ARNOLD XXI: ALFREDO KRAUS

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Ultimamente il nome di Kraus è usato ad esempio di un modo di cantare lezioso, noioso e, oggi, superato ed improponibile. Beh, forse, se con questo si vuole denunciare una caduta di civiltà del canto, l’esempio è più che corretto. Se invece – come ahimè credo – l’intento è quello di denigrarlo al solo scopo di far brillare discutibili star e starlette che frequentano i palcoscenici, penso che una risata li seppellirà. Gli ascolti proposti – l’aria del IV atto e la romanza del pescatore del I (brano difficilissimo, seppur affidato ad un comprimario) – mostrano davvero un’altra civiltà musicale: civiltà che oggi sta scomparendo. La naturalezza, la dizione, la ricchezza di sfumature e l’uso perfetto del legato, infatti, possono apparire “leziosità” solo ad orecchi disabituati al belcanto. Ovviamente il canto di Ruodi attraverso l’interpretazione di Kraus diventa una malinconica barcarola ove gli acuti – pieni e perfetti – sono come lampi di luce che si riflettono sulle acque increspate di un lago (e la natura è onnipresente nel Guillaume Tell). L’aria di Arnold è invece resa con un piglio più “eroico”, senza mai rinunciare all’eleganza e alla proprietà di linguaggio: l’attacco in mezza voce dell’andante è esemplare, così come la facilità con cui la voce sale e scende lungo la tessitura. L’intelligenza dell’interprete e il perfetto controllo del fiato e del legato fanno il resto: umiliante (per certi tenori bonsai che annaspano su ogni DO per non ricorrere al falsetto) l’interpolazione, nella cadenza finale di un MI bemolle di cristallina purezza (e di imbarazzante facilità) che, oltre ad essere eseguito in modo splendido, è inserito con gusto sopraffino nel tessuto musicale. Sì, davvero un’altra civiltà musicale.

21 pensieri su “ARNOLD XXI: ALFREDO KRAUS

  1. Sempre e comunque lezioni di Stile ,tecnica,fraseggio vario e sfumato , e ( per chi lo accusava di freddezza ) corretta interpretazione per la chiara conoscenza dello stile belcantistico . ( come hai giustamente rilevato l’attacco a mezzavoce dell’andante )

  2. ma dove hai letto queste riserve su Kraus? A me pare cgche anzi sia tra i piu’ considerati da pubblico e critica. Poi magari qualcuno che lo critica c sara’ ma avra’ il mal d pancia per altre questioni o avra’ ansie d protagonismo

  3. Anche io vorrei sapere chi sono quei cretini (oggi mi sento d’animo buono e gentile) che direbbero che Kraus sarebbe lezioso, noioso, superato e addirittura improponibile. Meriterebbero che li seppellisse ben altro che una risata…

  4. Ne ho incontrato uno proprio oggi . ho postato nel gruppo “La lirica su Fb ” il Werther di Tito Schipa ,paragonandolo a quello di Kraus a mio avviso per certi aspetti anche superiore ( non tanto nelle pagine a sfondo elegiaco quanto ad esempio nel secondo atto ) . Insomma per farla breve la risposta e’ stata questa : mai piaciuto ,lo trovo glaciale. cosa puoi rispondere in questo caso ? ah ah ah ah !!

    • Sotto il grigio diluvio “informatico” odierno, che molte belle cose e rare sommerge miseramente…, come diceva il poeta o quasi, certo che se ne scrivono di fesserie in internet!
      Caro Farinelli, cosa vuoi dire a uno così? digli di portar pazienza, che a breve esce il nuovo cd di Kaufman e si potrà rifare le oerecchie; infin dei conti a certa gente meglio dar corda sperando che ci si impicchi da sola…

      • In effetti Aureliano,
        Non e’ ancora uscito, e non capisco perche’,
        visto che tutte le celeberrime mezze tacche
        degli ultinmi venticinque anni, quanto meno
        un “Beruehmte Franzoesiche Opernarien”
        lo hanno inciso, Kau ancora no….
        Vuol dire che a Natale ci sara’ il disco
        con L’ “Agnus Dei” di Bizet, l’ “Ave Maria”
        di Schubert, l’ “O mio Signor” di Handel
        etc, etc, etc.? Frag deine Furcht!

  5. Che dire? La favola della freddezza di Kraus è storia più vecchia di quanto si pensi: gli veniva già rimproverata in confronto ai miagolii di Domingo o agli spasimi di Carreras. Oggi, poi, che i tenori piangono, sghignazzano, singhiozzano, si rotolano per terra, insomma tutto fanno tranne che cantare, va da sé che la suddetta favoletta sia rispolverata da chi non ha argomenti per difendere l’indifendibile. Alfredo Kraus è cantante misurato, stilizzato, mai eccessivo, sobrio ed elegante; freddo, come dimostrano le incisioni qui postate e tante altre sue, proprio mai. Freddo lo è per chi non sa cosa sia lo stile e considera i singulti sintomo di grande interpretazione. Qui si sente un tenore sempre a suo agio in tessiture micidiali, sempre nella musica e per la musica, sempre partecipe – il recitativo di “O muto asil” è esemplare in tal senso -, insomma uno che usa la sua intelligenza musicale e la sua perizia tecnica per rendere un servizio al compositore e non per mettersi in mostra. L’unico appunto che mi sento di fare è il mi bemolle nella cadenza, non perché non sia facile e squillante ma perché, per mio gusto, inserire la tonica del brano in cadenza non è proprio bello. Ma non è certo questa mia piccola riserva che inficia un canto come quello di Kraus; un canto che è figlio di una visione del teatro in musica e dell’essere professionisti del canto che oggi sembra essere tramontata. Con buona pace di chi non sa più cosa sia lo stile…

  6. Caro Mancini sono in parte d’accordo con te ma bisogna considerare una cosa . I dischi Carillon ( quanto ringraziai questa etichetta ) furono gli unici nei quali Kraus ( per chi non l’avesse gia’ ascoltato dal vivo ) poteva dimostrare la qualita’ del suo canto e la prodigiosa estensione. i due mi bemolle incisi ( l’altro fa parte della cadenza del Bianca al par di neve alpina ) forse vollero far capire questo.

    • Caro Farinelli, comprendo in pieno il tuo punto di vista. D’altra parte resto della mia opinione e concordo con Mancini. Tu citi, e molto opportunamente, la cadenza di “Bianca al par”: ecco, lì il mi bemolle ci sta alla perfezione perché è coerente con l’armonia; nel caso dell’aria di Arnoldo no. Ma ciò non toglie che come biglietto da visita vocale sia in ogni caso impressionante, seppur fuori luogo. In Ugonotti, ripeto, va benissimo.
      Naturlamente, sempre per mio gusto – anche se l’armonia ha pur le sue ragioni. Io sono un po’ allergica agli acuti interpolati con troppa disinvoltura; per dire, se fosse per me, il finale primo de “La Boèhme” lo farei sempre eseguire come è scritto, senza il do del tenore che è un obbrobrio anche quando è un suono bellissimo.
      Ciò detto, Alfredo Kraus resta uno dei grandi tenori del secondo dopoguerra, con o senza mi bemolle.

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