I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Quarta puntata: Fernando De Lucia nella canzone napoletana.

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Questa quarta puntata della rubrica, la prima dedicata alla voce tenorile, non può che soffermarsi sul napoletano Fernando De Lucia, cantante sul quale occorre rivedere taluni cattivi pregiudizi fomentati e da una critica incompetente e da una serie di fraintendimenti in sede di riversamento, che alterando le velocità i tempi e le tonalità delle incisioni, ne hanno pesantemente artefatto il colore vocale rendendolo troppo scuro e baritonale. Questa versione della famosa canzone napoletana “Era de maggio” ci sembra giri alla corretta velocità e ci restituisca abbastanza bene il timbro autentico del cantante, e la riteniamo quindi idonea per farsi una giusta idea del suo canto. L’estensione è quella classica del tenore di grazia, assai corta rispetto a quella dei contraltini, senza ovviamente che questo si traduca in una difficoltà ad eseguire correttamente il passaggio di registro. Salendo la voce acquista una ricchezza di vibrazioni, una penetrazione e rotondità impressionanti, in virtù di un oscuramento di timbro da manuale. L’aspetto più interessante di questo artista è però quello esecutivo ed espressivo, caratterizzato da una costante sprezzatura dei tempi da grande virtuoso (oggi la definiremmo esasperata), e da una ricercata e forse manierata sottolineatura del fraseggio, delle dinamiche, che non abbandona mai al caso nessuna frase. Buon ascolto.

G.B.Mancini

26 pensieri su “I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Quarta puntata: Fernando De Lucia nella canzone napoletana.

  1. Grazie, Mancini , anche qui il “cesellatore” come lo definisce anche Celletti e’ affascinante, resta da capire (almeno per me ) l’origine del vibrato . Comunque De Lucia cantava anche le opere veriste come Cavalleria .Poi sono venuti i tenori veristi ….

    • Il vibrato personalmente non mi infastidisce, la reputo una normalissima oscillazione indice di vitalità di suono. Può darsi che talora l’emissione sia un po’ “premuta” e questo può produrre un certo vibrato stretto. Il fatto è che oggi un cantante come Florez vibra allo stesso modo e nessuno ha niente da dire.

      • Beh, Mancini, con tutta la stima che ho per te, Florez De Lucia non lo vede neanche col cannocchiale, vibrerà come lui (secondo me bela e basta, ma probabilmente mi sbaglio), ma anche se così fosse è distante anni luce dalla perfezione del Maestro.

    • Massimo a me hanno sempre detto il vibrato dipende da due cose: o da una tecnica sommaria (difetti del ssotegno ) oppure dagli armonici della voce. E De Lucia ne aveva tanti: senti che colore meraviglioso…. Secondo me lasciava semplicemente “correre troppo” la voce. Perché sul fatto che possedesse una tecnica più che ferma non v’è dubbio alcuno.
      E poi va detto che un po’ di vibrato forse rispecchiava il gusto o l’indulgenza del tempo: anche altri tenori dell’epoca magari “scappavan via” su qualche nota e non su altre. Un tenore che mi ha sempre affascinato molto e sul quale non ho mai trovato che poche notizie (tantomeno registrazioni) e che aveva un vibrato piuttosto accentuato era Alessandro Vesselovsky che, se non ricodo male una di lei intervista, fu il tenore con il quale debuttò la nostra Magda Nazionale. Ascoltatelo qui (2°, 3°,4° e 5° link): http://svidetel.su/year/1930.

