Mignardises: Norma a Bologna.

Un tempo le grandi Norme cantavano Vestale e Semiramide. Le Norme di oggi intrattengono rapporti brevi, sporadici e occasionali con la regina babilonese e neppure pensano di affrontare Giulia. Anche perché gli addetti ai lavori, non meno del pubblico, hanno dimenticato l’esistenza della partitura di Spontini. Semmai le Norme che oggi vanno per la maggiore potrebbero cantare un’altra Giulia, la protagonista della Scala di seta. Titolo peraltro delizioso e quel che più conta, infinitamente più abbordabile, per loro, di quello belliniano.
La Norma del debutto di Mariella Devia doveva essere un rito celebrativo e tale si è rivelata, dove per celebrazione si intenda l’omaggio generoso e sentito di un pubblico nei confronti di una veterana della professione. In questo senso si spiega e si giustifica l’eccezionale successo della serata. Eccezionale per l’Italia, perché qualunque esibizione mitteleuropea o iberica di Edita Gruberova miete consensi e applausi altrettanto fragorosi e, almeno in parte, comprensibili e condivisibili. Inoltre, con tutta evidenza, nel concetto stesso di entusiasmo è presente, fin dall’etimologia, l’idea di una trascendenza rispetto alla realtà sensibile.

Quando un soprano di coloratura affronta un cimento del calibro di Norma, ruolo che presuppone un ‘corpo’ nel registro medio-grave e un fraseggio scolpito e aulico anche nei momenti di maggiore tensione drammatica, dovrebbe sfoggiare una perfezione di esecuzione vocale o, in difetto, una ricchezza e varietà di accento, tale da collocare sullo sfondo i limiti insiti nell’approccio a una parte così antitetica rispetto alla propria natura vocale. In assenza di simili presupposti non si fa arte e nemmeno si dà prova di professionismo. Si dimostra solo, banalmente, che non si vuole “rimanere indietro” rispetto ad altri colleghi, senza interrogarsi sull’opportunità delle scelte proprie e altrui. Il tributo che si paga è quello di un esito modesto, quando non mediocre, a fronte di un cospicuo investimento di tempo, studio ed energie. Preziose, queste ultime, sempre e a qualunque stadio della carriera.

La voce della Devia risulta di contenuto volume nell’ottava centrale (quella dove Norma canta!) e piuttosto vuota più in basso, tranne quando la cantante ricorre a suoni ostentatamente aperti, ad esempio nel monologo che apre il secondo atto e nel duetto con Pollione. Questo espediente, che mal si concilia con il controllo e la stilizzazione ricercati nel resto della serata, consente lo sfoggio di un maggior volume di suono, propiziato anche dalla vicinanza al proscenio e dalle dimensioni della sala. Curiosamente, negli stessi punti risulta udibile anche la voce del suggeritore dalla buca. Nei cantabili il legato è di discreta tenuta, benché i fiati non abbiano la lunghezza ammirata anche in prove recenti, Traviata su tutte, e manchi una vera dinamica, ridotta nei fatti a un’alternanza di piano e mezzopiano, perché già sul mezzoforte la voce accusa qualche durezza. I primi acuti (sol-la) risultano a volte  “indietro” (“il bel SEMBIAnte” nella sortita, eseguita nella tradizionale tonalità di fa maggiore), mentre il problema non si riscontra su quelli estremi (che in una parte scritta per Giuditta Pasta, e inspiegabilmente poco “rimpolpata” dall’esecutrice, si riducono di fatto al solo do). Ma lo stesso do di “e qui di sangue, sangue romano scorreran torrenti”, pur essendo un suono a fuoco e adeguatamente sfogato, non ha la penetrazione e l’intensità dei sovracuti che la Devia esibiva anche nelle ultime recite di Lucia di Lammermoor e Puritani, e comunque è il do di un soprano leggero, che mal si concilia con la furibonda minaccia della sacerdotessa furente per amore. Lo stesso può dirsi delle variazioni, languide e di sorvegliato funambolismo, inserite nella cabaletta “Ah bello a me ritorna”, quasi che il brano fosse un numero alternativo per la citata Lucia o magari Giulietta Capuleti, e a maggior ragione dei punti in cui sarebbe richiesto l’uso della coloratura di forza, su tutti “Ah non tremare o perfido”. I passaggi più riusciti di questa Norma sono quelli patetici, su tutti “O rimembranza”, mentre “Mira o Norma” e soprattutto “Deh non volerli vittime”, pur risolti con apprezzabile sicurezza, richiederebbero un accento più pregnante e qualche svenevolezza in meno. Ma sarebbe poco ragionevole aspettarseli da una cantante che non ha mai annoverato l’espressività e la pregnanza di accento tra i propri meriti principali. È ovvio che tutti questi rilievi non sarebbero possibili, o lo sarebbero solo in parte, se la Devia affrontasse, anziché le parti di Giuditta Pasta o Giuseppina Ronzi, quelle della Cinti-Damoreau o della Dorus-Gras, e tra queste ultime, su tutte, Margherita di Valois, che alcuni spettatori della Norma bolognese pensavano fosse un titolo non ancora riscoperto del catalogo donizettiano, nulla sapendo di un’opera dedicata alla strage di San Bartolomeo.

Carmela Remigio compie un percorso parallelo e opposto a quello di Giulia Grisi, prima Adalgisa, avendo affrontato dapprima la giovane ministra del tempio e poi Norma, per tornare, nel caso presente, al ruolo di novella amante di Pollione. Insomma, per usare una metafora un poco irriverente, prima donna Rachele e poi Claretta Petacci. Le auguriamo di non dover terminare la carriera come Clotilde, parte peraltro già affrontata agli esordi sotto l’egida di Riccardo Muti. La voce di soprano lirico, larvale in prima ottava quanto quella della Devia (nella scena di sortita è ridotta a sussurrare con scarsa ampiezza e nessuna incisività), risulta in zona medio-alta disseccata nel timbro e precocemente usurata per quanto attiene la qualità del legato e la fluidità delle ornamentazioni (il che emerge con particolare evidenza, fatalmente, nei duetti con la Devia). Analogamente alla “superiora”, gli estremi acuti (il do del primo duetto con Norma), benché a volte più prossimi all’urlo che non al canto (cadenza che precede “Mira o Norma”), sono ben più facili e sonori dei primi (ad es. il la di “IO l’obliai” all’inizio della scena con il tenore o quello di “ch’io mi TOLga a queste arene” nel duetto del secondo atto). A questo si aggiunge una condotta scenica non sempre pertinente, ad esempio nella scena che vede Adalgisa coinvolgere l’amato bene in un amplesso sull’altare del Nume (nella medesima produzione, Kate Aldrich e Giuseppina Piunti risultavano riluttanti alla violenta passione del Pollione di turno).

Aquiles Machado, applicato sistematicamente, novello Francesco Merli, tanto alla Norma quanto al Verdi più oneroso, ha una bella voce da Nemorino, che il cantante gonfia artificiosamente nel tentativo di conferirle l’ampiezza tipica del baritenore. L’imperfetto controllo del secondo passaggio fa il resto, che vuol dire suoni vuoti e spesso spoggiati all’ottava bassa (recitativo del duetto con Adalgisa), fiati corti, fioriture cempennate e diffusi rantoli in zona medio-alta (“perch’io mai rinunzi a TE” o “SPOso tuo mi stringi al sen”, o ancora l’invocazione “Adalgisa” prima della cabaletta del duetto) e, nella sortita, un do acuto (“Eran rapiti i sensi”) che è gola purissima e conduce a una claudicante risoluzione musicale delle battute immediatamente successive.

