Sorella Radio: La Damnation de Faust ai Proms

Il pubblico entusiasta della Royal Albert Hall di Londra ha tributato un franco successo all’esecuzione della “légende dramatique en quatre parties” di Hector Berlioz. Come sovente accade, gli applausi sono stati elargiti senza un reale criterio. Non si può non constatare, insomma, che al pubblico che oggidì affolla i teatri piaccia davvero (quasi) tutto ciò che gli viene proposto.

Successo meritatissimo per Sir John Eliot Gardiner alla testa dell’Orchestre Révolutionnaire et Romantique. Gardiner ha diretto con straordinaria eleganza questa partitura caleidoscopica e ricca di virtuosismi musicali proponendone un’interessante lettura. Il clima romantico che permea l’opera è stato reso dal Maestro senza mai sacrificare all’impeto i dettagli orchestrali; il Romanticismo, nella visione di Gardiner, non è mai del tutto privo di classica compostezza formale, neppure nei suoi momenti di maggior ardimento e struggimento. Ciò che mi ha colpito maggiormente, infatti, è stato l’equilibrio tra forma e contenuto che Gardiner è riuscito a creare. La malinconica desolazione della prima parte che sfocia poi nella marcia ungherese ha trovato nella lettura del direttore una cifra profondamente meditativa, così come le riflessioni di Faust nella seconda parte; meno centrata, invece, la scena della taverna in cui l’esuberanza di musica e libretto sono sembrate un po’ troppo costrette dall’eleganza della direzione; di contro, nella scena ai bordi dell’Elba con le silfi e il sogno di Faust Gardiner ha saputo evocare un’atmosfera ipnotica e drammaticamente incalzante per poi rendere con distaccata ironia i gaudenti cori degli studenti. Eccellente la terza parte, in cui al clima gotico e misterioso della prima scena, fanno da contraltare le volute sentimentali ed erotiche del duetto tra Faust e Marguerite e, in chiusura, la concitazione del trio che chiude la sezione. Nella quarta parte Gardiner riesce a garantire un crescendo di forza drammatica nella discesa verso l’abisso e nel Pandemonio per poi realizzare egregiamente il forte contrasto col finale in cui la musica si fa tersa e puramente angelica. Ottima l’orchestra, chiaramente preparata al meglio dal Maestro.

Il cast ha avuto due punti di forza: l’eccellente prestazione del Coro, co-protagonista della vicenda nei suoi numerosi interventi, e Michael Spyres, che interpreta un Faust particolarmente introverso e travagliato che ritrova ardore e passione nell’amore con Marguerite, ma che sa lucidamente tornare alla realtà quando il destino di cui lui stesso è artefice fa capolino per riscuotere il suo credito. Saldo dal grave all’acuto e timbricamente omogeneo, vocalmente il tenore americano offre una prestazione assolutamente convincente e si intuisce fin da subito che il ruolo è perfettamente assimilato, la dizione è curatissima, così come il fraseggio e l’uso delle dinamiche; la lettura di Spyres privilegia il lato più malinconico e contemplativo dell’eroe e ciò contribuisce a far passare in secondo piano alcuni limiti vocali maggiormente evidenti nel repertorio pienamente ottocentesco: la mancanza di squillo in acuto (più debole e risolto di preferenza con bei suoni misti) e la zona di passaggio non sempre controllata alla perfezione.

Note dolenti per il resto del cast. Ann Hallenberg è una Marguerite a disagio sia vocalmente sia linguisticamente: la voce è anonima, debole nei gravi, povera nei centri, fissa o oscillante in acuto, l’interprete non pare aver dimestichezza col francese e l’interpretazione è monocorde e inutilmente sospirosa. Laurent Naouri nel ruolo di Méphistophélès è stato imbarazzante dal momento che, molto banalmente, la voce non c’è più: il basso francese si limita a parlare palesando difficoltà in ogni singola nota della sua parte. Il direttore avrebbe dovuto riprovarlo per cotanto strazio. Ashley Riches è un bevitore dal canto grezzo e ingolato, ma comunque preferibile al terribile Naouri.

Nonostante l’entusiasmo indiscriminato di cui si è accennato all’inizio, bisogna riconoscere che – almeno stavolta e basso a parte – a Berlioz non è andata poi tanto male.

Michael Spyres (tenor), Faust
Ann Hallenberg (mezzo-soprano), Marguerite
Laurent Naouri (bass-baritone), Méphistophélès
Ashley Riches (bass-baritone), Brander
Trinity Boys Choir
Monteverdi Choir
National Youth Choir of Scotland
Orchestre Révolutionnaire et Romantique
Sir John Eliot Gardiner

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