Una lettera di don Carlos de Vargas

04_faustE’ un periodo che in molti scrivono al corriere della Grisi. E noi pubblichiamo le lettere con vero piacere. Sono sempre un invito al dibattito ed al confronto  e dimostrano come nonostante gli incensi di radio osanna, ogni giorno più simili al gas nervino, invadano e pervadano il mondo virtuale le persone continuino, con dispiacere degli addetti ai lavori che di plauditores amano circondarsi, a sentirci ed a discernere la qualità. Questa volta è stato il turno di don Carlo de Vargas che è approdato a Torino per una kermesse (mi pare il termine adatto, trattandosi di un numero del Faust) del capolavoro di Gounod.

Noi l’avevano ascoltato per radio  e ne avevamo ricavato parecchi dubbi e  perplessità, soprattutto, come don Carlo, riguardo tenore che falsettava e stonava gli acuti (insomma non li imbroccava per usare un termine gergale) e baritono dalla voce di posizione bassa ed ingolata. Il resto dall’ascolto radiofonico galleggiava anche se fra Irina Lungu ed i trilli c’è un rapporto diciamo conflittuale, peccato veniale perché lo stesso conflitto accusavano una Freni, una Scotto ed una Tebaldi, ma erano le voci della Freni, della Scotto e della Tebaldi, cui molto si deve e doveva perdonare.

FAUST

Opera in cinque atti
Libretto di Jules Barbier e Michel Carré
dall’omonimo poema di Johann Wolfgang von Goethe
Musica di Charles Gounod

Personaggi Interpreti

Il dottor Faust Charles Castronovo
Méphistophélès Ildar Abdrazakov
Valentin Vasilij Ladjuk
Marguerite Irina Lungu
Siebel Ketevan Kemoklidze
Marthe Samantha Korbey
Wagner Paolo Maria Orecchia

Direttore d’orchestra Gianandrea Noseda
Regia, scene, costumi, coreografia e luci Stefano Poda
Maestro del coro Claudio Fenoglio

Orchestra e Coro del Teatro Regio

Nuovo allestimento

in coproduzione con Israeli Opera (Tel Aviv)
e con Opéra de Lausanne

 

recita del 7 giugno 2015

 

Opera eseguita non integralmente. Per quanto ho potuto capire sono stati tagliati:

atto IV sc. 1: coro di ragazze e n. 20 scena margherita – Siebel; all’aria di Margherita (n. 19) succede senza soluzione di continuità il n. 22 con il coro dei soldati (atto IV sc. 3), mentre la scena della chiesa (atto IV sc. 2 n. 21) segue la morte di Valentino, come si è visto fare in diverse occasioni.

Nel n. 22 Coro dei soldati, tagliato il primo recitativo fra Valentino e Siebel, fra i 2 interventi del coro, da “Eh, parbleu c’est Siebel” a “Au récit de nos combats”. Come nella vecchia edizione di New York del 1949 “Nos mères et nos soeurs ne nous attendront plus!” è seguito subito da “Oui, c’est plaisir dans les familles” e “Gloire immortelle”.

Taglio nella scena del duello Faust – Valentino, manca la parte di Mefistofele “Serrez-vous contre moi” (forse perché il duello avveniva – mi pareva – con pistolette e non con spade?).

Atto V sc. 1: dato che qui ci sono diverse varianti, non è stato eseguito il canto bacchico, ma solo alcuni brani del balletto (presentato tutt’altro che integralemente), ma non so dire quale o quali dei 7 numeri del balletto stesso si sia presentato.

La cosa migliore dell’edizione sono state le prestazioni di orchestra e coro e la direzione di Noseda, molto mossa, giustamente marziale nel coro dei soldati, lirica nei momenti lirici, scatenata nel valzer.

Orchestra in gran forma, precisione, suono pieno e potente, senza mai coprire i cantanti (e non avevamo mica in scena la Nillson, o la Dimitrova o Protti!) . Bene pure il coro diretto dal M° Fenoglio.

08_faustCantanti nel complesso non esaltanti.

