VOCI IMPORTANTI: ANITA CERQUETTI

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Ovvero LA VOCE: nobile, opulenta, femminile, vera voce italiana insomma. Del resto, come dice l’interessata in una famosa intervista disponibile anche su Youtube e già più volte proposta su queste pagine, perché contiene alcune verità fondamentali: “il cantante non può essere attore come l’attore di prosa: deve essere attore con i gesti, con l’espressione del volto, CON LA VOCE!”

28 pensieri su “VOCI IMPORTANTI: ANITA CERQUETTI

  1. Qualsiasi tentativo di esprimere con la parola l’emozione ed il trasporto che questa voce e questa cantante mi regalano ogni volta (quest’aria poi sembra scritta per lei) è riduttivo ed inefficace.
    Una delle più compiute e sublimi realizzazioni della mia idea di purezza trascendente.

  2. Forse la voce più bella di tutti i tempi – dotata, per giunta, di una musicalità non comune. Eppure così fragile, così presto accorciatasi ed esauritasi (all’inizio della carriera, per sua ammissione, raggiungeva senza sforzo il mi bem.5; nelle ultime recite, dopo dieci anni, già il si bemolle era difficoltoso e tiratissimo); magnifici Abencerages, splendida Agnese, Don Carlos, Ballo… ma la Gioconda in studio? E la Forza? Davvero uno strano (e sublime) mistero vocale

        • Premesso che non amo le partigianerie di nessun tipo, non ho capito perché uno che ami al Callas debba essere ottuso e cieco; ma la di là di queste solenni fesserie torniamo all’Anitona.
          Billy, per me Norma è e resta la Callas (ovviamente dalla Maria in poi); questo non vuol dire però che le sue carte la Cerquetti non se le giocasse. Fu una cantante immensa e questo resta innegabile, su di un piano oggettivo.
          Nell’ascolto da te proposto, non capisco quali acuti sarebbero stiracchiati e di dubbia intonazione. Io ne sento uno solo, peraltro non nella cabaletta ma nel recitativo. In “la mia voce tuonerà”, su “tuonerà” cala di brutto e la dizione dell’intera frase è biascicata: comprensibilmente per una voce così opulenta.
          Concordo anche che l’agilità nella cabaletta sia pasticciata.
          Tutto questo però non toglie assolutamente nulla ad un gigantesco soprano considerata non a torto tra le più grandi e che era in grado di eseguire magnificamente il bolero dei Vespri.
          Ergo, rendiamo alla Cerquetti quel che è della Cerquetti. Era perfetta? No, così come non lo erano le altre, nemmeno la mia adorata Steber: ma quando una/o canta così, chissenefrega.

          • Certo mio caro
            le più grandi Norme del secolo scorso sono e restano la Ponselle e la Callas (almeno per me).
            Ciao

          • quando la Cerquetti ha sostituito la indisposta Callas all’opera di Romain Norma non la fece rimpiangere ..
            Riguardo a Antonino ha scritto senza riflettere su Billy

          • Non ho detto che tutti coloro che amano la Callas siano ottusi e ciechi: ma, da ciò che ho potuto osservare, alcuni di loro lo sono (così come alcuni tebaldiani e via dicendo).
            Sugli acuti stonati Billy ha ragione, c’è ne più di uno. Ma io trovo che sia davvero misero e presuntuoso ascoltare “con l’oscillatore” e fare l’elenco delle stonature: non è così che si ama la musica. Può non piacere un cantante per l’imposto generale, per la sua vocalità; insomma per motivi che caratterizzano in ogni momento il suo canto; non se stona quattro piuttosto che due note.
            Non sento invece nessun pasticcio biasimabile nelle sue agilità: soltanto una battuta è pasticciata. Certo, esse non hanno la nitidezza e la fluidità di quelle di un coloratura; ma mi sembra ovvio per una voce così grossa; la stessa Ponselle che tu ami così tanto (ed anche io, beninteso) non era certo adamantina sulle colorature. Ma ripeto, non è con il precisometro che si ama la musica.

        • Ma insomma – se parliamo di acuti stiracchiati non dimentichiamo le note forzate, acide ed il “wobble” della Callas dal 1955/56 in poi (per non parlare della Norma in studio con Corelli). La Cerquetti in questi anni faceva sentire che aveva tutto il splendore vocale che alla Callas comminciava a mancare. Interprete più raffinata la Callas senza dubbio, ma la Cerquetti – che mare di voce.

          • Perchè, vogliamo parlare dei gravi della Callas? Sembrano pescati nella pancia.
            Quanto alla raffinatezza, Selma, secondo me ognuno ha una percezione molto diversa di quella, che dipende dal proprio modo di essere e dalla propria sensibilità: per me, che do la maggior importanza al suono, la Cerquetti è molto più raffinata della Callas.

