La settimana di Attila, prima puntata.

Il 12 settembre 1951 nella fantasmagorica stagione del cinquantenario della morte di Verdi la RAI propose Attila, che era un titolo davvero desueto e del quale qualche raro cultore dei 78 giri poteva conoscere il terzetto “Te sol quest’anima”, che … Continua a leggere

Il primo Verdi prima della sua resurrezione: I lombardi alla prima Crociata

Prosegue con i Lombardi della Rai 1951 (il famoso anno del cinquantenario della morte di Verdi) il nostro piccolo excursus nelle esecuzioni verdiane anteriori la cosiddetta Verdi renaissance. I Lombardi sono famosi per il coro “dei Lombardi miseri ed assetati” … Continua a leggere

Il primo Verdi prima della sua risurrezione: Nabucco

Il primo successo del quasi trentenne Verdi fu Nabucco nel 1842. L’opera rimase sempre in repertorio e non solo per il famoso coro del terzo atto, che divenne, forse con un poco di forzatura, l’inno del Risorgimento. Se dobbiamo citare … Continua a leggere

Ascolti comparati: Attila “Oh nel fuggente nuvolo” Mara Zampieri vs. Caterina Mancini

La parte di Odabella, virago ed amazzone verdiana, animata da nobili sentimenti patriottardi, antesignana e modello più vicino a Cristina Trivulzio Belgiojoso (1808-1871), che ad Adelaide Bono Cairoli (1806-1870)  fu scritta da Verdi per Sofia Loewe soprano ed amazzone essa stessa. Oggi la … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Rossini: Stabat Mater – Inflammatus.

Trascorso un anno dalla prima puntata, poniamo fine alla rubrica dei venerdì di Mancini con una carrellata di Inflammatus dallo Stabat Mater rossiniano (la chiusura con gli Inflammatus era prevista per lo scorso Venerdì Santo in omaggio al rito della … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Sigrid Onégin nel Prophète.

Dopo aver già introdotto la questione nella puntata del Quaresimal dedicata a Gloria Scalchi, soffermiamoci ancora sulla vocalità del mezzosoprano ed in particolare sul ruolo di Fidès nel Profeta di Meyerbeer, di cui ora ascoltiamo l’arioso “Ah! mon fils”. Parte … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Juste Nivette nella Juive.

Ascoltiamo la voce di questo antico e ormai pressoché dimenticato basso francese (classe 1866) alle prese con una parte di basso profondo scritta per il leggendario Nicolas Levasseur, quella del Cardinal Brogni dalla Juive di Halévy, opera oggi scomparsa dai … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Michele Pertusi nel Nabucco.

Impariamo oggi come riconoscere se una voce di basso verdiano sia sincera o simulata e quali siano le conseguenze del cantare con emissione contraffatta, anche ad onta di una preparazione molto seria e professionale sul piano esecutivo, musicale e stilistico. … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Jacques Urlus in Fidelio.

Ascolto esemplare che dimostra come anche una voce adusa al repertorio più pesante se fornita della giusta preparazione tecnica possa cantare sul fiato con espressività e morbido legato, senza mai forzare il suono sul passaggio o ghermire gli acuti. Già … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo a… confrontare. Mattia Battistini e Renato Bruson in “Caro mio ben”.

Arietta da studio buona per studenti al primo anno di conservatorio. Verifichiamo con questo ascolto comparato come la decadenza del canto abbia reso invece ineseguibili per primi proprio i brani più semplici, tecnicamente elementari, che richiedono naturalezza di imposto, cura … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Sonia Ganassi in Elisabetta Regina d’Inghilterra.

Ascoltiamo il (nominale) mezzosoprano Sonia Ganassi, assidua frequentratrice delle parti Colbran in ossequio all’odierna vulgata secondo cui la voce della leggendaria primadonna sarebbe stata non di autentico soprano drammatico ma di mezzosoprano acuto, alle prese con il finale dell’Elisabetta rossiniana. … Continua a leggere

I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare. Nicolai Ghiaurov nel Macbeth.

Esempio tra i più classici di emissione pomposa, autocompiaciuta, tendenzialmente gonfia, cavernosa, indietro, pesante, priva di varietà nelle dinamiche, nei colori, nel “dire”: solo la statica, pigra e narcisistica ostentazione di una generosa natura vocale. La registrazione live evidenzia poi, … Continua a leggere