En attendant l’Africaine III. Elisabeth Rethberg

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Elisabeth Rethberg (1894-1976) nella propria ventennale carriera al Met più volte (precisamente dieci sere dal 1925 al 1934) vestì i panni dell’infelice protagonista dell’ultimo titolo di Meyerbeer accanto a partner prestigiosi (Gigli e Martinelli quale Vasco de Gama). Della sua esecuzione non vi è testimonianza, ma incise  in tedesco l’aria di Ines, che apre l’opera. Era il 1933 e la cantante era al massimo dei propri mezzi vocali e pronta ad una ultima fase di carriera dove avrebbe affrontato tutti i ruoli drammatici di Verdi o del grand-opèra.

Elisabeth Rethberg divenne un soprano drammatico per motivi di mercato e perché la voce era ampia, squillante  e sonora. Ma la cantante restava una cantante strumentale e portata a prediligere la perfetta esecuzione vocale come l’aria di Ines dimostra. Dall’esecuzione del soprano tedesco non emerge nessuna difficoltà nell’affrontare la scrittura vocale piuttosto acuta anche se l’aria (immagino per motivi di durata del 78 giri) è incisa mutila della ripetizione conclusiva che prevederebbe anche una cadenza piuttosto complessa, nulla a che vedere con le scritture vocali degli altri soprani assoluti delle opere del maestro berlinese. L’esecuzione di Lillibeth poggia in primo luogo su un controllo del fiato e della respirazione completo, che comporta la possibilità di rispettare i segni di espressione che di dinamica previsti dall’autore. Insomma un gioco per un soprano che cantava Selika, ma la dimostrazione che il controllo  del suono consente anche questi “divertissment”.

19 pensieri su “En attendant l’Africaine III. Elisabeth Rethberg

  1. Di solito la detesto,
    pur riconoscendone l’imposto
    magistrale e l’emissione senza
    sbavature, ma, se come in questo
    caso la si esenta da un fraseggio
    vibrante o scandito, che secondo me
    tanto nuoce al suo canto, allora non si
    puo’ far altro che riconoscere in lei
    uno strumento gestito con metodo straordinario.
    Non la amero’ mai e mi rimarra’
    sempre estranea, ma qui’ e’ proprio brava
    anche se non penso che la
    cadenza sia stata evitata per la durata
    del 78 giri…pero’, chissa’, chi puo’ dirlo?

  2. Sì, brava quì, si è scelta un’aria che non supera il Si naturale acuto. Perché non proviamo a confrontarla con l’Arangi Lombardi nei Cieli Azzurri dell’Aida incisi sia nel 1924 che nel 1927? In entrambe le versioni questa esimia vocalista, oltre a essere interprete glaciale, emette Do acuti brutti e stentati. E ancora la presentiamo sul piatto d’argento.

    • Ma Cortecci, scusa,
      E’ questa una serie di post dedicati
      all’ Africana. E qui’ la Rethberg mi piace.
      Mi piace e lo dico. Che m’importa dell’ Aida?
      Sono anni che non voglio piu’ ascoltare le
      romanze di Aida cantate da lei, che su di me
      hanno l’effetto di un concentrato di valeriana.
      Non si parla di Aida, si parla di Ines.
      Trovo quest’ Ines cantata benissimo.

      • Ho messo in ballo i cieli azzurri perché vocalmente è un’aria molto più impegnativa di questa, cercando di mettere in rilievo, oltre alla vocalità non eccelsa (vedi i Do acuti in entrambe le versioni), il distacco e la glacialità dell’interprete. E questo secondo aspetto si estende un po’ a tutte le incisioni, tipo anche il famosissimo duetto dell’Aida con Lauri Volpi, appassionato e romantico in tutti i sensi,con la Rethberg fredda come un pezzo di legno. La sua discografia non le fa per nulla onore. Due settimane fa ho acquistato i riversamenti dei dischi Brunswick della Rethberg effettuati da Marston. Nonostante l’eccezionale nitidezza del riversamento, ho abbandonato l’ascolto dopo pochi minuti. Raramente mi succede.

