Lettera al Direttore, in attesa di risposta.

Egregio Direttore De Bortoli,
CC Egregio Sig. Pierluigi Panza,

Le scrivo in merito all’articolo a firma di Pierluigi Panza (“La battaglia dei loggionisti sui ‘buuu’ contro la Bartoli, pag. 45), pubblicato oggi sul quotidiano da Lei diretto. Le scrivo perché anch’io faccio parte del “Corriere della Grisi” e trovo la ricostruzione dei fatti suggerita dal Corriere, fuorviante ed errata. Non è la prima volta che in modo più o meno esplicito il blog venga accusato di complotti, macchinazioni o contestazioni preparate a tavolino, così da attribuire ogni “incidente” capitato alla Scala a fantomatici agguati di una decina di congiurati che, per insondabili frustrazioni, avrebbero dichiarato guerra al teatro milanese. Le cose non stanno così e dispiace che un giornale importante – che realmente ha fatto la storia del nostro Paese e ha ospitato il meglio della nostra cultura – amplifichi chiacchiere e pettegolezzi senza preoccuparsi di verificarne la veridicità o interpellare i diretti interessati (il sito è facilmente consultabile e sarebbe bastata anche una mail). Innanzitutto chi ci attribuisce la responsabilità di ampie contestazioni, non ha ben chiara la reale incidenza che poche persone possono avere su di un’intera sala: una decina di persone, infatti, non può condizionare il resto del pubblico e considerati i circa 2.000 posti della Scala è evidente come pochi fischi non possano determinare il successo o l’insuccesso. Perché delle due l’una: o le contestazioni provengono da sparuti gruppetti (e allora non possono determinare alcunché), oppure sono assai più diffuse di quanto l’articolo lasci intendere (e dunque non possono essere frutto di macchinazioni e complotti).
Il problema, aldilà di Cecilia Bartoli, è un altro, ossia la legittimità del dissenso: è normale, infatti, che al termine di un’esecuzione il pubblico possa esprimersi come ritiene in base al gradimento dello spettacolo a cui ha assistito (pagando un biglietto non proprio economico). E’ sempre stato così e nessuno si è mai lamentato: sono le regole del gioco e chi si esibisce su di un palcoscenico le accetta implicitamente (nomi eccellenti – dalla Callas a Pavarotti – sono stati contestati senza che ciò venisse considerata “lesa maestà” da parte del teatro o dell’artista). Piuttosto che filosofare su chi fischia, tuttavia, sarebbe più opportuno interrogarsi sul “perché” lo faccia: è innegabile, infatti, un certo calo di qualità dell’offerta. Su questo ci sarebbe da riflettere (da parte del teatro soprattutto) invece di lavarsi la coscienza attribuendo ad ipotetici complotti le ragioni di un dissenso che non solo è condiviso da larghi strati di pubblico (come si è ampiamente visto nelle ultime stagioni), ma che deriva essenzialmente da un disagio profondo nei confronti di un livello musicale che non garantisce più quell’eccellenza che il Teatro alla Scala dovrebbe almeno tentar di rappresentare. Ecco perché Le scrivo, Direttore, non per “tutelare l’antica arte del canto” (che pure ne avrebbe bisogno), ma per tutelare l’onorabilità del sito (e di chi vi scrive) da offensive ricostruzioni e da accuse pretestuose, offrendo un altro punto di vista in merito e invitando – anche per il futuro – a non accontentarsi di una sola “campana” (magari quella più “comoda” da ascoltare, e che nel caso in questione parla per sentito dire, non essendo stata presente in teatro la sera del concerto).
Rimanendo a disposizione per ogni chiarimento e augurandomi di aver contribuito a chiarire il malinteso e che lo stesso venga chiarito dalle colonne del Suo quotidiano, porgo i più cordiali saluti.

125 pensieri su “Lettera al Direttore, in attesa di risposta.

  1. Il dissenso non deve essere maleducato, trovo inutile i fischi e le frasi poco educate, soprattutto per un concerto, posso capire per un’opera intera, dove non si va solo ad ascoltare il cantante ma anche l’opera, si sapeva che il concerto sarebbe stato cantanto da Bartoli, e quindi se non piace semplicemente non si va.
    Ricordo un concerto della Netrebko che non potevo sostenere e quindi me ne andai, stessa cosa con una Butterfly al Covent Garden, non potevo vedere quella splendida musica rovinata da quelle voci, e semplicemente me ne andai… Non so se rendo l’idea

      • Era solo il mio parere, ma capisco la lettera e se fossi stato attaccato come e’ stato attacato il sito, avrei fatto lo stesso.
        Io non fischiero’ mai in vita mia, almeno che non suonino e cantino la Semiramide con le chitarre elettriche stile Rolling Stones, questo e’ il modo in cui reagisco, prendo e me ne vado, credo che se si lasciasse la sala mezza vuoto ad inizio secondo atto, l’ effetto sarebbe ancora piu’ grande.
        Ho assistito al concerto di Bartoli , la prima parte mi e’ piaciuta, la seconda no. semplicemente non ho applaudito.

        • Rispetto il tuo parere.

          Il mio è:
          Se ti piace applaudi
          Se non ti piace contesti
          Se non applaudi o te ne vai non partecipi e stai solo zitto

          Che poi sono le regole base del teatro di tutti i tempi.

          Non è contemplato “se non ti piace stai a casa”, ognuno coi propri soldi e la propria testa è responsabile e fa ciò che vuole.

