Fratello streaming. Carmen al San Carlo di Napoli: e l’ultimo chiuda la porta.

Inaugurazione del massimo teatro partenopeo, al cospetto del Capo dello Stato e di altre importanti autorità, con Carmen, affidata per le prime recite alla blasonata bacchetta di Zubin Metha, di cui la stampa in questi giorni ventila un suo possibile prossimo trasferimento al San Carlo, e al regista D. Finzi Pasca ed al suo team. La realtà parallela descritta dai giornali locali dopo la recita non mi pare corrisponda all’esito finale percepito dalla televisione, quattro clap per tutti di cortesia, successo caloroso solo per la Buratto – Micaela ed il direttore, contestazioni nitide per l’allestimento, in una serata fiacca, poco o nulla applaudita ai numeri solistici principali, perché non c’era nulla da applaudire.
La crudeltà della regia televisiva, densa di primi piani, zoommate sui dettagli dei volti e, soprattutto, dei costumi di coro e solisti ( trite e fuori luogo le immagini per la sola tv della città di Napoli, abusata retorica che accompagna ogni evento mediatico napoletano… ), ha amplificato lo squallore della produzione, non adeguata all’occasione come al blasone del teatro, per la povertà della realizzazione oltre che del “kozept” inesistente, che è riuscito nell’impresa di non riuscire a far vivere quel mix di realismo ed oleografia su cui si sostiene la vicenda dei personaggi. Non c’era Carmen, ma nemmeno altro, nemmeno le inadeguate polemiche alla Dante o le forzature del più liso Regietheater in cui sempre più spesso incappiamo oggi come oggi,nessuna storia d’amore, nemmeno gli abusati commenti in chiave sociologica..il vuoto! Una produzione che pareva frutto del prestito delle luminarie natalizie di Piedigrotta, la ridicola idea dei neon altrettanto ridicolmente chiosata dal regista nell’intervista (..”le luci che producono le ombre..”), i protagonisti sempre fermi, distanti e legnosi, fuori dal gioco seduttivo e passionale che regge la storia dei due protagonisti, il distratto sventolar di fazzoletti delle coriste alla scena del toreador, primi piani, ripeto, crudeli, della regia televisiva sul trucco dei coristi, come sui poverissimi costumi, le calze arricciate di Escamillo o il microfono che scivolava sotto al costume di Carmen, le biciclette con la testa di toro…. La regia del primo atto pareva una prova all’italiana! Uno spettacolo tristissimo dal sapore parrocchiale, senza idea e mal realizzato, umiliante, credo, per chi lo fa come per chi lo vede. Meglio ripiegare per un usato sicuro anche per inaugurare, piuttosto che spendere anche solo cento euro per una produzione tanto raffazzonata. Non si tratta di criteri aziendalistici o economici, ma di buon senso, buon gusto e competenza professionale.
Si è preso il suo trionfo il maestro Metha, che non ha affatto ben diretto l’opera che conosce a menadito e dirige da almeno trent’anni. Una direzione imprecisa anche nel coordinare palco e buca in più di un’occasione con fuori tempo evidenti, chiassosa e senza poesia, accompagnamenti ai cantabili pesanti e meccanici, senza cura del suono; nemmeno gli entr’actes del III e IV atto sono stati degni della sua bacchetta, insomma l’ennesima apparizione svogliata, perfezionata dal caldo abbraccio finale col regista durante le contestazioni, perché anche queste gratuite e vuote solidarietà fanno parte della prestazione. Ma come fa un artista del suo calibro a non fuggire durante le prove da una simile produzione?…
Ha portato a casa il vero consenso di pubblico la sign. Buratto Micaela, ma solo perché in un mondo di orbi chi è cieco da un occhio ci vede. Voce garbata e tentativi di fare quello che è prassi fare in questa breve parte sono stati la cifra della sua prova, che è andata via a tratti e si è incagliata su tutti quei pochissimi momenti in cui la parte richiede al soprano di dimostrare di essere solida. Le difficoltà a girare gli acuti sono state evidenti, o indietro e appena abbozzati oppure spinti e sul forte, anche quando non si dovrebbe, (come al terzo atto nelle frasi con don Josè, tanto per esemplificare ), il fiato corto. Ha ricevuto un caloroso applauso alla scena del III atto che però non ha cantato bene, mancando l’ampiezza delle frasi, la dinamica sfumata e soprattutto la facilità a muovere la voce sullo spartito per i motivi detti in precedenza. Gli altri sono piaciuti poco o nulla al pubblico e non senza ragione, almeno stando agli applausi. IL più gradito è parso il tenore, B. Jadge, dalla voce lirica abbastanza piena, ma anche lui con problemi a girare i pochi acuti sempre risolti con contrazioni di gola, poco accento e nessuna presenza scenica. La protagonista sign. M.J. Montiel ha inutilmente atteso al proscenio che qualcuno scaldasse l’applauso che è stato di mera cortesia per la sua Carmen dalla cifra provinciale, legnosa, senza fascino, acuti ( anche non necessari ) urlati a squarciagola, gravi malmessi. Taccio di Escamillo e degli altri, tanto è inutile commentare.
I giornali possono anche narrare un’altra realtà dello spettacolo che è parso, ripeto, soprattutto triste, ma i loro mezzi ormai sono frusti e fanno sempre più fatica a sostituirsi alla realtà, perché ormai è tutto lì, oggettivo, misurabile, enorme nella sua gravità, che non può più essere nascosta in nessun modo. E’ triste lo stato del teatro lirico in generale, triste lo stato di questo grande teatro ( con buona pace dell’autodecantazione della sovrintendente ad inizio collegamento ), per l’esito faticoso ricavato da un pubblico da sempre generoso e festante come pochi ( gli applausi del San Carlo dei vecchi dischi credo abbiano corrispondenti solo in quelli dei teatri sudamericani per entusiasmo e passionalità ), per le maestranze inquadrate, per i cantanti contro i quali la produzione agiva per tutto..
Ogni dibattito sul teatro lirico italiano è ridotto a questioni di bilancio, di ristrutturazione del personale, ad eccessi di spesa, tutto vero e sacrosanto, ma mai a problemi di cultura teatrale, quella che poi muove ed indirizza le gestioni e produce eventi come questa Carmen. Se non si comprende perché le cose vanno male, perché nascano spettacoli di siffatto livello, credo che nessuna scelta gestionale possa fermare la discesa del teatro lirico, da cui la gente ormai si sta sempre più staccando, come mostrano i dati delle biglietterie di tutta Italia.
L’annientamento della lirica sembra ormai ultimato, perché le forze in campo si sono ben coordinate per raggiungere l’obbiettivo.
E l’ultimo chiuda la porta.

