Elina Garanca, una diva da Scala.

La frase “sono senza parole” è un tradizionale e trito debutto per lettere di condoglianza dinanzi a lutti e catastrofi, difficilmente accettabili e spiegabili.Quindi è una frase pregnante e fortemente se dico che “sono senza parole” dinnanzi il successo riscosso ieri sera dal concertino di Elina Garanca in Scala nell’ambito del piano quinquennale di culturalizzazione, ordito da Stéphane Lissner ai danni del pubblico scaligero e con i danari del medesimo. Scommetto in un commento tipo “cornuti e mazziati” ed in altro “ignoranti volete solo le arie d’opera”. Sbagliato vorremmo solo sentire canto professionale.Tanto per cominciare dirò che la bellezza della signora è assai più da copertine di cd e cartelloni pubblicitari,  che non reale. E quand’anche bella il fascino di Shirley Verrett o la spontanea eleganza di Teresa Berganza le sono sconosciute. Sconosciute molte altre cose. Ovvero i ferri del mestiere.Sotto la sigla di mezzo soprano, credo lo abbiamo scritto molte altre volte, militano o hanno militato voci dal colore chiaro e dalla limitata ampiezza come la Supervia o la Berganza, voci anch’esse chiare e sopranili , ma alla bisogna  pronte ad eseguire Verdi come la Simionato e, talvolta e con parsimonia e per necessità di regime come Gianna Pederzini, voci ambigue o Falcon come Shirley Verrett o  Grace Bumbry e risalendo nel tempo a Margarete Matznauer e Sabine Kalter , voci di fenomenale ampiezza e irrepetibile levatura tecnica come Ebe Stignani, ma dal colore chiaro contrapposto alle identiche caratteristiche, ma con colore ben più scuro  di Sigrid Onegin e, forse anche, di Irina Archipova. Si arriva, poi, a voci in natura ben più scure come la Valentini Terrani, la Barbieri ed a quella  di contralto, pur estessima in alto, di Ernestine Schumann- Heink. Poi ci sono le voci di mezzo soprano “inventate” come Marilyn Horne e, forse, Martine Dupuy.Mi accorgo di avere citato qualcuna delle rappresentanti dell’empireo in corda di mezzo, ovvero di avere sprecato paragoni fra elementi fra di loro incongruenti. Perchè le sopra menzionate signore, nessuna -sia detto per onestà- indenne da difetti, sapevano cantare dal piano al forte, sapevano emettere acuti facili e timbrati, scendere alle note gravi, magari a patto e costo di qualche artifizio, ma senza mai intaccare legato ed intonazione, rendere il senso della frase esibire una dizione chiara e limpida.

Facciamo rapidamente il punto di quanto servito ieri sera e di che cose del pranzetto rimane ad un ascoltatore, che non creda alle favole delle multinazionali del disco e  dei direttori di teatro consorziati.Una voce di soprano, chiara, ma ingolata con la cosidetta “mela in bocca”, che nasce dalla cattiva respirazione precisamente dal mancato sostegno della colonna del fiato e, pertanto sembra scura e da mezzo. Solo che il colore e la limitata estensione sono il frutto della carenza tecnica non della natura o di un costrutto tecnico, tale da forzare la natura (caso Horne docet). Evidentissimo nei primi due Lieder di Schumann. Sotto il profilo interpretativo un simile imposto nega la possibilità di legare, questa evidenziata nel secondo gruppo di Lieder di Schumann (Frauenliebe und -leben op. 42) e di scandire le parole. La circostanza che la signora utilizzasse l’idioma franco, germanico o castigliano era percepibile solo se i passi eseguiti nei  vari idiomi erano noti al pubblico. Questo è partire zoppi nella liederistica, impantanarsi malamente nelle arie d’opera scelte e proposte come bis. Quando poi il brano richiede slancio  e la vocalità e tesa, sarebbe più corretto dire espressionista trattandosi di Berg delle due o si emettono suoni di petto nel senso deteriore del termine o si grida in alto (credo per altro che la nota più acuta dei brani di Berg fosse un la4). Pesanti i limiti di intonazione in questi brani.  In zona acuta i nodi vengono al pettine, pur trattandosi di un soprano in natura e allora se le note sono prese piano ne sortiscono suoni fissi se di slancio urla. Non c’è via di mezzo né come dinamica né come qualità del suono.I lieder, almeno per chi crede che la Kultura tutto copra e tutto obblighi ad obliare, possono anche patire, secondo quei signori, un’esecuzione scadente  sotto il profilo tecnico. Con l’occasione dirò che i migliori Lieder li ho sentiti ad opera di Alexander Kipnis, Elisabeth Schumann, Tiana Lemnitz ossia Grace Bumbry e magari pure la Caballé. Ma, poi, la sventurata ha deciso di cantare i due passi più famosi di Carmen e un’aria famossima ed amatissima da pubblico e primedonne “le carceleras”. Tralascio in  Carmen i suoni fissi di marca e sapore baroccaro,  contrabbandato per stile opera-comiqué, ad ogni attacco di “l’amour” alle riprese del ritornello dell’habanera, tralascio lo strilletto ( si bem) che ha chiuso la seguidilla , ma non posso tacere che un’esecuzione senza colori, senza timbro, senza dinamica non la possono proporre con credibilità neppure voci strumento, tanto meno quelle come la Garanca. Cosa succede, poi, ai vocalizzi che separano le sezioni delle carceleras comprova e certifica che sul palcoscenico della scala si possono, con ottimo risultato, emettere suoni che con il canto non hanno nulla in comune.