    • Non sono d’accordo. Questo vale per taluni non è una regola per TUTTI. Dipende dal carattere:siamo tutti diversi, per fortuna, l’uno dall’altro. C’è chi si indigna in silenzio, c’è chi manifesta apertamente la propria indignazione. Il silenzio in teatro non fa testo: chi tace acconsente. E’ come non andare a votare.

      • No non mi andava bene cosi, non mi piace fischiare, non lo trovo rispettoso nei confronti dei lavoratori, come non trovo giusto che lo spettacolo sia di bassa qualita’, ma la maggiorparte delle volte i fischi parto per un nulla, e come ho gia’ detto prima fischiare passi ancora, ma urlare ” Vergogna” non lo trovo di mio gusto.

  2. Gentile Doniverdi, da laico rispetto la sua opinione anche se non la condivido appieno (per inciso son d’accordo con EnricoS), La prego di valutare l’acquisito e purtroppo ormai scontato prevalere del pensiero unico ( “non sopporto opposizione”) anche nel teatro d’opera,basato , e’ noto, su enormi interessi economici,e che ha come epifenomeno (sgradevole anzichenno) la organizzazione di acritici laudatores che talora usano l’aggressione come strumento (ricordano il “bivacco di manipoli”. Stupisce , ma mica tanto, che un giornale come il Corriere non riporti tutte le opinioni ma sposi la causa dell”evento”.Piu’ che un Corriere della Sera sembra un Corriere della “Notte buia e tempestosa”. Cordiali saluti, Massimo Fazzari

  3. Una posizione logica e ragionevole mi pare, come al solito, quella di Marianne. Lei la Bartoli l’ha sentita una volta dal vivo, non le è piaciuta affatto, non ripeterà più quell’esperienza. Fine. Come altrettanto logico mi sembra Mattioli. A lui la Bartoli piace; quindi la va a sentire, ricavandone legittima soddisfazione. Anche a me la Bartoli odierna non piace affatto; la trovo manierata, ammiccante, pasticciata, artificiosa. Ciò non toglie che agli inizi della carriera fosse una cantante deliziosa. La sua registrazione del “Turco in Italia” degli anni Novanta è piena di attrattive, poi dispersesi nella estenuante ricerca di paradisi artificiali, tanto lontani quanto improbabili. Ora, la quasi totalità dei frequentatori di questo sito della Bartoli ha orrore. Andando a teatro quindi sapeva benissimo cosa avrebbe trovato; vale a dire, una serie infinita di cose guaste. Lo sapeva da prima; che senso ha allora andarci? Per il piacere di fischiare e urlare? Un piacere che non riesco a comprendere. Io sarò vecchio; ma ho conservato l’abitudine di andare a teatro, di prendere un libro in mano, di frequentare il cinema, aspettandomi di trovarvi qualcosa di buono. Poi si può essere delusi; ma questa è un’altra storia. La vita è breve, troppo breve, per sprecare del tempo, fossero pure pochi attimi, a vedere confermato ciò che di negativo ci si aspetta da una persona. Infine, una notazione per la lettera di Donzelli a De Bortoli. E’ scritta in un buon italiano, fluido e corretto. Noblesse oblige, quando si scrive al direttore del Corriere della Sera. Tutt’altra cosa da quella specie di sanscrito, orrendo e contorto, in cui Donzelli si esprime quando si rivolge a noi, suoi abituali lettori e comuni mortali. Vuoi mettere De Bortoli con noi, che non occupiamo poltrone prestigiose? Che brutto atteggiamento, Donzelli, veramente brutto.
    Marco Ninci

    • Caro Marco, io penso anche ai tanti -forse la maggioranza- che la Bartoli l’hanno sentita solo in disco -mancava dalla Scala da 19 anni e non mi pare che nel frattempo abbia fatto visita a Milano in altra sede- e sono andati a teatro spinti da legittima curiosità e per una verifica dal vivo. I risultati? Quelli noti.
      Ora che Il corriere della “serva” ed il TG Regionale facciano da eco al Vizzardelli iniziando la caccia alle streghe e il dagli all’untore tra i gestori e frequentatori di questo sito mi sembra più che grottesco e becero, ben oltre le quattro urla in sala, molto ma molto preoccupante per quanto riguarda la libertà d’espressione e di giidizio

    • “La vita è breve, troppo breve, per sprecare del tempo, fossero pure pochi attimi, a vedere confermato ciò che di negativo ci si aspetta da una persona.”

      Finalmente. Ammettiamolo pure. Aspettavamo impazienti il “consiglio di vita”, l'”haiku Perugina” di Marco – Siddharta – Ninci. Un’insperata congestione di Medio ed Estremo Oriente. Inutile dire che siamo tutti in attesa, nel prossimo commento, di una parafrasi del Qoelet per la definitiva quadratura del cerchio.

    • Marco carissimo, anch’io non amo le gazzarre, soprattutto se indirizzate a singoli artisti e originate da criteri di “gusto” (ricordi?). Ciò che non consideri nel tuo ragionamento è che il dissenso, anche violento, può non essere destinato alla persona Bartoli – ragazza per altro incantevole nella vita – bensì al fenomeno mediatico Bartoli, tutto impostato su bassi criteri di marketing e – a mio parere – dannosissimo e mistificatorio nei confronti di un’arte meritevole – sempre a mio modesto parere – di ben altro rispetto. In breve, la Bartoli si colloca non nella categoria delle Horne, delle Valentini, delle Von Stade etc. (artiste, quelle, su cui adoriamo azzuffarci) ma piuttosto

      • nella categoria dei 3 tenori, di Bocelli e di Madonna (geniale nell’essere riuscita ad assurgere nell’Olimpo degli incapaci).

