Consolatoria sacra: un Requiem toscaniniano.

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Oggi 22 settembre in Santa Croce a Firenze l’Orchestra Mozart e il Coro del Maggio Musicale avrebbero dovuto affrontare, diretti da Claudio Abbado, il Requiem verdiano. Il concerto, improvvisamente annunciato a fine agosto, nelle stesse ore in cui il direttore d’orchestra veniva nominato senatore a vita e l’Orchestra Mozart doveva per ragioni finanziarie cassare tutti gli appuntamenti bolognesi previsti sino alla fine dell’anno (unica superstite la serata fuori abbonamento Abbado-Pollini di inizio dicembre), è stato altrettanto improvvisamente annullato per le difficili condizioni di salute del maestro Abbado. Ci siamo impegnati, alcuni mesi fa, a fornire congrua consolatoria per tutti i forfait che si sarebbero prodotti nel corso della stagione e non intendiamo sottrarci alla promessa, benché in questo caso siano intervenute quello che sogliono definirsi cause di forza maggiore. Ecco quindi un Requiem in cui la grandezza della bacchetta trova piena corrispondenza in quella del quartetto vocale, che tanti direttori, anche grandi o reputati grandi in campo sinfonico, hanno ridotto, in questa pagina, a un ruolo poco più che decorativo. Errando, perché le parti solistiche del Requiem presentano difficoltà del tutto analoghe ai grandi ruoli del tardo Verdi e sono, al pari di quelli, essenziali alla buona riuscita dell’esecuzione. Lo sapevano bene, tra gli altri, Luigi Mancinelli, che al Metropolitan celebrò il trigesimo della morte dell’autore dirigendo in questa pagina Lillian Nordica, Ernestine Schumann-Heink, Thomas Salignac e Pol Plançon, e lo stesso Toscanini, che alla Scala convocò, nel quadro delle celebrazioni per il primo centenario verdiano, Cecilia Gagliardi, Luisa Garibaldi, Aristodemo Giorgini e Nazzareno de Angelis. Meglio evitare qualunque confronto con quanto servito da mamma Scala (in queste circostanze davvero poco mamma e assai più matrigna) un secolo più tardi.

6 pensieri su “Consolatoria sacra: un Requiem toscaniniano.

  1. Spiace per Abbado, la cui salute va vista innanzitutto, solo un piccolo ricordo di forfait, quello di una certa data in cui il nostro doveva dirigere un requiem propedeutico al suo giro europeo nelle capitali dell’est nella basilica allora sconsacrata di Santo Stefano.
    Se non ricordo male alla base di quel forfait c’erano i soliti motivi
    economici degli orchestrali, scusate ma devo proprio dirlo (molto, molto, volgari)

  2. Devo ammettere di non aver mai particolarmente amato Zinka Milanov, non so perchè, forse per una genericità di fraseggio che la rende sempre troppo uguale a se stessa, per certi suoni troppo fissi, a volte scivolati…, ma qui devo dire non è una delle possibili voci, é La Voce! ampia estesa opulenta, svettante. Che meraviglia…. e poi dicono che le dimensioni non sono importanti…..scusate ma quando ci vuole ci vuole!

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