Il migliore il basso Abdrazakov. Non sarà Journet o Siepi, Ghiaurov o Ramey ma fa tutto sommato la sua figura; ha una certa potenza ed un colore di voce non certo brutto. Evita sguaitaggini ed esagerazioni.

Baritono a livello ben più basso: la voce ci sarebbe, ma non usata come si deve; l’inizio di “Avant de quitter” è proprio brutto e preso male; se deve cantare forte canta, ma quando deve cantare piano ci sono seri problemi e la voce manca di morbidezza; un po’ meglio nel IV atto, ma la morte era cantata in modo uniforme ed i piani ce li sognavamo. Senza andare a scomodare Endreze, direi che al confronto Tezier è proprio tutt’altra cosa come baritono da opera francese.

Tenore a metà strada fra i due: la voce ci sarebbe e ci sarebbe una certa potenza, ma l’emissione non è perfetta ed anche per lui ci sono dei problemi nel cantare piano; nell’atto I i due “Dieu” non erano riusciti; nell’atto II il finale di “O belle enfante je t’aime” sbrodolava nel falsetto. Era meglio Sabbatini nella precedente edizione. In ogni caso, con quanto si sente cantare in giro oggi, nella parte era meglio di tanti altri anche di gran nome (Kaufmann, tanto per dirne uno)

Soprano bravina, carinuccia, con una bella vocina, più che accettabile, ma niente di eccezionale; un po’meglio di tenore e baritono, cantava senza strafare, cercava di dare un senso a quanto cantava ed evitava di strillare, decisamente più che accettabile; ovvio che la Freni, la Scotto e la Steber erano, però, ben altra cosa….

Senza infamia e senza lode gli altri.

Messa in scena incentrata su un grosso anello centrale che si alzava ed abbassava, pareti spoglie scabre, un poco già viste nella “Thais” dello stesso regista Poda sempre al Regio. Nel 1° atto manca la coppa da cui Faust beve; nel 2° le spade; ci si deve immaginare tante cose; tutto molto sul simbolico; alcuni bei momenti con qualche bel gioco di luci; movimenti dell’anellone e palcoscenico girevole al centro alla fine diventavano prevedibili e ci si annoiava un poco; costumi non memorabili, anzi!… tutti eguali, o smunti o colorati, ma noiosi. La kermesse dell’atto II sembrava una festa di tifosi milanisti, dato che il coro vestiva in rosso e nero. Solo nel IV atto si vede una tizia nuda vicino a Mefisto (nel finale della scena della chiesa!)…. Strano, data la quantità di figuranti “nature” che il regista aveva messo in altri allestimenti; in complesso orgia del V atto priva di sensualità con ballerini tutti grigi come demonietti lividi che si muovevano in modo strani. Nel complesso niente di trascendentale; robe già viste e un po’ di noia. Entrate e uscite talvolta in anticipo o ritardo su come uno si aspetterebbe. Onore però al regista che, anche se era una replica, è venuto fuori a prendersi il giudizio del pubblico, invece di fare come certi suoi colleghi che se ne vanno via. In ogni caso ha ricevuto degli applausi ed anche delle grida di bravo.

Io vorrei tanto vedermi un Faust con costumi belli colorati e scene dipinte tipo quelle di Alessandro Benois per la Scala anni ’50, con una vera regia che faccia muovere solisti e coro e faccia soprattutto recitare i cantanti come si deve (Mc Vicar nella Carriera di un libertino della scorsa stagione lo ha fatto e bene). Qui tutto abbastanza statico e simbolico.

Il più applaudito è stato Noseda. Applausi abbastanza anche per basso, soprano e tenore. Durante l’opera si sentivano dei “Bravo” dal lato sinistro della sala; forse qualche amico dei cantanti?

Nel complesso: buona orchestra e buon coro, buona direzione, mediocre il resto, con qualche punta in basso.