        Per quanto riguarda Donzelli, il fatto di sentirmi destinataria di una prosa più creativa e idiosincratica di quella destinata al direttore del Corriere della Sera è cosa che mi riempie di soddisfazione.
        Un abbraccio affettuoso.

        • Caro Billy, se è vero che venga pagata il doppio non lo so, ma non mi sorprenderebbe affatto. Qualunque fosse la cifra sarebbe sempre troppo alta, poiché – se dovessimo seguire criteri di valore artistico – dovrebbe essere lei a pagare noi.

          Ricordo la nota di indignazione nella voce della divina Vera Galupe-Borszkh, Primadonna Assoluta della Gran Scena Opera Company, quando – fissando con disgusto il vin di Spagna da lei appena assaggiato – chiedeva a Scarpia: “Il prezzo?!”

    • Solo una considerazione, perchè personalmente io della Bartoli non mi occupo e, come ho già scritto, mi sono addirittura rifiutato di recensire il suo recital di venerdì scorso a Baden Baden.
      Trovo molto interessante un simile atteggiamento di ridicola stigmatizzazione del dissenso proveniente da una persona come Vizzardelli che, in occasione dell’ Aida scaligera lo scorso febbraio, ha rischiato di far interrompere la recita mettendosi a insultare l’ orchestra da un palco di proscenio prima del terzo atto, come tutti abbiamo ascoltato durante la diretta radiofonica.
      Evidentemente, questo è lecito nei riguardi di coloro che non piacciono a lui. Mah….

    • perchè l’atteggiamento di riproporre un bis dove ti hanno fischiata è un bell’atteggiamento rispettoso del pubblico, cara la mia signora maestrina.
      Quanto al mio sanscrito, che ovviamente non conosci lo trovo splendido e chiarissimo e vedrò di perfezionarlo ulteriormente per il solo assoluto diletto di leggere le tue maestrinate!!!! in fondo è tutto quello che sai dire……

    • Ho già avuto modo di dirlo e lo ripeto: anch’io sono dell’opinione che l’Italiano di Donzelli (a volte anche quello della Grisi) sia sovente contorto e faticoso da comprendere. Questo può annoiare ed infastidire il lettore. E ciò è un vero peccato, perché non rende un buon servizio al Corriere.
      Io amo molto questo sito: la suscritta non è una polemica, bensì un amichevole suggerimento.
      Con deferenza verso Donzelli (e la Grisi)
      Antonino D’Emilio

  4. Si potrebbe anche fare l’ipotesi della serata, o della prestazione, tanto imbarazzante da non meritare nemmeno i fischi, ma solo il silenzio dell’intera sala. Il che può essere pure peggio, credo. Se no ricordo male è accaduto proprio questo dopo “Il balen” della serata inaugurale del Carlo Felice ricostruito (cantava Carroli).

    • Che gli applausi dopo le arie siano scarsissimi o a volte nulli (questo più che dopo le arie solistiche capita dopo pezzi d’insieme), è ormai la regola. Il problema è che il pubblico, autore degli applausi o dei non applausi, è come se non si rendesse conto di non essere soddisfatto di ciò che ha ascoltato; offrendo per questo modesti applausi. Cioè, io penso che chi va all’opera, abituè o meno, si aspetti di assistere ad un qualcosa di speciale: perché non si rendono conto che questa aspettativa non è soddisfatta? Lasciandoli insoddisfatti senza che però se ne rendano conto?
      (Non so se sono stato chiaro.)

  5. Il silenzio ormai non è cosa rara. Ma non fa impressione. E non va preso come muto dissenso. Pensa che il silenzio poi va interpretato così che il pubblico o non conosce abbastanza l´opera o si è talmente commosso che non ha osato applaudire…..

    • il silenzio fa impressione certamente ,ma durante l’ opera, dopo l’ aria famosa quando ti aspetti una valanga di applausi e il nulla, .. in concerto si può pensare che il pubblico applauda alla fine.. sono per il dissenso, come dire quando ce vo ce vo…

  6. sarà comunque il tempo a decidere se fu vera gloria quella della bartoli, di certo ha ragione doniverdi a dire che ai recital per consuetudine non si dovrebbe fischiare perché in quella sede l’artista non sta scalando l’Everest ma da una sua interpretazione che piaccia o non piaccia va rispettata e nella negativa non si applaude. Se quell’artista sai che non ti piace resti a casa proprio per una ragione di bon ton di coerenza e per evitare di sfogare contro di lei le frustrazione delle lacrimae rerum quotidiane. Poi bisogna avere anche un minimo di prudenza…io credo che chi gratificò di fischi la Verrett (l’ultimo recital di una solista fischiato alla Scala) a distanza di trentacinque anni non si senta particolarmente convinto di quel gesto

    • Hai ragione, Alberto. Con ogni probabilità, il fischiatore della Verrett si sarà pentito di quel gesto dopo (non) aver sentito la Bartoli l’altra sera. E tra vent’anni – come lasci pensare tu – forse rimpiangeremo la stessa Bartoli quando a cantare Haendel e Rossini in Scala avremo gli epigoni di Paola & Chiara e Lady Gaga. Che poi sono a loro volta epigoni della Bartoli. O viceversa. Non saprei…

