La riprovata Tosca della Scala

Ieri sera è stata Tosca, finita con un diluvio di fischi per la protagonista in odore di divistica santificazione, il direttore d’orchestra Nicola Luisotti, che da San Francisco a Napoli compie all’ inverso il percorso del grande Gaetano Merola ed il baritono Gagnidze.

Ci sono alcuni concetti chiave, che possono essere utilizzati per questa serata molto molto turbolenta e non solo in sala, ma anche nei locali adiacenti il teatro.

Ad esempio assumersi  le proprie responsabilità sino in fondo.
Vale per chi ier sera ha suonato la sinfonia (inesistente in questa Tosca) ossia il sovrintendente Stéphane Lissner, che è apparso al proscenio per leggere, nel suo goliardico italiano l’annuncio che il signor Alvarez, tenore titolare del ruolo di Mario Cavaradossi, fosse  stato colto, probabilmente  mentre passeggiava con amici in piazza Scala, da un attacco d’asma che gli impediva di cantare e che, pure egro, giacesse il secondo Cavaradossi: signor Antonenko. Per la cronaca Marcelo Alvarez non è raro a questi comportamenti;  Antonenko è lo stesso tenore che l’anno scorso in parimenti sciagurata produzione venne mandato allo sbaraglio, in luogo del divo Kaufmann anch’esso malato (Tosca peggio di Juive?) a salvare la situazione, ma con un risultato artistico che non giustifica che sia stato nuovamente scritturato dal teatro. Errare humanum, perseverare demoniacum.

Assumersi le proprie responsabilità sino in fondo per il sovrintendente  in uno con l’esperto di voci sarebbe stato non già uscire a leggere il prologo, ma uscire a prendere la propria dovuta dose di riprovazioni dopo l’uscita del direttore d’orchestra, perché un direttore artistico ed un esperto di voci che non protestino la prescelta protagonista questo solo meritano. Lui e chi (non mi interessa sapere chi sia, ma internet è una portineria virtuale insuperabile) ha concorso alla fabbricazione del mito, fondato sulle sabbie mobili, di Martina Serafin.

Bastava investire per essere consoni al proprio compito la somma di 100 euro circa (viaggiando in Eurostar prima classe), andare a Firenze per la scritturata signora Serafin, anche nel capoluogo toscano quale Tosca e “correre ai ripari”. Magari scritturando il soprano della seconda compagnia. Mica tanta scienza e fantasia!

Martina Serafin è la caricatura di un soprano di genere  spinto. Voce inesistente in prima ottava, fiato corto, acuti urlati, rispetto molto arbitrario della linea musicale come accade nel “non la sospiri la nostra casetta” con un si bem acuto toccato non si sa come, grida belluine alla scena della tortura,  un “vissi d’arte” dove il parlato di “agli astri, al ciel” ha fatto sussultare il teatro ed un terzo atto dove il suono di meno pessima qualità è stato lo strillo del do della lama! E tanto per proseguire in questa passerella del dolore devo osservare come la cantante abbia, persino mancato l’appuntamento della smorzatura sul passaggio si bem la bem,  che chiude il “vissi d’arte”. E’ un “appuntamento” cui mai, dico mai, nessuna Tosca di decente professionalità abbia mancato. E per dimostrare che quelli della Grisi ( la cui cacciata dal loggione è stata invocata a gran voce ier sera) non parlano a vanvera, sed cognita causa, postiamo il “vissi d’arte” di una delle più note strillone veriste a nome Bianca  Scacciati. Davanti alla Serafin , la “mi’ Bianchina “ (come la chiamava Mascagni) mostra voce morbida, dolce, duttile, acuti squillantissimi, gusto castigato, dinamica varia. E lo stesso accadrebbe con la registrazione di Maria Caniglia anno 1955, ovvero a carriera del soprano napoletano di fatto terminata.

Insomma signor sovrintendente non basta presentarsi a mo’ di prologo leoncavalliano a leggere il comunicato, ci si deve pensare prima ascoltando i cantanti e non fermandosi a quanto i loro rappresentanti (che poi passeggiano a controllare i loggionisti) vanno raccontando. Solo che tale attività postula sapienza e cognizione di causa in fatto di voci.

