MANGIARE DI MAGRO VI: Rossini, Petite Messe Solennelle, Crucifixus

Siamo giunti al Venerdì Santo e concludiamo pertanto la rassegna quaresimale “Mangiare di magro” con il Crucifixus che Rossini affida al soprano solo nel Credo della sua Petite Messe Solennelle (prime interpreti furono le due sorelle Marchisio). Brano di difficoltà tecnica non certo trascendentale, di tessitura comoda (non supera il sol acuto), richiede com’è ovvio che la voce sia in ordine al centro, e magari sicura in zona grave, sulla quale insistono alcune frasi. Siccome l’intento è quello di mortificarsi in un giorno penitenziale, le esecuzioni scelte non appagano l’orecchio per il loro splendore ma invitano alla riflessione.

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Alessandro Moreschi come noto è l’ultimo caso noto nella storia di cantore evirato e le sue incisioni quindi sono di grande interesse perché possono darci un’idea di come suonassero le voci dei suoi leggendari antecedenti. L’emissione è chiara, fanciullesca, piuttosto aperta, con pronuncia scolpita e vocali nette (sentire le A purissime, sicuramente sgradevoli per molti oggi). Il cantante, al di là della voce, presenta alcune lacune. Il legato appare piuttosto compromesso, e frequente è il ricorso a portamenti (come quello discendente a 0’30’’, “etiam pro no-bis”, per eseguire il salto d’ottava che porta al do grave). Per propiziarsi l’emissione in zona acuta e pre acuta distorce la pronuncia delle vocali schiacciandole verso la E (“sub Pontio Pilato” a 0’40’’, oppure il fa bemolle di “Passus” a 0’52’’). Ma l’aspetto interessante è la sicurezza in prima ottava, dove la discesa ai gravi avviene con naturalezza, mantenendo il colore chiaro e brillante e la pronuncia nitida, senza quei gonfiamenti, oscuramenti ed effettacci viriolidi che oggi al contrario qualcuno vorrebbe spacciare come caratteristica saliente della vocalità androgina dei castrati. Si intuisce infine una considerevole ampiezza e volume, pur nel carattere bianco e asessuato della voce.

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Come confronto abbiamo scelto una invero non molto felice esecuzione dal vivo di Desirée Rancatore, che presenta problemi di emissione piuttosto importanti. Sentiamo subito dall’attacco come la voce venga spinta, oscurata e gonfiata producendo un evidente vibrato artificioso (o per meglio dire un “ballamento” dell’emissione). Le discese in zona grave evidenziano un notevole ingolamento, e voglio invitare a confrontare l’emissione della vocale A, che se in Moreschi era netta, alta, chiara, pulita, qui è sostituita da un suono generico facilmente confondibile con la O. Alcuni esempi: suono malamente ingolato sulla vocale A a 0’28’’ (“etiam pro nobis”), le successive A di “sub Pontio PilAto” maldestramente oscurate in quella che vorrebbe essere una copertura del suono ma finisce per essere solo una ingolfatura dello stesso, la discesa al grave su “et sepultus est” (0’55’) è tutta stretta di gola, e sentire quanto è bassa di posizione la successiva A di “passus” (1’04’’), e si può proseguire così a segnalare ingolamenti praticamente su ogni nota.

30 pensieri su “MANGIARE DI MAGRO VI: Rossini, Petite Messe Solennelle, Crucifixus

  1. Non per far polemica, ma che senso ha confrontare un castrato in disarmo spinto, in una parte scritta espressamente per soprano donna con un’esecuzione che già si dichiara essere scelta tra le più infelici? Cioè che si vuol dimostrare?

    • Forse che questo ultimo reperto archeologico, che come giustamente Mancini scrive “cantore”, voce grassa (come lo definì il suo allievo D. Mancini) che mai cantò in teatro e mai fu addestrato al repertorio dei suoi nobili – quanto sventurati – predecessori, fa le scarpe alla cara Rancatore!

    • La parte è scritta per soprano, punto. Il confronto serve a dimostrare che anche dall’ultimo dei castrati oggi abbiamo molto da imparare visto lo stato miserevole in cui versa l’arte del canto.