      • il tuo ragionamento non fa una piega…mi tocco però…forse anche con i miei preferiti Caruso, Lauri Volpi, Callas che non ho sentito avrei comunque metterci del mio per non sentire alcuni loro difetti, con Sutherland, Cappuccilli, Horne, ecc. che ho sentito tante volte c’ho messo del mio per non sentire alcuni difetti e uscire felice da teatro, con il tenore x e il soprano y speriamo non vada come dici tu…in ogni caso cercherò di attrezzarmi

    • .comunque se ho capito bene i fischi c’ erano perchè l’ interpretazione semplicemente non si sentiva.. cioè non era udibile ai più .. per cui o il pubblico era stato colpito da un strano caso di sordità generale oppure la proiezione della cantante non era al top. Sono cose che possono anche accadere , ma se il pubblico dissente è anche normale.Poi per carità ci sono stati fracassi sbagliatissimi tipo la prima di Carmen eccc…famosi fiaschi storici,chissà magari tra qualche anno i nostri pronipoti rideranno di noi e del nostro voler ascoltare in teatro voci senza microfono…

    • Eh dalle con sta benedetta (ovvero maledetta) interpretazione! Non significa niente l’interpretazione se la voce non funziona come si deve. Ed il problema della Bartoli sappiamo che è il suo malfunzionamento.

          • poverina ha fatto una brutta carriera :-) scherzi a parte la bartoli e’ voce anfibia proprio x questo t consiglio d studiare la sua cleopatra. poi la confronterai con sills e sutherland e tirerai le tue conclusioni positive o negative che saranno. riuscirai cmq a dare yn giudizio con la tua testa

          • Anfibia nel senso che ne da l’immortale Fedro nella favola della Rana e del Bue.

          • Guarda che il giudizio lo do con le mie orecchie prima di tutto. L’episodio accennato non educa le mie orecchie, ma è una testimonianza.
            La carriera oggigiorno non ha nulla a che fare con il cantar bene.

  7. Cara Carlotta, non mi ricordo bene, ma mi sembra sia stata proprio tu a qualificare i miei scrittarelli come haiku. E’ proprio un gran complimento, qualunque sia stata la tua intenzione; e ne sono, credo giustamente, orgogliosissimo.
    Ciao
    Marco Ninci

  8. Io credo che ognuno possa (e debba) esprimere il proprio parere come più gli piace, in base a ciò che ritiene. Insomma, se alcuni gridano “bravo”, magari applaudendo fastidiosamente anche dove non si dovrebbe, perchè io non posso gridare “vergogna” o fischiare? Forse i bravo sono piacevoli da sentire, e quindi sono in linea con la musica??? ma per favore…il teatro è opinione, qualunque essa sia.

  9. La Callas e Pavarotti accettavano i fischi e il Corriere della Grisi accetti di essere l’emblema di quelle persone (evidentemente troppo abbienti) che vanno a teatro non già perché si aspettino di ascoltare della bella musica ma per disapprovare, reprimere e punire i malcostumi vocali del secolo corrotto. Si rallegri piuttosto il Corriere della Grisi di aver trovato il suo posto come figura dello spirito nell’immaginario collettivo dell’opera in Italia.

    • No. Io vado all´opera o ad un concerto di canto non solo per ascoltare della bella musica ma del BUON CANTO eseguito in modo professionale. E nel caso della Bartoli di sentire affermati tutti questi superlativi. È chiesto troppo?

    • Il pubblico in generale, di cui i membri del CdG fa parte, si comporta a teatro secondo regole millenarie che uno zoccolo politicamente corretto duro a morire scambia per bon-ton e buona educazione, quando al contrario dovrebbe accettarle.
      Se tale zoccolo ritiene che stare in silenzio sia segno di protesta è libero di farlo, come il resto del pubblico (e non solo il CdG: solo gli ingenui e gli sprovveduti possono credere che tutto parta da qui) è libero di esprimere il proprio parere come meglio crede secondo le regole di cui sopra ed i propri gusti: e senza alcuna investitura.
      Per quanto riguarda i nostri redditi, credo che la provocazione sia patetica e puerile e indegna di risposta alcuna.

    • il cdg non accetta di essere diffamato, che è cosa assai diversa. O giudicato da chi parla per aforismi imbeccati, senza averlo letto e o possedere argomenti di discussione ma solo insulti. E’ dall’era muti che il dissenso alla scala sarebbe preodinato, costruito ed infondato. E’ il modo in cui ci si sottrae all’analisi di ciò che non va e si riparano gli interessi privati che stanno dietro lo stato delle cose. Il canto resta sempre lo sconosciuto tema dei loggionsti che salvo qlcno ormai parlano solo di direttori e registi o lobby. Il canto muore perchè è accessorio al teatro lirico ormai, tanto che nemmeno al pubblico interessa al pari delle sovrastrutture che oggi governano il teatro lirico. Cosa è il canto? Basta fare la domanda per vedere assenza di risposta o peggio…rabbia. Il canto non conta!!! Prima di parlare di noi forse si dovrebbe amare il canto e cercare di capire i temi che qui si trattano.compresa la leggittima e stica pratica del dire no col bu!