Quanto a Sergey Artamonov quale Oroveso, basta la prima frase “Ite sul colle o Druidi”, che insiste sulla quinta sol centrale-re acuto, a rivelare la classica voce bitumata di decaduta scuola esteuropea, di insufficiente cavata e in perenne conflitto con l’intonazione. La scelta di eseguire, al posto di “Ah del Tebro al giogo indegno”, l’aria  “Norma il predisse”, composta da Richard Wagner per un allestimento parigino dell’opera, è funzionale alla valorizzazione dell’unica nota facile nella voce dell’esecutore, il fa acuto interpolato in chiusa (il che rafforza l’impressione di essere di fronte a un tenore che tenta di cantare da basso). Davanti a una simile esecuzione dell’aria wagneriana risulta peraltro difficile non condividere la valutazione di Luigi Lablache, che si rifiutò di eseguire questo numero alternativo.

Sul podio Michele Mariotti, ormai da un lustro abbondante promosso dalla classe dei giovani emergenti a quella, se possibile ancor più affollata, dei maestri del futuro, accusa le solite difficoltà nel tenere assieme buca, palco e banda interna, nel moderare le intemperanze degli ottoni, nello staccare tempi che non mettano in persistente difficoltà gli esecutori (nessuno dei quali annoverabili tra i “pesi massimi” delle rispettive corde) e non inducano al letargo il pubblico. Il top di questa direzione si registra nelle scene di massa, con diffuse evocazioni (involontario omaggio alla primadonna) della ligure “Rumpe e Streppa”, e nel terzetto finale primo, scena in cui l’elevato tasso tragico induce il direttore a scatenare letteralmente l’orchestra, a spese dei solisti di canto. O forse è solo un tentativo di mimetizzare le carenze dei singoli, assorbendole e quindi annullandole nel marasma generale.

 

Bellini – Norma

Atto II

Dormono entrambi…Me chiami, o Norma!…Deh con te, con te li prendi…Mira, o Norma…Sì, fino all’ore estremeCristina Deutekom, Franca Mattiucci e Rina Pallini – dir. Antonino Votto (1971)

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121 pensieri su “Mignardises: Norma a Bologna.

  1. Mascherare un evidente tributo alla carriera in modo da farlo diventare un successo personale per un’ interpretazione paradigmatica di Norma è profondamente ingiusto e non fa assolutamente onore alla storia del ruolo, né tanto meno alla cantante.

    Ridicolo, poi, Machado che passa da Alfredo a Don Alvaro e Pollione, manco fosse Lauri Volpi…

  2. è solo una celebrazione alla carriera,una Norma che artisticamente non aggiunge nulla alla storia di quest’opera.
    poi i miei dubbi sono confermati,come d’altronte era avidente,una vera Norma richiede una vocalità da drammatico di agilità,per coniugare insieme drammaticità e non deludere sull’amarmentario di agilità e abbellimento che Bellini ha scritto(anche se taluni scrivono che la Norma può avere approcci diversi,ma non ci credo) la Devia è fuori da questo ruolo anche se è una balcantista,perche Norma non è solo belcanto.
    comunque ha tenuto contento ai suoi fans,e gli amanti dell’opera in genere…una veterana.. del canto
    adesso che si è tolta la soddisfazione si può anche ritirare in pace..

    • Non sono d’accordo, sono altre le cantanti che dovrebbero ritirarsi. La Devia nel SUO repertorio può fare ancora molto. Tutto sta a scegliere autori (e ruoli) che siano veramente alla sua portata, anziché quelli dei sogni o – peggio ancora – quelli imposti dalle mode e dalle cattive abitudini delle colleghe.

    • che norma sia uno dei più tipici sogni dei soprani lo sanno tutti, persino i soprani che talvolta pur di cantarla fanno figuracce. La Devia per quel che ho sentito ( e non ho alcuna intenzione di andarla a sentire) non ha fatto una figuraccia nel senso del termine, ma ha dimostrato di essere presuntuosa. Per la verità è molto tempo che le scelte della signora hanno il sapore del “voler dimostrare qualche cosa”, come -facciamo un esempio differente e non vocale -se la Norman avesse voluto cantare in scena, quando stava sui 180 kili, Manon o Carmen. O per fare un esempio differente, ma calzante Schipa alle prese con Otello o Merli con Werther (in fondo le note c’era tutte). Presunzione. Mi domando (vox clamantis in deserto) se la scelta sia solo frutto della presunzione o anche delle richieste ed offerte di chi deve organizzare e ignora (di questo son certo) che Mariella Devia potrebbe ancora vestire i panni di Caterini in Etoile du Nord o di Dinorah, per citare i titoli, che mi vengono in mente per per primi. E tanto per essere equo lo stesso ragionamento potrebbe essere speso per l’altra sempre verde da Bratislava, che sarebbe una Elsa ed una Marescialla da ridicolizzare tutte le attuali in carriera

      • madonna quanti pregiudizi…quanto mettere il carro davanti ai buoi. Se una cantante ha le note di una parte ha diritto a cantarla. Poi ognuno potra’ fare i confronti esprimere le sue preferenze valutare il suo contenuto artistico…ma i giudizi in astratto o i consigli in astratto sono tanto “smorsa osel”

          • con tutto il rispetto Maometto e mi inchino a te perche’ bon vorei ritorsioni (ad es. m fai saltare la casa in montagna) ti rispondo d si. E t spiego perche’. Con i pregiudiI non avremmo avuto la turandot della Sutherland la Salome della Caballe’ un terzo del repertorio della Callas e c metto anche la Traviata della Devia. Toh!

          • beh, la traviata della devia non è mica un ‘operazione all’altezza delle altre due. era meglio che non la facesse, nè in scena nè in concerto, data la latitatanza sul piano del fraseggio, che fa sembrare la violetta della Sutherland pari a quella dell’Olivero

          • mi spiace, ma ti stai arrampicando sigli specchi.. hai citato la Turandot della Sutherland che fu solo se non sbaglio un esperimento discografico riuscito solo in parte, per quanto riguarda la Callas avrò anche fatto scelte di repertorio sbagliate, ma almeno sapeva fraseggiare! La salome della Caballè posso concedertela , ma era proprio al limite…. IL tuo discorso non regge… mi dispiace, perchè vuol dire che un tenore o un soprano leggeri perdono i sopracuti dopo anni di carriera ( e visto le mende tecniche dei cantanti odierni , anche in poco meno tempo) e quindi si mettono a cantare Otello di Verdi e Aida perchè oltre il do ( se ci arrivano ancora) non salgono…ma dai… o un baritono brillante che ingolfa il centro per cantare Ramfis o Filippo II,… p.s. Non sono un dinamitardo, la tua casa in montagna è salva stai tranquillo!! Saluti. Maometto II

  3. Voglio scandalizzare molti: Questa Norma non la ascolterò, per due motivi seri, il primo è che non voglio distruggere i bei ricordi della Devia nei suoi Puritani di Martinafranca, il secondo che non intendo ascoltare una norma dopo la scandalosa esecuzione da parte di una certa Ricciarelli a Trieste, che fa parte della serie: “vorrei ma non posso” A milan se dis “ofelè fa il tò mestè!.Pace e bene.

