Edita Gruberova, una Lucia magiara.

gruberovaL’Opera di Stato Ungherese celebra il primo centenario della nascita di Ferenc Fricsay con un piccolo festival dedicato al grande direttore: in questa cornice è stata proposta un’esecuzione in forma di concerto della Lucia donizettiana, titolo inciso da Fricsay (che per formazione, carriera e gusto può essere a buon diritto ritenuto una delle ultime grandi bacchette della Monarchia Bicipite) con Maria Stader. Protagonista della serata, che si è aperta con la proposizione di un video di Fricsay alle prese con l’ouverture della Scala di seta, Edita Gruberova, che prossima ai sessantotto anni di età, a quasi quarant’anni dal debutto nel ruolo (Graz 1975) e ad un lustro abbondante dalle più recenti esibizioni viennesi, si è prodotta ancora una volta nei panni della malmaritata giovinetta scozzese. Lo stupore, magari venato di non ingiustificata ironia, cede il passo all’incredulità quando si consideri che la serata risultava, nel carnet della Gruberova, letteralmente “incastrata” fra due serie di rappresentazioni di Roberto Devereux (Vienna e Berlino), titolo che per tessitura, vocalità, peso ed esigenze di accento è, come minimo, agli antipodi di Lucia. Ascoltata nella grande sala del Teatro Erkel (oggi capace di poco più di 1800 posti, ma che all’epoca del suo massimo splendore arrivava a contenere oltre 3000 spettatori), così come nelle registrazioni che i sempre encomiabili “pirati” hanno prontamente diffuso in rete, la voce della Gruberova suona, a dispetto degli anni e della prolungata frequentazione di un repertorio letteralmente massacrante, piena e sonora nel registro centrale (molto meno nella prima ottava), di penetrazione persino superiore nei primi acuti, mentre quelli oltre il do sono come al solito, oltre che fissi, tendenzialmente stonati. Ci sono i portamenti (abusati) di sempre, accanto ai consueti fiati lunghissimi e alitati alla perfezione (assolutamente esemplare, sotto questo profilo, “Soffriva nel pianto”) si presentano cesure che aiutano, verosimilmente, la cantante a mantenere, per quanto possibile, il controllo dell’intonazione. Manca, ancora una volta, la capacità di eseguire l’agilità c.d. di forza (vedi l’incipit, pesantemente tagliato, del duetto con Enrico) e soprattutto latita, e non si tratta certo di una novità (come Youtube impietosamente documenta), una visione del personaggio che vada oltre il manierismo e l’isteria bamboleggiante, visione cui non si rifacevano certo i grandi soprani di coloratura di aerea mitteleuropea, eredi della tradizione ottocentesca (ne proponiamo in appendice due esempi salienti e, ad ogni livello, istruttivi). Tutto ciò premesso, l’esibizione della Gruberova ricorda, in primo luogo a colleghi, insegnanti ed agenti di canto, e quindi al pubblico, che esiste una sola, autentica ricetta capace di garantire una carriera di lungo corso e ricca di autentiche soddisfazioni, e che questa ricetta non consiste nel disporre di corde vocali di titanio o di un timbro di singolare bellezza (quali le peculiarità di uno strumento in ogni senso ordinario come quello del soprano di Bratislava, che gli anni e le scelte di repertorio hanno solo reso un poco più secco?), bensì nell’applicare con sistematicità e costanza i principi della respirazione professionale e del sostegno. Nessuno contesta che il gusto (o per meglio dire, l’assenza di gusto) della signora sia il vero e invalicabile limite di questa lettura (un limite peraltro già evidente nella scelta stessa del titolo, che per tutto il XIX secolo fu in prevalenza allestito per valorizzare la presenza di un grande tenore), ma sarebbe ingiusto e miope tacciare questo autentico exploit come semplice follia di una primadonna sul viale del tramonto. E sul concetto stesso di “viale del tramonto” si potrebbero, alla luce di recenti Lucie (udite  in teatri di gran nome) che avrebbero l’età per essere figlie o nipoti della Gruberova, elaborare lunghe, e inevitabilmente passatiste, riflessioni. In una serata concepita quale veicolo e pretesto per l’esibizione di una primadonna, il cast non poteva essere assemblato che secondo il principio caro a Paul de Valabregue, marito ed agente di Angelica Catalani: “Mia moglie e quattro burattini”. Il meglio è costituito dalla direzione di Andriy Yurkevych, mai ispirata e tendenzialmente bandistica nelle code, ma sicura e in ogni senso soccorrevole, non solo nei confronti della protagonista. Caratteristiche, queste ultime, che ben poco si erano percepite nella Norma viennese di alcuni mesi fa. Nel cast maschile brilla (si fa per dire) il solo Dario Schmunck, che prima di dispensare suoni adenoidei e di claudicante intonazione nella scena finale regge discretamente i recitativi e nei cantabili si sforza (riuscendovi solo di rado) di risultare dolce e al tempo stesso timbrato. Gli altri interpreti inducono ad apprezzare la scelta di sforbiciare i da capo, le code degli ensemble, sopprimere l’aria del basso e la scena della torre.

