Martina Arroyo-“La luce langue…”-Macbeth, Giuseppe Verdi, Met, 1973

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Il Macbeth sconta, al pari di altra celeberrima opera verdiana, la fama di titolo menagramo. La circostanza pare ripetersi attualmente in Monaco di Baviera, atteso che stasera, alla prima del nuovo ciclo di rappresentazioni dell’allestimento di Martin Kusej (allestimento che il prossimo anno vedrà il debutto di Anna Netrebko), l’annunciata e indisposta Nadja Michael, che forse risanerà per il broadcast dell’11 maggio, sarà sostituita da Paoletta Marrocu. Parafrasando la satanica Regina scozzese possiamo dunque esclamare: “Nuova consolatoria!” e ascoltare ovvero riascoltare Martina Arroyo, che pur non possedendo le doti di fraseggiatrice richieste dalla parte, vanta un controllo della prima ottava e una saldezza nella zona dei primi acuti, che sono indispensabili per cantare la Lady. Cantare e non già interpretare.

15 pensieri su “Martina Arroyo-“La luce langue…”-Macbeth, Giuseppe Verdi, Met, 1973

  1. Concordo pienamente. La Arroyo non sarà una grande fraseggiatrice ma domina l’impervia tessitura di questo brano (che, se non ricordo male, abbraccia due ottave di estensione dal SI grave al SI acuto) in modo egregio dimostrando una professionalità oggi pressochè scomparsa, anche fra le dive più celebrate (o, forse, soprattutto fra loro).

  2. La voce è certo bella , ma tecnicamente non mi ha mai convinto. Nei ruoli da drammatico di agilità ha sempre cempennato: agilità così così, trilli imprecisi ecc. Anche la sua celbrata Aida non convince , una Tucci, tanto per dire, sapeva smorzare con maggior sagacia e sapeva emettere in pianissimo il Do di Cieli azzurri. Lei no. A me, fondamentalmente, annoia.

  3. Che non convinca la tecnica della Arroyo mi sembra un pò eccessivo, trattandosi di cantante fra le più rifinite tecnicamente che si possano ascoltare in disco. Se l’interprete non è rifinita e decisamente placida in alcune interpretazioni la cantante è sempre e assolutamente di prim’ordine. Non stiamo parlando solo di solido professionismo, ma decisamente di qualcosa di più. Che la si ascolti in Verdi, in Puccini, in Rossini (solo Stabat Mater purtroppo!), Ponchielli, Giordano, se l’interprete è presente al minimo (ma forse oggi andrebbe rivisto anche questo, perchè è molto più espressiva una frase cantata con la dinamica prevista dall’autore e bene piuttosto che qualche vezzo sguaiato odierno delle nostre dive da pizzeria) la cantante è sempre monumentale, nella saldezza tecnica, nella facilità con cui ogni impervio ostacolo viene affrontato e superato, nella sontuosità del mezzo. Se confronto la Leonora del Trovatore celebratissima della Price con quella della Arroyo non ho dubbi su quale sia la migliore, pur avendo la prima inciso il ruolo in studio ben 3 volte e la seconda non abbia mai avuto questo onore (in questo ruolo).

  4. Non ho ascoltato i video proposti, domani lo farò con attenzione.

    Mi sfugge la logica di paragonare una Tucci in prima fase di carriera con la Arroyo del 1980, ossia sul finire di una onerosa carriera e il Bolero dei Vespri di una cantante avvezza ad Aida e Ballo con un soprano leggero. Per quel che ricordo la Elena della Arroyo è una delle meglio cantate che si possano ascoltare, anche nel Bolero, dove il virtuosismo, se non trascendentale, non manca. Meglio di così nell’opera completa chi ha saputo fare? Solo le solite due Callas e Cerquetti (Scotto, Gencer e Caballè appartengono ad un altro peso vocale, nel lato virtuosistico trovavano un punto di forza per via della loro ascendenza vocale). Mi viene più facile perdonare un Bolero come quello della Arroyo, comunque professionale e ben riuscito, anche se non orgiastico e da capogiro, che dover rinunciare alla vera voce di Elena.

    • Sono completamente d’accordo con Nourrit: trovo che l’unica alternativa – nell’opera completa – sia la sola Callas nello storico live fiorentino. Molto interessante – seppur non impeccabile vocalmente – l’edizione in francese integrale con i complessi della BBC e diretta dall’ottimo Mario Rossi.

    • La Moffo era solo un esempio. Non posso crede, però, che per cantare bene il Bolero occorra essere un soprano lirico leggero. A meno di non voler dare dell’incompetente a Verdi. E un po’ come la solita menata che per cantare bene Violetta occorrono tre voci diverse….

  5. E’ bello ma troppo frequente il revisionismo al contrario che porta sugli scudi cantanti che hanno fatto della buona o ottima routine. Dopo Prevedi ora tocca alla Tucci che, insomma, rispetto alla Arroyo vale oggettivamente molto ma molto meno. Anche perché quel distacco dell’americana che le viene contestato rappresenta un qualcosa di unico assai affascinante. Anche Martina Arroyo appartiene a quel filone di voci femminili post-callas purtroppo esauritosi e che io definisco periodo di vacche grasse paragonabile a quello che negli anni venti trenta produceva voci tenorili “a manetta”.-

  6. ormai posso solo dar luogo ai ricordi la arroyo sentita in aida aveva una voce splendida nel vero senso della parola di quelle cui sembrava possibile fare tutto con la sola voce di quele che come dice anita cerquetti “si canta con la voce” anzi la vosce!!
    voci di questa qualità hanno appunto nella qualità vocale ( e magari anche nella quantità) il loro punto di forza ed il loro autentico mezzo espressivo. Piaccia o non piaccia

  7. Martina/Lady. Bene (73 anno ok).
    Gabriella/Aida. Bene (62 anno ok).
    Martina/Aida. Un orrore (80, la Martina era gia’ finita da tre anni)
    Anna/Elena. Abbastanza bene (59, suo anno migliore)
    Martina/Elena. Sufficientemente bene anche nel Bolero,
    nel resto dell’opera benissimo (73 anno ok).
    Leontyne, in quali Trovatori? In quelli memorabili per lo meno da parte sua del 59 , o nelle patacche, indegne del suo nome, affrontate a fine carriera?
    Ci sono gli anni ok, e ci sono gli anni del tramonto.
    Se sento la Tucci in Aida nel 62, e’ ovvio che surclassi quello che rimane della Arroyo nell’ 80, nello stesso ruolo.
    Esattamente come l’ Aida della Arroyo da me vista cinque volte dal 71 al 73 (indimenticabile a Verona nel 72), surclassa l’Aida della Tucci dello stesso anno.
    Infine la Arroyo, la Price e la Tucci son proprio contento di averle sentite, nel loro periodo migliore. Era proprio un bel sentire.
    Con la Moffo son stato piu’ rognato, non era comunque di pari bravura delle altre tre secondo me, certo che tra il 58 ed il 62 si lasciava ascoltare, vedere ed ammirare.
    Le scamorze sono e sono state altre, seppure ben piu’ dotate.
    Ma, siccome il post e’ l’aria di Lady, bisognera’ pur dire che il colore e’ bello, che non stona, che dispone di ottimo materiale, che lega, che sa passare, che l’emissione e’ corretta, che nel finale ha una sicurezza invidiabile, che gli acuti sono note e non grida, ecco.
    Se qualcuno invece le prefrisce altre fraseggiatrici , altre attrici, altre
    istrione, altre interpreti ha tutta la mia comprensione, ma questo rimane un brano cantato gran bene.

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