      • infatti lucar. Io non ho ascoltato la Norma della Devia e sono fermo alla sua Bolena di Firenze. Se e’ ancora quella il paragone sullo stato vocale non regge. Per questo critico le esibizioni della Gruberova che sono state inserite in rubrica. Troppe stonature e soluzioni sui generis che pur apprezzate dai fans dovrebbero (e un po’ ha ragione Donzelli) consigliarle altro repertorio

  4. certo Grisi la traviata della Devia puo’ non piacere ma la battuta sulla Sutherland e’ fuori luogo (io l ho sentita quella famosa recita d genova). Personalmente se devo scegliere preferisco una Violetta brava nel primo atto piuttosto che negli altri due. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli altri frequentatori abituali del sito. Questa sera vado al Macbeth

    • perchè fuori luogo? sono due Traviate espressive come l’acqua fresca, solo che la Joan la cantava con una voce grande così, mariella con la vociuzza, nemmeno perfetta sul centro.
      Che ho detto poi?

      • Hai detto giusto. .-)
        Nel caso di questa Norma, però, io non riesco a essere, alla fine, troppo severo.
        I limiti della Devia sono noti e, comunque, io mi tengo la Mariella e lascio la vecchia di Bratislava. Anche se ha voce più presente.
        L’optimum sarebbe stato che l’una e l’altra fossero rimaste nel loro repertorio. Ma oggi è impossibile. Altrimenti non esisti.

        • per me faccia quello che vuole, non mi tocca ,ma nemmeno mi interessa. la grande cantante per me è un’altra, l’hosentita anche quando non piaceva fare le SUE cose. La Devia non è un bluff come certe dive del disco…è tutto vero. vuol fare? faccia…se sta bene a lei non fare la grande cantante ma darsi come già altri agli EVENTI..che sono però provinciali. ognuno declina come crede. sic!

  5. @albertoemme: a proposito della tua affermazione secondo la quale se uno ha le note per cantare una parte può cantarla serenamente, contro i pregiudizi di un pubblico che vorrebbe “la voce del personaggio”, che dire? In linea teorica potrebbe essere corretta. Ma finalmente non lo è, anche perché la musica esiste solo nel momento in cui la si esegue e quindi conta il risultato, non i presupposti. Fra l’altro, credo che Dame Joan si sia limitata a incidere Turandot, e questo è significativo; come è significativo che Pavarotti abbia cantato Calaf in teatro in una sola produzione e poi si sia limitato alla celeberrima romanza proposta in concerto; e anche che Alfredo Kraus si sia tolto alcuni sfizii, come a esempio incidere “Celeste Aida” (benissimo) ma non abbia mai nemmeno pensato di portare il “suo” Radames in teatro.
    Ora, io sono una grande estimatrice di Mariella Devia: la considero un raro – troppo raro – esempio di professionismo (e ti prego di credere che non c’è nulla di riduttivo in questo), di solidità tecnica, di serietà e, spesso, anche fonte di godimento all’ascolto. Però non si può davvero pretendere di risolvere Norma come se fosse Giulietta o Elvira. Perché le note ci saranno anche, ma non sono quelle giuste.
    Per chiarire il mio pensiero, ti faccio un esempio extra vocale: recentemente mi sono comprata l’ultimo disco di Ingolf Wunder, un giovane e molto capace pianista austriaco. Fra le varie cose, suona anche il preludio op. 23 n.5 di Rachmaninoff. E lo risolve solo a metà, perché, per una certa sua rigidità di postura che spero possa correggere col tempo (in fondo ha solo ventisei anni), i passaggi di forza che caratterizzano la scrittura del preludio gli restano nelle braccia invece di scaricarsi sulla tastiera. Ora, lui è intelligente e nella parte centrale, più lirica, esce alla grande; ma in quelle ottave ribattute che sono tipiche della scrittura di Rachmaninoff resta in difetto (se ti interessa, cerca sul tubo l’esecuzione di Gilels a Mosca: dal vivo e più vecchio, ma che potenza!). Questo per dire che le note ci sono tutte anche sotto le dita di Wunder ma il risultato somiglia più a certo Beethoven che a Rachmaninoff. Quindi, per concludere, grande Devia, ma cantare un’opera solo per togliersi uno sfizio… no. Gli sfizii, come insegna il grande Alfredo Kraus, uno se li toglie in sala discografica.
    Saluti a tutti.

  6. il paragone cantanti pianisti fatto dal sig. Dalmondo non m convince perche’ al cantante le sue qualita’ istrioniche sono tollerate con maggior benevolenza. Pensi al trattamento riservato in questo blog alla Gruberova o alla

    • questo perchè la gente va all’opera con le parti basse e non con il cervello e la cultura. gli istrioni , tanto per nomarne alcuni (di Stefano, Domingo) , fanno solo danni alla musica, alla cultura e fondano l’assunto che i melomani siano mediamente ignoranti.

      • domingo non lo metterei nel girone degli istrioni dannati a meno che tu non voglia connotare con questo termine la sua uscita d scena nel primo atto della fanciulla del west con la sella sulla spalla. Li john Waine non avrebbe saputo fare d meglio. Fra poco sento x la prima volta la Garcia. Sperom be’

        • Alcune doverose precisazioni. Primo il sig. Dalmondo è una signora. Secondo: cosa c’entra l’essere istrioni? Cosa c’entra, almeno, in quanto ho scritto io? Il paragone cantanti pianisti regge perché io sono tanto ingenua da pensare che di musicisti stiamo parlando. Non solo e più importante: il punto del mio intervento consisteva nel rilevare che come i cantanti non possono cantare tutto – non mantenendo un livello di riuscita elevato sempre – così vale per i pianisti, ma anche per qualsiasi altro strumentista. Inoltre, se di istrioni vogliamo parlare, non dimentichiamo che la tastiera ne ha contati e ne conta parecchi: Gould, Pogorelich, in fondo anche Horowitz; in tempi più recenti David Frey. E a molti ascoltatori questi pianisti risultano insopportabili – eh sì, anche Horowitz, il quale, per inciso, ha avuto un fine carriera molto triste (e lo dico da sua autentica fan; diamine, stiamo pur sempre parlando di uno dei più grandi pianisti di sempre). Per quanto riguarda Edita Gruberova, non mi sembra che le sia riservato in questa sede un trattamento di favore, anzi. Le cronache delle sue ultime prestazioni non sono certo avare nel rilevare gli oggettivi, oggettivi, limiti di un mezzo usurato; d’altra parte si rileva anche che questo mezzo usurato è per molte star del teatro in musica contemporaneo in ogni caso una sorta di Eldorado. Se poi facciamo un salto indietro di anche solo quindici anni – e la signora non era certo una giovinetta – la voce della Gruberova sembra addirittura una chimera. Vale lo stesso discorso che vale per Horowitz: il declino del grande pianista è tale in rapporto a ciò che era stato; il declino della Gruberova è tale in rapporto a ciò che è stata. Detto ciò, nel disordine vocale della Gruberova si percepisce chiaramente un magistero superiore e ormai scomparso. Il viale del tramonto della Devia è sicuramente meno dissestato. Lo ripeto a scanso di equivoci: sono una sua grande estimatrice. Ma il fatto che il suo canto sia meno dissestato non rende la sua Norma più plausibile e accettabile di quella della Grunberova. Per mio gusto personale sono sbagliate entrambe. Detto ciò, a te, scusa, a Lei disquisire di istrioni, sig. Alberto. Io preferisco i cantanti e i pianisti.
          Buona serata a tutti.