        • http://www.ilcorrieredellagrisi.eu/wp-content/uploads/2012/02/Finale-II-Bellezza.mp3
          Concertato finale II, Londra 1936: la Rethberg smorza i suoni, riesce a essere dolce e patetica senza perdere la dignità regale e la “canna” del soprano da Verdi. Per giunta il do è sicurissimo. Al suo fianco un Paolino, promosso generale delle schiere egizie.
          Un ascolto che prova come l’astio del tenore di Lanuvio nei confronti della collega teutonica fosse ampiamente giustificato.

          • Anziché postare il concertato del 2º atto dell’Aida, io posterei i cieli azzurri incisi dalla stessa sia nel ’24 che nel ’27. Vocalmente parlando occorre eseguire bene passi difficili, modulare il zona acuta. Il Do acuto è emesso male in entrambe le versioni. Canta l’aria senza partecipazione emotiva, senza interpretare. È un soprano ampiamente superato. Non m’importa che scenda nel grave meglio di qualcun’altra, un soprano della sua fama che esegue il punto più difficile dell’aria male è da scartare. La sua discografia non è minimamente all’altezza della sua fama di grandissima vocalista. Senza contare l’estraneità della vera interprete nel repertorio romantico.

  3. non credo che il 78 giri avesse durata superiore a quella utilizzata dalla Rethberg. E non credo che l’esecuzione della cadenza prevista (anche quelle che riporta il Ricci non sono nulla di particolarmente complesso) avrebbe comportato difficoltà ad una cantante che cantava donna Elvira e Kostanze (di lì a poco sarebbe arrivata anche donna Anna). Quanto al do dei cieli azzurri e con la premessa che la Rethberg è una delle mie cantanti preferite (altro che la Ponselle e questo so che è “dirla grossa”) non sarà la prodezza della Arangi Lombardi , ma la cantante di Dresda è infinitamente più salda e sicura della Arangi Lombardi nella prima ottava. E siccome si canta più con quella che con il singolo acuto il conto fra le due maggiori cantanti del periodo torna, a mio avviso pari.
    Aggiungo poi che Ines va presa per quella che è ovvero una parte scarsamente acrobatica e che per nulla richiama quella di Margarita di Navarra insuperato modello di chanteuse a roulades del grand-opéra. Per altro i soprani assoluti di agilità sulla regina di Navarra o su Elvira di Muette si concentrarono lasciando a soprani più robusti sia Ines che Berthe del Profeta (al Met nel 1918 la Muzio)

    • Certo, non sara’ stata la cadenza della
      romanza di Ines a metterla in difficolta’,
      basta pensare alla Czarda dal Pipistrello
      che ha inciso qualche anno dopo.
      Non l’ha incisa, e come ho gia’ detto nessuno
      puo’ sapere perche’. Ciao a tutti.

  4. La Retbergh più sicura della Arangi Lombardi nella prima ottava?? Non diciamole grosse per favore, e poi, come si può amare una cantante così fredda e distaccata? Lauri Volpi, che con lei ha cantato molte volte al Met negli anni venti,l’ha definita come la “voce più perfetta del mondo”, ma il suo lascito discografico è profondamente deludente, come del resto quello della Raisa. Per me , ascoltare questi due soprani, costituisce una punizione. E poi, di questo brano delL’Africana, preferisco il calore timbrico emanato da un vecchio disco della Burzio del 1905, con i limiti di gusto e stile dell’epoca verista, alla meccanicità della Rethberg. Non solo, ma un soprano che esegue male il Do dell’Aida in ben due versioni differenti, lo scarto immediatamente. Comunque, beati voi che amate così tanto la Rethberg.

    • La Arangi Lombardi non mi pare certo da meno quanto a freddezza e distacco. Sinceramente poi la prima ottava disturba parecchio anche me, e per questo è una cantante che non sento spesso il bisogno di tornare ad ascoltare.

    • Ciao Cortecci,
      Mi son dimenticato di domandarti dove
      e’ possibile trovare l’aria di Ines eseguita
      da Eugenia Burzio, mi piacerebbe tanto
      sentirla. Anche l’aria di Selika , registrata
      nel 1905, e’ molto bella, ma in Ines non
      l’ho mai sentita. Grazie e ciao.

