OPERAPACC, la rubrica dei forfait II

Primo superpacco estivo fresco fresco ( anzi, caldo caldo !) da parte di uno dei più seri candidati all’Oscar del pacco di quest’anno. Marcelo Alvarez non canterà la prima di Carmen stasera all’Arena di Verona, nè la recita successiva. Al suo posto Marco Berti, in questi giorni impegnato anche in un duro duello con il Radames di Aida. Continuiamo pure così!

Piccola consolazione nostrana col 59enne Gigli:

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16 pensieri su “OPERAPACC, la rubrica dei forfait II

  1. Alvarez ormai non è neanche più un cantante, non lo fa mai!!! è un forfaittista e basta….mi verrebbe voglia di andarlo a sentire a teatro (cosa assai difficile, viste le assenze) solo per esprimere a gran voce e neanche troppo educatamente, durante un bel momento di silenzio, il mio disdegno per la sua qualità professionale, è solo un pavido che appena fa un capriccetto viene assecondato. Spero si renda conto del bassissimo livello già tecnico ed ora professionale che conduce nel suo ambito PROFESSIONALE. Grazie in ogni caso dell’informazione.

    • Non ho intenzione di passare per “l’avvocato del diavolo” anzi del tenore in questo caso, ma credo che il caso “Alvarez” rifletta una crisi vocale, dovuta ad un cambio di repertorio ed a carenze tecniche, di cui in buona parte penso sia perfettamente cosciente.
      Il guaio è che certi percorsi quando si intraprendono non hanno via di ritorno e gli anni, ahinoi, trscorrono implacabilmente per tutti e con essi se ne vanno -salvo rare eccezioni- muscoli e laringe e corde vocali.
      L’errore sta in chi scrittura elementi che hanno abbondantemente dimostratro la loro psicolabilità e che non sono più affidabili.
      Dopodichè Berti, che in Arena è stato Don José ripetutamente, rimane una scelta quasi obbligata e al “grande” (nel senso della massa dei 15.000 spettatori) pubblico piace e soddisfa.
      Sicché…
      Buon ascolto! 😀

  2. Che morbidezza, che timbri e che interpreti….e che importa se non cantano in francese, se l’edizione non e’ filologica… e’ il loro canto che fa la differenza…..(e cosi’ che si rispetta veramente Bizet)…..

  3. ecco, queste sono le cose che proprio mi infastidiscono; oramai i cantanti considerano un impegno in teatro al pari di una prenotazione in albergo, di quelle cancellabili fino a 24h prima senza penali. Intanto sottoscrivono il contratto e poi si vedrà…
    Hai ragione Stefix, lasciamo pure perdere il caso specifico, qua si tratta di professionalità, di rispetto per il pubblico e per il proprio lavoro. Per carità l’indisposizione capita, ma il forfait sistematico è un altra cosa.
    Ho come l’impressione che oramai i divi e divette dei teatri 2012, vadano perennemente in overbooking per poi giostrarsi il calendario all’ultimo momento. Ahimè! temo che spesso non sia un eccesso di scrupolo e timore di non essere all’altezza dell’impegno preso ma piuttosto una scelta pratica, che li porta dove mammona chiama…

    • Temo proprio che della professionalita’ non si preoccupi piu’ nessuno, sembrerebbe neanche al pubblico visto che applaude e giustifica….qualcosa e’ cambiato, forse non solo nel teatro d’Opera….