  7. sottoscrivo ogni parola. Anche rubinstein aveva tratti da Istrione.ma aveva anche altro e non solo quello. Idem mi diceva chi lo ascoltò Giesekin. Ma anche lui grande. Adesso ci muteremo in un sito di amanti del pianismo x la gioia di dupreZ

  8. Ho ascoltato con attenzione i brani proposti.
    Posso dire, vero, che ho ascoltato una brutta cosa,
    ma brutta assai?
    Dalla protagonista all’ultimo dei violoncelli!
    E poi invece chiedo lumi :
    ma, chi ha consigliato ad Adalgisa di cantare sulla falsariga
    di Jeannette McDonald? Perche’? Che senso ha?
    L’unica risposta che mi viene in mente e’ che il suo canto da
    Orsoline Pentite, sia emesso per poter far notare quanto Mariellona
    nostra sia corrusca e sacerdotale, (?????)
    E comunque non ci e’ riuscita.
    Quel Normanno da Oratorio del tenore era gia’ al limite nel Pinkerton scaligero, di oramai qualche anno addietro, figurarsi poi in Pollione.
    Quell’altro che canta Oroveso, sembra disperato per non aver trovato ancora il vero appoggio sulla milza dell’ultimo Ghiaurov.
    Il Diretooooore….beh, a me sembra la sua prova peggiore, e le altre, (le prove dico), non e’ che fossero poi cosi’ mirabili.
    Mariella nostra, ha offerto una prova inutile, tutta di rimessa.
    In Norma, almeno in Norma, la rimessa non vale.
    Ma, cosa puo’ importarle? L’applaudono con la stessa intensita’, sia quando canti la sua bellissima Elvira belliniana, che quando canti nell’ Elettra dell’ Idomeneo, non sembrano capire la differenza che la Devia esprime in Lakme’, e la franca magra interpretativa che invece arriva dalla sua Norma . Ha le note? No, cari, non ha neanche quelle, e se le ha, ce le faccia sentire, poiche’ Norma non e’ solo ottava superiore, (e spesso scalchignata anche quella).
    E vai con le velone! Le celebrazioni, continuano….

  9. Simpatica la Signora Dalmondo…mi ha smitizzato Horowitz…vabbe’ come direbbe cio cio san: cose del m. La Devia ha avuto mezz ora di chiamate…spero d sentirla in Norma prima poi cosi potro’ avere anch io un opinione. Piuttosto ho trovato la Garcia mica male. Forse studiando potrebbe migliorare negli acuti. La voce e’ bella e trovo molto personale come riesce a unire il registro d mezzo con quello basso. Speriamo…Vassallo invece per la prima volta m ha un po deluso. Temo che Macbeth non faccia per lui. Manca d nobilta’ ed eloquenza. Mi pare che abbia perso anche rotondita’ rispetto al Procida di Torino. Boh…vorrei sbagliarmi

    • Ecco, Albertone nostro si è giocato l’ ultima carta, quella degli applausi. Sai caro, in serate come questa gli applausi sono piú un omaggio alla carriera che un tributo all’ interpretazione. Poi, personalmente devo dire che gli ululati dei fans a me danno fastidio come i fischi. Vedi il caso di Raina Kabaivanska, cantante che mi è sempre piaciuta molto e che avrei apprezzato ancora di più se non fosse stato per quella specie di corte dei miracoli che si portava sempre appresso. Stessa cosa per la Ganassi, che anni fa (e credo anche adesso, a giudicare dalle dirette radiofoniche) era seguita passo passo da un manipolo di pretoriani invadenti, fastidiosi e all’ occorrenza anche rissaioli.
      Comunque, meno male che la Devia non canta in tedesco, altrimenti in futuro forse avremmo la sua Isolde, che tu giustificheresti perchè in fondo ha tutte le note della parte…

      • Caro Moz,
        I Ganassini erano gia’ in buon numero alla prova generale dell’Oberto.
        Questa sera saranno in massa…..
        Ci saranno oceani d’applausi…
        E per quel che mi riguarda, assolutamente immeritati, esattamente come quelli tributati a Devia, che, come ben sai, ho amato molto in altre epoche ed in altri ruoli.
        Ciao caro.

      • Grande Mozart non prendere in considerazione i miei post giacché stimoli il mio narcisismo nonostante non merti più consiglio il misero mio stato. Comunque già che ci siamo ti dico che non posso condividere quanto hai scritto. Con riferimento A) alla Kabaivaska perché una volta a Marsiglia mi ha ospitato e io non sputo mai nel piatto dove ho mangiato; B) alle claques in genere perché io che le ho conosciute dal 78 al 86 non fanno male a nessuno e anzi trattasi di vera arte perché a volte hanno provocato reazioni non di ristrette falangi di appassionati ma di almeno metà del pubblico. Voglio cmq farti sorridere (caro amico e padre) ricordandoti la claque di Claudio Villa (grande tecnica anche se alla fine i suoi acuti erano dei la bemolle). Ascoltati le sue esibizioni live, per es. Il tuo mondo (…la piccola mano) o Serenata messicana e dimmi se i suoi fans non erano straordinari…quasi meglio di lui

    • Oh Alberto, lei è un vero campione nell’evitare di rispondere nel merito. Io non stimmatizzo Horowitz; mi limito a rilevare ciò che è sotto le orecchie di chiunque voglia ascoltare senza preconcetti e cioè che l’ultima fase della sua carriera non è stata che l’ombra della giovinezza e della maturità (certo: trattandosi di un gigante della tastiera, abbiamo in ogni caso a che fare con un ombra più luminosa di tanti fuochi di paglia). Per fare un esempio: gli ottant’anni di Claudio Arrau sono altra cosa rispetto a quelli di Horowitz. Si tratta di dire le cose come stanno, non di demolire miti. Esempio: il recente articolo sulla Caballé, che è stata grandissima e anche grande nel non esserlo più. Poi, io nel mio primo intervento parlavo di tecnica, di tecnica di canto e di tecnica della tastiera. Ma se lei non vuol capire e si attacca all’applausometro… perché consumarmi le dita a scrivere…
      Saluti

  10. Signori miei, pensate quel che meglio credete, sopra ho letto di tutto ma, ho sempre avuto, fin dai suoi primi anni di attività, la sensazione che la Sig.ra Devia fosse sempre più ( = troppo)preoccupata della propria voce, cioè di come cantava, che di ciò che cantava.
    Questo al di là dei suoi meriti vocali, tecnici e qualitativi.
    Ora, Norma…..via, non esageriamo.
    Concordo poi, in linea generale, e col piacere di fare inc..qualcun altro, con lontanodalmondo. (p.s. signora, Horowitz è meraviglioso, il suo Chopin è un sogno, e anche David Oistrakh – non parlo del suo Tchaikovsky, che è una vera favola -, suona Brahms come se l’ avesse scritto lui).
    E mi permetto di dire ad albertoemme, che peraltro rispetto e spesso apprezzo, che se lui crede che Traviata si possa “fermare” al primo atto, beh, io allora chiedo, esigo, pretendo, ordino (si lo so, esagero, ma apposta), che mi siano dati anche gli altri due, e giusti, non buttati là, mi spiego !!!???
    Il resto è, come sempre, opinabile.
    Grazie per la pazienza.