    • Anche io però ho pensato alla stessa obiezione di Duprez. E aggiungo che non mi sembra che Moreschi faccia molto le scarpe a nessuno. Anzi. Sono d’accordo solo nel fatto che nessuna delle due appaghino l’orecchio.. Li riascolterò con più calma. Certamente c’è molta più intenzione nel canto del castrato che in quello della Rancatore. Ma più di questo ci sento poco…

        • E quindi? Ora bisogna far confronti sugli atti di fede? Io giudico quel che ascolto, e Moreschi fa semplicemente schifo. La parte è scritta per soprano donna e punto…è un confronto sballato. Con questo sistema si può dire tutto di tutti. La prossima volta mi divertirò “dimostrando” che Melchior è un cantante di merda, proponendo il suo “Esultate” eseguito a 70 anni senza prendere MAI fiato…e un ubriaco che lo canticchia al bar. Cioè che senso ha un confronto così?

          • non capisco,quanti sopranisti ( quelli si che lasciano perplessi) cantano arie per soprano,penso che Mancini ha fatto un confronto-e lo ha argomentato invitando alla riflessione-con una voce storica,è lo è a tutti gli effetti ,dopo di lui non c’è ne sono stati più.( lasciando perdere quelli viventi perche non hanno sviluppati ormoni,anche perche gli evirati cantori avevano anni di duro studio alle spalle )

          • E’ un pezzo sacro, scritto per nessun cantante in particolare (“dodici cantori dei tre sessi, uomo donna e castrato”, annota Rossini sulla partitura), e’ irrilevante che il soprano sia donna o castrato, sono succedanei.

  2. ho avuto una registrazione di arie e brani cantati ormai a fine carriera di Alessandro Moreschi,evirato cantore,certo sarebbe stato diverso,magari ascoltarlo nel pieno delle sue capacità,ma si intuisce la differenza tra certi sopranisti attuali,o quello che voleva spacciare la Bartoli nel suo cd sacrificium.

  3. L’esecuzione di Moreschi pare essere priva di alcun senso musicale; dico pare perché può essere che la registrazione appiattisca tutto (ma sinceramente non credo: credo che sia stata realmente così). Molto più musicale quella della Roncatore, anche se non è ancora sufficiente; ma più che altro è inutile visto che la voce fa schifo.

  4. Quello che mi interessa è presentare, a chi non lo conoscesse (ed io stesso l’ho scoperto l’altro giorno; al che oggi cala a pennello questo articolo con Moreschi), un castrato VIVENTE, Radu Marian: egli non ha certamente subito l’evirazione, ma non ha sviluppato a causa di problemi alle ghiandole (o qualcosa del genere): la sua voce è pertanto quella di un castrato.
    http://m.youtube.com/watch?v=2flkNmxk9MQ

    • Salve Antonino, Marian è un castrato endocrinologico, come anche Maniaci; può essere interessante il colore della voce, ma per quanto posso dire, Marian non ha una voce formata professionalmente ( ti faccio un esempio http://www.youtube.com/watch?v=TOoy17PPHRI, le vocali sono tutte aperte, in particolare la a che è anche schiacciata, ed il brano non ha la benché minima espressività). Sono solo dei fenomeni da baraccone, purtroppo – se avessero studiato, avremmo davvero sentito qualcosa simile ai castrati!

      PS. il link rimanda alla “Gelida manina” di Lauri Volpi 😉

      • Salve Sardus!
        Che vuol dire che Marian non ha una voce formata professionalmente?.. Per me canta bene, e se canta bene vuol dire che ha studiato. È aperto, si; qual è il problema che lo sia? Ma non è schiacciato, tranne a volte quando sale; ma il suo è un difetto all’interno di una impostazione buona. È la voce di un castrato a tutti gli effetti; certo è leggera, da confondersi quasi con quella di un bimbo. Ed è anche musicale.

        Quanto a Maniaci non lo conoscevo. Canta male: il registro grave è sordo e sfalsettante, dal medio in su e tutto indietro; in generale sembra più un falsettista che un soprano castrato.