Altra parola chiave: fare i conti con le  forze  di cui si dispone, invito rivolto al, pure esso protestato, Nicola Luisotti. Le sbavature dell’orchestra sono state contenute e limitate, il suono non prezioso, ma neppure perfido e certe scelte di tempi come il funereo finale o l’alba su Roma (esagerate anche quest’anno le campane, siamo – liturgicamente parlando- in tempo ordinario) indugiante hanno il loro fascino. Ma qui coi tempi lenti e le sonorità turgide il maestro avrebbe dovuto avere il buon senso di fermarsi perché la scena della tortura con due cantanti di limitate risorse tecniche ( per cantare ci vuole l’espansione e la proiezione, che solo il controllo del fiato dà) diviene solo il fragore di una orchestra oppure che i tempi dilatati del “ e lucevan le stelle” li possono sostenere superdotati come Fleta o  maestri di gusto e del fiato come Pertile e Bergonzi. Questo errore un maestro di podio come Gaetano Merola non lo avrebbe mai commesso. Come non lo commetteva un “praticone” alla Molinari Pradelli, senza giungere alle assolute prodezze di un Mitropoulos, che mutava tempo al mutar di protagonista ed era sempre il grandissimo Mitropoulos e la sua una grandissima Tosca. Ed anche qui per non parlare a vanvera basta l’ascolto (precario, ma non abbastanza) del primo atto della Tosca anno 1932 Teatro di San Francisco.

I grisini saranno cattivi, perennemente insoddisfatti e scontenti (assunto capzioso ed indimostrato, bastando a smentirlo il saper leggere) ma non disinformati ed ignoranti. Spiace per Vestali e Norne del loggione.
Anche ieri sera e lo dico con autentico dolore si sono spiegate in una difesa del teatro e di una indifendibile produzione (altrove è stato detto che i buu non erano coperti dagli applausi). Non sono le riflessioni su una brutta Tosca la sede per affrontare questo discorso, che non ha neppure una sede, perché i fischi al pari degli applausi sono la vita, la cronaca e talvolta la storia del teatro. Però dobbiamo osservare che alla fine, quia in ira veritas, hanno detto quello che volevano ovvero, che sognano e preconizzano la cacciata, anzi l’interdetto ad accedere in teatro, per i fischiatori. Questo ha un solo nome: totalitarismo. La Scala, ossia il gioco di questi bambini un poco agé, deve essere bella e rosea. Per questi signori è solo un innocente gioco, e allora non abbiamo motivo di trascendere. Se lo abbiamo fatto, magari provocati, ne proviamo anche un pizzico di rammarico, solo che loro i loggionisti “arditi” non comprendono che altri soggetti, in presenza di troppe serate come Tosca (anche se basterebbero gli stentati applausi della recente Aida), non  possono organizzare con minimale credibilità convegni sull’eccellenza scaligera e lucrare uno status giuridico – economico diverso dagli altri. Incomprensibile e che si poggia su ignare persone che “vogliono bene alla Scala”. Tutto qui. Alla prossima.

P.S. dimenticavo, visto che trattasi di recensione: lo spettacolo è sempre insignificante, defraudato dello scandalo erotico,  il coro era molto pesante e rumoroso al Te Deum, scadenti i comprimari, pessimo, degno spasimante di cotanta Floria Tosca il signor Gagnidze, che il pubblico ha fischiato sonoramente (e pensare che Scarpia è, vocalmente parlando, una facezia rispetto a Rigoletto). Quanto a Lorenzo Decaro, chiamato a sostituire i due Cavaradossi titolari, non parlo, osservo solo che unanime il pubblico ha riconosciuto il coraggio di salire sul palcoscenico. Certo la tecnica di canto e il gusto si ispirano ai più perniciosi esempi. Quelli che, però, devono essere applauditi!