  11. Vedi Akonkagua nella questione del primo atto d traviata ci sono un po’ i miei limiti. Ho un debole per il registro acuto perche’ rappresenta generalmente la parte artificiale del cantante e pertanto la piu’ distante dalle lacrimae rerum del quotidiano. Ieri m ha fatto un po’ male constatare nella Garcia un registro acuto non irreprensibile perche’ la sua voce ha un bell impasto soare e una trasparenza che ricorda timbri baciati da Dio come Arroyo e Bumbry. Certe falle nei gravi “es. tenebra immota” disturbano meno e sono piu’ facilmente mascherabili dall interpretazione. Le falle negli acuti no restano li a imperitura memoria ciondolanti al triste vento

    • Capisco, è vero, certe lacune a melomani incalliti come noi possono quasi rovinare l’ascolto del resto dell’opera.
      Confesso che ho paura di andare a teatro per Traviata, se non ci fosse la musica dl Peppino a spingermi a farlo..

  12. Per Bud.

    Ciao caro, hai ragione, ho visto la prima e la Ganassi e’ stata buata.
    (C’e’ sempre una prima volta).
    Mi sono sbagliato, pensavo proprio che questa sera i suoi fans le avrebbero tributato il solito trionfo, ma cosi’ non e’ stato.
    Ho previsto male, chiedo venia, e riconosco le mie previsioni sbagliate.
    Non e’ stata buata per niente, la Signora, ha eseguito la sua parte in modo pochissimo professionale, e con un mezzo ridotto al lumicino.
    I miei dubbi sulla sua prestazione comunque, li avevo anticipati.
    Martone meritava anche di peggio: spettacolo volgare, stravisto,
    incongruente, fuori da qualsiasi logica , irritante, degno di una persona che non capisce una straminchia di opera.
    Non sono disperato per loro, assolutamente, i buhh, sono cio’ che si meritano, anche sul tenore pero’ avrei parecchie cose negative da dire, casomai ne riparliamo, adesso ho sonno e sono piuttosto incazzatello.
    Ho visto altri membri del Corriere , alla Scala, anche loro, dalle faccie, non mi sembravano molto contenti, e l’unica con la quale ho avuto un contatto verbale, la cara Carlotta, me lo ha confermato.
    A tutt’oggi, quest’orrore, resta comunque il miglior spettacolo da me visto dall’inizio della stagione milanese, vedi tu.
    Ciao caro.

    • Dai Miguel il Lohengrin era decisamente meglio! Se non altro avevano provato…a provarci. Poi mica tutte le ciambelle riescono col buco, ovvio, ma lì almeno un’idea di regia coerente c’era , che poi possa non essere piaciuta va pure bene.

      • Billy,
        parlo di spettacolo in generale:
        (Canto, tipo di voce, interpretazione, resa orchestrale, recitazione, allestimento, comprensione di cio’ che sta’ accadendo, bellezza dei suoni, bellezza della scenografia, impatto, emozione etc etc etc , e il canto sempre e comunque al primo posto, visto che non vado a vedere una personale di Klimt, e non mi accingo a leggere Tagore). Per me l’Oberto e’ meglio reso. Per te no?
        Per te e’ meglio quel Lohengrin? Con quel baritono, con quell’Ortruda? Con quel basso? Con quel soprano, con quel tenore, con quell’Araldo?
        E chi puo’ vietartelo? Io no di certo!
        Pero’, se hai capito cosa mi interessa in una produzione operistica, non stupirti se ti dico che Hollaender , Macbeth e Lohengrin sono il peggio di questa stagione milanese… sinora!
        Se invece devo giudicare solo lo spettacolo in quanto tale, trovo sia Oberto che Lohengrin due cessi. Ciao caro.

    • ne ha parlato stinchelli sul suo sito. Al primo atto, all’entrata e al terzetto. A me spiace cmq……mi spiace che si sia messa in questa posizione che non è in sintonia con la sua carriera di persona seria, capace, professionalisssssssima, perbene. Confesso che, qlnque cosa abbia fatto, non sarei mai riuscita a dirle nulla perchè quando si dice che i cantanti non si contestano non sono d’accordo a meno che non si tratti di questa categoria di professionisti che hanno sempre onorato e rispettato il pubblico. Anche io ho pensato che si sia girata una pagina nell’opera,…..

      • ma Stinchelli, come fu per la Bartoli si butta sulla notizia insolita poi a lui piace raccontare del padrone che azzanna il cane e non viceversa. Vi pare che anche un buuh alla Devia faccia primavera? Su mille persone che erano lì? ma anche se fossero stati in dieci o venti. Lo ripeto pensate a quelli che fischiavano Von Karajan, a quando a Kraus hanno gridato “Castrato” (Don Pasquale Scala), alla Sutherland mentre attraversava un ponte un po’instabile durante la Sonnambula (così poi non é più tornata….), ai fischi alla Callas nel Macbeth….

      • Dear Bearing,

        L´Italia e un paese meraviglioso malgrado alcuni italiani. Quello che si è perso sembra siano le orecchie e l´anima. Del gusto e sopratutto del giudizio meglio non parlarne, visto che quello che si può leggere qui sono maggiormente pregiudizi. Mi pare benissimo se la Devia non piace ad alcuni, ma meglio di non dire bugie! Questi ‘ buh’ non ci sono stati primo atto, ne all’entrata ne al terzetto. Quello era un´altra cosa e lo so perché io c´ero. Ma non disperar: sempre potete andare a farlo voi stessi. Stinchelli, che grande e seria autorità!!!

        Bearing, meglio non perdere tempo qui…

        • vero, si sono perse le orecchie. e la cultura della vocalità.
          Una Norma affrontata con la voce del soprano leggero di coloratura può essere solfeggiata alla perfezione da una cantante di grande tecnica come la signora Devia, che è anche un fenomeno di longevità. Ma non sarà mai una voce in grado di accentare e di essere Norma sul piano drammatico come la pensò Bellini e come la si cantò sino allepoca della Gencer e della Caballè.
          La storia della vocalità di Norma, che evidentemente lei, come un paio di altri suoi colleghi che stanno scrivendo ora qui, la ignorate del tutto ed è fatta di voci del tutto diverse, di altra caratura e peso. voci adeguate a Vestale, Trovatore, Forza del Destino, Medea Etc… lo chiamavano un tempo soprano drammatico di agilità. Non abbiamo altro da dirci, mi pare. Forse sta a voi, anziche scrivere insulti, tentare di dimostrare in cosa sia grande questa Norma, in cosa rispetti Bellini e il suo intento e come si rapporti alla grande tradizione esecutiva esecutiva del ruolo, giusto per mostrare pubblicamente la vostra reale competenza. Noi dalla nostra abbiamo la forza della tradizione esecutiva e della storia dell’opera.E gli esempi audio, cari signori. MAriella Devia, che qui si stima, non avrebbe mai potuto, nell’epoca in cui Norma e Bolena e pure Stuarda,Semiramide, Donna del Lago e Borgia furono scritte, approcciare uno solo di questi ruoli. La Norma della Sills, tanto per andare ad un modello che ha aperto la via a questi esperimenti, resta una Norma ben suonata ( e meglio di come la recordman Devia sta cantando ) ma mai Norma. e quello che vale in quel caso, e per la Gruberova, vale anche per Mariella Devia. Altrimenti diciamolo chiaro, TUTTI POSSONO CANTARE TUTTO, indipendentemnte dal senso che si dà alla musica. e allora il tragico e il comico e il lirico diventano identici ed indistinti…le distinzioni spariscono, tutta una poltiglia identica.
          A queste voci stanno altri repertori. Punto. In questi termini si fanno, invece, le recite per gli amici e per i fans, ma sono eventi che non sono niente, destinati ad essere ricordati come una prova di ginnastica, di atlestismo e longevità, ma non sono nè grande canto nè arte.
          Se non avete la cultura per capirlo è inutile che veniate qui a scrivere perche siete VOI a non avere la cultura per andare all’opera. siete solo dei fans impreparati e fanatici per un’icona. Applaudire il cantante amato non sempre coincide con applaudire per la qualità del suo canto.

