I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare con Conchita Supervia.

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Il cantante veramente esemplare è quel cantante che non abbisogna di frapporre fra sé ed il pubblico nessuna spiegazione intermediaria – sia essa la lettura, anticipata o simultanea all’ascolto, del testo del brano, o l’accampare giustificazioni pseudo storiche, filologiche, tecniciste o intellettualoidi a difetti che oggettivamente imbruttiscono o limitano il canto – cui delegare l’esplicitazione del senso, molte volte altrimenti indecifrabile, di quanto sta eseguendo. Ciò che guasta il teatro lirico oggigiorno è proprio questa totale assenza di sincera comunicativa, che ad esempio rende necessario soccorrere le pronunce impastate dei “cantanti” con lo scorrimento dei sopratitoli, ed analogamente richiede spiegazioni preventive su giornali e libretti di sala che consentano di orientare – ed indottrinare – il pubblico circa le stravanti elucubrazioni dei registi. Tutto ciò naturalmente costituisce la più completa negazione della vera arte. Pertanto oggi risulta quanto mai educativo proporre l’ascolto di una Conchita Supervia, voce esemplare per la precisissima scolpitura della pronuncia – rara avis nel canto femminile – e per l’uso idoneo – e parimenti raro – di colori e registri, cantante che, per non smentire quanto detto sin qui, non richiede invero alcun tipo di commento: per capire la Supervia infatti non è necessaria nessuna lezione di “imparare ad ascoltare”, a meno che le arbitrarie sovrastrutture critiche o certi dogmatici pregiudizi – uno su tutti la fobia per i “suoni di petto” – non ci abbiano già resi refrattari o addirittura schizzinosi nei confronti del vero canto. Ma in tal caso non si tratterebbe di “imparare ad ascoltare”, ma, semmai, di disimparare ad arzigogolare valutazioni prive di fondamento.

52 pensieri su “I venerdì di G.B. Mancini: impariamo ad ascoltare con Conchita Supervia.

  1. Ascoltare un’ artista così splendida è sempre un’emozione… Quel Mozart coglie in pieno Cherubino. Equilibrio perfetto dei registri… E pensare che c’è un Falstaff girato l’angolo pieno di parole.

  2. Questa e’ una voce che seduce al primo ascolto, non capisco come certi critici del tempo (Klein) abbiano potuto parlare di “due voci”, colpi di glottide” etc.. Il niente affatto fastidioso vibrato si accentua nelle note gravi; una cosa che non capisco e’ perche’, nelle nozze, al minuto 1,17 la “a ” di palpitar sembri nasaleggiante, quando subito prima non lo e’.

    • Sembra ma non è: quella nota è più grave della precedente ed è emessa di petto. Un bellissimo registro di petto, oserei aggiungere :) Magari lì apre un pelo il suono…
      Per me la Supervia sta sopra tante e tanti. Fantastica.
      Sono stato capace di ascoltarmi “O aprile foriero” anche 10 o 20 volte al giorno per un paio di settimane.

    • Si può notare come tende a spingersi con il registro di petto oltre la soglia massima solitamente consigliata del fa centrale (nei brani postati spesso arriva ad emettere i la di petto), e questo senz’altro produce un percettibile contrasto con le successive note del falsetto. Così si spiegano le critiche circa le “due voci”. Ma è un fatto secondario a fronte di una tale capacità di valorizzare la parola legando ed accentando impeccabilmente. Si capisce praticamente tutto ed è un fatto più unico che raro per una cantante d’opera.

  3. Ma esiste una enciclopedia sui critici del teatro d’opera ? Me lo chiedo dopo aver letto, su Wikipedia , a proposito della Supervia cio’ che scrisse tal Philip Hope-Wallace a proposito del vibrato della Conchita: ” as strong as the rattle of ice in a glass , or dice in a box”, e poi su un sito italiano che non nomino, la entusiatica recensione alla performance da ambra iovinelli di tal Grigolo alla Scala.
    A quando una rubrica su alcuni critici dal titolo alla Walter Chiari : ” vieni avanti……. “?

    • Alla critica anglosassone piacevano le voci fisse. In ogni caso il vibrato è innegabile, ma ribadisco, ciò che conta è che questo è un canto che comunica senso, significati, non solo un’edonistica giustapposizione di suoni fine a se stessa.

    • Assolutamente d’accordo. Non fa la trombona,non gonfia le gote,non evoca scenari da tregenda (errore nel quale cadono praticamente tutte, ma è una zingara che canta mica la Pizia!) Insomma perfetta. L’unica alternativa, forse , la gelida versione della Callas (ma che con Carmen c’entra poco….)

      • Mah. Bill… Trovo la Carmen di Callas troppo Avenue Foch… opterei piuttosto per L. Price, molto soul, più Savannah che Siviglia….
        Comunque tutte queste signore imboccano una strada e la percorrono trionfalmente fino in fondo, a differenza delle odierne sbomballate….

