Carta bianca ai lettori: Aurelio al Festival d’Aix-en-Provence.

20080829_grand_theatre_de_provenceDopo aver saputo che mi sarei trovato nella bella (e un po’ boriosa) città di Aix-en-Provence in concomitanza con il famoso festival di musica ho deciso di partecipare ad alcuni eventi. In particolare vi descriverò, proverò ad essere conciso, la mia esperienza “Alcina di Haendel con la Petibon”, quella “concerto Zimerman-Rattle”, e quella “Benjamin Britten”. Avrei voluto anche andare ad ascoltare il Ratto dal Serraglio ma i biglietti erano venduti a prezzi da capogiro già tre mesi fa. In generale devo dire che il festival è organizzato benissimo, sia a livello di vendita che di promozione che di organizzazione. Tutta la città ne è pervasa, e vengono realizzati molti eventi collaterali gratuiti, proiezioni gratuite in famosi parchi della città (ad esempio nel giardino della casa di Cezanne), incontri con gli esecutori. Proprio un bell’evento.

ALCINA: ho assistito alla recita del 4 luglio diretta da Andrea Marcon a capo della Freiburger Barockorchestre. Sono andato soprattutto per ascoltare per la prima volta Petibon e Jaroussky nelle parti di Alcina-Ruggiero. Morgana era Anna Prohaska e Bradamante Katarina Bradic. La regia di Katie Mitchell. La regia mi è piaciuta, il palcoscenico diviso in due parti orizzontalmente. In quella alta c’è il laboratorio dove alcina trasforma i suoi amanti in bestie. La parte bassa è a sua volta divisa in tre parti. Una centrale che rappresenta il bel palazzo di Alcina (sembrava stile ’800, opulento, marmo, un letto nel centro), le due laterali che rappresentano come questo palazzo realmente è, senza la magia (quindi grigio, polveroso). Quando Alcina si trova nella parte centrale è recitata dalla Petibon, mentre quando Alcina esce dalla stanza centrale la petibon sparisce nelle quinte e al suo posto esce a lato un’attrice anziana. Questo effetto di cambiamento era particolarmente piacevole e rendeva molto interessante il finale, quando con l’affievolirsi dell’incantesimo nel palcoscenico si è assistito a vari frenetici scambi di attori. Bradamante ed Oronte erano invece dei soldati delle forze speciali sbarcati a salvare Ruggiero. Tutta la regia era piena, specie all’inizio, di scene molto sensuali (Morgana ama essere frustata in questa regia, viene ad ogni cadenza) e quindi l’atmosfera era molto piccante, proprio bello 😀
alcina_aixPoche parole bastano per il canto. Petibon ha una voce piccola (bastava però per farsi sentire nel Grand Theatre de Provence), appena ci sono note sopra una certa soglia urla, non ha agilità buone e non è in grado di dare alcuna drammaticità ad un personaggio che pure potrebbe averne. Jaroussky anche emette a casaccio, nelle arie di agilità deve contorcersi in maniera molto evidente e buffa per emettere le note. Emette a casaccio ma nelle arie di ritmo andante si è dimostrato il migliore del gruppo. Forse il merito è di Haendel, ma l’attacco e l’esecuzione di ‘Verdi prati’ è stata davvero magica e di questo devo proprio dare atto a Philippe. Anna Prohaska era l’unica cantante donna dotata della voce buona per il suo ruolo, ma è brava solo al centro e appena le note salgono sono dolori e la coloratura è sempre farfugliata in malo modo. Lo stesso per il Bradamante di Katarina Bradic. Stranamente quasi nessun applauso durante lo spettacolo e poi, alla fine, il pubblico è sembrato impazzire – pareva di stare assistendo al trionfo dopo uno spettacolo storico (cosa che non è stata). Sono andato via mentre osannavano tutti… bah.