          • Ms. Grisi, to go to opera one doesn’t have to have that much “culture,” one just have to be willing to go. As a matter of fact I had enough culture to take a subway, a train, a plane and two other trains and a cab to see Ms. Devia’s Norma, and you can’t say I don’t have enough willingness nor that I don’t like opera. You may take what I am saying as an insult, but a lot of people may take what you say about Ms. Devia as an insult too. Everything I read sounds bitter and art is completely irrelevant. And BTW, Norma is a bunch of dusty papers until someone starts singing it. What I heard on Tuesday, despite of what you say, may have made Bellini happy, if he were alive. We don’t know. What happened 150 years ago may be nice, but nobody has heard a recording, so maybe it was not what people think it was. Performing arts change with every artist, none is never the same and even the same artist can do the same twice. My opinion that this review is bitter and it doesn’t demonstrate love for the arts remains.

          • Tu Grisi hai un’idea di Norma e speri che durante la tua dura vita terrena qualcuno la esegua adeguandosi al tuo gusto e alle tue indicazioni esecutive che ovviamente ritieni inderogabili. Altrimenti una splendida Norma come quella della Sills (unica ed irripetibile) ti sarebbe piaciuta di più. Unica e irripetibile mi pare anche la Norma di Mariella Devia, almeno da quanto gentilmente messo a disposizione. Ho ascoltato il primo estratto e gli attacchi mi sono sembrati perfetti, così come il legato e la capacità di variare l’intensità delle note tenute. Le variazioni della cabaletta poi le ho trovate di ottimo gusto. Io consiglierei a Deutsche Grammophon o a Decca di registrarla in studio.-
            Se pensiamo che La Mariella Devia canta dal 1976 e visto che facendo i da capo ha cantato un venti/trenta per cento in più di parti virtuosistiche rispetto ai colleghi cimentatisi precedentemente nel suo repertorio é veramente un miracolo. Io non sono fan di nessuno (o meglio visto che si parla di “artisti” sono fan di tutti e di nessuno) ma un grazie di esistere a una cantante che in Italia ha riempito un vuoto che senza di lei per gli amanti del belcanto sarebbe stato incolmabile, glielo mando di quore (e visto che lei si permette di cantare Norma come un “sopranino” io per solidarietà mi permetto di scrivere cuore con la q)

      • Very nice, Ms. Grisi, but we also disagree with the description of art. It is sad to see that being bitter about everything is coming across as a sign of intelligence. You like to criticize, I must tell you, critics only hope is to talk about people who are not boring, but I must tell you, this review is the most boring I have ever read. It sounds like a bitter dissecting laboratory. I am also surprise how you seem to have grown out of your impression of her March Bolena. This is only justified by unhappiness about everything else, and it has nothing to do with what the reviewer saw on stage.

  13. “Gentile” Mrs. Grisi, veramente Lei si perde nelle parole e dimentica le cose più importanti in parecchi aspetti. La trovo fallita assai, come al solito, ma non sarò io quello che farà lo sforzo di cominciare un dialogo sul serio visto che a mio avviso non vale la pena: io non la ho insultata, invece mi chiama ignorante, quando neanche ho detto se la Norma della Devia mi piace piú o meno o il mio parere per quanto riguarda l´interpretazione di questo repertorio. Tutto mi fa ridere perché non sa con chi sta parlando, ma lasciamolo stare e va benissimo!

    Basta dire due cose:

    1) Lei vuole sembrare analitica, saggia, etc. ma perde tanta credibilità dal momento che scrive cose come “……mi spiace che si sia messa in questa posizione che non è in sintonia con la sua carriera di persona seria, capace, professionalisssssssima, perbene”. Siamo schiavi delle nostre parole, e Lei fa il suo ritratto benissimo. Lo ha fatto sempre. Lasciamola stare nella sua pagina buia su internet.

    2) Ripeto, mi pare benissimo non godere la Devia in questo ruolo, ma non dica bugie o pettegolezzi: I buh non ci sono stati l´ultima recita, ne alla prima. Applausi tanti. Ignoranti secondo Lei. Comunque fa lo stesso se ci fossero… E so che questo che ho detto non lo capirà.

    Ognuno a fare la sua, insomma. Io non ho tanto tempo a perdere scrivendo in questi fori come pare ha Lei… Sii felice, addio!

    • cara Telma, francamente non mi interessa. Ùa Devia ha deciso di cantare un ruolo che non le stava nemmeno quando non era lì come ora agreggiare col tempo. Io scrivo ciò che penso, e col conforto di fior di esecuzioni e di grandi nomi, inckusi quelli di grandi cantanti che non si sono permesse di eseguirla, come la arroyo o la price o..la chiara. Questo sito argomenta opinioni che pubblica con una dovizia di argomenti che altrove non leggo. Le vostre sono enunciazioni di fan. Punto. L’hanno buata? Era il rischio. Non è piaciuta? Idem. Nella norma sono inciampate in tante, a me non ha nemmeno interessato il progetto. La mia devia, quella che ho visto quando non era famosa è quella dei puritani, lucia, lakme. Quella è una cantante somme ed assoluta. Quello di adesso è il declino di chi ha poco senso della realtà, ma il suo pubblico infatti siete voi, non quelli della prima ora quando cantava ciò che le si confaceva. Fate la vostra esperienza da adoratori della dea e non cercate qui quello che non c’è. A noi interessa il grande canto. Mitomania e celebrazioni di questo tipo non ci riguardano. Quanto ai bu, ho riportato una fonte fidedegna, non foss’altro perchè non mi pare abbia ragione di mentire. Ha due face e un sito: si rivolga a lui ! Ma prima si chieda perchè mai stinchelli dovrebbe mentire? Non l’hanno buata? Meglio, ne sono felice perchè mi spiaceva. The end!

      • Cara Giulia, anche la mia Devia cantava Lucia, Lakmè e i Puritani, e anch’io non capisco perchè rischiare la nasata – quella che fa male – contro quel muro impervio che è Norma.
        Non è, nè sarà, la prima e neanche l’ ultima volta che un signor cantante, quale Mariella Devia è, si lancia consapevolmente contro un ostacolo che gli può procurare un dispiacere.
        Io, che però sono un ometto e quindi Casta Diva l’ ascolto soltanto, una partitura inadatta alle mie corde l’avrei piuttosto incisa in studio, invece di andare a “saltare il filo spinato” in teatro.
        Gli interventi sopra e sotto riportati sono in buona parte “di parte” e vanno presi in tal senso.
        Io comunque, come sempre, alla fine concordo con te.