  10. Lily carissima, per me il dissenso è sacrosanto, sempre e comunque. Non c’è cosa che detesti di più del pensiero unico. Quindi i fischi alla Bartoli vanno bene, benissimo. E vanno bene, benissimo le proteste contro un fenomeno che appare sempre di più come un fenomeno costruito artificialmente. Tuttavia in questa fase di capitalismo così maturo da apparire marcito è sempre più difficile scoprire un valore che sia un valore in sé e per sé; a tal punto le incrostazioni commerciali inquinano qualsiasi cosa cada sotto i nostri occhi o le nostre orecchie. In qualche modo anche la Bartoli mi sembra sia una vittima di questa sorta di intreccio mediatico, che si traduce come culto della visibilità e dell’individualità; perché senza visibilità e individualità non ci si può vendere. Quella che era una buona cantante, spiritosa e intelligente, ha dovuto inventarsi uno stretto sentiero lastricato di presunta originalità al solo scopo di essere vista, perché al giorno d’oggi senza essere visti non si esiste neppure. Ma in questa dipendenza dallo sguardo degli altri non ci si accorge che è proprio la nostra individualità ad andare in frantumi. Un’individualità che cantanti come la Ligabue, per esempio, hanno potuto mantenere intatta, all’interno di una carriera che non è stata clamorosa; proprio perché la pressione esterna non è stata così forte. Tant’è che io adesso ascolto le registrazioni della Ligabue con una commossa meraviglia che non le ho mai riservato nelle numerose, numerosissime occasioni in cui l’ho ascoltata dal vivo; e, al pari di lei, altre eccellentissime cantanti, come la Rinaldi o la Stella. Sì, è vero, la Bartoli è famosa, ricca, ammirata; ma a me sembra debole, della debolezza di chi non ha voluto (o forse, più esattamente, potuto) seguire la strada che la sua sensibilità e le sue doti le avevano segnato.
    Un affettuoso ciao
    Marco Ninci

  11. Cara Dionisopiùapollo, nel mio discorso non c’è simpatia né empatia. Se mi permetti, il tuo è un modo un po’ all’ingrosso di leggerlo. C’è semplicemente la descrizione del prezzo che la cantante ha dovuto pagare per affermarsi nel modo che ha scelto: la distruzione della propria individualità come artista. E questo secondo me è un prezzo altissimo, che non c’è successo che possa risarcire. Come nel nostro mestiere. Se uno rinuncia a quello che deve dire per piaggeria verso un potente, si distrugge; semplicemente, non esiste più. E non c’è nulla, neppure il più fulgido avvenire accademico, che possa ripagare di questa perdita.
    E’ questa empatia? E’ questa simpatia? Non credo. Mi pare invece una descrizione spassionata, quasi crudele.
    Ricambio il caro saluto e ciao
    Marco Ninci

    • Cecilia Bartoli come Marilyn Monroe, insomma…

      La cantante avrà pagato tanto, ma… quanto ha preso? Investimento riuscito, direi. Almeno nei termini di Archimede… Peraltro mi pare che nessuno l’abbia costretta a reinventarsi macchietta. Ognuno vive e sperimenta su di sé le proprie scelte. O no? A sentir certi discorsi vengono in mente le vedove dominghiane della Scala nei primi anni Duemila: “Domingo ha dato taaaanto alla Scala!”. Ma quanto ha preso?

      Poi vorrei puntualizzare una questione, già aperta da Giulia qualche commento sopra. Il blog certamente non accetta di essere diffamato, ma nemmeno redarguito e aggredito dal vivo quando contesta – insieme a tanti altri – cantanti e direttori. Perché abbiamo appurato che chi redarguisce o aggredisce una sera, il giorno dopo è il primo a fischiare altri cantanti e direttori, quando non addirittura gli stessi contestati dal Corriere. Pensate un po’: le anime belle dell’ormai storica baruffa di un anno e mezzo fa, lunedì ha gridato “Vai via” a Barenboim, oltre ad aver risposto “No!” a una voce in odor di isteria che ha sbraitato “Bravo Maestro!”. Però quando la Grisi ha buato – insieme a mezza Scala… – lo stesso Barenboim nel Simone, questi signori si sono stracciati le vesti e rivolto improperi irripetibili al nostro indirizzo. E non mi vengano a dire che il Simone era un capolavoro, mentre la 40 di Mozart una ciofeca! Ma dov’è la credibilità di questa gentaglia, che una sera è prefica e l’altra boia, a seconda della presenza o meno di qualcuno del Corriere a teatro? E che ha pure la faccia tosta di lamentarsi quando i buu non ci sono, come nell’ultimo, osceno Rigoletto di Dudamel o nell’Attila della vergogna diretta da Luisotti?

      P.S.
      Qualcuno mi illumini. I due buu – quindi “isolati”, per usare un termine caro ai sacerdoti dell’applauso – rivolti ieri sera a Mariotti all’ingresso del direttore prima del secondo atto erano opera di chi? Della Grisi in filodiffusione, che ha hackerato RadioTre?

  12. Naturalmente il discorso di Marco Ninci sul fatto che la Bartoli ad inizio carriera fosse una cantante deliziosa che poi si sarebbe snaturata in ossequio alle esigenze del mercato è una assurdità priva di serio fondamento critico. La Bartoli vent’anni fa cantava esattamente come canta oggi, con uguale vociuzza ingolata e spoggiata, contratta in gola a mo’ di ventriloqua. La differenza sta nel fatto che in questi vent’anni i vezzi stilistici si sono esasperati e la voce ulteriormente rinsecchita, com’è fisiologico quando non si sa cantare, ma nella sostanza non c’è differenza alcuna. E’ un prodotto finto, da dischi, oggi come ieri. Ninci purtroppo anche questa volta hai perso l’occasione per stare zitto ed evitare figuracce che appalesano la tua mancanza di competenza.