Notazione di colore la signora attaccando la Seguédille si è cavata le scarpe, emula della Maria per i più, di un soprano francese che quale Gioconda, anno 1996, prese una sonora fischiata, per il sottoscritto. Ho rimpianto i vecchi loggionisti, che avrebbero commentato il gesto con un milanessisimo “ghe dorem  i pe, sciura!” era il più consono ed idoneo.

 

Gli ascolti

R. Strauss

Da Schlichte Weisen op. 21

All’ mein’ Gedanken, mein Herz und mein SinnElisabeth Schumann (1932)

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42 pensieri su “Elina Garanca, una diva da Scala.

  1. Caro Domenico, concordo su tutto quello che dici, partendo dalla storia del mezzosoprano (ad oggi-sarà ingoranza mia- ma non ho ancora capito bene che voce sia, dato che spesso è un ripiego per sopranoni e sopranetti che così si sentono autorizzate ad affrontare tutto quel repertorio che va dal Rossini comico a Bizet) fino ad arrivare alla Garanca, fenomeno discografico lampantissimo, non più e non meno delle sue colleghe dell’odierno “star system”. Confesso che dal vivo non l’ho mai sentita, ne ho l’intenzione di farlo (mi risulta che ad Agosto si cimenterà sempre in Scala ne Requiem di Verdi, con un cast assolutamente degno di lei….purtroppo non degno di Verdi….dettagli…..), ma dalle registrazioni vedo una cantante sopratutto ingolata, che fatica tantissimo in due brani su tre che esegue e che ha un registro solo buono: quello medio, gli altri lasciamoli perdere….non si sente in quello basso e urla (e spesso stona) in quello alto. Sul “dubbio voce” devo dire che non so, magari sentendola dal vivo si percepisce di più, di sicuro anche come soprano non farebbe molto meglio, ma sarebbe apprezzata l’onestà (salviamo il salvabile). Proprio pochi giorni fa leggevo su un noto giornale italiano un articolo, dal titolo “la Scala sta diventando un prodotto turistico”, e, ahimè purtroppo è tutto vero. I recital ho smesso di andarli a vedere da un po’, la mia scusa odierna di tal comportamento è che “ci sono sempre e solo lieder, dati anche a cantanti spesso inadatti”, ma, vista la prossima stagione credo che muterò le mie motivazioni, che diventeranno ” Grigolo, Goerne, Frittoli, Kaufmann, Di Donato, Gheorghiu, Florez….vi basti per capire”..alla prossima e grazie delle sempre costanti recensioni sui concerti di canto.

  2. Bene, la mia informazione sulle scarpe era veritiera…avrà voluto fare un omaggio a Sandie Shaw, la cantante scalza degli anni Sessanta, che comunque era professionalmente molto più seria di questa squinzia da copertina di tabloid, sexy come Barbie e dalla voce di plastica.