7 pensieri su “Una lettera di don Carlos de Vargas

  1. Ho letto dei tagli effettuati, e la mia impressione è che si cerchi di evitare il più possibile parti scabrose per le voci. Questo sarà il principio di altre operazioni, che porteranno via via i teatri alle operazioni umanitarie.
    quando si confrontano esecuzioni storiche con le attuali, non si potra’
    che concordare con i tagli, ascoltate queste due esecuzioni e poi accetterete ogni tipo di taglio:
    Brano: in fernem Land…… https://www.youtube.com/watch?v=C9wwA5ldjM8
    https://www.youtube.com/watch?v=FioGST4B4Jg

  2. Non ritengo che i tagli effettuati a Torino avessero lo scopo di favorire le voci, dato che le parti dell’opera “perigliose” per i cantanti c’erano tutte. Si trattava di normali tagli, in parte di tradizione (la scena fra Margherita e Siebel), in parte di tradizione ed opportunità, come il balletto, dato che la scena del sabba talvolta viene omessa del tutto; ad esempio era omessa nella bella edizione ginevrina di 20 anni fa diretta da Nelson con Ramey e Sabbatini (cfr. https://www.youtube.com/watch?v=9QSaH-B9TGU) e mi pare fosse omesso anche in quella viennese diretta da Binder 30 anni fa con Raimondi ed Araiza.
    Certo, però, che confrontare il “giovane” Kau con il vecchio Melchior (che pur non mi pare al suo massimo, essendo, in questa esecuzione, un po’ avaro in piani e giocando piuttosto sulla potenza più che sulle sfumature alla Pertile, ma con quella voce poteva fare quelloc he voleva!) è oltremodo impietoso per il Kau kau kau….. Quando mai il Kau ha avuto una voce che fosse anche solo 1/10 di quella di Melchior o una tecnica anche solo di qualità pari ad 1/20 di quella di Melchior?
    Ma senza scomodare Melchior, per “pesare” il Kau basta Domingo: https://www.youtube.com/watch?v=syLhrx1Ogbo

  3. Ho ascoltato vari momenti ma non l’intera opera alla radio…circa 3/4 della serata.
    Per quello che vale un’opinione parziale e radiofonica, mi è parso che Noseda, alla testa di un ‘orchestra che suona sempre benissimo e di un bravo coro, stenti su queste opere. Gli manca l’elemento romantico, il colore del neomedioevo francese come pure il senso un po’ olegrafico di questa opera francese. l’esecuzione analitica, gli strumenti tutti messi forzatamente in evidenza a scapito della melodia, del respiro delle frasi e del colore non mi pare si adattino molto al Faust e lo rendono anche prolisso. L’operazione arbitraria compiuta col regista si commenta da sola, ma la trovo il minor male rispetto alla mancanza di “focus” interpretativo di questo musicista e del suo capolavoro. Come se Noseda alle prese con certi aspetti dell’opera romantica o della tradizione ( penso all’Aida scaligera ) stentasse, risultando un pesce fuor d’acqua.
    Il cast. Adbrazakov mi è parso il migliore come emissione e timbro, anche se dalla voce poco satanica, di volume modesto e senza punta, gli acuti indietro. In particolare mi ha colpito l’assenza di fraseggio, un continuare a fare bo bo bo booooo piatto e monotono. Canta compostamente, non esagera mai ma pare sempre distante dalla scena e da ciò che sta facendo. Il migliore in campo comunque, perchè non disturba mai l’orecchio, non fa versi, procede sicuro con bel timbro anche se un grande Mefistofele è altra cosa.
    Castronovo ha una voce che alla radio suonava modesta anche timbricamente, gli acuti delle vere pernacchie ridicole. Ha tentato di cantare con qualche intenzione alla gran operà, mirabile l’uso maldestro del falsetto..maldestro come ne ho sentiti pochi…insomma un Faust modestissimo, talora anche fastidioso.
    La Lungu ormai non è più una fanciulla di Accademia e quello che dal debuttante si tollera, da un cantante con questa carriera fatta di Real, Liceu, Covent Garden, Met non si può più tollerare. La voce alla radio suonava ancor peggio di come suoni dal vivo, senescente, grigia, la posizione di canto è bassissima, ancor più bassa di qualche anno fa se possibile, tanti suoni fischiati e fissi. Il finale erano urla perchè la parte è talora troppo pensante, ma anche nei momenti adatti al peso specifico della sua voce, come al valzer, mancavano la leggerezza, la duttilità che vengono dal saper usare il fiato. Ha della musicalità e mi è parsa meno stonata che al Faust scaligero, ma troppo poco per il livello di carriera che sta praticando. Finchè canta con tenori come Castronovo fa bella figura ma..
    Del Siebel di K Kermoklidze dico solo che miè parsa indecorosa, e con lei la Marta di S. Korbey. una catastrofe il Valentine di W. Ladijuk…non si poteva trovarne un altro???