ZIMERMAN: Zimerman ha interpretato il Primo concerto di Brahms assieme alla London Symphony Orchestra diretta da Sir Simon Rattle. Si capisce che è un grande pianista già dopo le prime dieci note, con quell’attacco ad accordi bellissimo con cui inizia la parte pianistica del concerto. Dopo poco si capisce che è anche un grande artista perché connota diversamente ogni tema e ogni idea musicale presente nel primo movimento: dalla dolcezza all’aggressività ha esplorato ampi spettri interpretativi e, soprattutto, ha resa chiara la complessa struttura di questo concerto molto sinfonico. Sono stato molto felice nell’ascoltare questa ‘interpretazione’. Ho anche apprezzato la direzione di Rattle per quanto riguarda i tempi, sufficientemente veloci da non rendere troppo monolitico questo lungo concerto (un rischio in molte esecuzioni che sento) e con stupende dinamiche che permettevano, con improvvisi rallentando, a Zimerman di cesellare alcuni passaggi. Incredibile. Inutile dire che l’orchestra di Londra è una compagine molto molto buona (mai un attacco sporco, come sento spesso in altre orchestre) che ha seguito il direttore e sostenuto il solista in maniera ottima. Zimerman non ha concesso bis e il concerto è proseguito con due poemi sinfonici di Dvorak (in generale avrei preferito un programma diverso, non amo Dvorak), l’Op.109 e 110 che mettono alla prova e in luce l’abilità dell’orchestra. Dvorak continua a non piacermi ma non si può negare che sia stato eseguito molto bene. Successo molto meritato per tutti. Devo dire che a questo punto pensavo che la musica sinfonica mi stava dando da alcuni mesi molta più soddisfazione di quella lirica. Però il 10 luglio sono andato ad ascoltare Britten.Krystian-Zimerman

BRITTEN: “A Midsummer Night’s Dream”, con Kezuschi Ono alla testa dell’Orchestra dell’opera di Lyon per la regia di Robert Carsen e i costumi e messa in scena di Michael Levine. Che spettacolo stupefacente! Stupefacente sia per la musica, che per la regia, che per il canto in una certa misura.
E’ possibile che alcuni di voi abbiano già visto lo spettacolo (che ha fatto il giro d’Europa da quando è stata creato proprio ad Aix nel 1991) essendo passato per la Scala nel 2009, quindi sarà facile confermarmi o smentirmi su questo. Qualche immagine dalla scena: nel primo atto invece della foresta che uno si immaginerebbe conoscendo la storia shakesperiana c’è un gigantesco letto e tutto è colorato solo di bianco, verde o blu. Le coppie di amanti, inizialmente vestite in maniera sfarzosa, man mano che entrano nelle trame della magia di Puck, Oberon e Titania perdono la loro sicurezza e i loro vestiti si trasformano lentamente. Il gigantesco letto si suddivide poi in sei letti sui quali la vicenda si dipana. Durante la notte, quando le tre coppie dormono, tre letti sono sospesi in alto. Nel coro dei bambini (Trinity Boys Chorus) tutti sono vestiti di verde con i capelli blu e dei bellissimi baffi blu. Gli attori protagonisti del teatro nel teatro del terzo atto – quando il palco è diventato improvvisamente bianco e sono spariti tutti gli elementi notturni, magici, sognanti – erano vestiti in maniera popolare. Tutto insomma stava al suo posto con senso in questo spettacolo che mi ha incantato.
Britten è un musicista geniale, che avevo ri-iniziato ad ascotare dopo che su questo sito avevate parlato di Billy Budd a Genova. Che abilità sia musicale, che melodica, che teatrale! Non posso fare una analisi dettagliata, era davvero la prima volta che ascoltavo l’opera, ma le vocalità scelte (Oberon è cantato da un controtenore, ci sono almeno quattro voci bianche soliste, tre soprano, un attore di prosa), le armonie ardite accompagnate anche da melodie bellissime (penso al duetto del primo atto, “How now, my love?”). Molto bravi i cantanti, una menzione particolare per la Hermia di Elizabeth deShong, ma anche la coppia Oberon Titania (Lawrence Zazzo e Sandrine Piau) ha convinto molto.
Una considerazione a margine: penso a giorni alterni di abbandonare un po’ l’opera per darmi alla musica sinfonica o da camera o al pop-rock però ogni tanto uno spettacolo riesce a farmi rinviare questo momento!

Aurelio

 

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