  3. hai ragione Stefix la Scala lentamente stà diventando un teatro turistico,e si stà avvicinando ai parametri del Met in questo cambiamento però prima devono mettere fuori gioco il loggione,magari con i biglietti nominativi per la galleria..
    La Garanca non mi dispiace,bisogna prenderla per quella che è un soprano corto,che vuole cantare roba senza avere i mezzi da vero mezzo soprano
    che al pubblico piace e l’appludono non ha importanza,rimane una cantante limitata,perche nel registro basso non ha un vero sfogo,poi nonostante che passano gli anni anche se cerca di cambiare,dà sempre l’impressione di passare per caso sul palco.
    Poi per le scarpe che si è tolta per cantare la Carmen penso che era solo per sottolineare il personaggio zingaresco…

    • Con tutto il bene che si può volere alla Garanca dopo una prova di canto che da recensione ha fatto schifo, ma non si capisce che tale signora fa tutto perché le viene detto di farlo?
      Ma una con una sensualità pari a quella di un pezzo di ghiaccio nel deserto si permette di togliersi le scarpe per fare cosa? Se l’avesse fatto con un intento, avrebbe usato questo espediente teatralmente! Invece ha fatto il compitino dato dal suo manager ( = s’è tolta le scarpe ) ed ha cantato la Habanera come se cantasse qualsiasi altra cosa …

  4. Scusate se mi inserisco con una richiesta che non c’entra nulla con il concerto della Garanca. Vorrei domandare a Donna Giulia o a gli altri autori, se esiste la possibilità di aumentare il numero degli “ULTIMI COMMENTI” che compare al lato destro della pagina iniziale del sito. Oppure, se non fosse possibile, creare un link dove cliccando su “ultimi commenti” ci mostri gli ultimi 10 o 15 o 20.. Mi capita, ed immagino a voi tutti, che quando ci sono più articoli sui quali si dibatte in modo rapido ed i commenti sono molti, alcuni, essendo risposte ad altri, non si posizionano in coda ma in fondo al commento specifico, si perdano alcune risposte ed anche il filo del discorso…. potrebbe essere un miglioramento del sito e molto utile a tutti coloro che nella giornata non hanno sempre l’opportunità di connettersi. Spero vogliate considerare tale richiesta nel caso ci fosse, un giorno, un ritocco al già bellissimo e funzionale sito. Grazie, Olivia.

  5. Siete eccessivi e vi si legge anche per questo. La Garanca non è il fenomeno che ci vogliono spacciare né il disastro che proclamate. Personalmente ritengo che Berg sia stato eseguito in modo più che dignitoso mentre ho trovato i bis mediocri e blando Schumann ( a dirla tutta anche un po’ palloso ). Proporrei un multa per le cantanti che inseriscono l’habanera tra i bis. Maggiorata del 30% se l’esecutrice è di Riga. Gli applausi che scrosciano alla fine li leggerei anche come un segnale di sollievo per l’avvenuta emancipazione dal diktat lissnerniano dei lieder che, a parte Mahler e i Vier letzte, sono sempre garbati poco agli italiani. In questo senso il recital più crudele è stato quello di Bostridge ( del resto si tratta di musiche non certo concepite per l’esecuzione in una sala grande come quella del Piermarini: il sovrintendente nonchè direttore artistico lo sa?). Corretta l’osservazione sui problemi d’intonazione nel registro acuto e correttissima quella sulla dizione. La dizione: non esiste grande canto senza dizione chiara, corretta, limpida, analitica. (Ma si tratta evidentemente di un campo minato: una vostra beniamina è stata la più grande farfugliatrice del secolo passato e probabilmente di tutti i tempi. Su di essa noto un vostro eccesso d’indulgenza: la vostra è in fin dei conti una cattiveria che non osa sfidare l’ortodossia ).

    • la farfugliatrice era ina cantante sublime.a garanca non puo nemmeno per un nanosecondo essere commensurata a lei. Personalmente, a parte la nullità artstica in questione, mi sono rotta di voci ingolfate che cantano nel registro piu grave che le precede. Ma è possibile che quella del mezzo sia la categpria di qielle che non sanno cantare e basta? C’ è scritto à mezzo/ raccolta differenziata soprani indietro?????

