CDA Scala. La notte dai lunghi coltelli?

teatro-alla-scala0490-206060Gli odierni quotidiani preannunciano, per domani, un cda scaligero che un po’ da notte dei lunghi coltelli perché parrebbe fra le molte cose che taluni membro dell’organo scaligero (composto giova ricordarlo di avvocati, politici di lunghissimo corso, sindacalisti e capitane d’industria di famiglia) si siano ricordati della propria ipotetica responsabilità penale dinanzi ad un bilancio di un bel colore rosso da evocare o le piazze dei comizi della Nilde o la processione del corpus Domini. Se lo sono ricordati come sempre in Italia in ritardo ovvero dopo avere avallato i contratti con sé stesso conclusi fra il Pereira promesso sovrintendente scaligero e l’Alexander dimissionato sovrintendente di Salisburgo. Comportamento che -sia detto subito sarebbe- tale da rispedirli tutti da dove venuti o imposti con contestuale notifica di citazione per azione di responsabilità Ma quelle decisioni contra legem vennero salvate ed anzi benedette perché c’era Expo. Quell’altare laico e poi qualcuno cambi pure la quarta lettera con altra ed immediatamente successiva nell’alfabeto latino e otterrà termine assai più pregnante- sul quale onestà, decenza buon gusto rispetto della legge sono stati immolati. Adesso il giornalista de “il fatto quotidiano” (da assumere quale esempio se si deve raccontare di immondizia, sporcaccionate e porcate italico modo) racconta che si sarebbero accorti che Expo è stata la fossa economica di questa gestione scaligera, come se ci fosse voluto un intero istituto della Bocconi a spiegare, espletati a pagamento studi ed indagini di mercato, che persone stanche, probabilmente accaldate (l’estate 2015 ce ne ha messo del proprio) di livello culturale medio o medio basso, attratte da luce, lucine e bistecche di coccodrillo non avevano nessun interesse per la Scala e le sue prodotto caratteristico: il melodramma.
Interessava assai più un bel pediluvio.
L’upgrade dei posti l’abbiamo goduto con soddisfazione tutti noi, pure ad expo concluso. Chiunque andasse a verificare le disponibilità di biglietti per eventi da qui ad un mese ricaverebbe che in taluni casi (concerto di Dorotea Roschmann) il teatro è vuoto. Ciò significa che quel prodottino da super mercatino bavarese non attrae gli abbonati ai concerti di canto (precipitati) e neppure il pubblico dei melomani e vociomani. Pure le vendite di Giovanna d’Arco languono ( languirebbero ulteriormente senza omaggi ed upgrade) e non solo per colpa dei prezzi. “E non solo per colpa dei prezzi” questo è il vero problema, che non dovrebbe dar luogo ad una notte dei lunghi coltelli, ma alla cacciata dei mercanti dal tempio, ovvero una programmazione artistica cioccolataia, facilona, fatta di proclami, apparizioni al proscenio a rendere non richiesti bollettini medici, di rimasticature, di prodotti buoni per la Svizzera, di forfait, che, a chiamarli con il loro vero e crudo nome sono contratti mai conclusi e stipulati come ultimo quello di Alvarez in Fanciulla. La storia Alvarez è la storia Alagna. E molte altre. Un teatro che ha costi pesantissimi per personale e struttura, nessuna idea di programmazione non può sostenere l’ulteriore costo del divo o della diva. C’è – ed è doveroso segnalarlo- chi altrove si sia divertito a tenere la nota dei forfait e pare che possa essere degna dell’aria del catalogo, almeno per quantità.
Ma c’è molto di più oltre ai conti che non quadrano, alle rilevanti perdite di bilancio non ripianate o ripianate a parole, sponsorizzazioni raccontate, ma non iscritte in bilancio, ossia a monte di tutto una inesistente programmazione artistica, l’incapacità culturale di trovare qualche cosa da dire o, almeno, che faccia credere al pubblico che ci sia qualche cosa da dire, un messaggio culturale da offrire, magari millantando migliore di quanto non sia. Questa è la vera causa del dissesto questo: l’avere voluto vendere frigoriferi al polo nord e su questo il cda non deve vigilare, DEVE PROVVEDERE. Non per la propria salvezza, ma per quella se ancora possibile (dopo le razzie franco-tedesche, non dimentichiamole) il simbolo nel cui consiglio di amministratore sono stati allocati.

12 pensieri su “CDA Scala. La notte dai lunghi coltelli?

  1. Ci voleva ben poco per capire che il flop del botteghino era dietro l angolo
    Ormai parco fruitore della scala, grazie ad una programmazione dozzinale e mediocre e prezzi che a confronto Londra e Zurigo sono quasi economiche !!
    potrebbero chiedere un bel mutuo alla banca di Etruria o magari a Fidi Toscana !
    spedire il Pereirone a dare dei coupon tipo circo fuori dal Piermarini ….tanto ormai le Sue uscite sono da manuale circense …
    Chi l avrebbe mai detto!? solo a pensare alle file interminabili fatte per il loggione, sembrano passati secoli…
    Qui i compagni silenti (sbaglio o l’illustrissimo Sindaco è Presidente nel cda?)
    In un altro paese semi civile qualche procuratore si sarebbe già mosso …ma qui
    non si può ! si riparerà italian style con una bella pezza o panno caldo (dove non batte il sole )…
    d’altronde qualcuno ha preferito andare
    a baciare la pantofola del papa l’8 dicembre
    anziché assistere all ‘inaugurazione il 7 dicembre….e la dice lunga sul livello culturale del paese ci hanno pure rifilato il ducetto di rignano ; Maroni sembrava quasi uno statista !
    Franza o spagna purchè se magna….