    • toppata degna del mitico critico pannain che nel 1955 criticò la traviata della callas. La tecnica della bartoli é ottima ma forse lei cerca di adeguare i suoi schemi a una legittima antipatia per la cantante senza capire che forse la nostra é una cantante con caratteristiche di novità che quindi rompono gli schemi. Non é per nulla ingolata e se prendiamo il termine ventriloquo nel senso canonizzato dal Celletti (vedasi taluni suoni riscontrati ad es. nella Rosina della Callas o nella Carlotta della Obratzsova) non mi sembra pertinente alla vocalità della Bartoli. Si può accettare, non condividere, che come la Signora Grisi si voglia sentire a teatro forte e chiara una voce (Dio alla Scala un po’ d’indulgenza si dovrebbe avere visto la perfida acustica) o che la stessa non apprezzi l’effetto macchina da cucire singer con il quale simpaticamente definisce la sensazione provata quando la bartoli ti ricopre di velocissimi gorgheggi (ben diversi da quelli di una Deutekom), ma il tentativo di avvalorare con assunti tecnici il suo disprezzo per quell’artista penso convinca solo una minoranza di appassionati

      • Ricordo una recensione di Nicola Salmoiraghi sul “Comte Ory” protagonista la Bartoli a Zurigo… recensione nella quale il critico, tra un peana e l’altro, sottolineava come anche in un teatro come quello zurighese (che è piccino) la sua voce risultasse comunque piccola.
        Stessa cosa quando la vidi nella piccola sala di Lucerna.
        La Bartoli è in carriera da 25 anni… sarà stata una “novità di rottura” FORSE 25 anni orsono… oggi…beh…
        Su fatto che non sia ingolata e sulla validità della sua tecnica, caro Alberto, sei solo tu ad esserne convinto… e forse lei…

        • beh per discutere di tecnica si deve partire da qualche parametro canonizzato da qualche critico preparato. Prendiamo Celletti come punto di riferimento di critico che non si é mai contraddetto a prescindere dai suoi gusti e poi discutiamo il più serenamente possibile. No? Bisognerebbe fare una convention ogni anno di tutti gli utenti del CdG e confrontarci a viso aperto

          • Anche Celletti si è contraddetto (aggiungerei un cauto: fortunatamente); ma non credo perché fosse in mala fede; un po’ per pigrizia (non rileggere i vari collage di recensioni ammassate nel Teatro d’opera), ma soprattutto, penso sempre io, perché nell’ascoltare lo stesso cantante in momenti diversi, e in stato d’animo diversi, il giudizio cambia – e cambia legittimamente, fatta salva l’ipotesi di dover dire comunque male o comunque bene di qualcuno. Di ciò dovrebbero essere più consapevoli alcuni fustigatori dei costumi canori, dato che la – chiamiamola così – contraddizione estetica è fenomeno che capita a ogni ascoltatore, critico o non che sia.

          • Ma alla fine della fiera, tu, della Bartoli cosa ne pensi? C’eri al concerto?

          • Beh se non te ne sei accorto Alberto noi parliamo di tecnica dal 2007 con i nostri canoni, con i nostri esempi, con i nostri ascolti, con i nostri gusti, con le nostre argomentazioni.

            Ben svegliato caro! 😀

  13. E poi, Mancini, non ti è venuto a noia di magnificare la tua competenza e di stigmatizzare l’incompetenza di chi fa discorsi un po’ diversi dai tuoi? Questa palese insicurezza è divenuta un po’ stucchevole…non credi?
    Ciao ancora
    Marco Ninci

  14. Dunque, ricapitolando. Dalle colonne dei soliti siti invoca l’ intervento della sovrintendenza scaligera, della forza pubblica, degli accalappiacani, dei boy scout e magari della Corte di Giustizia Europea, dell’ ONU e della NATO.

    Di questo passo, presto partiranno esortazioni ad andare a cercare i perturbatori casa per casa.

    No, perchè la tendenza di fondo sembra questa…

    • beh fino al 31.12.2001 é campeggiato in galleria un cartello datato 1963 dove gli spettatori erano invitati a trattenersi da manifestazioni eccessive. facendo i calcoli quel cartello doveva essere stato dopo le burrasche che contraddistinsero la traviata di von karajan. Episodio che forse é assimilabile a quello presente, a tanti altri passati e a tanti altri futuri. Io penso che queste burrasche facciano comodo a tanti e non danneggino proprio nessuno

      • se per quello ci sono fior di grida per gli schiamazzi a teatro….parliamo del settecento e poi. E’ tradizione connaturata al canto. Oggi, in un ‘epoca cazzona ed ipocrita, dove la gente si meraviglia della tv e della politica dimenticando che queste esprimono noi stessi ed il nostro modo senza coerenza di vivere, i fischi sono solo un fatto di cafonaggine. Ìnutile lamentarsi quando poi si è accondiscendenti o indifferenti a tutte le storture e le viltà cui assistiamo. Ponzio pilato regna sovrano…..ed comportarsi come lui in ogni cosa è lo standard attuale.