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49 pensieri su “La riprovata Tosca della Scala

    • Giuditta, la scorsa stagione ascoltai tutte e due nella qui recensita tosca, e mi dispiace ma devo concordare con te: la Dyka (sempre oscena, per carità) è molto megli odella Serafin. Ne ha dato prova nell’Aida (solo per quanto riguarda la mia recita, la 4°), dove ha dato vita ad una Aida pessima di sicuro, ma almeno il timbro (mi riferisco alla pura e semplice emissione, non alla sua tecnica) un po c’è. La Serafin non ha manco quello, infatti, come detto sopra, spinge, spinge, peraltro senza risultati.Davvero scandaloso, aggiungo poi, riproporre uno spettacolo osceno sia registicamente che vocalmente (il cast, più o meno, è quello della scorsa stagione). Possibile che quando si hanno dei buchi della stagione si faccia apposta a riprendere gli allestimenti più osceni? masochismo o consapevolezza (sbagliata) che il pubblico della Scala sia una massa di ignoranti dotati di portafoglio? per favore, non facciamo fare a quello che (di reputazione) è il Massimo Teatro del Mondo la fine del Met, una passerella per ricconi (che poi ce ne siano anche di appassionati è sacrosanto e vero), che son li solo perchè fa “ganzo”.

          • Comunque ha ragione, caro Domenico, quando dice che bastava investire 100 euro. La brava Hui He avrebbe offerto una prestazione dignitosissima. Non capisco perché a volte continua ancor ad essere relegata al secondo cast. Comunque, ha visto? Il soprano cinese finalmente ha avuto l’onore del primo cast nella prossima Aida alla Scala.

          • Luigi… Lissner avrebbe anche potuto risparmiarsi l’investimento dei 100 euro. Gli sarebbe bastato accendere la radio durante la diretta fiorentina per rendersi conto dello scempio che si stava consumando al Maggio e che si sarebbe evidentemente consumato di lì a poco a Milano.

    • Ma cosa è successo alla Serafin??? L’avevo sentita qualche anno fa nella Tosca a Roma (tra l’altro insieme ad Álvarez) e aveva ricevuto tantissimi applausi (e addirittura una richiesta di bis dopo il celeberrimo “Vissi d’arte”). Era veramente una Tosca promettente. Visto quello che è accaduto lo scorso anno nello stesso allestimento, avrebbero fatto bene a scritturare di nuovo la Radvanovsky (che non cantò male), oppure la Dessì (che qualche anno fa ha offerto una bellissima prestazione proprio qui alla Scala) oppure Amarilli Nizza (buona interprete di questo ruolo). Ogni volta che accadono serate come quella di ieri, si ha sempre la sensazione di un’occasione persa.

      • non è accaduto semplicemtne nulla. canta come sa cantare ed ha sempre cantato. la diretta radio da Firenze non è stata molto diversa. l’audio dell’aria sul tubo da salerno è dello stesso livello.
        non gira gli acuti, no lega ed il timbro è durissimo, asperrimo.
        peccato perchè da vedere è bella, ha portamento…insomma con Tosca ci sta….

        • Ascoltata dal vivo la Serafin non conferma le aspettative di Roma 2008. Gli acuti sono opachi, sfocati, vetrosi e il “do della lama” preso alla “speraindio”. Álvarez si conferma invece voce interessante. Il suo volume non è grande (molto meno di Marco Berti, che di volume ne ha da vendere, peccato usi la voce “aprendo bocca e dando fiato”) però ha delle mezzevoci e dei pianissimi veramente belli (sfoggiati soprattutto nel terzo atto).

  1. Ma il sedicente “esperto di voci” alla Scala che ci sta a fare? I propri interessi e quelli di qualche agente suo amico? E’ davvero triste che “il più grande teatro del mondo” non sia più in grade di allestire degnamente il repertorio italiano. Vedrete che il Peter Grimes, invece, risulterà una bella esecuzione.

  2. Mamma mia, anch’io ho fatto l’atroce esperienza di questa Tosca scaligera. Era presente anche una coppia intorno ai settanta: la signora ha detto “E’ da cinquant’anni che vengo alla Scala e non ho mai visto niente simile, né nel canto né nelle proteste. Ma hanno ragione!” Suo marito ha commentato scorato: “E pensare che… non avevo ancora vent’anni e venni qui a sentire la Tosca cantata dalla Tebaldi…”
    Cioè, parliamone… uno che calca le scene alla Scala dovrebbe sapere che si sta accostando alla Callas e alla Tebaldi! E uno che sale sul podio si sta paragonando a Kleiber, Toscanini, Furtwangler, Mitropulos, Bernstein! Ma cavoli, ma non le hanno le orecchie?