  4. Ah, immaginavo che Don Carlo fosse presente a una recita ed ero proprio curioso di sapere cosa ne pensasse. Io sono uscito tre ore fa dall’ultima recita, diciamo pure piuttosto costernato. Il successo e’ stato piu’ caldo ancora del solito, con una riapertura straordinaria del sipario per gli insisti applausi. Perche’ ? Non me lo spiego. In fondo, rimpiango il pomeriggio e i miei 90 euro. Anche oggi il regista si e’ presentato al pubblico. Come dicevo, applausi calorosi per tutti.
    Anch’io ho notato i tagli.
    Allestimento: non saprei da dove cominciare, ma sono talmente sconcertato che non comincio affatto, dico solo una cosa: quel cilindro mi da’ solo un sacco di fastidio: e’ brutto, semplicemente brutto, sono sconcertato perche’ ho la netta sensazione di essere io a non capire: commenti colti nel foyer: “e’ un genio”, “meraviglioso”, “uno degli spettacoli piu’ belli degli ultimi anni”, “che bello”. Ma io vorrei solo andare a teatro e vedere qualcosa di sensato, senza dovermi lambiccare il cervello a trovare riferimenti, allusioni, spiegazioni. Va bene anche un allestimento di 60 anni fa, basta che sia sensato e non tradisca il significato dell’opera. Mah.
    La parte musicale: il momento migliore mi e’ sembrato il cro femminile all’inizio del 5 atto ma troppo chiasso e concitazione, poi, nel finale dei ballabili.
    Il cast: tutto sommato i protagonisti a me sono sembrati piu’ o meno sullo stesso livello, anche da Abradzakov speravo ben di meglio, perche’ tratti di pesantezza e sguaiataggine ci sono anche in lui, insomma, riflettevo proprio oggi durante vari momenti della sue esecuzione: cantare coperto e morbido e’ proprio un’altra cosa, limiti e riserve anche sugli altri tre, ovviamente.
    La Lungu, a tratti e’ anche gradevole, la prima parte della prima aria, ad esempio, ma solo quando la tessitura non sale, perche’ poi i suoni ruvidi e vetrosi si sentono.
    Insomma, tanta gente felice, oggi, e io non riesco a divertirmi. In un certo senso, puo’ sembrare paradossale e provocatorio, ma la scontentezza nasce proprio dai dischi: Durante l’ultima preghiera di Marguerite ho pensato precisamente a questo: ma se uno ha sentito pregare la Sutherland (io per l’ennesima volta questa mattina) ma che cavolo ci viene poi a fare a teatro ?
    Adesso poi non mi metto a confrontare Corelli con Castronovo.
    Don Carlo, su Ramey non ho difficolta’ ad essere d’accordo ma su Ghiaurov no. Ti riferisci al Faust di Bonynge ? In confronto Abdrazakov e’ un modello di correttezza e castigatezza di stile.

    • replico solo al pianto finale che “allungo” con le mie lacrime (io però sono reduce dal concerto di kau kau,ben altra esperienza…per la quale i 9 euro del loggione erano un po’ tantini) sentito quel faust scomodare dame joan è troppo. basta avanza e cresce la licia albanese o la giovane scotto. concordo risentito proprio ieri ghiaurov del disco di bonynge uno strazio. adesso mi devo fare del male e risentire quello del 1975 in scala con kraus e la freni. a proposito per dire bene del prossimo anche cappuccilli come valentin!!!!

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