Anita Cerquetti (1931-2014)

CerquettiAd un mese di distanza dalla scomparsa di Madga Olivero ci troviamo a dover celebrare l’arte e ricordare Anita Cerquetti, un’altra delle artiste che il Corriere della Grisi ha sempre amato ed offerto come ascolto esemplare di canto ed interpretazione. Se la carriera dell’Olivero è passata alla storia per la sua lunghezza, quella della Cerquetti per la sua brevità. Eppure la parabola artistica della cantante umbro-marchigiana è stata intensissima ed il ricordo negli ammiratori imperituro a distanza di oltre mezzo secolo dal ritiro dalle scene. Abbiamo già raccontato come Renata Tebaldi, allorquando le fecero presente della brevità di quella carriera, rispose “quanto basta”. Un’altra collega, notoriamente schietta e spiana nell’esprimere opinioni sulle colleghe -Leyla Gencer- disse “ fortuna che si è ritirata la Cerquetti, altrimenti avrei canto Butterfly tutta la vita!”. Credo che miglior omaggio non si potesse rendere da collega a collega. E credo che nessuno meglio della Cerquetti in una intervista abbia spiegato l’essenza del canto lirico.

Immagine anteprima YouTube
La carriera fu fulminante e brevissima perché questa opulenta ragazzona a vent’anni era già in carriera e cantava titoli onerosi e per la parte vocale e soprattutto per quella interpretativa. Perché quello che, talvolta, si scorda ammirati dello strumento, davvero eccezionale della Cerquetti è la sua qualità di interprete matura e rifinita ad una età in cui ci diploma o si cominciano a muovere i primi passi.  Basta sentire nel recitativo di Amelia del Ballo, il ruolo ritenuto dalla cantante un proprio must, dove la frasetta “e sia” detta pianissimo connota rassegnazione e dolore del personaggio. Insomma con una frase la Cerquetti crea il personaggio. Quando la Cerquetti intona il recitativo accompagnato di Norma all’inizio del secondo atto offre una lezione di dizione, di canto di perfetta esecuzione di un passo che ai tempi della composizione di Norma  era indicato come “sublime tragico”. Certo la aiuta e non poco la voce, che era di autentico soprano drammatico, pur chiara di colore (come era ad esempio quella della Russ) dolce, calda femminile, sempre morbida, capace di flettersi e di eseguire più che correttamente i passi di agilità. Si deve eccepire che gli acuti estremi ( in una cantante che in un’intervista raccontò di avere eseguito l’aria del primo atto di Violetta con tanto di mi bem) spesso suonavano fissi e spinti, limite della cantante e per lo stress fisico e psicologico impressionante (ebbe a dire “debuttavo un ruolo o una produzione e cominciavo a studiare un’altra opera”) e per il compiacimento dello straordinario strumento impegnato in titoli che richiedevano una zona centrale sontuosa.
Con questi tanti pregi, che ripeto non sono solo della vocalista, ma anche dell’interprete, e qualche difetto la cantante ha lasciato in Verdi dal primo con una  Abigaille, un’Elvira dell’Ernani, che esegue, complice la bacchetta di Mitropoulos, una cavatina da antologia e lo stesso vale per la duchessa Elena dei Vespri  sino al tardo dove Elisabetta di Valois, donna Leonora di Vargas e soprattutto Amelia pietre miliari della Storia dell’esecuzione e del canto. Ma secondo la tradizione del soprano drammatico a Verdi si aggiungevano titoli precedenti, che non sono solo la Norma (non dimentichiamo che quando la signora Cerquetti debuttò il capolavoro belliniano la Norma era il titolo paradigmatico della Callas), ma Oberon, Abencerragi di Cherubini e poi i titoli del tardo ottocento dove si trova un altro capolavoro della Cerquetti: Gioconda, ripetuta spesso, mentre Wally e Loreley furono esperienze occasionali. Ci sarebbe stata Tosca, secondo le condizioni imposte da Bing per il debutto al Met, ma la cantante, che eseguiva in concerti il Vissi d’arte ritenne e con ragione di non essere presentabile scenicamente come Tosca e quindi non cantò mai al Met. Ci sarebbe arrivata per certo come sarebbe arrivata a Giulia di Vestale, Anna Bolena, Lucrezia Borgia, ma, in fondo possiamo condividere la testi di Renata Tebaldi: “ Quanto basta!”.

