Quaresimal XXVII: Stuart Burrows

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Prodotto tipicamente anglosassone – e come tale salutato dai locali critici come un redivivo Rubini – Stuart Burrows ha infestato diverse incisioni a loro modo storiche, pretendendo di incarnare il prototipo del tenore belcantista e mozartiano. Purtroppo i desideri raccontati dai tabloid musicali inglesi si scontrano con la dura realtà dell’ascolto. E di Burrows si può oggi solamente dire che fu il prototipo del tenorino sbiancato ed evanescente che ancora monopolizza il Mozart in salsa britannica (purtroppo i cattivi esempi hanno più discepoli di quelli buoni). Ma sarebbe ingiusto limitare il malcanto di Burrows al genio salisburghese, giacché ha voluto regalarci le sue mirabili stonature anche nel repertorio melodrammatico. Come dimenticare, dunque, il suo Percy (in un’infelice incisione di Anna Bolena dove quasi tutto sembra fuori posto e che è inferiore, per bruttezza, solo a quella imbastita dai coniugi Bonynge)? Se la voce appare fin da subito ingolata, pericolante nell’intonazione, traballante, sfuocata e schiacciata come un dentifricio che si cerca di far uscire da un tubetto ormai rinsecchito, è nella cabaletta che meglio si apprezzano le doti del cantante, in particolare il modo grottesco con cui raggiunge i do posti alla fine del brano, presi a fatica e in apnea, con un orribile falsetto e riuscendoli persino a stonare. Non voglio, infine, soffermarmi sulla fantasiosa pronuncia – condicio sine qua non per affrontare ogni repertorio – che sarebbe più adatta a una gag di Stanlio & Ollio che a Donizetti…oppure sul pasticcio di frasi e parole “pronunciate” a caso nel patetico tentativo di venire a capo della parte conclusiva della cabaletta. Ultima nota la riservo proprio all’ultima nota emessa: mi chiedo come si possa produrre un suono del genere. Il tutto è naturalmente “valorizzato” da un’orchestra ridotta a banda chiassosa da Rudel che scambia il melodramma ottocentesco per una sagra dello gnocco fritto.

10 pensieri su “Quaresimal XXVII: Stuart Burrows

  1. povero Burrows finito anche lui nel registro degli indagati…siccome era il Tamino del Flauto Magico in disco della mia gioventu fui felice d sentirlo una volta nella Damnation d Faust con Ramey e Von Stade m pare. Non fu male. Certo un cantante compassato e molto english ma aveva un qualcosa in piu d molti altri concorrenti degli anni successivi. Ricordarlo in un Percy perdipiu’ integrale e un po cattivello e fuorviante d quello che fu il suo vrro habitat

    • Si tratta di incisione in studio, con tutte le comodità del caso. I medesimi rilievi tuttavia potevano essere svolti per il suo Don Ottavio e il suo Tamino. Lo definisci molto compassato e “british” : giusto. Tra i maggiori esponenti del Mozart frigido e sbiancato di gusto anglosassone..sarà anche migliore di alcuni colleghi, ma ho la sensazione che una cura di bromuro e decoloranti non sia il modo migliore di eseguire Mozart

      • certamente! se però pensi agli ormoni di tenori più recenti come Groves, Austin Kelly o Schade converrai che quelli di Burrows avevano un po’ di bicipiti in più e (in filigrana) un accenno di tartarughina in zona addominali

        • Beh, se mi prendi certi esempi ne convengo, però, mi darai atto che il capostipite di questo sbiancamente è da rinvenire anche in Burrows (non dico solo in lui). E come ho scritto nel pezzo, i cattivi esempi vengono seguiti molto più di quelli buoni. Il Mozart “in salsa anglosassone”, poi è piuttosto comune nelle incisioni ufficiali: io lo trovo – personalmente – molto sgradevole. Sgradevole perché mortificante del mondo espressivo mozartiano e della sua vitalità teatrale.

          • si però bisogna essere realisti l’opera é sempre stata questa, non ci sono solo le eccellenze e la riprova é che in cento anni di dischi le edizioni perfette sono poche. Se poi analizziamo sempre il peggio di ogni cantante non credo si faccia un gran servizio alle giovani generazioni (che sicuramente sono più attratte dalle critiche feroci che dai complimenti) e finiscono per pensare che nel mondo della lirica l’asticella sia molto alta e cantanti come schrott, fisher dieskau, ganassi, bartoli, grigolo ecc. sono spazzatura. Voglio dire finché siamo noi che continuiamo a ricordarci che questo é un cane, quello stona, tizia va indietro, caio sbianca, sempronio non ha i centri l’esercizio diventa un po’ stucchevole e in prospettiva poco costruttivo. Sbaglierò ma la crisi dell’opera in Italia sta pure nella mancanza di “vocazioni” che per me non é direttamente proporzionale al “malcanto” sistematicamente addebitato dai cosiddetti esperti (come é sempre successo) ai nove decimi degli artisti del presente e del passato.-

          • Non è questione di ricerca della perfezione. Io non cerco quella e neppure credo esista – nessuno ha l’ansia di vestire i grotteschi panni di un Beckmesser – sono ben conscio che il cantante è un essere umano, gli esseri umani sbagliano ergo sbagliano pure i cantanti. Si parla di qualcosa di diverso: si parla di un modo di approcciare la musica che – nel caso del Mozart anglosassone – trovo totalmente estraneo alla ricchezza dell’opera mozartiana. Si parla di star e starlette divenute tali in virtù di chissà quali alchimie. Si parla di un gusto per l’ascolto che si sta perdendo. Si parla di un certo ABC, che non è perfezione ma solo buona grammatica (quella che rende possibile ogni ulteriore passo interpretativo), di cui oggi pare non importi più nulla a nessuno: e così “chissenefrega” se il cantante che esegue Monteverdi non sa articolare due frasi in italiano e non ha la più pallida idea di quel che canta; “chissenefrega” se un cantante impegnato in ruoli massacranti (penso al Tell o agli Huguenots o a Tristan) e non padroneggia che il 30 % della parte. Parlo anche – perché no – di un po’ di dissacrazione e di qualche sana risata (e ce ne siamo fatte nel selezionare queste stazioni quaresimali)

  2. Effettivamente, ed e’ un eufemismo,sopratutto il registro acuto e’ il suo, non tallone, ma gamba di Achille.
    Pero’ non vi sembra che nella Stuarda del ’71, con la grandissima Sills, fosse accettabile ?

  3. Non si può dire : qui Burrows era accettabile, qui no , qui discreto qui male . Senza una tecnica che consenta un emissione corretta non si può cantare nulla , che sia Mozart , Donizetti ,Verdi ecc. E Burrows purtroppo era tecnicamente un dilettante . Basta ascoltare cosa combina nella parte di Percy .

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