  6. scrivo qui sui commenti un mio parere su cosa ho scritto su un altro sito cosa ne penso dell Garancae anche riguardo alla Simeoni :
    “all’inizio della carriera della Garanca mi era sembrato finalmente di avere sulla scena una voce promettente se pur acerba ma corretta,anche se doveva migliorare sia una emissione non libera da patata in bocca come si dice in gergo,oltre a una presenza forse per timidezza fredda,e mi ricordo di averla anche difesa nei primi tempi nei commenti sul tubo,a anche sul CdG ,col passare degli anni c’è stata una maturazione ma non nel modo che io pensavo soprattutto perche non è riuscita a sfogare nel registro basso come un vero mezzo non acquisendo la corposità e l’autorevolezza nelle note basse necessarie per potere interpretrare certi personaggi da vero mezzisoprano,anche la voce quando la scura è solo un trucchetto il fraseggio è sempre approssimativo anche se accettabile tenendo conto ormai della caratura della cantante,poi anche se nel corso degli anni cerca di cambiare rimane sempre freddina,e dà la sensazione che sia sul palco per caso o di passaggio,insomma una cantante che non mi dispiace,mi fa piacere che venga applaudita,ma limitata,e che mi aspettavo di più.
    La Simeoni non la contrappongo (rispondendo a uno del forum)per il semplice fatto dopo averla ascoltata dal vivo qui al Regio di Torino ,di ritenerla ancora in una crisalide come vocalità,per me è una voce ibrida,e se continua nello studio come deve fare, può essere che tra tre anni sia una grande sorpresa”

  7. Era la prima volta che l’ascoltavo dal vivo e, confesso, non m’è spiaciuta, ma certo non mi ha entusiasmato. E per il programma -ammetto senza sensi di colpa che il Lied non rientra tra i miei generi preferiti- ma soprattutto ha deluso negli attesi bis. Per altro accompagnati malissimo dal “pestalozzi” di turno, Vignales, gratificato dal condivisibilissimo grido piovuto dal loggione: “Cambia il pianista!”. E non mi riferisco tanto ai due brani della CARMEN, dove la sentiremo presto in Scala, quanto per l’esecuzione dei due brani di zarzuela (LAS HIJAS DEL ZEBEDEO prima, el BARQUILLERO poi, entrambe di Ruperto Chapì) di cui non possiede non dicasi “la gracia y el salero” di una Berganza o di una De Los Angeles, ma le difetta un’accettabile padronanza del castigliano.

    • lei e la sua amica anna appartengono al genere BOCCHEGGIATRICI, cioè fanno bababa, con aria assente edi chi non capisce quel che canta. Una frase, prego!! Una parolaben detta……o almeno, un cenno di vita!.

      • Bah comunque tragedia per tragedia Annona mi sembra un minimo più sonora come voce…e nei ruoli adatti (che non canta quasi mai) può anche essere un quasi accettabile lirico QUASI sufficiente 😀
        …Sulla Garanca…stenderei un velo pietosissssimo…

        • Tra l’altro la Annona, ascoltata di recente, mi sembra si stia pure un po’ scassando la voce a furia di cantare roba non adatta. E siamo sempre al solito problema: è lo star system che impone e il cantante di turno china la testa e accetta la scrittura? O non sarà che i successoni riscossi ovunque – complici i sordi – montino un pochino la testa e fanno pensare di poter eseguire tutto?

          • Dipende dalla statura del cantante. Penso la Netrebko abbia abbastanza carta bianca, quindi tra le rose di ruoli che possono proporli, lei ed il suo manager scelgano quello in cui può avere più visibilità: legge del mercato!
            I cantanti meno fortunati delle agenzie invece vengono piazzati come le agenzie credono (vedi una Dyka) senza troppi se e senza troppi ma!

