigati critici, vi è sfuggito che quella minimale scenografia al risparmio nasconde in realtà un preciso significato simbolico, che voi preferite ignorare bellamente, non se se in buona fede o meno. “Solisti abbandonati a se stessi”?! Siamo davvero alle comiche. Non c’è stato battito di ciglia che non sia stato espressamente richiesto dalla regista e provato e riprovato (avrei potuto accettare una critica che dicesse che i cantanti erano talmente controllati da risultare “ingessati”, ma dire che sono stati abbandonati è dire il falso). Ma voi siete stati in teatro? Siete di quelli che si siedono e chiudono gli occhi. Ma lo sapete che l’opera è una forma d’arte totale, che deve parimenti essere vista e sentita? Eppure voi la menomate brutalmente, considerando solamente quel che sentite e non tenendo conto di quello che vedete (se lo vedete). L’opera del 2012 è prima di tutto uno SPETTACOLO e voi invece contate di assistere ad un concerto. Al pubblico non importa nulla delle lievi imprecisioni di questo o quel cantante; il pubblico vuoi assistere ad uno spettacolo che sia gradevole ed avvincente, così come è stato il Don Giovanni di Genova.
    Chi, come voi, critica in modo totalmente distruttivo dall’alto di conoscenze quantomai dubbie, è la morte dell’opera e del belcanto. Se volete esecuzioni perfette, dovete semplicemente evitare di venire a teatro, risparmiereste soldi e tempo; infondo a voi interessa solo sentire l’opera e non assistere allo spettacolo, quindi seguite il mio consiglio: ascoltate i vostri CD.

    • Domenica pomeriggio sarò in teatro poi vi dirò la mia impressione. Conosco benissimo Genova e i genovesi ed è con vero rammarico che mi trovo costretto a sottolineare il diffuso DISINTERESSE della popolazione per il SUO teatro (che, come è noto, sta attraversando gravissime difficoltà).I posti vuoti in platea e galleria non sono certo una novità di questo don Giovanni. Ahimé.

      • Eh,eh.. caro Billy, vedo che tu e Lucamac conoscete bene il pubblico genovese. Parli di “disinteresse della popolazione per il suo teatro” ma hai tu visto tutto ciò che noi genovesi abbiamo visto ed udito nell’ultimo decennio ?? il livello è ormai tale da essere indifendibile . Pare non ci siano i soldi per gli allestimenti e gli artisti, forse che il prodotto rigorosamente low cost giustifichi le brutture ? Se qui riusciamo a vedere uno spettacolo decente a stagione ci sentiamo già soddisfatti . Ed in tal caso, Il pubblico dovrebbe continuare ad andare a teatro per solidarietà ? per campanilismo ? per atto di fede ? per speranza ?

        Sostieni di conoscere BENISSIMO Genova, allora dovresti anche sapere che sino alla fine degli anni 90 le cose non stavano così !!!! si producevano spettacoli di buon livello, talvolta anche ottimi ed il pubblico rispondeva affollando il teatro anche per Britten.

        Dunque, caro Billy, non parlerei di “disinteresse” ma di “disaffezione ” del pubblico genovese per il Carlo Felice, amara risposta ad una pessima gestione del teatro degli ultimi anni, convinta come sono che la qualità e il livello delle produzioni non si possano imputare esclusivamente alla scarsità di fondi ma, soprattutto, alla scarsità di competenze di chi sceglie e di chi guida.

        Se Lucamac pensa che, al sempre più sparuto pubblico, possa andare bene così, si sbaglia di grosso. Molti, tra i miei conoscenti, non hanno più rinnovato l’abbonamento ! “Al pubblico non importa nulla delle lievi imprecisioni dei cantanti “, “il pubblico vuole assistere ad uno spettacolo che sia gradevole ed avvincente “, ma non siamo mica al cinema ??????????? la parte di pubblico genovese di cui faccio parte, vuole principalmente una maggiore qualità musicale! L’opera è avvincente SOLO se ben cantata e ben suonata ! Un solo buon cantante non può salvare l’esito di un’intera produzione perché l’ opera come spettacolo globale necessita di un pari livello qualitativo tra voci, musica e spettacolo . Con spettacoli intelligenti, con cantanti e direttori preparati, la parte di pubblico genovese che conosco, ritornerà massicciamente in teatro perché è ciò che attende e spera da anni.

        Poiché, chiacchierando spesso nel foyer con spettatori stufi e disillusi, so che il mio punto di vista è fortemente condiviso da molti genovesi, consiglierei, prima di parlare di disinteresse e parsimonia, o di gusti del nostro tempo, di informarsi :)

        • Ovviamente non ho visto tutto ciò che è passato dal Carlo Felice. Abito a Milano. Ma lo scarso affetto per il vostro teatro me lo hanno confermato i genovesi che frequento. Forse devo cambiare amici…. Certo che se le cose vanno avanti così il teatro d’opera finirà per esalare l’ultimo sospiro…. (A Genova come a Parma come a Catania come…….)

        • carissima olivia
          il pubblico genovese che ben conosco perhè frequentavo nella notte dei tempi il margherita quando ci cantavano chiara serra cuberli dupuy etc chiede quello che tutti i pubblici d’opera da sempre chiedono ovvio che è molto più facile “menar pretesti” per evitare di dover prendere atto dei limiti non da poco dei teatri e di chi al loro interno ha incarichi direttivi. ciao dd
          per parere mio don giovanni non può reggersi sulle spalle di un solo cantante non è lucia o sonnambula….

  16. Tornato da Genova posso solo confermare la splendida prova di Jessica Pratt, ottima Donna Anna, forse non completamente a suo agio nella prima aria (risolta in chiave fin troppo patetica ) ma eccezionale nel terzetto delle maschere e, soprattutto, in Non mi dir bell’idol mio, cantato con grande partecipazione, controllo assoluto della gamma acuta, cura del bel suono, agilità rese espressivamente significative e non ridotte a puro esercizio belcantistico. Certamente la migliore Donna Anna da me ascoltata dal vivo .

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