      • Dear Ms. Grisi, while this was going on I was at the theater and saw another standing ovation for Ms. Devia. It looks like you did not see her Norma, you should see before you give an opinion. But talking about a lack of sense of reality, I am just completely struck by the fact that you think Devia is too old, but you don’t think Callas Verret, Sills, and Caballe are. Going back to my argument of bitterness, now I get it, the important thing here is history, as a matter of fact is past history, of long past glories. History doesn’t have to be 3,000 or 150 years old, it can what happened tonight or a minute ago. The review besides showing bitterness also shows that being an art historian is the most important thing in the world, as if Ms. Devia had no idea about the history of belcanto, or art all together. In this world of art historians seem to have no room for artists. In any event, maybe someone who lands from a plane can see something that is obvious from the outside, you all seem to be looking at the past, stuck in it, you are incapable to see the present, and for sure you see no future. Believe me, I and anyone can understand of Italy being proud of its extraordinary and glorious past, but look around Ms. Devia is one of your glories, and if things go the way they are going it may be one of the last ones. Everybody is talking about closing theaters, lots of operas in concert form for lack of funding, I don’t see anyone commissioning new Italian operas, the ages in the theaters are high, and art is starting to look like it isn’t necessary anymore. You talk about Decia as if you could find a Norma in every corner in Italy, but you annoy say the name of one that can no ONE scale at moment. Yes, I heard a little boo on Tuesday amidst a long standing ovation. Tonight there was no bio, just an even longer standing ovation. Try to get there on Sunday, you may be surprised. Good night!

  14. Dear Bearing, you are quite right in your first statement, when you say that a bitterness covering everything can’t be confused with a real sign of intelligence.
    But that’s not the point.
    I would like you to focus your attention on the real main point Ms Grisi is interested in : she clearly has no intention at all to critizice Mariella Devia singing qualities, she only points out that Norma requires a different kind of “voice”.
    I can’t disagree with her, operas as Norma, Medea, Vestale…etc, have not been written for a voice like Ms Devia one.
    She can sing Norma, of course – sorry if I am repeating what Ms Grisi says in his last message – but it will remain a personal satisfaction effort, not a contribute or, even better and more difficult, an evolution of “Norma”.
    Ms Devia singing skill is and will remain one of the last good point of reference for people who love belcanto, on the other side, Norma remains an opera which does not fit the vocal qualities she has and manages so well through other opera roles.
    It is a point of view, of course, but is based on a long and actual traditon, whose results you should know : Callas, Montserrat Caballè….

    • Dear Aconkagua,
      The two singers you mentioned were wonderful, and so is Ms. Devia, except she wonderful now. Yes, the operas were written for someone else, and all those who wish to sing will have to do adjustments, even the original singer had to do. Ms. Devia may not be able to do somethings they did, but there things, Ms. Callas and Caballe wouldn’t be able to do, that Ms. Devia can. I thank you for translating into English what Ms. Grisi and the reviewer said, but not only that, you made it sound non bitter. Again, you are citing two singers who Ms. Devia probably admires, and probably on the oth hand they, or Ms. Caballe admire her too. The review has a bitter tone and despise towards Ms. Devia, and the fact that somethings were written to a different voice doesn’t mean Bellini would be unhappy with a different kind of voice. In other art forms for instance, Swan Lake was designed for legs way below the tutu line and heavier women, which doesn’t stop dancers of nowadays to smash the tutu and kick their ears with their own feet. But, of courses, there will always be someone who will say, that was not what Petipas intended, maybe, because he never an ear kicking leg before, because at his time they didn’t exist. Performing arts change by the performance, and I believe Ms. Devia deserves nothing but applause for an extraordinary singing, artistry and professionalism. Now, it’s not her fault that there are no longer composers to compose for the outstanding singers alive nowadays.

      • Ok Bearing, things change and I find funny the Swan Lake exemple, as the dancer leg shape in the meantime has changed.
        Singing and dancing are anyway quite different, either you like or not.
        If you have a certain kind of voice, you may try to improve it in the details, but you can’t change it.
        Each singer has his own voice, which leads you to understand if she/he can sing that role fully respecting it.
        Norma needs a soprano “drammatico, lirico e di coloratura”, so it has to be if you want to correctly sing it.
        Ms Devia is technically OK, but she does not fully respect these requirements.
        I remember a young Devia singing Lucia, i Puritani…, and that’s the way I want to remember her in the future, let us keep Norma apart, thanks.

        • I did not say the legs shape, I said the positions. And , yes, singing and dn ing are completely different but they both use ONE instrument, the persons own body and one cannot CHANGE it. One has to work and deal with it’s own limitations. One may have magnificent lines and slow movements and cannot jump, so the orchestra goes quickly so the regular public will not notice that flaw, or vice- versa. But that doesn’t mean one cannot tell a beautiful and poetic story about a Swan. Now, going around, saying she should not be a swan because her leg is at 160 instead of 180 to me is not only funny, but ridiculous. If you think Devia’s technique is okay, may I ask who you think is good?

  15. Mrs. Bearing is perhaps playing the part of the missing fussing philosopher: there was a great need of such an international figure!
    It sounds to me that Mrs. Bearing (maybe her thoughts are the real things to bear) is just writing for the sake of her say, i.e. saying nothing and exactly the same things that says Granny Giulia.
    Devia is not fine for the part in terms of weight, medium and tessitura: they both agree!
    Devia is a unique (and rather lonely) professional singer still in the move: they both agree!
    So, what the heck are we reading about? Bla bla bla …blabbering!

    • Ah, Orpheus mio. questa volta ho capito tutto anch’io
      che l’inglese non lo conosco.
      Ma come scrivi bene, giusto chiaro e corretto…e con buon senso.
      Del resto, caro, Dobbiamo oramai avere traduttori e conoscitori validi dalle e delle lingue estere…diciamo che ci leggono anche li’, no? Li’, all’estero, intendo.
      Perche’ dall’estero arrivano le espressioni di estrema condanna nei confronti del Corriere, o no?
      Ultimamente poi, i Gruberovi, le Bearing, (o i loro cugini locali che per loro scrivono), sono di chiara matrice straniera. Bene.
      I gruberovi e i devii, arrivano, (sempre e solo quando Gruberova e Devia sono menzionate non come “uniche”), insultano, non dicono proprio un tubo, ma che dico, un filo sulla vocalita’ delle divine adorate, sfoggiano linguaggio di certa ed affettata classe, e….spariscono, (Poi pero’ si replicano per il prossimo commento sulle decadute antiche vestigia vocali). Si possono chiamare od interpretare in varissimi modi. Ciao caro.
      P.S. : Giuro Orphy, Ho capito tutto…bravo.

      • Miguel adorato, sulla nazionalità estera dei vari Gruberovo, Bearing, Talma (“lei non sa chi sono io!” Ma chi sarai? Alma Tadema?), non ci metterei la mano sul fuoco.
        L’improbabilità grammaticale e sintattica delle varie lingue in cui si esprimono suggerisce l’appartenenza a un ceppo di troll locali.

        • LilyBart, you seem to have also some sort of problem with foreigners, which sound highly despiteful, but at the same time, all the people you seem to agree to being great Normas are foreigners. Or am I mistaken that Callas was a New Yorker? Caballe Catalan? There is nothing worse than prejudice and xenophobia.

  16. azz.. Miguelfleta, io ci ho provato a spiegare le cose a Bearing, poi però, se gli piace la Devia che canta Norma, non ci posso fare niente.
    E’ chiaro che la scuola, anche d’ascolto, è diversa, altrimenti non difenderebbe un esperimento che sa tanto di soddisfazione personale per lei e un po’ meno per chi ascolta.
    Se mio padre – scusa la nota personale – l’avesse sentita, non credo che avrebbe ascoltato tutta la cavatina, aveva idee troppo chiare in proposito, e io sono dello stesso parere : tecnicamente brava, ma Norma non è per lei.
    E’ decisamente meglio che canti altre cose.
    p.s. in un mio post, sopra, ho affermato – forse sfrontatamente – che fin dagli esordi avevo la sensazione che la Devia cantasse preoccupandosi un po’ troppo di come cantava invece che di quel che cantava, il che non toglie nulla alla sua classe, ma io ce l’ho con questo tipo di atteggiamento, ormai corrente.
    Può darsi che il piacere di sentirsi cantare l’ abbia spinta a esagerare, non sarà certo l’ultima a farlo.