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41 pensieri su “Edita Gruberova, una Lucia magiara.

  1. Alle reiterate bordate verso chi come il sottoscritto ha potuto udire ben tre lucie di lammermoor nell’arco di pochi giorni alla scala dei tempi d’oro 1978: Luciana Serra, seguita da Editha Gruberova, poi Lucia Aliberti, vorrei chiedere se non creo problemi mi fossero indicati almeno altrettanti soprani in grado di eseguire decentemente l’opera donizettiana. Prosit

  2. Ascoltato il nuovissimo reperto giovedì pomeriggio nel più incredulo stupore. Voce intatta, stile immutato cioè il suo, tecnica fenomenale, unico neo i due sovracuti in chiusa che si ostina a fare e sono stanati ma fa nulla! Io la AMO e credo che sia l’ultima grande diva dell’opera. Spero non annulli il recital alla Scala il prossimo anno perché potrebbe essere l’unica occasione per sentirla dal vivo. Magari più avanti vi chiederò informazioni sui biglietti e si posti perché alla Scala non ci sono mai stato :-)

    • Non rinunciare a sentirla dal vivo (se non l’hai mai sentita prima) perché davvero potrebbe essere una grandissima occasione sprecata (soprattutto se non hai modo di uscire dall’Italia solo per il teatro)!! I biglietti dovrebbero essere in vendita online da fine maggio, collegandoti al sito del Teatro Alla Scala..

  3. Nel ’78 la Serra non era così affermata da cantare alla Scala. Fece Lucia alla Scala nel 1983. Mi pare che la Gruberova non cantò Lucia alla Scala né nel 78 né nell’83. Nell’83 fu grande Lucia non a Milano ma a Firenze ( dove si alternava con la Anderson ). In quell’occasione la stella della Gruberova rifulse splendidamente: in quella recita riuscì addirittura a mettere in ombra Kraus. Le ovazioni che ricevette in quella occasione furono tra le più intense e prolungate cui mi sia mai capitato di assistere.

    • Tutto giusto. Basta consultare l’ archivio della Scala. Dopo la produzione di De Lullo del 1967, due volte ripresa, la Lucia venne rappresentata alla Scala solo nel marzo 1983 con la regia di Pizzi, Maag come direttore, la Serra e Pavarotti. Alla prima Pavarotti fu pesantemente fischiato, come tutti sanno. La Gruberova cantò la parte nella ripresa del luglio 1984 accanto a Peter Dvorsky. Nel primo cast c’ erano la Serra e Kraus. Confermo anche il trionfo della Gruby a Firenze nel febbraio 1983, sempre accanto a Kraus, in quanto ero presente anch’ io a quelle recite. Aggiungo che nel 1978 la Serra non aveva ancora cantato la parte in Italia, cosa che avvenne solo nell’ ottobre del 1979 a Padova.

  4. Le tre coppie che nel luglio del 1984 si alternarono in Lucia alla Scala furono: Serra/Kraus, Gruberova/Dvorsky, Aliberti/Cupido. Nel marzo del 1983 i titolari erano Serra e Pavarotti (pesantemente censurato dal pubblico alla scena finale) e alle ultime repliche Nelly Miricioiu e Dvorsky.