          • Dipende dal peso mediatico del cantante, credo. Penso la Netrebko abbia abbastanza carta bianca, quindi tra le rose di ruoli che possono proporle lei ed il suo manager scelgano quello in cui può avere più visibilità: legge del mercato!
            I cantanti meno fortunati delle agenzie invece vengono piazzati come le agenzie credono (vedi una Dyka) senza troppi se e senza troppi ma, dovendo sia tappare buchi sia sobbracarsi ruoli al di sopra delle loro possibilità!

  8. Cosa posso dire??? A me piace molto la Garança: la trovo molto raffinata e misurata nonché di presenza non indifferente. Il programma era molto “colto”, tuttavia sono rimasto molto colpito dalla raffinatezza e dalla misuratezza dell’interprete anche nell’eseguire i bis, in particolare l’Habanera, cantata in modo intimo, non sguaiato né volgare e conclusa in modo eccellente con un bellissimo crescendo. Meno d’effetto la Séguedille per la quale avrei preferito sentire meno “distacco”. Ecco: forse il fatto di essere sempre un po’ distaccata dal brano è un aspetto su cui la Signora dovrebbe lavorare.

  9. Cari esperti di canto, esperto io non sono, ma concordo sul fatto che in circolazione vi siano tanti, troppi sopranini e sopranetti che si spacciano per mezzo avendo problemi – tecnici o naturali – per affrontare gli estremi acuti in modo corretto. Non voglio fare il nostalgico perchè non ne ho l’età, ma spesso, quando ascolto signore come la Garanca, ripenso ad ascolti – solo discografici per motivi anagrafici – di passate cantanti che si chiamavano Zinetti, Elmo, Stignani, Simionato, Barbieri (per citare solo le italiane) etc., e ascoltate dal vivo, in tempi più recenti, penso alla Bumbry, alla Cossotto, alla Verrett… Forse non condividerete la mia opinione, ma sospetto che buona parte delle signore – e dei signori – oggi in carriera e che tanto successo riscuotono, 40 o 50 anni fa sarebbero finiti a cantare nei cori. Chi mi toglie un dubbio? I melomani di oggi sono diventati tutti sordi, o manca cultura musicale?

    • Non solo gli acuti, ma anche il registro grave inesistente. Io penso ad una Garanca, ad una Di Donato, che sono dei soprani schietti! Ma anche ad una Geneaux o una Prina che sono dei mezzosoprani acuti … C’è una tale ignoranza in campo di classi vocali allucinante!

      • Caro Papageno, quesito:
        spesso sento dire che come si canta oggi – maggiore correttezza filologica, stile più raffinato, più attenzione alle indicazioni dell’autore etc. – non si cantava anni addietro, quando i cantanti, in barba a ciò che cantavano e qualunque fosse l’epoca dell’opera, miravano a far sentire solo la voce, tanta voce, e per il resto – escluse le arie famose – passeggiavano in pantofole per tutta l’opera… In parte concordo, ma ascoltata la miseria tecnica, la povertà vocale e, anche, la bruttezza di molte voci in circolazione, sbaglio o una sana abbuffata di una voce splendida e ben emessa, anche se non in regola con lo stile, sarebbe cosa ben più apprezzabile?
        Serebbe meglio avere tutte le qualità, ma pare che lo star system non consenta tempi lunghi di formazione e perfezionamento. Esclusa la Callas e poche altre, ho osservato che i cantanti di una volta si specializzavano in un solo repertorio e quello cantavano per una vita… Sarà un caso?

        • Io non concordo affatto sulla premessa: non trovo, cioé, che una volta si cantava senza attenzione alle indicazioni autoriali o con criterio e stile…anzi. Sarebbe ora di smentire queste generalizzazioni.

          • Be’, se pensiamo a cantanti come Maria Caniglia, Gino Bechi, Mario Del Monaco etc. la sensazione è che conti solo il vocione.
            Ad ogni modo riferisco ciò che spesso sento dire in teatro o da amici e concordo in parte. Vi furono senza dubbio cantanti che per piena coscienza o puro istinto musicale seppero unire bellezza e pienezza vocale – e buona o ottima tecnica – al rispetto dello spartito: certo repertorio – non tutto – cantato dalla Simionato ad esempio, la stessa Callas, penso alla correttezza e semplicità del porgere della Carteri, alla grande professionalità del dimenticato Piero De Palma relegato per una vita in ruoli quasi esclusivamente di contorno, penso al primo Cesare Valletti (non a quello americano) e diversi altri… ma, ripeto, non sono un esperto e mi fa piacere ascoltare le opinioni di chi ne sa più di me.