  4. Cara Grisi, non mi stupisco oramai di nulla, da anni i teatri stanno lavorando alacremente per rendere l’opera lirica qualche cosa di diverso, dal passato; ci si sono cimentati allo spasimo e per alcuni versi (vedi l’opera barocca) ci sono riusciti rendendola una parodia del teatro di prosa, cantanti belli, superbelli, ma con scarsa o nulla capacità di declamare e vocalizzare (es i gorgoglii della senora Cecilia Bartoli). In Verdi il progetto è quasi fallito, ora si odono solo tentativi di imitazione di una vocalizzazione perduta es (ballo in maschera del Regio di Torino) con un tenore Rossiniano.
    Si direbbe che è stato perduto l’ABC della musica verdiana, che come il vino barbera non è ne champagne ne vinello dei colli.
    Monti il premier avrebbe dovuto proporre la chiusura dei teatri come la scala per almeno due anni. Lo attuò due volte il signor Arturo Toscanini, senza strilli ne geremiadi.
    Oramai non servono più correttivi (un aspirina non cura la polmonite) ma un azzeramento. Un aultimo commentino: Leggendo il programma MI-TO dell’autunno mi cadde l’occhio sull’appuntamento del 6/IX alla casa Cardinal Schuster……coordina Caral Moreni…. orbene costei nel recensire l’opera Romeo e Juliette riuscì come un miracolo a non vedere e sentire il tenore…oops .Con simili persone in campo tutto è perduto persino l’onore!

  5. Sì è vero, i ‘pacchi’ aumentano a dismisura e sono spesso sfacciati. Però diciamo anche che c’è pacco e pacco: io credo, per esempio, che Alvarez stia attrraversando un momento di crisi, dovuto- a mio parere- a uno stress accumulatosi negli ultimi 5 anni almeno e mai del tutto recuperato. Le corde vocali sono diverse da caso a caso e ognuno ha i suoi tempi di recupero: ci sono patologìe da stress canoro che si recuperano anche con uno o due mesi di assoluto silenzio, se bastano. Alvarez ha sicuramente sottoposto la sua vocalità a strapazzi notevoilissimi, senza l’adeguato riposo. Ora ne sta pagando le conseguenze. Vi sono artisti che preferiscono esibirsi, senza cancellare, costi quel che costi. Ricordo Martinucci, che cantava anche afono, un’ottava sotto, saltando battute su battute, pur di portare a termine la recita (i maligni dicevano che arrivava almeno al primo atto per intascare il cachet), ma non era un bel sentire. E’ sempre preferibile annullare senza esporsi a figuracce…

  6. Rispondo ad entrambi i signori critici.
    Premesso che noi registriamo e basta i forfait in questa rubrica, il caso in questione è forse il più chiaro tra tutti che porti acqua al nostro mulino, ove, da poveri melomani ignoranti quali siamo, ancora abbiamo il coraggio di sostenere che la tecnica di canto è una sola,e che essa serve non solo a cantare bene , a seguire lo spartito etc, ma anche ad essere regolari e a durarenel tempo, compiendo percorsi artistici reali e non immaginari. C’è sempre stata questa ragione profonda alla base della messa a punto empirica di certe modalità di canto nei secoli passati che negli anni del dopoguerra e soprattutto negli anni 70-80 sono state devastate da maestri di canto pessimi e da superstelle che tali non erano. Il declino del canto è figlio prima di tutto di un declino del pensiero sul canto, del corpus del sapere che vi stava intorno, maestri, ripassatori e direttori ( non solo i cantanti), e il dato di fatto è questo che abbiamo. Il Gigli di oggi ( chè tale era la natura del signor Alvarez ) convinto fieramente di poter cantare da autodidatta in spregio della necessaria educazione tecnica su cui tutti igrandi hanno fondato la loro arte, da anni si trascina in questo modo, anche con prove come Trovatore a Parma, il Ballo e la Forza di PArigi, l’Aida recente del Met…. Certo che la voce non è da tenore drammatico, forse nemmeno da spinto, ma avesse avuto i ferri del mestiere in ordine avrebbe assai ben gestito i ruoli di cui sopra ( a meno della Forza che è scelta di pura follia per la sua voce ).
    Quando un cantante insegue la propria carriera, ossia fama e denaro, cerca chi lo asseconda nella sua smania di avere e regolarmente lo trova. Gli agenti lucrano su questo Ed il cantante trova purtroppo anche nella critica il consenso che cerca e che gli andrebbe negato, per lui oltre che per onestà verso l’arte del canto. Ricordate le vecchie discussioni sulla Fiorenza nazionale? Ora che la cantante è perduta, ne abbiamo un ‘altra? no, perchè si tratta di doti rare, speciali, che non difendiamo assecondandole in tutto. Alla fine ci ritroviamo tutti, cantanti, melomani e critica, conun pugno di mosche in mano e cantanti a pezzi, decotti prematuramente, che si trascinano tra compianti, giustificazioni ridicole, buonismo assurdo ( questi signori sono dei fortunati, diciamolo, cui la vita ha dato un dono, denaro e pergiunta un pubblico che li giustifica nelle lor mende come se non avessero l’obbligo del professionismo come ogni altro professionista…..Andrea, vorrei vederti se sfasci la bocca di un tuo paziente che ti succede!!).Alvarez si trascina e, solo dato che mi limito a registrare, la gente adesso storce il naso, lo ritiene un inaffidabile….la fama corre adesso. Per noi è solo una situazione che era già scritta da qualche anno, chiarissima, e trovo miracoloso che ancora non sia finito nei tunnel chirurgici della Dessay o di altri…..Il fenomeno ha sfruttato se stesso Gli agenti ed i teatri pure. Ed eccoci qui. Lui come altri famosi come lui, col manuale delle giustificazioni mediche sotto lo spartito.
    HA ancora senso programmare stagioni con tre quattro anni di anticipo quando si è alle prese con la precarietà di questi cantanti che no sono sicuri nememno di finire la recita in corso? quanti titoloni vediamo annuciare ed i big andare in fuga? Robert le Diable !!!!! Trjojens!!!! Guilleme Tell..! titoli che hanno intimidito i giganti della storia del canto, affidati a cantanti che fondano la propria carriera sulla NATURA e non sul sapere tecnico……Lo specifico caso importa poco. Preme la questione generale, cari Andrea ed Enrico. Quella che impone un ruolo preciso anche a voi. Ora vi tocca, se vogliamo avere ancora ( non credo ) un tesatro d’opera. diversamente, si chiude!