  5. scusate, con tutto il rispetto e la stima che per questo sito, che è sta roba??????
    sul serio volete indicare quel “quando rapito in estasi”(non sono riuscito a sentire altro) pieno di miagolii, di portamenti, su portamenti, su portamenti, di centri asmatici, ( come è sempre stato e note gravi mai esistiti nella sua voce) come ricetta per arrivare alla sua età in buone condizioni?
    dai non posso crederci, dai….
    questa signora è un esempio, per me, di volgarità e presunzione e di non sapersi limitare …. dopo avermi fatto piangere (non di commozione) con Norma mi aspetto che mi delizi con un po’ di Wagner ora.
    oltretutto questi difetti li aveva prima quasi tanto quanto adesso.
    mah

    • I difetti (miagolii e portamenti per arrivare ai sovracuti, prima ottava smunta – dopo venticinque anni di Roberto Devereux!) sono quelli di sempre, la saldezza del centro (vogliamo confrontarlo con quello di una Damrau o di una Shagimuratova o al limite di una Pratt, che al centro non “sfoga” certo come nella gamma acuta e sovracuta?) pure. Francamente tutte le cantanti sopra citate potrebbero essere felici di arrivare a settant’anni, dopo, ripeto, quasi tre decenni passati a cantare opere massacranti, nelle condizioni in cui, tra un miagolio e l’altro, ci è arrivata l’Edita da Bratislava. Poi che la signora sia stupida e presuntuosa, nessuno lo mette in dubbio. Se cantasse parti “centralizzanti” (magati proprio Elsa di Lohengrin) i difetti si avvertirebbero molto meno. Anche se dubito che tenori come Vogt o Kaufmann gradirebbero una partner con la voce in quelle, per certi versi miracolose, condizioni.

    • Sono assolutamente d’accordo.
      Mi spiace ma mi fa quasi rimpiangere una Ciofi (scherzo 😀 ).
      Però veramente è insentibile. Con tutto il rispetto per la carriera e quello che è stato.
      Secondo me, il suo comportamento (il fatto che non si ritiri e continui ad ammorbare i teatri con queste cose) è vergognoso alla pari di tutte le porcherie che ci ammaniscono oggi i teatri. Non è più giustificabile.

        • Eh sì, potrebbe essere. A Zurigo ho avuto l’occasione di sentirla dal vivo (e mi ha comunque fatto piacere, al di là della prestazione nel Devereux, decorosa e senza le cadute di gusto del finale della Borgia, tanto per fare un esempio “agghiacciante” – Era desso il figliuo mio), tuttavia ho notato vari posti vuoti in teatro e un pubblico che ha sì applaudito, anche abbastanza a lungo, ma senza rendersi conto di trovarsi di fronte ad una “leggenda” del canto del nostro tempo… A quel punto ho pensato: vorrà dire che almeno la pagano bene!

        • Non c’entra niente.
          Io non voglio sorbirmi Domingo (mai sopportato fra l’altro, pensa adesso) e non voglio sorbirmi lei.
          Ovvio che non comprerò mai più un biglietto per ascoltarla in queste condizioni (mi è stato sufficiente l’ultimo concerto alla Scala).

  6. Complessivamente mi trovo d’accordo con Tamburini. I critici di Frau Gruberova sono soprattutto quelli che non l’hanno ascoltata dal vivo… Che i difetti (sempre avuti) si siano accentuati con l’età è evidente… per non parlare dei sovracuti calanti… Il grande successo della Gruberova è però strameritato non solo in relazione al suo passato, ma anche perchè attualmente sono davvero poche le cantanti in grando di proiettare la voce come lei, nella giusta posizione, in grado di eseguire delle messe di voce e cantare in piano VERO… E questo è il canto! Malgrado i difetti Frau Gruberova è ogni volta un manuale di canto, che ricorda agli appassionati quello che ormai è sparito nel dimenticatoio del mainstream…
    Poi… sinceramente… 1) se dobbiamo subirci improbabili lady Macbeth non vedo cosa ci sia di strano ad ascoltare una quasi 70enne in Lucia 2) Le attuali star i sovracuti li calano in piena gioventù (si veda video seguente dedicato a tutti i sordi e smemorati https://www.youtube.com/watch?v=ef0P2649Q6E)