          • Certamente ci furono cantanti interessati solo al vocione e altri assai più attenti alle sfumature. Ma non credo si possa generalizzare…perché accanto a un Del Monaco c’era, ad esempio, un Valletti e accanto a Ghiaurov c’era un Siepi

      • Papageno mezzosoprano acuto era la Stignani non scherziamo, la Genaux e la Prina sono solo vociuzze! Meglio la DiDonato e la Garanca a questo punto… La verità è che il vero mezzosoprano non esiste quasi più!

  10. Sono certamente d’accordo con Argante sullo stile.
    Parlo della musica rinascimentale e barocca: la conoscenza filologica e stilistica odierna è sicuramente superiore a quella di 30-40 anni fa (penso alla trilogia monteverdiana di Harnoncourt alla Scala degli anni 70). Il problema è che oggi le voci che affrontano il barocco sono soprattutte voci mal-educate, senza appoggio prima di tutto e totalmente piatte (quindi la respirazione non funziona), cosa inammissibile nemmeno ad una ricostruzione filologica vocale verosimile se si tiene conto che 1) non abbiamo basi storiche profonde ed affidabili se non con il Tosi (1723) e che 2) assumendo il Tosi valido per il periodo 1680-1723, ci sono tante di quelle cose inammissibili: nessun vibrato, voce che non si muove, voci stridele e tutte frammentate, controtenori di dubbio utilizzo – e per essere precisissimi il controtenor era innanzitutto il basso nei brani polifonici, contrapposto al tenor, quindi contro-tenor – tutto derivato dal fatto che il Nord Europa s’è mosso prima dei soliti dormienti mediterranei ed ha interpretato questo repertorio assolutamente italiano in chiave nordica, con aberrazioni profonde.
    Quindi personalmente, sono in dubbio profondo se sia meglio sentire un Orfeo monteverdiano ben cantato piuttosto che un Orfeo stilisticamente coerente ma vocalmente inascoltabile!
    Parlando di Handel, preferisco l’Alcina di Bonynge, Sutherland e Wunderlich che qualsiasi altra moderna e magari più filologica Alcina; autore peraltro ammorbato da tempi folli che non solo non aiutano la voce, già di loro poco sostenuta, ma che perde con tali tempi qualità timbriche ed espressive a fronte di … fa vedere che si sanno fare velocemente dei gruppetti? Mah …
    Parlando poi di Rossini, preferisco di gran lunga le versioni degli anni 50 con sforbiciate imbarazzanti alle parti vocalizzate (per fare due esempi, la seconda parte di “Ecco ridente in cielo” e la parte vocalizzata prima del finale di “Contenta quest’alma amante”) piuttosto che sentirmi certe voci tenorili emergenti che sembrano contralti ma che cantano tutta la parte vocalizzata, al solito senza molto sostegno ed a velocità da vertigine …
    Insomma, c’è un sacco di lavoro da fare da un punto di vista tecnico di cui si sta perdendo coscienza e pratica, e non stilistico perché ormai ci sono tanti e assodati studi che sono da mettere solo in pratica avendo le voci!

  11. Concordo pienamente con Papageno: le vociuzze sbiancate e sbilenche, senza appoggio, senza legato, dalla coloratura spesso aspirata e gorgogliante, alcune – a mio parere – nemmeno ben collocabili dal punto di vista timbrico, sono un’aberrazione nel repertorio barocco. Aggiungo che preferisco, ad esempio per le parti maschili, una Berganza in tale repertorio anziché la voce di un falsettista. Data la scrittura delle parti previste – all’epoca – per i castrati, dubito che si trattasse di vocine bianchicce e chioccianti. A questo punto meglio avere un mezzosoprano per queste parti. Per ciò che riguarda la Sutherland, credo ci sia poco da dire che non sia stato già detto: certo dopo di lei, forse il nulla in questo repertorio.

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