  2. Oggi sul Giornale un certo Giovanni Gavazzeni ha tenuto lezione di bon ton per noi poveri burini e beceri videoascoltatori, con qualche rimprovero a registi malmenatori dei direttori d’orchestra. solo che pare arrivare con venti anni di ritardo. Prosit

  3. Mi sarebbe piaciuto poter vedere l’illustre nonno, il grande Gianandrea Gavazzeni, con il suo carattere che ho avuto anche il piacere di conoscere personalmente, alle prese con questi registi megalomani allo sbaraglio. Credo che a quest’ora sarebbero in fuga sulle Alpi, o meglio che non avrebbero mai messo piede alla Scala

  4. Sperare che qualcosa cambi e in meglio sembra oggi impossibile (una volta non so) un po’ in tutti i campi. Mi auguro che le ragioni del denaro in questo caso diano l’avvio a una serie di mutamenti nella gestione a partire dall’assunzione di elementi meno blasonati e di moda, ma più appassionati, competenti e ricchi di idee.

    Rigoletto! Mi tiri fuori l’Armida della Callas, ma quello fu uno spettacolo nel complesso leggendario per molte ragioni, compreso le scene del grande Savinio. Basta molto molto meno per verificare il lvello – minimo – della situazione attuale 😉

    • Ninia!
      depreco un po’ la tua prima frase!
      Non farti sovrastare troppo dal fatto che in Scala le cose vadano male da un po’ di anni, per carità! :) Le cose cambiano in moltissimi campi, ed in alcuni in meglio. non vorrai diventare come quel giambattista mancini (che saluto, anche se non scrive da un po’) passatista ad oltranza il quale sosteneva addirittura l’esistenza di una età dell’oro nel lontano passato? :)
      so let’s cheer up, speriamo che cambino l’organigramma della Scala al più presto e nel frattempo evitiamola – anche se credo che al momento i politici milanesi siano impegnati a combattersi i posti in lista nelle prossime elezioni!

      A proposito, fuori tema, ho visto e ascoltato una molto buona Forza del Destino a Verona, con una ottima messa in scena e una bravissima Hui He!
      Qualcuno c’è stato?

      • Aurelio qual piacere :)
        Hai ragione è solo l’influenza che mi mette di umore nero, tempo qualche giorno e sono di nuovo ottimista 😉
        Quella Forza dovevo vederla per la brava Hui He, ma sto male quindi salto… foruna che l’han messa sul tubo! Mi rifarò ascoltando varie registrazioni che possiedo :)

  5. Ninia: sì come dici tu leggendario, ma non dimenticare che la Callas non era particolarmente bella, anzi credo fosse assai in sovrappeso, Anche la Cerquetti era in sovrappeso, non così le note che emettevano….Ma cio’ che importava era lo studio, della musica non del ricciolo o del “bel portamento”. Oggi piace il ricciolo birichino, un po’ meno le note. Un baritono come quello esibitosi in Giovanna D’arco, al massimo poteva arrivare a guardare le locandine. In conclusione: io ho avuto la fortuna di ascoltare note, su note, voi godetevi pure tutti i riccioli del mondo. Quando penso che la Scala del 1985 ancora ci ripensava se ingaggiare Maria Chiara in Aida, e mise poi la Dimitrova a fare Amneris, significva che la moda dei riccioli stava prendendo piede alla grande

  6. Ritenere che in passato non si sia data alcuna attenzione all’aspetto fisico degli interpreti ( e più latamente scenico ) è storicamente errato: ad esempio la Frezzolini, prima interprete di Giovanna d’Arco, era donna di riconosciuta avvenenza: le cronache ci dicono essere stata bellissima di volto e di figura. Il Monaldi ci racconta che ” con quegli occhi profondi e nerissimi che sapevano trovar così bene la via del cuore, sembrava una visione celeste “. Pare che le vesti di Giovanna le donassero in modo particolare, esercitando una fascinazione sul pubblico legata non solo alle sue formidabili qualità vocali. Felice Romani, anni prima, della Frezzolini decantò le ” grazie della leggiadra persona ” . Il teatro d’opera è in effetti anche presenza fisica, carisma scenico. Reynaldo Hahn, in una saggio scritto nel 1913 e pubblicato nel 1920 si domanda ( alla stregua di un grisino ante-litteram ) ” perché l’arte del canto sia caduta così in basso ” e constata: ” accade poi anche che per delle doti di grazie accessorie, simpatie, eleganza fisica, ecc., un pessimo cantante o una cantante ignorantissima si impongano all’attenzione di un pubblico non meno ignorante “. Eravamo gli inizi del ‘900…

    • certo anche Giulia Grisi passava per essere un bella donna, le foto poi documentano che sui 40 quando era ancora la Semiramide o la Norma di riferimento era quanto meno rotondetta e un poco cascante di viso. Ma restava la Grisi. Solo che si esibiva in coppia con Marietta Alboni, che era ad usare un eufemismo una balena e la Callas divenne la Callas non perché fosse magra, ma perché era indiscutibilmente brava o almeno particolare. Poi sempre ci sono state cantanti bellissime come la Cavalieri, ma anche indiscutibilmente poco avvenenti e del pari famosissime in repertori che esigevano la bella donna. Per tutte Emma Carelli!

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