    Quanto a me… l’ultima volta che sono tornato da un’opera scaligera dicendo “oh, che bello!” fu nell’autunno del 2007, con il Così fan Tutte… ma, se non rammento male, era un allestimento degli allievi dell’accademia! Da allora in fatto di opere nessuna mi ha più soddisfatto: al più una onesta scolasticità. Speravo in Barenboin ma mi ha molto deluso. Lissner sta distruggendo la Scala!

  3. Hai sbagliato, caro Viotti, è il pubblico pagante (e parcamente fischiante) che distrugge la Scala, impedendo ai grandi artisti (la Serafin, la Dyka, Wellber) di dare il massimo. Costoro in realtà sono il frutto della metempsicosi della Nilsson, della Tebaldi e di Kleiber padre rispettivamente, solo che… sono deboli di nervi! Almeno quanto taluni “custodi” del loggione ambrosiano.

  4. Anche se fuori post…ho assistito un paio di giorni fa a un Lohengrin a Berlino…voci femminili e direzione davvero niente male…visti i tempi mi aspettavo una tragedia…invece quando si evitano i nomi da passerella spesso il risultato è piacevole…

  5. sono stata in teatro sino all’aria del tenore del III atto, poi ho gettato la spugna perchè avevo male alle orecchie.
    ho assistito all’opera in una zona del loggione perfettamente silente, dove al Vissi d’arte non è partito manco mezzo clap. immobili come statue, salvo il mio vicino di posto, viennese, che non ha fatto altro che scuotere il capo o fare OHH ad ogni bercio o latrato che arrivavano dal palco. Ha detto di avere apprezzato la signora in valchieria e nel rosen ma che ciò che stava ascoltando era orrendo….condendo poi l’affermazione con i suoi ricordi di Tebaldi, Price e Nilsson.
    e devo dire che ciò di cui in diffamatori prezzolati che si agitano contro questo sito non dicono è il RUMOROSO SILENZIO che ha accompagnato il post aria, anche dopo gli zittii, i due patetici brava arrivati da sopra e i tre bu incassati dalla signora ( chè di tali reali prorporzioni è stta la contestazione di cui parlano …)
    NON C’ERANO GLI APPLAUSI, un primo atto chiuso con clap durati forse 5 secondi, idem il secondo.per una vergogna che non meritava di essere mendata in scena. Quanto alle conversazioni difouer, ne ho avute un paio di tenore assai diverso da quelle avute da DD, con signore che prima mi hanno manifestato i loro dubbi,poi al secondo intervallo sono arrivate dicendo che era davvero una oscenità e che quell’aria era stata tremenda. UNa suonatrice di tuba, seduta davanti a me in comapgni forse della madre ha poi espresso commenti ferosi sulla direzione d’orchestra spiegandomi alcune cose tecniche che non saprei nemmeno ripetervi qui ma cmq esprimendosi assai negativamente sulla direzione. la conversazione è avvenuta in una sona del loggione ove erano seduti alcuni zittitori e buatori non grisalidi cui nessuno delle signore circostanti si è permessa di dire alcunchè , semplicemente perchè concordavano in toto con loro. certo, come oggi scrive Isotta, era ilpubblico del fuori abbonamento, quello estraneo agli accordi clacchettari che presidiano il loggione, che fanno acocmodfare il pubblico come nel salottto di casa, che spiano i loggionisti e che si autonominano i portatori dell’ordine insultando chi dissente da quella che è una vergogna, superpagata ed ingiusta nei confronti del pubblico e di chi , meno pagato e tutelato, canta fuori dal circuito dei cosiddetti “grandi teatri”internazionali con esiti che nulla hanno di inferiore a quelli che qui si riscontrano.Quando si inizierà a paralre della morale di chi, incapace, occupa certi posti nel sistema teatrle? della morale di chi lucra biglietti omaggio per preservare” l’ordine” delle cose, macroscopicamente ingiusto? della morale di chi, incompeternte per sua stessa ammissione, si aggira diffamando ed insultando chi ha ragioni culturali ed intellettuali da vendere e da metter in campo? di chi, appartenente al commercio di questa arte, diffama, calunnia e minaccia parteamente il pubblico( e posso fare nomi e cognomi )?….quando parleremo di costoro????