          • Antonino … Oi oi 😛 spesso la lingua ti corre prima dell’ascolto e del pensiero!
            I gravi della Callas erano splendidi fino al 1958 come ha testimoniato perfettamente la madre di Stefix che vide la Callas alla Scala dalla sua ascesa alla sua caduta!
            Quindi per piacere, piantala con sta storia dei gravi!!!!
            La Callas li aveva – e come ti è già stato detto, era impossibile che non li avesse cantando Turandot, Brunhilde, Isolde, Gioconda, Aida – quando era in piena forma vocale! :)
            Non sono opinioni: sono dati di fatto!!!

          • Beh sono abbastanza artefatti però… c’è del gonfiamento. Sia chiaro, l’errore non sta, come direbbero tutti, nel fatto che siano “di petto”. In basso non solo è legittimo, ma sacrosanto – soprattutto in un brano così – che un soprano utilizzi il proprio registro di petto.

          • Mister, quando la lingua ha esagerato l’ho ammesso (eh per piacere, non esagerare tu): questa volta sono convinto di quello che dico.
            Non è assolutamente detto che io debba tener conto del rapporto della madre di Stefix: non perchè non ne abbia rispetto; ma perché ho fiducia in altri resoconti molto diversi, i quali confermano le mie opinioni.
            Nell’ascolto da te proposto di “Suicidio” i gravi ci sono e sono molto corposi (come anche in un ascolto che mi hai proposto altrove di “O patria mia” del 51′ o ’52); devo ammettere anche che sono alquanto appaganti per me; ma, a differenza tua (senza ricorrere a battute su eventuali visite dall’otorino) io li sento abbondantemente gonfiati ed artefatti, come tutto il resto della voce della Callas; certamente tutto aumentato ed artefatto a regola d’arte, con somma perizia tecnica (non come quelle cesse che cantano oggi). E questo nessuno me lo toglie dalle orecchie. Ma, per rimanere a prima del ’58, nella Norma del ’54 ci sono dei suoni gravi di una bruttezza atroce.
            Il suo imposto di cui sopra, oltre all’essere costantemente fuori repertorio con Isolde, Turandot, Aida ecc. (lo stesso Nazzareno de Angelis la aveva personalmente ammonita del pericolo e della inadeguatezza artistica di tali scelte) hanno costituito secondo me (e molti altri) la rapida e giovanile rovina vocale della Signora; rovina che tu stesso ricordi. E questo nessuno me lo toglie dalla testa.

    • Certo che la Callas aveva i gravi – ma spesso erano delle note tubate, spinte per fare impressione, spesso non erano delle note belle. Quanto a Turandot, Brunhilde, Isolde, Gioconda, anche Aida. Secondo me non era il suo repertorio vero. Aveva il temperamento ma la voce reggeva solo pochi anni in questi ruoli. Lo faceva e faceva furore cantanto Wagner e Bellini nel giro di qualche giorno. Ma le costavano caro questi tour de force. Certo se avesse comminciato con il repertorio belcantistico che era la sua grande forza non avrebbe avuto tutta questa fama che l´era già avanzata……

  3. Peccato che cantasse tutti i ruoli sempre allo stesso modo, ottimo se vogliamo, ma sovrapponibile l’uno all’altro. Quando mai è riuscita a differenziare Elvira da Norma, Gioconda da Matilde ecc.? Vogliamo accettare o no che per alcuni (fra cui ovviamente io) una GRANDE cantante deve essere ANCHE una grande INTERPRETE (laddove per interprete si intende capacità di lavorare su accento e fraseggio) ? altrimenti sarà solo una grande ESECUTRICE.

      • Domanda alla quale non è facile rispondere. Ovviamente qualunque cosa dirò verrò lapidato….
        Comunque, restando in campo sopranile, e limitandomi a chi incise in modo completo un’Opera, altrimenti il discorso “interpretazione” non reggerebbe: Callas, Olivero e poi, su un piano lievemente inferiore, Gencer, Steber, de Los Angeles.
        Questo vale solo per me (ovvio! non ho pretese di avere fra le mani la VERITA’ come crede qualcun altro…) e per il repertorio che meglio conosco e che ho frequentato (quello italiano e francese). Sull’Opera tedesca preferisco non esprimermi (anche se mi piace molto la Behrens) . E tu?

          • Ciao Pasquale, la Scotto raramente la sopporto . Hai presente il modo stizzito con cui canta (in Turandot) Lasciatemi passare…lasciatenmi passare..Non resisto PIU’!
            Ecco quello, per me, è l’esempio di ciò che una grande interprete non doverbbe mai fare.

    • ma con quella qualità vocale che è la prima cosa che ti colpisce, come nel caso di una flagstad, di una stignani, di un gigli, di un pasero è molto facile dire che l’interprete sia sempre sè stesso.

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