20 pensieri su “Fratello streaming. Carmen al San Carlo di Napoli: e l’ultimo chiuda la porta.

  1. Apocalittica Grisi, come non condividere tante ambasce…Ho visto la diretta, per metà a dire il vero, poi la noia ha preso il sopravvento. Lo spettacolo era veramente da teatro parrocchiale, con quelle luminarie da processione che ancora si vedono nei paesini del sud, tanto scintillanti di notte quanto squallide di giorno…
    Direzione svogliata, da Metha ci si aspetta molto di più soprattutto in un capolavoro come Carmen. È brutto sentire un opera mal diretta da un battisolva, ma è davvero triste sentire in pochi giorni due opere tirate via da due ottimi direttori come Chailly alla Scala e Metha al San Carlo. Da Carmen poi ci si aspetta una protagonista dal timbro seducente e personalità trascinante e non era questo il caso. Il tenore Jadge invece ha davvero bella voce e sarebbe perfetta per il ruolo, l’impostazione tecnica però gli preclude quella morbidezza e lo squillo che don José dovrebbe avere. Escamillo un tempo era ruolo in cui grandi baritoni, con fatica e impegno minimo, portavano a casa la serata perché la parte pur essendo di corto minutaggio è di grande effetto, mentre ai giorni nostri è terreno di voci gonfie e tronfie. Alla fine solo tanta noia.