          • anche grida. Anche grida….
            “Per il periodo della dominazione spagnola (1535-1706) sono caratteristici i registri e il carteggio delle Cancellerie dello Stato di Milano, e la raccolta di “grida”; tra i fondi degli anni tra il 1706 e il 1796, caratterizzati, specialmente nella seconda metà del secolo, dalle riforme attuate dai dominatori austriaci, costituiscono una fonte straordinaria per lo studio dell’evoluzione del paesaggio agrario lombardo e delle colture gli archivi Catastali, composti da migliaia di mappe e registri; del periodo napoleonico (1796-1814) restano, oltre agli archivi di importanti istituzioni dell’epoca, le carte relative alla preparazione del Codice penale di Gian Domenico Romagnosi e il Codice civile con firma autografa di Napoleone; alla Restaurazione (1815-1860) risalgono, tra gli altri, le Cancellerie austriache e i fascicoli processuali dei patrioti implicati nei moti risorgimentali (fondo Processi politici).”

            da: http://www.lombardiabeniculturali.it/istituti/schede/1/?tab=patrimonio

            Caro Ulisse, se però non ti va il termine secentesco GRIDA, puoi sempre recarti all’Archivio di Stato di Milano e fare correggere testi e denominazione dei fondi archivistici!

          • L’attesa mi sta uccidendo… Ulisse muoviti… altrimenti dovrò recarmi all’Accademia della Crusca per risolvere l’annoso e vitale enigma…

            Ma della Bartoli hai qualcosa da dire?

          • Dividete sempre in maniera troppo netta il bene dal male. Accade che vizio e virtù, in questo caso pignoleria e acribia, possano presentarsi come le due facce di una stessa medaglia. Siete poco dialettici, e autoironici. Oh, come vi prendete sul serio!

            Sulla Bartoli non ho niente da dire, perché non ho assistito al concerto, che non mi incuriosiva e dal quale mi sono tenuto alla larga, aspettandomi ciò che è stato…

            Ieri sera, invece, ho sentito a Roma un ottimo ensemble barocco italiano, ‘Modo antiquo’, diretto dal validissimo Federico Maria Sardelli. Il soprano un po’ meno…

            Se siete così ansiose, comunque, qualche goccina potreste prenderla.

            Salutissimi e buon Lohengrin, nonostante il piattissimo interprete di Telramund.

            Ulisse

          • hehehhe…adesso che per fare quello che coglie in fallo hai pestato una m…vieni a parlare tu della nostra supposta acrimonia? Hehehe…ù’è dulza l’uga..!……buona recita a te…….ps come ti ho già detto, e sono seria, se vuoi parlare di canto seriamente….ma seriamente, senza giochetti ostupidaggini inutili, noi siamo qui. Mi pare, dato lo scontento universale del loggione dell’altra sera, che sia ora di farlo. Per quello la porta è sempre aperta. Ciao

          • Mi sa che hai letto male però perchè il vocabolario on line della Treccani riporta:

            Grido
            Vocabolario on line

            s. m. [der. di gridare] (pl. le grida, dell’uomo; i gridi, degli animali, o anche dell’uomo, se isolati o comunque non considerati nel loro complesso).

            E comunque mai gridE. Semmai gridI.
            Scusa ma il dubbio m’era venuto perchè non avevo mai sentito gride.

          • Ho parlato di acrimonia? Non mi pare. Quanto al plurale di ‘grida’ (femminile singolare, capito Lucar?),
            cfr.
            http://www.lessicografia.it/pagina.jsp?ediz=5&vol=7&tipo=3&pag=591

            Nota che, secondo quanto si legge sul sito dell’Accademia della Cruca s.v. grida, sost. femm., il Vocabolario della Crusca registra un plurale ‘grida’ dalla trecentesca “Cronica” di Matteo Villani nelle prime tre edizioni, ma lo muta in singolare a partire dalla quarta edizione:

            Faccendo far la grida sotto piccolo nolo, che chi volesse mandare mercatanzía a Talamone in sulle galee del comune di Firenze, le potesse sicuramente caricare.

            U

          • Hai ragione, pardon.

            Non avevo tenuto conto che ci si riferiva ai “bandi”. Inconsciamente ho pensato alle grida della Bartoli 😀

  15. Credo che quanto sto per dire sia stato già scritto da qualcuno in altre sedi. Chi ci ha veramente guadagnato da tutto questo polverone? In primis la Bartoli, che ha ottenuto un forte ritorno mediatico su un concerto mediocre che diversamente sarebbe passato sotto silenzio (e infatti lei, che è furba, alla fine se la rideva…). Poi la Scala, che anch`essa ha ottenuto di riflesso una forte attenzione per una serata inaugurale che si preannuncia smorta, stracca e di scarsissimo interesse. Non ultimi gli amici grisini, i cui detrattori si ostinano a non capire che le maledizioni e insolenze da loro postate in giro per il web non fanno altro che focalizzare ulteriormente l’ interesse per questo sito, ottenendo l’ effetto contrario a quello che loro si prefiggono. Del resto, io stesso conobbi questo blog sulla spinta della curiosità suscitata in me dagli insulti e dagli anatemi isterici che leggevo da altre parti…

