Ascolti comparati: Allerseelen, Kaufmann vs McCormack

E’ novembre, il mese dei defunti, ed al giorno dei morti ci rimanda questo Lied* di Richard Strauss, nella cui esecuzione ascoltiamo un famoso e raffinato concertista quale John McCormack, a confronto con Jonas Kaufmann, da alcuni acclamato oggi come pregevole liederista. Due epoche distanti, ma due ancor più distanti civiltà vocali.

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A stento si può riconoscere la medesima melodia quando dopo la linea pulita, l’imposto semplice e luminoso di McCormack, si ascolta l’emissione sfocata, opaca, sporca del tenore tedesco. Il legato risulta infatti compromesso dalle marcate disomogeneità non solo tra le note ma tra ogni vocale, ad ogni sillaba cioè il suono cambia di posizione e di sonorità, manca una linea di canto coerente in quanto la voce non galleggia sul fiato, non riesce ad affrancarsi dalla carne ma resta in balìa delle contrazioni della gola. La pronuncia maniacale, tutta “avanti”, nitida e legatissima di McCormack è una perfetta cartina al tornasole per riconoscere come quello di Kaufmann sia solo un bofonchiare goffo e nebuoloso. Basti sentire come biascica le parole già dalla prima frase, “Stell auf den Tisch die duftenden Reseden”, “auf” non esiste, pessima la I di “Tisch”, vocale particolarmente problematica nell’organizzazione vocale di Kaufmann, pare sempre digrignarla con cattiveria, stretta di gola; la frase successiva “Die letzten roten Astern trag herbei”, una scala discendente dal fa acuto, è tutta slegata, la voce non appoggia, pare saltellare sulle note accennando, non c’è linea musicale,  sentire ancora nel prosieguo l’assenza di legato, bare borbottare, e la I di “Liebe” ancora ingolata, come pure quella successiva di “REden”; ancora l’attacco fisso poi rinforzato di gola sul mib di “Wie EInst im Mai” a 0’45’’ (sulla stessa frase McCormack realizza un magistrale legato scandendo perfettamente ogni singola consonante).  Sentire come la voce di McCormack resti raccolta in posizione “alta” anche nelle note più gravi, come nella frase “Gib mir die Hand, daß ich sie heimlich drücke” ad 1’04’’, che scende al re. Confrontare ancora il perfetto alleggerimento vocale di McCormack su “deiner süßen Blicke”, con il fa diesis emesso con un fil di voce ma senza scalini, senza brusche rotture nell’uso del falsetto, ed il dilettantesco tentativo di mezzavoce del tedesco, risolta in uno sbadiglio rauco che sfocia in un falsetto strozzato. La voce si libera un po’ nelle frasi successive che accedono alla zona acuta, aggredita con ferina violenza, ma dopo tutto questo biascichio ingolfato, pare un effetto senza causa. Interrompo l’analisi per non annoiare, il lettore potrà proseguire da solo nel confronto. Un confronto che mette a nudo crudelmente l’attuale stato dell’arte.

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*qui un link per seguire il testo con una traduzione in italiano:

http://www.recmusic.org/lieder/get_text.html?TextId=25673

12 pensieri su “Ascolti comparati: Allerseelen, Kaufmann vs McCormack

  1. Come ho detto altre volte, io del successo di Kaufmann rinuncio a tentare di capirci qualcosa. Non posso comprendere come alla gente possa piacere questo canto urlato, abbaiato, nei piani miagolante, ingolato e piattoloso. I deliri che suscita questa vociaccia ingolata, brutta, baritonale, acida, sgraziata e disomogenea, oltretutto ulteriormente guastata da una pronuncia che in italiano è semplicemente improbabile e in tedesco è viziata da pesanti inflessioni dialettali, superano le mie capacità di comprensione, comunque si giri la cosa. Io a questo punto mi arrendo, vorrei capire ma non ci arrivo!

  2. Pietà Signore, signore pietà. Codesto “coso” un liederista? come diceva Totò: e io pago! Lasciate ad Elvio Giudici e compari definirlo il migliore tenore di oggi, si vede che si accontentano di pochissimo, anzi di nulla. Neanche gratis lo andrei ad ascoltare. Pietà signore, signore pietà!

  3. Personalmente trovo che, a volte, questi confronti rischino di essere fuorvianti, soprattutto per chi si sta avvicinando oggi al mondo dell’opera. Nello specifico anch’io trovo Mc Cormack tutt’altro che sublime nel brano postato (fra l’altro, non so se è colpa dell’icisione, ma la voce risuona stranamente effemminata e chioccia) e Kau non così pessimo (tenta di alleggerire e di essere meno cavernoso del solito). Con ben altra evidenza emergono i suoi difetti se lo ascoltiamo, ad esempio, in qualunque pagina del Wether confrontandolo (senza cercare nell’olimpo tenorile) con un tenore forse poco dotato in natura , ma assolutamente delizioso, quale Valletti. In quel caso l’effetto orco-cavernicolo di Kau emerge con chiarezza lampante…

  4. McCormack tecnicamente è superire a tutti i cantati postati, la voce è perfettamente alta, a fuoco e di impressionante omogeneità (lasciamo perdere Kaufmann… non sembrano neanche appartenere alla stessa specie animale), la registrazione però è infame, schiaccia il timbro e la rende chioccia soprattutto nella prima ottava; l’interprete invece in questo caso non mi piace affatto, calligrafico e risolve il brano come fosse una canzonetta; questione di gusti ma per me questo brano si interpreta come lo interpreta quest’altra anziana signora: http://www.youtube.com/watch?v=ZD7TK_1Kr-c , sarà il giorno dei morti ma il sangue deve essere ancora caldo!

  5. Trovo McCormack in questa incisione assolutamente interessantissimo: voce tutta avanti, solidissima nell’emissione e cristallina della pronuncia. Come sempre…
    Certo, lo preferisco in altre arie: nel repertorio operistico e liederistico tedesco non lo sento mai molto a suo agio per quanto riguarda l’espressione. Ma tecnicamente parlando, beh, McCormack è davvero uno dei più illustri esponendi della Gran Scuola di Canto.

  6. Diciamo che di McCormack si trova molto di meglio. Ma in ogni caso l’emissione di alta scuola e’ evidente in tutte le esibizioni di questo gigante ( in tutti i sensi ), vicino al quale il bel ricciolone ingolato e’ un autentico pigmeo.

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