    • Giulia, “sem semper chi”: guai a dire che Babbo Natale non esiste. E per fare in modo che esista, si lincino tutti coloro che dicono “guarda che Babbo Natale non esiste”.
      E’ tutto di un’amarezza sconvolgente.

  6. E’ una lotta contro i mulini a vento cara Giulia! I teatri sono in mano a degli incompetenti, (e non solo a Milano) che hanno dalla propria parte la stampa, i media e chi più ne ha più ne metta. E guai a dissentire… tolgono l’accredito, parlano con i vari direttori dei quotidiani, più o meno compiacenti, per zittire chi dissente. Di audizioni per i giovani non se ne parla… già, le agenzie potrebbero avere qualcosa da obiettare e poi… chi è capace di giudicare!!!!

    • …..finchè lo si accetta, certo…..cmq, non mi dici nulla che non sappia già. Ma mi piace anche vedre il livello cui sono disposti a scendere i loro lacchè……facciamoli comportare per ciò che realmente sono……le persone di cultura! Vediamoli all’opera…..sentiamoli parlare….leggiamoli…!
      Il teatro ieri l’altro era pieno di melomani non professionisti, ma che vanno ogni tanto: universale disapprovazione per lo spettacolo…..

      • Certo, la gente non è né scema, né sorda, ma la vogliono far passare per tale; tuttavia credo che ci siano poteri contro i quali è quasi impossibile combattere. Tante volte quando ascolto una recita e poi ne leggo la recensione sui blasonati quotidiani nazionali ho l’impressione di aver assistito a qualcosa d’altro!

        • …perchè siamo noi a consentirglielo. nessuno pretende di cambiare, ma ……accettare supinamente non è giusto, anche perchè qua e là la la qualità ancora esiste. per quel poco di buono che c’è occorre reagire, sennò non avrà più alcun senso fare bene, lavorare, cercare di migliorare, pensare, studiare……
          E’per gli artisti seri che occorre opporsi…

          • avevo la possibilità di andarci sabato, ma visto il livello rinuncio volentieri. Dovrebbero trovarsi una Scala deserta, forse comincerebbero a farsi qualche domanda. Anche i turisti se ne intendono di musica, che diamine….Lo spettatore dovrebbe essere considerato sacro, e trattato come tale, non foss’altro perchè è quello su cui il Teatro campa (o forse no?…)
            Grandioso è stato Bollani che ho visto il 18 aprile nel concerto sinfonico diretto da Chailly . Il pubblico entusiasta del grande pianista di jazz, lui molto generoso non si è negato. Ho proprio pensato che bello , qualcuno sul palco della Scala solo perchè è bravo! O forse dovevo pensare: che fortuna, “questo” è “anche” bravo!….
            Che amarezza!

  7. chi è oggi Alvarez lo so…..chi è la Serafin pure……che lo spettacolo era stato buato a New York lo sapevo…..Risultato?
    Sono rimasto comodamente a casa.
    Ma veramente……..Devo prendere il tram…mettermi in coda per il biglietto….salire in loggione……poi stare male nel vedere e sentire una schifezza? Adesso non piu’.

  8. “Gli interpreti sono stati salutati da un subisso di fischi e grida ostili mentre una parte del pubblico (recita fuori abbonamento, biglietto omaggio) caninamente applaudiva: debbo credere che i plaudenti ascoltassero il capolavoro di Puccini per la prima volta, senza conoscerne nemmeno il soggetto e il libretto di Illica e Giacosa” (Paolo Isotta. Qui l’articolo integrale: http://www.corriere.it/cultura/12_aprile_24/elzeviro-isotta-tosca-scala-volgare-verismo_5c6c5bae-8e0c-11e1-839c-11a4cf6ed581.shtml)

  9. Ma sì che sarebbe arrivato alla fine, lo sai benissimo, Gianguido. Se poi Giulia si riferiva a me con la sua allusione, addirittura mettendo in discussione la mia morale, si tratta di una cosa così ridicola che dimostra come in certe occasioni si stia letteralmente perdendo la testa.
    Marco Ninci