  7. “un pubblico che li giustifica nelle lor mende come se non avessero l’obbligo del professionismo come ogni altro professionista…”

    la chiave del discorso è proprio questa, a mio avviso.

    Semplicemente, al giorno d’ oggi essere una star e cantare bene sono due cose che non hanno alcun punto di contatto. Una certa bravura tecnica può aiutare un cantante nei primi anni di carriera, ammesso e non concesso che trovi sulla sua strada qualcuno che sia in grado di notarla. Una volta superata questa fase, cantare bene non serve più. A livello di pubblico e critica, il successo va avanti automaticamente. Di conseguenza, non ci si deve meravigliare più di tanto se l’ impostazione vocale di questi cantanti è lacunosa e raffazzonata. Dietro questi artisti c’ è sicuramente un accurato lavoro di marketing e costruzione dell’ immagine condotto da esperti provenienti dal mondo della musica leggera, perchè il prodotto è confezionato secondo questo tipo di criteri e come tale viene venduto.
    “Ed il pubblico applaude ridendo allegramente” come dice Canio…
    poco importano le cancellazioni, state sicuri che in laboratorio stanno già confezionando le star del futuro, basandosi su scollo, girovita e pettorali palestrati…

  8. Ma sopratutto io dico – molto cinicamente: cosa può importarmene dei problemi di Alvarez? Io pubblico me ne frega un baffo se sta male: io pubblico pago (pagherei se lo vedessi) per vedere un professionista, non uno stantufo che svalvola o una cavalletta che sfiata!
    Chi si è rovinato se non lui con le sue mani – oserei dire diaframma, se lo usasse ? Cavoli suoi!

  9. Dopo Lars Cleveman ed Hengelbrock sostituiti rispettivamente da Torsten Kerl e Thielemann nella seconda ripresa del “Tannhauser allestito a Bayreuth, ecco un’altra defezione: Kwangchul Youn, già impegnato nel ruolo di Gurnemanz, interpreterà questa estate Re Marke nel “Tristan” diretto da Schneider al posto del previsto Robert Holl.

  10. “Mal comune mezzo gaudio” uno da pacco e tutti gli altri si sentono in diritto di farlo. dov’è finita la serietà e la dignità professionale? indice peraltro di mancanza di rispetto verso i fans. Continuiamo pure così che va alla grande …

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