  2. Ho assistito alla recita col secondo cast. Decente la Carmen di Clementine Margaine , inascoltabili gli altri . La messinscena dal vivo ( complice la straordinaria bellezza del San Carlo) e’ apparsa inoffensiva ( basta questo ? ) . Strana ( sic ) la direzione di Metha : un approccio leggero che nelle sue intenzioni vorrebbe privilegiare il carattere di “opera comique ” ma che ha comunque appiattito il fascino sonoro tanto da risultare stanca e questo aggettivo rende perfettamente il carattere della sua direzione .Uno spettacolo di bassa routine non degno della inaugurazione di un Teatro blasonato . Alla replica assenti gli inverecondi filmati visti in televisione

    • Circa la televisione ed i suoi degni commentatori (che ho evitato accuratamente di ascoltare per tentare di preservare la mia sanità mentale), mi pare di aver colto al volo la “perla” di uno di questi che diceva di sentire nell Carmen echi di Wagner e di…. Puccini!
      Che tutti sanno essere un predecessore di Bizet….
      Non vorrei essermi sbaglaito ma mi pare di avere sentito proprio questa castroneria. Sarei contento che qualche altro grisino corroborasse con la sua testimonianza il mio ascolto.
      E poi cosa avrebbe detto F. Nietzche a sentir citare Wagner a proposito della Carmen? Lui per cui la Carmen era il simbolo della musica mediterranea e dell’opposto a Wagner? Ma i giovani imberbi commentatori RAI la sanno più lunga del baffuto filosofo tedesco impazzito a Torino (dopo una recita di Carmen al Regio…)

  3. Concordo, una brutta Carmen con una direzione deludente ed una regia inesistente, scene risibili da Piedigrotta e costumi banali all’eccesso, nonché errati: che logica c’è nel far viaggiare Escamillo vestito da torero anche al di fuori dell’arena?
    Una noia ed una delusione; l’ho seguita in tv solo a tratti, dato che mi divertivo molto di più a sentire tutto il calcio minuti per minuto alla radio.
    Metha ormai è una delusione continua e questo è triste se si pensa al direttore che era una volta.
    Cantanti ed allestimento da teatrino parrocchiale di provincia.

    • Ma aldilà delle critiche, pur giuste in qualche punto, l’opera deve essere sempre lustrini e investimenti faraonici?
      Serietà delle messe in scena? (Appunto”messe”). Vorrei sapere perché tutto esaurito e richiesta di repliche se è tutto così brutto, solita storia Noi assidui, ma spocchiosi e invece l’opera dimostra di poter arrivare se, pur con qualche strafalcione, ad un ampio pubblico che, (ho visto questa Carmen) non si annoia affatto!!

      • I biglietti si vendono prima, carmen è un titolo attraente per il pubblico etc. Lustrini e investimenti faraonici no certo. Ma che carmen sia carmen si. E la sciatteria e la banalita, anzi….lo squallore, oltre alla scadente esecuzione mi pare siano state evidenti, tv o non tv.

  4. Anche io non ce l’ho fatta a seguire tutta l’opera. Orrida regia televisiva a parte ,rendere scapita e noiosa la Carmen è una impresa titanica. Direzione pesante , cantanti insufficienti, regia e scenografia irritanti nella loro piattezza e inadeguatezza. Nelle recite parrocchiali c’è in genere più vivacità .E qui mi fermo.

  5. Il livello medio è talmente infimo che per qualsiasi cosa che sia mediocre o parzialmente decente si grida subito e prontamente al miracolo, come nella recente Giovanna d’Arco. Capisco che si viva di illusioni e che il tutto sia davvero deprimente, ma l’onestà dovrebbe prevalere. Dovrebbe. Poi si leggono i commenti sulla stampa “ufficiale”, sui blog più blasonati o sui social e allora la depressione diviene totale perché se anche gli appassionati e gli esperti accolgono tutto acriticamente preferendo eliminare la memoria storica o alterarla siamo veramente alla fine.

  6. Mehta, era gran direttore…personalmente lo ho disapprovato già dalla cianfrusaglia dei concerti dei tre tenori, dopo di allora sempre più sotto. ma si sa l’odore dei soldi, non olet. Si trasferisca a Napoli, non cambia nulla.Ormai è solo adatto ad affiancare le luminarie…
    Pare un destino, di quelli che si reputavano grandi: anche Muti, si rese ridicolo, con la soppressione del dissenso del loggione. Conservo quì dinanzi a me un bigliettino distribuito alla Scala dopo la ciofeca della Traviata simil Callas (senza loggione la Scala muore)
    Trovo invece un colosso tal Wolfgang Sawallisch che se ne andò dopo la obbrobriosa messainscena della Tetralogia Scaligera.Il suo messaggio era chiaro:
    Le baracconate….altrove please.

