Rockwell Blake is 66!

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Tanti auguri a uno degli alfieri della Rossini Renaissance (rinascimento fieramente avversato, coi fatti se non con le parole, da tanti che oggi si sdilinquiscono per c.d. fenomeni in ogni senso meno significativi). Gli ascolti proposti non potevano che interessare il Pesarese, e Grisi style celebriamo di Rockwell Blake in primo luogo il controllo tecnico e muscolare del meccanismo canoro (appoggio e respirazione, come insegnava una belcantista applicata a tutt’altro repertorio, quale Magda Olivero), controllo che è condizione imprescindibile perché l’esecutore possa, con il concorso dello studio, della fantasia e dell’esperienza, farsi interprete nel vero senso del termine. Cantare sul fiato per cantare sulla parola: è la lezione che, difficilmente superabile anche solo in termini di costante rendimento attraverso gli anni, regala il tenore americano.

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Un pensiero su “Rockwell Blake is 66!

  1. Non posso che unirmi ai commneti ed agli elogi rivolti al grandissimo Rocky.
    Io l’ho sentito per la priam volta trent’anni fa a Torino in un Barbiere di Siviglia con un cast che oggi ci sogneremmo. C’erano, infatti, Blake, Pola, Serra, Dara e Montarsolo (che riusciva, come Basilio, a far ridere senza nemmeno aprire bocca, solo per come si levava la sciarpa entrando in scena), sotto la bachetta di un Campanella in stato di grazia che riusciva a trasformare in meglio e quasi trasfigurare l’orchestra torinese che allora non era ai livelli odierni. Solo dopo che il tenore aveva attaccato le prime note dell’Ecco ridente in cielo stavo già aguzzando le orecchie, perchè si capiva che ci sarebbe stata un’esecuzione memorabile. Dopo il Cessa di più resistere il teatro crollava sotto gli applausi. Non so quanti minuti di applausi per il solo Blake e poi alla fine per tutti. Io ero uscito dal Regio con le mani che mi facevano male, surriscaldate, a furia di applaudire, e credo tanti come me.
    Blake credo sia stato per molti anni il tenore favorito del pubblico torinese, da cui era amatissimo, anche perchè, per nostra fortuna, ha cantato spesso al Regio, dove aveva esordito nell’Elisabetta mi pare nel 1984 o nel 1985. Io l’ho sentit in altri 2 Barbieri (nell’ultimo, purtroppo, non era più in gran forma), in Italiana in Algeri, Cenerentola e Conte Ory. Ho anche il ricordo di una persona simpaticissima, disponibilissimo con i suoi ammiratori, con cui scherzava e rideva all’uscita del teatro firmando autografi. un vero grande tenore non ha bisogno di atteggiarsi a divo di cartapesta per far sapere che lui è un grande cantante!

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