    • Se c’è una cosa che questi esseri vogliono è quello di innervosirci, logorarci e farci preoccupare. Ne vale la pena? Queste amebe, queste melom… meritano il nostro nervosismo? Bella o brutta è tutta pubblicità e chi passerà da noi potrà leggerci e farsi una personale opinione dei fatti. Tanto lo sanno benissimo tutti che la Bartoli è un bluff (oh si, anche i fan) e che la nostra opinione, fuori dai giri, fuori dai soldi, fuori dai camerini di cantanti e soprintendenti, fa male perché onesta pur restando la semplice opinione di un bloghettino nero-lutto.
      Un mio amico, fuori dal blog, a cui chiedevo il perché la gente preferisse venire da noi, anche attaccandoci, piuttosto che commentare su altri fori o blog o dai diretti interessati della carta stampata ufficiale sai cosa mi ha risposto:”Ma quelli lo sanno tutti che sono solo a servizio. Voi no!” Ed è proprio per questo che i nostri pezzi colpiscono nel segno; perchè chiamiamo le cose con il loro nome. E la gente, nel bene o nel male, anche con i toni esacerbati che ci appartengono, lo sa, lo capisce e PRETENDE. Lo so che attacchi del genere possono far paura, ma cosa possono farci? Aggredirci? Chiamare la Digos? Per cosa poi? Per Cecilia? ahahahahah!!!
      Se si avvicinano per menarci colpiamo nelle palle e chiamiamo la sicurezza e FINALMENTE denunciamoli con nome e cognome. Noi esercitiamo un diritto inviolabile. Noi siamo un po’ quelli che se c’è da prendere i forconi lo fanno. Certo per il pubblico ed i lettori diventiamo anche un comodo scudo o un capro espiatorio, ma il bavaglio non ce l’abbiamo, non mangiamo porcate fingendo sia Lindor come loro e andiamo avanti perché onesti. Parlano di comportamento da stadio e poi insultano con parole, modi e toni che farebbero arrossire dei camionisti in un bordello (con tutto il rispetto per i camionisti ed il bordello) fingendo di essere dalla parte del “bene”. Ed io me la rido! Poi francamente tra i miei fatti personali e le autentiche cazzate di 4 patetici forumisti con i pruriti intimi preferisco occuparmi dei primi e sono tranquilla, perché nessuno di noi ha fatto nulla di male o di cui vergognarsi. E intanto me la rido!

    • e’ proprio cosi’. Anche il riferimento a lohengrin e’appropriato. sono qui a letto a bergamo e non muoio dalla voglia d indossare il mio smoking come gli altri anni. Spero pero’ d non trovare Kaufmann affaticato come nell ultimo requiem e quest attesa un po m stuzzica

  16. signora grisi non generalizzi lo scontento del loggione. io ero al n 258 e quindi al centro. l’ unico buatore era alla mia destra faccia conto dietro il n 35 d prima fila gli altri tre quattro erano ai lati verso il 15 20 ef ero circondato da spettatori che applaudivano. gira cmq la relativa registrazione a conferma d cio’.

        • Mio caro se c’è un modo intelligente ed educato per beccarsi le contestazioni è proprio quello di sorridere, vedi la Studer dopo i fischi al suo Bolero nei “Vespri”: ferma, immobile, con i fiori in mano ed un sorriso rivolto al loggione.

          Se non si capisce nemmeno questo…

          • c’ero e siccome ho il video rai della prima ke non e’ il dvd controllero’ perche’ a memoria m pareva turbata come dopo la steccacin arrigo ah parli a un cuore

        • albertoemme, l’ ho scritto sopra. La Bartoli era serena come una Pasqua perchè sapeva che casino mediatico ne sarebbe uscito e come tutto questo le avrebbe portato pubblicità. Guarda che qui pensiamo che non sappia cantare, mica che sia stupida…del resto è chiaro che dietro queste star di cartapesta c’ è un lavoro di immagine gestito da professionisti di altissimo livello, che applicano tecniche di marketing tipiche della musica pop anglosassone.

  17. Alla Barcaccia di oggi hanno mandato in onda 2 minuti e 56 secondi del concerto della Bartoli,( entro i 3 minuti concessi per diritto di cronaca) e si son notate le seguenti cose: 1) la contestazione non sembrava di pochi- ma ovviamente e’ preferibile sentire chi era presente-, 2) il poco che si e’ sentito della Bartoli (Rossini ?) non era “entusiasmante” anche perche’ coperta dall’orchestra. 3) la decisione di non voler TV e Radio dopo la 440 e’ di una inaudita arroganza -forse dettata anche da ricerca di scoop- 4) il tono della frase di Baremboim e’ sconcertantemente autoritario -il maestro pensa di essere Netanyahu ?- 5) Chiederei ad Albertoemme-che sembra ben preparato- di entrare in merito alla tecnica della Bartoli,, alla sua voce, e, perche’ no ? a come e’ stato costruito questo personaggio con esempi da confrontare e commentare .

    • grazie. Anche noi abbiamo sentito la trasmissione. L’audio aiuta la sua voce, perchè sempre il piccolo si riempie mentre il penetrante o l’ampio col digitale si schiaccia e perde. Si, la contetestazione era consistente da tutti i lati e da anche da sotto. L’audio prova che non erano tre o quattro o cinque, ma l’ho già scritto nella risposta ad enricos.

  18. @albertoemme, due cari amici di Milano erano al concerto della Bartoli e mi hanno spedito il rondò della Cenerentola – prima esecuzione e seconda. Anche loro stavano seduti in platea, e non hanno applaudito piuttosto che contestare, ma dalla registrazione si sentivano meglio e più chiare le urla dal loggione rispetto alla stessa Bartoli (che peraltro, solo riascoltando ho notato che veniva letteralmente sommersa dall’orchestra in certi punti): questo è dire tanto 😉
    Io continuo a dire come tu abbia il coraggio e la pazienza di giustificare quella inetta al canto artistico in teatro!!!

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