  7. Sono d’accordissimo con la Kirsten :
    La proiezione e’ l’ a-b-c del canto.
    Se poi pero’ hai l’a-b-c, ma da anni
    non fai altro che la colonna sonora
    di Sussurri e Grida, l’ a-b-c non basta piu’.
    Questa, anche se meglio degli
    improbabilissimi e sbandieratissimi Devereux,
    e’ una Lucia stonata, cantata solo nella parte
    medio-alta della tessitura e interpretativamente
    banale a-b-c si, o a-b-c no.
    E non c’e’ da stupirsi se qualche povero tapino
    al mondo non gradisce le stonature e le urla della Signora
    o di altre, non le gradisce e basta, siano esse
    emesse da una attempata ex ottima vocalista
    che possiede l’a-b-c, o da una matura, vocalmente
    incolta ex bellona.
    Ogni par di mesi il nostro Antonio ci informa sullo
    stato di Edita, bene, oggigiorno lo stato di Edita
    provoca ammirazione in alcuni per l’aver preservato
    l’arte della proiezione ,
    riusnisce coorti di ammiratori da tutta Europa,
    e provoca fastidio e noia in altri non molto disposti
    a tollerarne alcune brutture odierne.
    Infine non e’ esatto scrivere che i detrattori
    dell’attuale Edita siano sopratutto
    persone che non l’han vista in teatro.
    L’han vista e l’han sentita in molti.
    Molti di loro, me compreso, che l’han seguita
    ed ammirata per alcuni decenni, preferiscono
    non sentirla (e neppure vederla!) piu’.
    Altri attendono il suo concerto come il Messia.
    Va bene cosi’. E’ il mondo dell’Opera.

    • Ma è chiaro come ormai la signora sia un rudere. Per quanto affascinante, sempre un rudere resta. Il “problema” non è in chi non ama ascoltare oggi quello che ha ascoltato e apprezzato ieri. Credo, invece, che la maggior parte dei detrattori sia costituita da quelli che non hanno mai ascoltato la signora in teatro e che difendono a spada tratta le star di oggi. Sono molti quelli che non hanno voglia di ricordare quell’a-b-c… o forse proprio non hanno idea di cosa significhi visto che ormai è praticamente impossibile ascoltare una voce ben proiettata dal vivo.

      • Ma perchè continui a insistere sul fatto che “molti non l’abbiano ascoltata in teatro”?
        Io l’ho sentita innumerevoli volte in teatro, per esempio, e così tanti altri. La registrazione coglie, comunque, perfettamente le condizioni attuali di quest’Artista. Così è in registrazione e così è in teatro.
        L’abc lo conosciamo benissimo noi (o la maggior parte) di quelli che frequentano queste pagine.
        E poi non sono un detrattore. Sono uno che parla della Gruberova di oggi in rapporto alla cronaca di uno spettacolo di oggi.
        E non è un bel sentire.
        Punto.

  8. Secondo me il vero problema della Gruberova è prima di tutto il fatto che quando canta l’opera non è più a servizio dell’opera, ma è l’opera a essere al suo totale servizio. Questo accade spesso con le celebrità, a dire il vero, ma con lei ormai si toccano punte di parossismo altissime. Trovandomi a Monaco lo scorso luglio ho assistito alla Lucrezia Borgia, quella con l’allucinante parrucca nella scena finale, per intenderci. Lei l’ha cantata esattamente come si può constatare su youtube, perché per lei va bene cantata così e io personalmente non mi aspettavo altro; il problema è, ripeto, l’opera continuamente stravolta per le sue esigenze, le parti degli altri protagonisti continuamente tagliate per farla risaltare ancora di più, i tempi, a volte di una lentezza esasperante, completamente a sua disposizione, con un direttore assolutamente inutile se non nell’accomodarle la partitura (che lei sembrava accomodarsi da sola, per la verità). Ecco, questo mi ha dato più fastidio delle urla, dei sussurri, delle note basse svuotate, che pure si sono sentiti, perché appunto ero consapevole di essere andata a sentire, in mezzo a tutto questo, quello che ancora di “glorioso” si può ascoltare da lei. Non voglio fare classifiche, ma raccontare solo la mia esperienza: un mese prima avevo ascoltato la Devia in un concerto di brani di Donizetti, Bellini e Verdi. E devo dire che è stata una lezione di canto spettacolare considerata l’età. Non si è sentita nessuna stonatura, nessun vistoso suono calante, nessuna imprecisione invalidante, e soprattutto nessun urlo, ma ancora tanta qualità, pur con tutti i limiti che le sono propri e che attengono a un soprano non da Bolena e da Norma (anche se le ha programmate per il 2015, mah!). Ripeto, non mi interessano classifiche, ma da quello che ho sentito io era molto più istruttiva la Devia. O forse la questione è ancora un’altra: queste signore della musica devono, a una certa età, cantare, e anche cantare tanto se ce la fanno, ma recital con programmi oculati che le esaltino, dove possono davvero dare il meglio al pubblico e a loro stesse. Sulle opere integrali, che sono sempre un pozzo di insidie, sarebbe il caso di segnare il passo.