    • Riferimento a te?……nemmeno sei stato nei miei pensieri per un nanosecondo in questi giorni…Stai certo che a qualcunque cosa ti riferisci, ho pensato a NInici solo nell’ultima risposta direttaad un tuo intervento.
      a presto

  10. Sostengo anche io quel pubblico che vive, dissente, critica e se è il caso fischia sonoramente, e se è il caso si spella le mani dagli applausi!
    Alla prima della Traviata di Bologna, io e alcuni amici non abbiamo potuto evitare di fischiare sonoramente il tenore, assolutamente inascoltabile e rovinoso per l’intera serata.
    Bologna non ha la risonanza che ha la Scala, ma se buona parte del loggione era comunque d’accordo con noi, i pochi giornali invece che hanno recensito la serata trovavano scusanti infantili (come Repubblica, che tuttavia non arrivano a sostenere il tenore insostenibile) o ci tacciavano di maleducazione (L’Opera).

  11. 4 the Nanny

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    Giulia is our host: we should try to keep this a pleasant place for her, and we should’t take it too much for granted that the CdG will always be here.

        • Cara Giulia, la frase è questa: “della morale di chi, incompeternte per sua stessa ammissione, si aggira diffamando ed insultando chi ha ragioni culturali ed intellettuali da vendere e da metter in campo?”. MI sembrava ovvio che si riferisse a me. Se così non è, bene; non ho alcun timore a scusarmi.
          Marco Ninci

          • appunto. Scusa se ho toccato il tuo superego, ma non eri calcolato. Tu non sei uno che diffama….rompi e basta. Quindi non@potremmo mai stare senza di te. Io parlo di melomani che intellettualmente comminano ancora sfiorando la terra con le braccia….

          • Ma no, Marco, tu non c’entravi nulla. Il contesto in cui Giulia parlava dei diffamatori ignoranti era tutt’altro.

  12. In effetti, mi dispiaceva questa faccenda del diffamare, perché io non diffamo proprio nessuno. Se ho qualcosa da dire, lo dico e lo dico qui. Senza problemi. Però vorrei che si capisse che io non sono un provocatore di mestiere. Per me certe frasi sono l’aggancio per poter trattare alcune questioni a cui tengo. Magari questioni di ordine generale, che non sono la recensione di uno spettacolo o problemi di tecnica vocale o altre cose attinenti al motto del blog. Semplicemente questo. Però quando ho letto che il diffamatore era incompetente per sua stessa ammissione, non ho potuto fare a meno di pensare a me, che non sono in grado di parlare di canto in termini strettamente tecnici e l’ho ammesso senza problemi. Un io sopra la media in questo caso non c’entra molto.
    Ciao
    Marco Ninci

  13. Piccola nota di servizio. Ieri sera (spettaccolo del 2 maggio con Serafin, Alvarez e Gagnidze) ho sentito gli applausi più freddi della mia carriera di frequentatore di teatro. Un clap clap tenue di massimo 3 minuti e tanto, tanto orrore nelle orecchie e nelle espressioni di tutto il pubblico. Di gran lunga la peggiore produzione a cui abbia mai assistito. A elenacre tutte le nefandezze dello scempio occorrerebbero pagine e pagine. Mi limito a dire che veniva da invocare la preghiera di Tosca “Dio mi assisti” fin dalle prime battute di Angelotti. Mai parole di un’opera furono più azzeccate rispetto a quello che andava in scena: “Ah! Più non posso! – Che orror! Cessate il martîr! È troppo il soffrir!”.

    Saluti!

    Jacopo Re

    • anche io caro Jacopo ho saputo da un amico del trionfale successo di ieri, mi hanno detto anche di un Vissi d’arte in silenzio…….la persona no sapeva se restare al terzo atto o andarsene come ho fatto io alla prima…

  14. io vidi le recita del nove maggio: alvarez fece solo il primo atto. Fu una recita penosa uscendo chiedevo a conoscenti se non fosse stata anke x loro la peggiore in tanti anni d scala. mi dissero che quando cantava la parada e saldari erano recite anke peggiori. Ma la Parada com era?

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