        Non condivido la tua definizione di fenomeni da baraccone; se anche pensi che cantino male, perché definirli come tali?

  5. Punto di interesse davvero non irrilevante è quello di ascoltare la voce di un vero castrato. Purtroppo è una delle incisioni più assurde e grottesche ascoltabili: siamo a livelli caricaturali, tra la Foster Jenkins e Stanlio. Povero Moreschi! (Sarà stato così anche Farinelli?)

      • Caro pasquale le incisioni di Moreschi mi sembrano comunque pessime malgrado la presenza della voce di un papa. Del resto è assai difficile – se non impossibile – giudicare una voce incisa con tecniche tanto rudimentali . C’è infatti da tenere in considerazione quanto persino Wikipedia dice: “(…) queste prime incisioni furono realizzate con modalità che potevano distorcere anche molto il suono originale a causa dell’irregolarità della velocità di registrazione, che generava errori in corso di riproduzione” . Insomma: quanto si sente non è certo un bel sentire. Non saprei poi nella realtà.

  6. Marian per quanto spoggiato e aperto non è sgradevole e il suo sembra un vero timbro di castrato, (per quanto se nè possa sapere facendo un confronto con quello di Moreschi), nutro qualche dubbio invece su quello di Maniaci che invece, checché ne dica, sembra più un falsettista con tutte le fissità i bassi sfocati e i calamenti classici dei falsettisti. Vero che a fare dei castrati i cantori leggendari che furono non bastava la castrazione ma anni di studio e esercizio.
    In ogni modo, chissà che prima o poi non ne esca uno vero e bene impostato,….. a quanto pare sta diventando una moda….https://www.youtube.com/watch?v=dBHm-kJib4E 😉

  7. l’affermazione ” e’ la voce del castrato a tutti gli effetti ” mi lascia alquanto perplesso. Impossibile stabilire una cosa simile. Se il riferimento è Moreschi siamo lontani per un’infinità di motivi. Primo: Moreschi fu un cantante meno che mediocre ( non tutti i castrati erano Farinelli o Senesino o Caffarelli) . Secondo : ai tempi delle registrazioni era piuttosto avanti con gli anni e terzo il suono dei dischi è di pessima qualita’. Riguardo a Marian concordo in linea di massima su quanto scritto da Sardus : timbro interessante e a tratti gradevole , tecnicamente non completo come praticamente tutti i sopranisti attuali. ( la differenza con i castrati sta proprio qui . Quest’ultimi erano sotto quest’aspetto preparatissimi ).

      • Non è proprio così. I falsettisti usano il registro di falsetto- testa, lo stesso che usano i castrati o i soprani di sesso femminile. La differenza sta nel fatto che per un falsettista artificiale sarà impossibile unire naturalmente questo registro con il registro di petto, ossia emettere una voce unica e omogenea, ricca ed espressivamente completa, dai gravi agli acuti. Infatti il punto debole di tutti i falsettisti artificiali sono i gravi che risultano sempre assai deboli, oppure per sopperire a ciò orrendamente ingolati, finti e costruiti. Questo perché sostanzialmente cantare da falsettista significa stuprare la propria vera natura vocale. E’ un canto finto, privo di qualsiasi dignità artistica. Addestrati opportunamente coloro che fanno i falsettisti (per ragioni che riguardano più attitudini psicologiche, che valide intenzioni artistiche) sarebbero dei normali tenori o baritoni o bassi. Ognuno di loro avrebbe la propria voce maschile da coltivare… Sostanzialmente sono caricature.

    • la differenza tra gli evirati cantori e i sopranisti,stò che i primo sanno unire bene i due registri di petto e di testa,invece nei sopranisti non lo è ,riguardo a Moreschi,forse era un mediocre rispetto alla media,ma non credo,troppo bassa la qualita della registrazione,e anche lui ormai era alla frutta,ma si intuisce la sua musicalità,e la sua preparazione .

      http://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Moreschi

      Alessandro Moreschi fu chiamato “L’angelo di Roma”, alludendo con questo appellativo sia alla sua voce soave che al suo verosimile status di purezza sessuale.

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