  9. devo dire che è un dibattito molto grisesco questo. Schierati : ammiratori della signora disposti a soprassedere ai difetti, che ci sono sempre stati, giovanissimi che non possono che ammirarla perché è una delle poche cantanti che pratichi il canto professionale, ammiratori della signora delusi dal rudere che si ostina.
    Non sono mai stato un ammiratore della Gruberova negli anni suoi d’oro perché erano anche gli anni d’oro di altre cantanti d’agilità che preferivo alla Gruberova. Le ragioni erano nel gusto e nei “rimedi” applicati dalla signora per sostenere le parti (i portamenti e le messe di voce non sono espressive come non erano espressivi i singhiozzi di Gigli o i portamenti di de Lucia) e nel fatto che vera ed autentica cantante all’italiana non lo fu mai pur praticando il repertorio italiano ogni giorno di più sino a farlo in esclusiva.
    Oggi però sono intervenuti dei fatti: lo scadimento tecnico di tutti, le impunite e spaziali palle che vengono raccontate da chi non sa cantare o da chi sostiene chi non sappia cantare per cui la Gruberova va guardata in altro modo, ovvero come un residuo baluardo del canto professionale e corretto. Non è arte, non è espressione è solo un solido baluardo professionale, un’onestà di fondo ed un rispetto verso il pubblico che gli altri hanno perso per la strada, ammesso che mai l’abbiano posseduto

    • Bene, io invece dei baluardi me ne son sempre
      strafregato. Non contesto di certo l’affetto di
      tanto pubblico verso la Signora, e tantomeno
      la conoscenza dell’abecedario che ha sempre
      mostrato di possedere, ma i versi gli strilli e
      gli sbadigli non li ho mai sopportati neppure in
      altri baluardi importanti tanto quanto lei, e di lei
      piu’ importanti. Cosi’ come pochissimo sono
      interessato ai tempi dei direttori compiacenti
      o alle regie cretine. Ha 68 anni? Non e’ colpa
      mia. Stona? E’ incapacita’ sua. Altro che rispetto
      per il pubblico, dovrei forse sentirmi
      rispettato da quattro calature colossali?
      Se migliaia di persone la adorano, avranno
      i loro motivi per farlo, non entro in merito.
      Il capitolo Gruberova io l’ho chiuso dopo una
      gia’ antica Chamounix scaligera, e bene ho fatto.
      Dei cantanti ho sempre preso il periodo migliore,
      anche se ho poi sentito larve vocali fraseggiare meravigliosamente intonatissime frasi, e in quel caso si, che mi son sentito rispettato come pubblico, e ho continuato a seguirli e ad applaudirli. Non e’ il caso
      della Signora. Non si preoccupi il nostro Ninia:
      il concero lo fara’ , e’ stonata la signora, mica scema. Perche’ dovrebbe rinunciare all’immenso
      affetto che il pubblico, comunque e sempre le
      tributa? E magari debuttasse il Lohengrin, Vogt e
      Kaufmann ne sarebbero entusiasti, potrebbero
      infatti permettersi di cantare anche peggio di come
      solitamente cantano. Con la Edita in scena,
      qualsiasi scena, e con qualsiasi regia, il trionfo e’ garantito.

  10. Mi permetto di intervenire ancora, anche se forse sono di parte dato l’apprezzamento enorme che nutro per la Gruberova.