  7. Una cosa di cui non mi ero accorto era il microfono di Carmen e avrei preferito continuare a non saperlo. Impressione finale: praticamente tutto da buttare. Altra considerazione: se parliamo di recenti inaugurazioni di grandi Teatri: Regio e Scala, in confronto, sono oro colato. Mi sembra veramente scarsa la qualita’ dell’orchestra, abituato al Regio.
    Un grazie particolare al regista che mi ha finalmente spiegato, nel terzo atto, che mestiere fa Escamillo: era una quarantina d’anni che mi arrovellavo senza risposta, considerato il luogo in cui e’ ambientata la vicenda avevo ipotizzato il barbiere, ma no quella e’ un’altra storia , pero’ era veramente difficile immaginarlo ma adesso lo so: fa il torero.
    Cerco ora, dico sul serio, di trovare qualcosa di buono e direi che possiamo considerare cantanti soddisfacenti Zuniga e Mercedes.
    Direi soddisfacenti anche Lillas Pstia e la Guida di Micaela ma questi non sono cantanti perche’ la parte prevede solo che parlino e infatti parlano. Il Remendado invece dovrebbe cantare ma, evidentemente per solidarieta’ verso i 2 colleghi, parlo di Lillas Pastia e della Guida, anche lui parla. Il Dancairo invece un po canta e un po parlotta. Frasquita, invece, adotta una soluzione originalissima. non parla e non canta. strilla.
    Chi avesse trovato scandaloso Devid Cecconi qualche giorno fa penso che lo rivalutera’ a paragone di Escamillo. sui 3 protagonisti, cioe’ i 2 protagonisti piu’ la semi-protagonista, piu’ o meno quello che c’e’ da dire e’ stato detto. Rimarcherei solo le oltremodo sgradevoli urla fuori partitura di Carmen nel finale, a peggiorare la situazione.
    Almeno il coro femminile nel I Atto sembrava buono, poi forse neanche piu’ quello.
    Boh.

    • Mi permetterei di aggiungere alle “prime” comunque degne di menzione anche la “Anna Bolena” eseguita al Donizetti di Bergamo a fine novembre. Ho avuto il piacere di essere presente ed è stata una rappresentazione che ricorderò con piacere. Mi mancano i termini di paragone “storici” ai quali temo non ci si possa confrontare. Probabilmente il Teatro Donizetti con i suoi 1.100 posti e la sua buona acustica permette a cantanti di emissione non troppo potente di sovrastare comunque l’orchestra – quando richiesto – rendendo in qualche modo più agevole la missione. Forse una protagonista che li riesce a fare una discreta figura in teatri di maggiori dimensioni potrebbe essere in difficoltà (ai ns esperti più dotte considerazioni) ; inoltre permette di apprezzare più facilmente la “drammaturgia” della messa in scena, si crea una prossimità particolare. La versione presentata era la versione integrale rispolverata per l’occasione che non si eseguiva da più di un secolo. Infine, nota volgare se si vuole, dettata dal trauma dei recenti versamenti IMU/TASI, il costo di un biglietto di prima scelta è stato paragonabile al costo di un posto di loggione alla Scala in un turno convenzionale, contro gli oltre 2.000 pettacchioni (o vecchie pistole savoiarde) per una platea alla prima della Scala o 800 per la prima del San Carlo. Anche un evento mondano dovrebbe avere una sua etica, con 2.500 pettacchioni mi aspetto di gustare un “premiere crue”…

        • Egregia Signora Giulia,

          la drammatizzazione della scena della pazzia , per me di grande efficacia sul piano degli affetti, non era della consistenza delle alghe di Wanna Marchi. Così come molti altri quadri e scene. Con cordialità

          • ….non ho sentito ergo taccio. Posso solo dire che conoscendo la cantante dubito sia stata una grande bolena anche data la pessima norma. Magari qualcosa qua e là….

Lascia un commento