    • Per provare a rispondere a questa tua perlessità… mah… Senza pretesa d’avere la verità in tasca, ti posso dare solo la mia opinione.
      Io ti risponderei così: che dipende dal vibrato. E per capire questa cosa ci vuole più orecchio che spiegazioni.
      O è un vibrato naturale e lo capisci perché la voce comincia a vibrare – come piace dire a me – 2 cm fuori dalla bocca o più in là dei denti e allora il vibrato dipende dalla natura e tendenzialmente non urta l’orecchio; oppure si tratta di cattiva gestione del fiato: una voce troppo spinta può benissimo produrre un vibrato fastidioso; ma anche una voce ricchissima per natura di armonici può cedere all’effetto capretta se lasciata correre liberamente: e allora qui il controllo del fiato serve per tamponare gli eccessi. E così via. Dipende da tante variabili in gioco, diverse per ciascuno. E, come sempre nel canto, è questione di equilibrio.
      Va anche detto per onor del vero che oggi c’è anche l’insegnante minus habens – per non dire cretino – che incita l’allievo a vibrare. Costoro andrebbero presi a torte in faccia.

      • E’ così, ci sono taluni insegnanti che rovinano le voci degli allievi inducendoli a produrre volontariamente una oscillazione che col tempo produce danni irreparabili, compromettendo la fermezza dell’appoggio.

        Tra le possibili cause del vibrato di De Lucia (che non è comunque un tremulo paragonabile a quello di una Supervia), non dimentichiamo anche il mezzo rudimentale con cui questa voce è stata incisa. Però va detto che anche le recensioni dell’epoca, soprattutto quelle della critica anglosassone notoriamente ostile alle voci particolarmente vibranti, segnalavano questo difetto. Potrebbe anche essere un effetto voluto.

        • Potrebbe. Però sono anche propenso a pensare che in tenori come De Lucia, non fosse ancora maturata la consapevolezza di dover controllare la generosità del proprio vibrato. Un vibrato, in ogni modo, che ritengo natura integrante della voce di don Fernando e non dovuto a difetti di appoggio. A dispetto di quel che potessero pensare ciritica e gusto inglese che probabilmente preferivano addirittura una voce fissa ad una ferma.

    • spesso è un appoggio non perfetto. qui, nel caso di De Lucia, l’appoggio, o meglio l'”aggancio” del suono al fiato sembra molto saldo; butto là un’ipotesi: una minima contrazione di gola dovuta alla circostanza della registrazione? insomma, un fattore emotivo? anche nell’aria di florez dal Rigoletto il vibrato potrebbe derivare da fattori molto contingenti, perché anche lì il suono di per sé è rotondo e non sembra rimandare a un appoggio errato

      • Il vibrato di Florez a mio avviso dipende dal mero fatto che un tenore che potrebbe tutt’al più fare del barocco si stia cimentando con Rigoletto.
        Ripeto la mia sul vibrato don Fernando: un sacco e una sporta di armonici nella voce, un’emissione vaporosa, alla ricerca di colori i più di grazia possibili e il gusto del tempo.
        Non ci sento nemmeno alcuna contrazione di gola… Anzi: http://www.youtube.com/watch?v=7ad3T-Wj1ZY

        • Mi fa molto piacere trovare qualcuno che condivide la mia passione per questo cantante. Per me tra tutte le voci a 78 giri, l’arte di De Lucia sta senz’altro tra i primissimi posti, sia per la pregevole duttilità vocale, sia per il fascino delle sue maniere esecutive. Con quell’ottava e mezzo di estensione faceva tutto ciò che voleva. A piena voce infatti credo non superi praticamente mai il la naturale.

          • Eh beh… De Lucia fu un vero e proprio signore del canto e rientra nel mazzo dei cantanti che amo di più: della vecchia guardia, in cui si sente la posizione alta e l’emissione sui denti e in maschera del suono che è fermo (nonostante il vibrato di cui stiamo discutendo possa trarre in inganno). In altre parole un’emissione che sviluppa la voce sul “parlato” e perciò chiarissima.
            È così che si canta!