    Io credo che sia più che lecito non apprezzarla ora come ora: i difetti sono tanti e, spesso, sono risultato di vezzi più che di mende tecniche. Ammirare quello che è stato è necessario e dovuto, apprezzare il presente richiede un atto di amore probabilmente. Palese è la tecnica assolutamente straordinaria della cantante e l’eccezionalità della sua parabola artistica e dello stato attuale della sua voce ancora sana e giovane; questo le è riconosciuto da quasi tutti e non potrebbe essere diversamente. Che piaccia a tutti oggi è chiedere, altrettanto obiettivamente, l’impossibile.

    Io trovo che troppo spesso la Gruberova sia sminuita e sia criticata eccessivamente per il suo gusto e i suoi vezzi. Ogni cantante ne ha di propri. Lei, come tutti i grandi artisti porta avanti una propria concezione dei personaggi che può piacere più o meno, ma che non può essere ritenuta semplicemente sbagliata. Con il tempo sto cercando di procurarmi molte sue registrazioni, specie degli anni giovanili, e ritengo che abbia lasciato un segno importante, talvolta indelebile, in molte opere (repertorio italiano compreso), che abbia, insomma, creato uno standard che la pone ai vertici dell’interpretazione di molti ruoli.

    Procedo disordinatamente e senza pretesa di completezza: la sua Zerbinetta è inarrivabile (poche si avvicinano e, secondo me, nessuno la supera), la sua Adele è un portento, come Giunia e Sifare è ineguagliata, Konstanze è eccellente, le arie da concerto di Mozart anche. Nella Lucia realizza una via di mezzo tra la Sutherland e la Sills, la sua Amina è una creazione riuscitissima (personalmente la mia preferita nel ruolo), così come Beatrice (seconda solo alla Sutherland) e Giulietta. La sua Elvira è ispirata, poetica e ammetto che mi fa sempre commuovere perché si sente con quale passione vive il personaggio; certo ha il suo gusto e il suo modo e questo è un valore aggiunto perché la rende riconoscibile tra tutte. Le prime Maria Stuarda, Anna Bolena e Elisabetta, anche se non sarebbero ruoli che le calzano bene, meritano un attento ascolto e ci sono molti momenti da antologia. Linda, Gilda e Manon sono di altissimo livello e persino la sua Violetta (io conosco Vienna 1980) ha un suo perché anche se non è il suo ruolo. Nel repertorio comico Donna Silenziosa e Norina sono deliziose e si rimane stupiti dello spirito e della facilità con cui affronta le parti, la Rosina del Barbiere stupisce altrettanto favorevolmente, specialmente dato il numero enorme di canarine rivali.

    Proprio questa settimana ho ascoltato la Lucia della Anderson (Ottawa 1982 con Blake) e quella della Gruberova (1975 con Bergonzi) e la seconda mi è piaciuta molto di più perché più a suo agio, più precisa, più spettacolare, più sentita nell’interpretazione (posto che della Gruberova preferisco le Lucie di qualche anno dopo). Segnalo, a titolo di cronaca, che nella scena della follia prende i sopracuti senza portamento, tratto quello che poi è divenuto la sua firma.

    Insomma, credo non abbia nulla da invidiare alle rivali sue contemporanee (si intendevano Anderson, Serra, Cuberli e Devia? ce ne sono altre?): in alcune opere è migliore, in altre magari no, ma porta sempre avanti una idea precisa dei personaggio, non è mai monotona o generica o distaccata, non si ha mai la sensazione che si trovi sul palcoscenico per caso o che non sappia quello che sta cantando. Io penso che solo la Serra avesse una personalità altrettanto spiccata come quella della Gruberova, ma che si adattasse meglio alle opere buffe o di mezzo carattere; le altre grandi cantanti sopra nominate sono deficitarie in questo senso.