 

Gli ascolti

Anita Cerquetti

Bellini – Norma

Atto I

Norma viene…Sediziose voci…Casta Diva…Ah! Bello a me ritorna (dir. Gabriele Santini – 1958)

Atto II

Dormono entrambi (dir. Gabriele Santini – 1958)

Rossini – Guglielmo Tell

Atto II

S’allontanano alfin…Selva opaca (dir. Mario Rossi – 1956)

Verdi – Nabucco

Atto II

Ben io t’inventi…Anch’io dischiuso un giorno…Salgo già del trono aurato (dir. Fulvio Vernizzi – 1960)

Verdi – Ernani

Atto I

Surta è la notte…Ernani, Ernani involami (dir. Dimitri Mitropoulos – 1957)

Verdi – I Vespri siciliani

Atto I

In alto mare (dir. Mario Rossi – 1955)

Atto IV

Arrigo! Ah! Parli a un core (dir. Mario Rossi – 1955)

Verdi – La forza del destino

Atto II

La Vergine degli angeli (dir. Nino Sanzogno – 1957)

Atto IV

Pace, pace mio Dio (dir. Nino Sanzogno – 1957)

Verdi – Don Carlo

Atto IV

Tu che le vanità (dir. Antonino Votto – 1956)

Verdi – Aida

Atto I

Ritorna vincitor (dir. Gabriele Santini – 1954)

Atto III

Qui Radames verrà…O cieli azzurri (dir. Gabriele Santini – 1954)

Weber – Oberon

Atto II

Ozean, du Ungeheuer (dir. Vittorio Gui – 1957)

Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube Immagine anteprima YouTube

14 pensieri su “Anita Cerquetti (1931-2014)

  1. Brutta notizia. Giustissimo sottolineare le doti di interprete. Per me, è nel Parnaso, con una manciata di soprani. Un’artista completa, perfetta. Vocalità, musicalità, sentimento: non le manca niente. Simpatica e con uno sguardo stupendo. Il monumento se l’è costruito da sola, per chi ha orecchi e cuore.

  2. O re dei cieli…. ah che ascolto divino con quei crescendo terribili ma significativi di ciò che si canta. Ogni opera cantata dalla Cerquetti, sembra una scoperta nuova per chi la ascolta, magari come per il sottoscritto, che pure la aveva già udita. Ma Lei ogni volta ci sembra nuova, e illustrante nuove emozioni; e sì perchè se l’opera non genera emozioni nuove, allora è cosa morta. E’ giusto discutere su ogni vocalità, ma poi stringi, stringi, se non genera emozioni, o palpitazioni
    non vale perdere tempo.Da anni io in teatro mi sento ormai fuori casa, e ciò che suonano o cantano mi sembra stiano nella sfera del: su sbrighiamoci a casa c’è da fare, o facciamo presto, che il tempo è prezioso.
    Ricordo con emozione la mia prima serata di Anna Bolena con la Caballè, che voleva, ma non voleva cantare. C’era tremendo il confronto con la Callas e la Scala continuando a citare la Callas non
    si preoccupò di chi l’avrebbe sostituita, proponendo una sconosciuta
    in modo che il teatro si ribellò e a ragione. Poi si tentò di martedì, giovedì e alla domenica la Caballè uscì e cantò una sua Bolena, ma la cantò con gli occhi fissi al loggione, e vinse. Vinse perchè , cantò bene, e poi dipinse una Bolena con dei sentimenti che il pubblico
    apprezzò. Un cantante DEVE proiettare la sua visione dell’opera
    e non scimmiottare al meglio caio tizio o sempronio. Se la musica o il canto sono solo dei modi di passare la sera, allora è meglio darsi
    al dopolavoro. La Cerquetti affrontando personaggi diversi, da a ciascuno di essi un aspetto, colore, umanità diverse dalla routine
    che hanno fatto breccia negli ascoltatori.
    Mi spiace ripetermi ma oggi non ci sono in giro cantanti o direttori che meritino le code fatte davanti a teatri come feci io dal 1972 al 2002.

  3. Oggi a “La barcaccia” su Radio tre, per ricordare la grande Anita hanno trasmesso il duetto finale Norma – Pollione con Corella dalla famosa Norma romana in cui la cerquetti dovette sostituire a spron battuto la Callas e di cui anche il Corriere grisino ha proposto per ricordo dei brani. La Cerquetti – lo notava giustamente anche il conduttore – pur essendo un’ammiratrice della Callas, non la scimmiottava affatto, ma offriva una propria personale interpretazione di Norma. Ciò induce a 2 riflessioni, che credo molti avranno già fatto e che molti condivideranno:
    1) chi potrebbe fare oggi altrettanto?
    2) Tempi felici gli anni ’50 in cui se mancava la Callas poteva sostituirla la Cerquetti….. oggi, invece…. sic!… anzi , per dirla con Paperino (ovviamente – essendo questo un sito di melomani – nelle vesti di “Paperin Sighfritto” dall’epico fumetto “Paperon Alberico e l’oro di Reno”, retaggio di tempi in cui Topolino proponeva le parodie a fumetti delle grandi opere liriche, con la sicurezza che i suoi lettori le avrebbero capite e che si sarebbero divertiti, ricordo un “Paperino Barbiere di Siviglia” con il testo dei fumetti che citava letteralmente il libretto di Sterbini): “Sigh! Sigh! ed ancora Sigh!!!”

Lascia un commento