      • No, ero convinto che la Burzio avesse inciso sia l’aria di Ines che l’aria di Selika, mi sbagliavo, c’è solamente figlio del sol, che è il primo disco inciso in assoluto dalla Burzio nel 1905.

  5. nel dire che sono le due maggiori cantanti del loro periodo in un certo repertorio non significa distruggere la arangi lombardi. Sento bene che da un certo momento 1937 gli acuti della rethberg risentivano del repertorio pesante,della carriera ventennale, ma resta una grande cantante. A differenza di mancini le sento entrambe con grande piacere. Gioconda della arangi lombardi non è solo ben cantata è altro pur con un grave non perfetto ( come non lo era quello della callas ). Quindi non capisco certi toni in una discussione che è alta perché alte le loro protagoniste. Quanto alla burzio incise si l’ aria di africana. Ma figlio del sol. Ed infine lauri volpi maltratta in eguali misura le due come pure la caniglia e la stignani. Ovvio le cantanti dal centro poderoso gli erano molto indigeste. Il che a scanso di equivoco non significa dire che lauri volpi non fosse un grande. Ma solo molto primo uomo

  6. Hai ragione, errata corrige: l’aria incisa dalla Burzio nel 1905 è figlio del sol, e non l’altra aria qui postata con la Rethberg. Ma il concetto che ho voluto esprimere prima, insomma, è sempre quello. Probabilmente abbiamo orecchie molto differenti, l’Arangi Lombardi che scende male non lo sento minimamente, e specialmente in Gioconda, o Cavalleria, se penso alle aperture di suono dei soprani veristi dell’epoca, è una benedizione di purezza . E pensare che aveva cantato i primi 5 anni di carriera da mezzosoprano. Lasciando perdere il Lauri Volpi critico, che va preso per quello che è, entrambe le incisioni dei Cieli Azzurri della Rethberg sono molto deludenti. Non è questione di pesantezza di carriera : anche nell’incisione acustica del ’24 il Do acuto è stiracchiato e duro. A questo punto ben venga la Ponselle, che dopo il 1925 s’era accorciata nell’ottava acuta,ma quale timbro, quale personalità, quale morbidezza e ricchezza nei centri… Poi, se a ogni costo si preferisce la Rethberg che scende nel grave stupendamente, va bene

    • Sì, in questa versione è eseguito piano il Do, ma sicuramente non arriva alla purezza, al virtuosismo, alla ricchezza di suono, al contrasto dinamico tra lo squillo del forte e il piano etereo dell’Arangi Lombardi, autentica voce-strumento. Senza contare la freddezza dell’interprete. Ho appena controllato, nell’altra incisione, sempre Brunswick, ma del ’27, il Do lo esegue forte a piena voce. Quindi, tutta la magia del Do nel piano llegato al resto della frase va a farsi benedire. Il giudizio che ho espresso prima sulla Rethberg vocalista sarà un tantino eccessivo forse,non canta male almeno nella versione del ’24, ma l’accento autenticamente romantico, manca. L’interprete è sostanzialmente inerte. E non poco. Magari spiegami che cosa ti piace di questa esecuzione che hai postato. La trovo fredda. Insomma, non trovo la magia dell’Arangi Lombardi.

      • Ohhh, bene.
        Non trovi la magia, nell’altra edizione
        il do e’ forte, l’accento non e’ autenticamente
        romantico, la Burzio ti piace molto, la
        Giannina tantissimo, etc etc etc.
        Ma, Cortecci, l’abbiamo capito, sai?
        Forse non hai capito tu che io non mi
        strappo le basette per la Lillibeth…
        E comunque, pur non piacendomi, e lo
        ripeto, non posso mica dire che e’ una che
        canta male, non lo posso dire perche’ direi
        una bugia, la Signora sapeva cantare
        molto bene, ma a me il suo modo
        di accentare, di pronunciare, di interpretare
        in Aida fa venire la depressione.
        Pero’, dai Cortecci, basta Aide.
        C’e’ Schlussnuss che ci aspetta….
        Buona notte caro.

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