    Mi scuso se questo intervento lungo e disordinato può sembrare una difesa d’ufficio o il delirio di un fan invasato, però se amo così tanto l’opera è anche grazie alla Gruberova, cantante che ammiro moltissimo pur sentendone i difetti (specie dalla metà degli anni ’90), e che reputo una grandissima sulla scia della Sutherland e della Sills, anzi l’ultima grande diva odierna. Siamo tutti melomani, ognuno ha i propri beniamini, quindi credo possiate capirmi e avere pietà per il mio apprezzare il gusto degenere per la Edita 😉

    Ora torno agli Ugonotti del ’69 (orribilmente tagliati) con la Sills :)

    Grazie ddd87 per l’incoraggiamento! Farò certamente tutto il possibile per

    • Beh, ovviamente non posso che darti ragione. Purtroppo devi tener presente che a molte persone dà proprio fastidio il successo che continua a riscuotere questa cantate di 68 anni a fine carriera. Nessuno però rispetta la voglia di continuare a mettersi in gioco e il coraggio di una professionista (che ormai non deve dimostrare più niente a nessuno considerata quella che è la sua storia) così come quasi nessuno, qui, rispetta chi è stufo di andare a teatro a sentirsi cantanti, ben più giovani di lei, che comunque stonano, urlano, annoiano e rendono pesante l’ascolto di qualsiasi opera si vada a sentire.
      Nessuno qui è scemo o sordo, i difetti li sentiamo anche io e te… ma se noi, come tante altre migliaia di persone in tutto il mondo, preferiamo andarci a sentire (pagando!!) la cantante a fine carriera con il 50% di voce in meno e il 50% di difetti vocali in più rispetto a 30 anni fa (quando non eravamo ancora nati) ci saranno pure dei validi motivi. Ovviamente, lo sforzo mentale per capire e rispettare quali siano questi motivi, nessuno lo vuol fare.
      La critica e la mancanza di rispetto sono sempre le vie più facili. Dispiace dirlo, ma è così.

      Io ho deciso di tenere a mano il fiato e la tastiera del computer.. quindi da mesi non rispondo più a commenti negativi, né qui, né altrove.
      Mi sembrava giusto solo solidarizzare con il tuo sfogo che è pienamente comprensibile :)

  11. Caro Donzelli io sono terra a terra, però della Gruberova più che la lucia Scaligera (ricordo che si esibì anche a Verona al teatro filarmonico ma nel Ratto dal Serraglio) mi deliziai alla scala in tre recite dell’Arianna a Nasso sotto la direzione di Sawallisch; e credo che pochi ricorderanno il trionfo ottenuto dopo la famosa aria del 2° atto.Non vorrei però divagare ma chredo sia necessario un pò di riguardo al ricordo di questo direttore ( uno dei pochi che si ribellò alle cavolate dei registi)

  12. Essendo un amante della Gruberova ed avendola ascoltata dal vivo solo in tarda età nel concerto alla Scala del maggio 2012, aggiungo la mia personale opinione su quanto detto da Ninia92.
    Concordo con lui sul fatto che la Gruberova abbia dei ruoli in cui è stata una cantante storica, come Zerbinetta, Kostanze, Adele (in scena, meno ai concerti in cui si lascia andare a certe uscite grottesche), nelle arie da concerto di Mozart (in cui a mio avviso per agilità, estensione ed intonazione le fa concorrenza solo Margaret Price), e poi, forse se n’è dimenticato, la Regina della Notte, suo grande cavallo di battaglia.
    Nel repertorio italiano ho sempre avuto riserve perché per me Lucia, Amina ed Elvira sono la Callas e la Sutherland.
    Dissento sulla “triologia” della regine, Stuarda, Bolena ed Elisabetta, che secondo me non le calzano vocalmente, non le calzano espressivamente e per me sono solamente una dimostrazione della sua tecnica inscalfibile ma limitata per questo repertorio (come puoi fraseggiare senza un registro medio-grave saldo?) ed in ultimi tempi una testarda fissazione da vecchia signora che ormai cala come dannata persino negli acuti finali, filologicamente improponibili.
    Sul repertorio comico, quale Rosina mi è sempre piaciuta sia come erede dei soprani leggeri di inizio secolo sia perché Rosina rappresenta la leggerezza e l’allegria della Gruberova.

  13. E, con tutto il mio rispetto e la mia ammirazione per Gruberova, non dimentichiamo della Regina ‘nottambula’ della Deutekom insieme al suo percorso vocale e le prestazioni del soprano leggero americano Roberta Peters, quale Rosina, Gilda, Zerbinetta, ecc., ecc…

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