          • Giustissimo poi quel che dici del parlato… tutte queste voci antiche erano voci che cantando “parlavano”… il canto all’italiana è il canto sulla parola. La pronuncia, il “dire” chiaro, naturale, schietto, senza artifici, è davvero l’alfa e l’omega del canto. Altroché gli odierni barocchisti… per capire cos’è il recitar cantando bisogna imparare dalla preistoria del disco.
            http://www.youtube.com/watch?v=isBiVrQylBs

          • Assolutamente. Ma il fatto è che paradossalmente il “dire” chiaro non è poi una cosa su cui ci si debba incaponire così tanto… se uno ha capito che cosa è il canto, la dizione chiara viene da sè!
            De Luca era un esempio chiarissimo.
            Certo ci sono poi delle difficoltà da aggirare, ma se così non fosse, non si parlerebbe di arte del canto. Forse.
            E poi bisognerebbe aprire un intero capitolo sui fraintendimento circa l’espressione “canto in maschera”…

  2. Hai ragione, Enrico, Vesselovsky e’ , per me, una scoperta, ho ascoltato or ora “ella mi fu rapita” e il “parmi ” e’ all’altezza di quello di Lauri Volpi. Il vibrato,che non mi sembra cosi’ stretto, non infastidisce affatto, anzi…’

    • Ah! Per me fu un tenore bravissimo ingiustametne negletto! Lo scoprii anni fa quando comprai uno dei CD “monotematici” della Bongiovanni: per l’esattezza i 25 Sogni della Manon. Li scoprii tenori “d’epoca” come Clement, Devries e altri, tra cui un vibrantissimo Vesselovsky: che dire, a me una voce dalla pasta così calda e con quel vibrato particolare piacque subito!

  3. di solito un vibrato stretto ” caprino” è sempre dovuto a una tecnica difettosa a cominciare dall’appoggio sul fiato,di solito questi cantanti hanno carriera breve
    a volte un vibrato non proprio stretto non vuol dir niente,e nella la mia preferita Olivero il vibrato è piuttosto evidente,ma non è un difetto di tecnica tanto è vero che lo testimonia la sua lunga carriera,anzi migliora nel corso degli anni, e anche il vibrato si attenua.
    De Lucia un bel timbro bel colore,quel leggero vibrato all’inizio mi lascia un po perplesso ma poi tutto si risolve
    Florez non mi sembra che poi vibra piu di tanto Mancini,una normale oscillazione…alla Devia

    • Mah a me non sembra che vibri così tanto: se per vibrato in questo post intendiamo quello di tipo “tellurico”.
      Piuttosto mi sembra parecchio in difficoltà: calante e affaticato. In altre parole…. Non ce la fa! 😀

  4. Più che Florez direi Calleja, che ha un vibrato molto accentuato. Anche se all´inizio era strettissimo, oggi è diventato bello regolare e meno intenso. Avrà da fare con l´appogio, anche Smirnov per esempio vibra molto, a volte non appoggia sufficientemente – anche Anselmi. Ma credo che quelli che fanno correre la voce forse anche troppo sono meno in pericolo vocale di quelli che sforzano troppo.

  5. I foniatri dicono che il vibrato stretto tipo quello che si sente in De Lucia o anche in Vesselovsky sia dovuto a una leggera vibrazione della laringe, caratteristica assolutamente naturale di alcune voci; vero è che con un controllo maggiore lo si può costringere e limitare ma questo non era certo nelle intenzioni di De Lucia che preferiva cesellare le frasi in una continua variazione tra piano, mezzo-forte e forte lasciando “galleggiare” la voce sulla colonna d’aria e lasciando che ogni cartillagine osso e seno entrasse in risonanza. É questo continuo gioco di vibrazioni che fa di De Lucia quel sublime vocalista che è, poi può piacere o no ma questo rientra nella categoria indiscutibile del gusto personale. All’epoca di De Lucia e prima di lui non dava fastidio ed era generalmente accettato (compreso Bonci altro esempio eccellente); anche in cantanti di cui non abbiamo testimonianze discografiche ma solo racconti di musicofili o critici musicali (anche Rubini tra gli altri aveva un certo vibrato stretto a quanto scrivevano Chopin e Wagner). Successivamente (post-Caruso e diffusione del disco) cominciò il dilagare di centri gonfiati, voci scurite artificialmente, spinte a più non posso che fece scomparire quasi completamente questa che per alcune voci, come è stato correttamente scritto, è caratteristica naturale.

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