En attendant L’Africaine.

metzgernewIl 23 novembre prossimo inaugurerà la stagione 2013-’14 del Gran teatro della Fenice di Venezia con Africana di Meyerbeer. Anzi Africaine perché si darà l’opera nella lingua originale. Sembra, per il momento essere questo l’unico appuntamento per celebrare il cento cinquantenario della morte del musicista più girovago dell’800. Berlinese di nascita, italiano nella prima fase di carriera ed infine parigino in quella più pregnante della propria produzione, infine sepolto nella natia città.
Non è un mistero che il genere grand-opèra attragga ed interessi il corriere della Grisi  non fosse altro, ma non è la sola ragione per il cimento vocale che ciascun titolo imponga agli interpreti. Anche Africana, che fu il travaglio dell’intera esistenza di Meyerbeer, attesi i tempi lunghissimi della composizione, che non consentirono all’autore di vederne  la rappresentazione e portarne a termine  l’orchestrazione, ad onta del fatto che dal 1838 pensasse e lavorasse a questo titolo, dove l’aspetto spettacolare (abbiamo persino l’assalto di una nave incagliatasi) raggiunge il vertice.
In preparazione ed in attesa, confessiamo assai poco speranzosa della pratica realizzazione del titolo sia scenica che vocale, a questo titolo che all’indomani della prima e per circa un cinquantennio conobbe una vastissima popolarità dedichiamo da oggi e per tutto il mese di novembre gli ascolti nella nostra rubrica video. Sono, ovviamente, ascolti a 78 giri, alcuni un poco ricercati (anche se non proponiamo quel che si crede sentire dei cilindri Mapleson) che testimoniano una trascorsa civiltà vocale e musicale e la popolarità del titolo e la diffusione fonografica delle sue più celebri pagine. Mi viene il dubbio che sia un’operazione di archeologia!

 

Meyerbeer – L’africaine

Atto II

Sur mes genoux – Ottilie Metzger (1908)

Atto V

D’ici je vois la merOttilie Metzger (1913)

12 pensieri su “En attendant L’Africaine.

  1. Che bellezza, un sacco di ascolti
    tratti da Africana . Opera che mi
    piace tantissimo, e che purtroppo
    ho visto una sola volta a teatro.
    Molto bene. Una domanda, pero’ :
    Perche’ solo 78 giri? Certamente
    e’ nelle registrazioni anteguerra che
    si ha modo d’ascoltare la maggior
    parte delle grandi testimonianze, ma,
    anche in tempi piu’ recenti, in alcuni
    live, abbiamo avuto buonissime prove.
    Ciao a tutti.

    • Desideravo una serie di post sull’Africaine, opera che non ho mai ascoltato (se non estratti) e che andrò a vedere a fine novembre. Lo avrei chiesto a breve, ma mi avete preceduto!

      Non solo 78giri spero! Io sto studiando su un live da San Francisco, 1972, Verrett Domingo. Ho appena finito di ascoltare il secondo atto e Shirley Verrett mi pare ottima nella sua aria carceraria! Direi che non ha nulla da invidiare a Ms. Metzger (anzi).

      Mi piacerebbe sapere se qualcuno di voi conosce Veronica Simeoni, se l’ha mai ascoltata. Sul resto del cast parleremo in futuro, per ora mi preoccupa la protagonista!
      Ciao!

      • Ciao Aureliano,
        La Simeoni e’ cantante gentile, sorridente,
        di bella presenza, antidiva, simpatica,
        limitata a livello tecnico e con poca voce.
        Selika invece e’ ruolo di pazzesca difficolta’
        vocale, vedi tu. L’altro grande problema
        sara’ ovviamente il Signore che s’appresta a
        cantare Nelusko. Sono d’accordo con te nel considerare buona la prova della Verret a
        San Francisco, (quella del 72 eh!, non quella degli anni ottanta!), ma non solo nell’aria del sonno, anzi molto meglio nel duettone e nel finale, come buone sono state Arroyo e Bumbry in altre occasioni, e sufficientemente buone Veasey, Stella e Bjoener in altre ancora. Ricorderei anche la nostra Margherita Rinaldi, Ines ben cantata e molto ben interpretata. E l’aria del sonno incisa da Leontyne Price, rca 1967, (e cantata live in concerto sia a Chicago che a Parigi che a Monaco) e’ esecuzione di grande caratura
        vocale oltre che di voce splendida.
        La Simeoni l’ho sentita poche volte, l’ultima
        delle quali a Pesaro l’estate passata….
        No Selika! Ciao.

  2. Non c’è bisogno di passare l’oceano. Colpisce che non si ricordi (o, peggio, non si conosca) la straordinaria Selika di Jessie Norman a Firenze nel maggio del ’71, esecuzione di cui esiste un live rintracciabilissimo.
    Marco Ninci

    • come sempre il tuo insopportabile tono da maestrina. non riesco a non dirlo
      non sarebbe più normale dire ad esempio” dobbiamo anche ricordare l’esecuzione fiorentina del 1971 con Muti e la Norman”. Stesso concetto, stessa memoria di un’edizione che aveva pregi e difetti (come tutte) e nessun voler fare la maestrina.
      E’ solo una questione di forma, la sostanza non cambia, ma…. e per primo lo dico a me stesso tutti i giorni. Quindi, caro prof, risparmiati di chiudere con un “poco di morale” non sei Prosdocimo, poeta.
      ciao dd

  3. Caro Ninci,
    Naturalmente, tra le edizioni che posseggo c’e’
    anche quella della recita fiorentina.
    Che posso farci se secondo me la Norman non
    e’ una grande Selika? Non ho accennato neppure
    alla recita, che vidi, a Barcellona con la Caballe’,
    ed il motivo e’ lo stesso, non ritengo Montserrat
    che pure tanto ho amato, una grande Selika.
    Ho citato le Selike che ho trovato migliori.
    A te piace la Selika della Norman? Bene. Ascoltatela.
    Ciao caro.

  4. premessa doverosa: non ho mai assistito dal vivo all’Africaine.
    Ascoltando la soprano Rethbergh sia in quest’opera che in altre fatiche si resta strabiliati dalla facilità con la quale “SOSTENEVA” il fiato, tal che vien da pensare che con tale controllo ella avrebbe potuto cantare qualsiasi ruolo di grande fatica. Poi se si ascoltano altre cantanti coeve o successive si avverte che la scuola del sostegno del fiato non era però sua unica prerogativa, allora domanda: perchè oggidì
    non esiste soprano che non dimostri che senza quel sostegno si hanno solo edizioni ” burrascose” ???

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