  4. Io invece non ho una spiccata preferenza: preferisco gustarmi la magnifica varietà delle voci e la diversità degli approcci di ciascuna interprete al ruolo di Carmen che, secondo me, insieme a Dalila, fa ampio gioco al mezzosoprano nel permettergli di “mostrare la mercanzia” (vocale, ma non solo 😀 ). Ma non amo moltissimo la trasposizione in corda sopranile
    Io credo che siano esistite validissime alternative alla Supervia.
    A me piacciono moltissimo in area americana soprattutto la Swarthout e la Turner. Ovviamente magnifica la Ebe, anche se la maestosità della sua voce me la fa più facilmente immaginare, ma non necessariamente preferire, in ruoli più “compunti” di quelli di una zingara! Amo molto la Buades. Trovo affascinante la mia nuova conoscenza: la Anday; andando indietro nel tempo sicuramente Delna, Gay e Charbonnel.
    Infine confesso di avere un debole per Denise Scharley…

  5. Turner… – Claramae? La Stevens, no? Anche a me piace gustarmi la varietà della scelta. Che preferisco la Supervia come la più completa come piace la Carmen a me non vuol dire che non trovo qualche altra cantante a volte più raffinata o un´altra voce più pastosa per la parte. Solo spesso quelle che ti piacciano da impazzire nella Seguidille ti lasciano giù nell´aria delle carte o vice versa. – Allora la Supervia la più completa in questo senso. Tra le mie preferite anche la Anday, la Gerville-Réeache, la Raveau un pò la los Angeles e sopratutto Germaine Cernay. La Thorborg che canta una magnifica aria delle carte. La Ebe nella Carmen… no. La Pederzini invece si.

    • Cara Selma, anche per me la Supervia è la Carmen per eccellenza, i suoi accenti mi colmano di emoZZZioni, a volte mi riempiono di gioia, altre mi straziano le budella, MAI mi lasciano indifferente. Ai miei occhi, la Supervia incarna ( tra i cantanti che io conosco ) il più ragguardevole esempio dell’arte del canto e parlare della qualità della sua voce, dei suoi limiti, non solo non la ridimensiona, al contrario, ingigantisce l’immagine dell’artista.

      E poi,vorrei aggiungere alla tua bella lista, altre interpreti di Carmen che per svariati motivi mi piacciono: la vezzosa Farrar, la sfatta Ponselle, l’erotica Resnik, la corposa Besanzoni , la grande Berganza e le non trascurabili Bumbry e Verrett.

      • Però, però ….se van bene tutte vuol dire che non va bene nessuna. La Berganza ad esempio, artista che stimo moltissimo, come Carmen fa venire il latte alle ginocchia (almeno a me) dalle mie parti la definirebbero la tipica ” figa smorta “.. (chissà se mi censureranno?)

        • ah,ah, Billy non ho detto che fossero tutte grandi Carmen ma che per una loro qualità particolare piacevano a me, dai Billy, la Ponselle non canta per nulla bene nella seconda metà degli anni 30, guarda qui

          http://www.youtube.com/watch?v=Yyz75uHNHeI

          e so pure che in questo sito si tutela il buon canto, il canto giusto, e che la Ponselle sia poco difendibile con i soli centri traballanti rimasti, eppure in lei amo ancora l’artista che trapela a tratti. Sono conscia dei miei orridi gusti :)
          P.S. la Berganza “f. s.” stento a comprenderlo :) :)

          • ma insomma, questo è un provino di Hollywood. Io non trovo ne la Carmen ne la Traviata (fa un Sempre libera con un´agilità abbastanza impressionante) della Ponselle cantato male. Ascoltatela bene e comparate…………. se vogliamo poi parlare di stile è un´altro discorso…

          • @Olivia Qualcuno, con più autorità di me , direbbe:” dico quest’acqua cheta,
            questa santerella, questa madonnina infilzata…” mi scuso comunque per la volgarità scritta sopra.

          • Olivia, io sento dei centri fermi nella Ponselle pure negli anni ’50!
            http://youtu.be/L_33SgstZuM
            Semmai aveva altri difettucci nell’emissione un po’ velata.
            Nemmeno io poi trovo la Carmen della Ponzillo cantata male… :)

    • Sì, Selma: intendevo proprio Claramae. E certo anche Rise Stevens fu una Carmen formidabile, ma non disdegnerei, tra le americane, nemmeno la Tourel, la Elias e la Thebom! E la Dominguez vogliamo dimenticarla?
      La Pederzini assolutamente sì, come pure la Besanzoni. La Teresa ça va sans dire: mi piace sempre. La Cernay è una delle mie cantanti preferite, ma un po’ come per la Ebe sono prevenuto nel pensarla come Carmen (probabilmente mi faccio condizionare dalla sua profonda e inespressa vocazione religiosa….).
      Alice Raveau è stata un’imperdonabile dimenticanza: voce di rara opulente bellezza.
      Ma quante ne potremmo e dovremmo dire? :)

  6. Ciao a tutti.
    Anche per me la Conchita Supervia rimane la miglior Carmen del disco. Sia nei brani Fonotipia 1927 che nell’ampia selezione Odeon 1930 con il grande Gaston Micheletti diretta da Cloez.
    Tra quelle da me viste in teatro, non ho dubbi : Bumbry.
    Aggiungero’ che trovo la Supervia, per quello che si sente dai dischi, anche il miglior Haensel e il miglior Oktavian, e mi limito al repertorio operistico.

    • Ciao, Miguel. Quelle viste? Certo Bumbry, ma anche una giovane Verret in un lontano Spoleto, e ancora Teresita alla Salle Favart, e – da bimba – Pederzini a Caracalla, cui probabilmente devo la mia vocazione.

      E – c’è bisogno di dirlo? – mai la Baltsa….

  7. Racconterò un aneddoto:
    Durante le appena trascorse vacanze di Natale ero a casa di un’amica. Mentre gli altri erano in soggiorno a chiacchierare, io mi sono assentato un momento perché avevo voglia di ascoltare un’aria. Pochi minuti dopo è sopraggiunta la mia amica, la quale, assolutamente estranea alla lirica, mi ha detto: “A me piace Una voce poco fa”. Io senza dir nulla le ho messo la registrazione della Conchita. Ella, dopo poche battute, si è girata meravigliata ed estasiata verso di me, esclamando: “E’ incredibile! si capisce tutto! di solito non si capisce nulla! è straordinaria!”

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