    • Ma, cosa vorresti spiegare, caro Akon?
      Possibile che tu egli altri ci cadiate sempre?
      Vedrai quando alla Gruby dedicheranno il prossimo articolo….idem con patate, su.
      Baterebbe piantar li.
      Una arriva scrive in catalano, quell’altra in turco, ma fatemi un piacere va’, che gli spieghi.?
      Cosa vuoi spiegare?
      Tanto d’interessante non dicono un cacchio.
      The End!

      • l’unica cosa che ci resterà saranno sovrint cretini e sopranetti del cacchio che organizzerano Norme dei Puffi, Bolene da pulci, semiramidi da moscerini per ogni dove. I registi hanno fatto carne di porco dell’èpera ma la vecchiaia di queste signore avrà altrettanti effetti su certe opere. Della loro tecnica e del loro professionismo però non resterà ombra in nessuna del poi. Intanto prepariamo all’Arnold di Florez che gli farà buona compagnia. Non so, vorrei una serata con tutti loro da Piccoli fans di sandrocchia a cantare una bella forza del destino, con questo pubblico che inneggia alla modernità. Regia della fura del baus!

          • insomma…la Giulia in assenza di cantantesse preedipiche di felliniana memoria ci consiglia di starcene a casa visto che alla Scala pufferemmo solo musica…
            Molti di noi sanno che é coerente ad amare a 360 gradi solo cose extra extra large (XXL)

        • Urca che quadro, Giulia !
          se la sandrocchia canta la forza, il destino va in bestia e gliela dà lui la forza…
          la fura del bauls è meglio che la stia foera…
          e il naso di Florez sosterrà da solo puffi, pulci e moscerini.
          …e “la gente” ululerà di piacere.
          E vvvaaaiii !

          • giù la maschera! è l’ora dell’arte vera: IL BONSAI!…..e nessunregista ancora ci ha pensato.
            la regia deve rappresentare interpretando, come nel teatro di regia: bonsai e puffi…..

        • See what I meant by bitterness? Bitter and now also rude. Right now, I don’t think you like opera at all, it’s all about YOU. But it particular strikes me that you actually think you can second guess what Bellini would think 150 after his death. As Telma said, be happy if you can, and try to get a ticket for Sunday, although the house has been sold out for a while, there may be some last minute giveups. Adios!!!!

  17. Sorry Bearing but, reading all your posts, what I clearly understand is that objectivity, at least for you, is dead.
    To be a fan of an artist should not prevent from recognize his/her limits.
    I see you defend your opinion against everything and everybody, without accepting any kind of critical opinion, no matter if soft or hard, so why go on dicussing ?
    Go to theater and enjoy what you like.
    I will do the same, maybe for another piece.
    You keep your opinion.
    I will not anyway change may position regarding Mariella Devia singing Norma instead of choosing more suitable roles for her, as in the past.
    Everybody will so be satisfied (I hope for you), and this discussion, become almost a dispute, will at last reach the end.

    • There is no dispute here, Mr. Akonkagua, except yt watchers bashing artists singing something they never heard where it was meant to be heard. Btw, those legends of yours were never judged on yt. Keep on your yt watch, and I will keep going into live theaters just like every stupid New Yorker that can afford more than a movie ticket. If this keeps going, and THIS IS A CRITICAL OPINION, try to bear it, your wonderful glorious operas of the past will be alive only in far away lands, where people can’t roll their r’s properly. Your operas are alive and well, at the Metropolitan Opera, with 4 thousand tickets being sold per performance and HD transmissions all over the world, but unfortunately, for some of those operas we don’t have a singer of the caliber of Mariella Devia, although they may be still wonderful. Good day, and keep enjoying you yt operas and amateur videos.

        • Very nice, there we go, we finally agree to something, quantity is not quality, and as I said in some of those operas we are missing a singer of the caliber of Ms. Devia. I will let you know when the Met starts staging operas in concert form for lack of budgetary means. But, differently from what you think, lack of quantity does not equal quality either. And I am not gng back quite yet, I still have a Norma to attend on Sunday. I will try to make a video of the applause for you all to see on YT. And Telma was right about wasting time here, I just could not imagine people would be throwing their opinion about live theater based on cavatinas on YT. Adios!

        • Hahaha! I just thought, to have a little quality in the audience we need to have a couple of bitter self centered people who cannot manage to get out of their living rooms like yourself, Ms. Grisi, and Ms. Bart to be applauding boers. That’s all opera needs now!

  18. Ho assistito alla seconda recita e francamente devo dire che sulla Devìa CANTANTE non si può dire nulla.Come più volte ho sostenuto (e resto coerente con il mio pensiero) una grande tecnica assicura anche una grande interpretazione, perchè è la tecnica che garantisce il rispetto del segno scritto, dei dimuendi, dei colori, dei legati.
    Il problema della Devìa, sottolineato dagli inopinati BUH al termine della cabaletta “Ah bello” e molto più sonori e determinati al termine del primo atto, è che lei E’ e RESTA un soprano leggero e Norma cantata da un soprano leggero, pur bravo, non è Norma.
    La Norma light può andar bene in tempi grami come questi, ma è inaccettabile in linea di principio. La Devìa non ha il colore di Norma, non ha il mordente di Norma, non ha la cavata da autentico drammatico di agilità che Norma DEVE avere per essere credibile in frasi come “Tutti, i romani a cento a cento”, “Vanne sì, mi lascia indegno” , “E qui di sangue, sangue roman, scorreran torrenti” e altre. Il duetto finale con Pollione si è avvicinato troppo, e pericolosamente, al duetto tra Adina e Nemorino, complice anche un Machado che E’ e RESTA un tenore leggero.

    • Caro EnricoS, ti rendi conto di cosa hai detto ?
      Tra un po’ ti arriverà addosso la furia dei Mets’ e forse dei trolls nordcoreani, come dice LilyBart, imbestialiti per il tuo (involontario ?) sostegno a teorie canore obsolete e ormai prossime al museo, che insistono sulla infelice e sorpassata consuetudine del voler consigliare Norma a voci più corpose di quelle della loro intoccabile Devia.
      Benvenuto fra le cariatidi !

  19. D’accordo con EnricoS,con una piccola precisazione : la Devia ha una grande tecnica che rende inadeguata la sua interpretazione di ” in mia man…”, invece Machado non ha , come la Devia :”una grade tecnica”e nel duetto finale il tentativo di ingrossare i centri lo rende un po’ ridicolo.

  20. Ultimissime da Bologna!
    La recita di ieri sera e’ stata un trionfo assoluto per tutti gli interpreti e ci sono state punte di fanatismo per la Signora Devia, che, per la cronaca, non e’ piu’ Mariellona nostra, i suoi fidi giunti in massa con torpedoni ora la chiamano “La nostra cocca”. Cosa che naturalmente terremo presente.
    Presenti, vedenti e ascoltanti duei miei amici, uno da Verona e l’altro da Desenzano, assicurano che non ci sia stata la minima contestazione, cosa accaduta invece la recita precedente.
    L’amico veronese riassume l’esito della recita con “una smaronata” mentre l’amico di Desenzano riassume la serata con “Poereta”.
    La Signora Jole e la Signora Erminia, facenti parte di uno dei tanti torpedoni, si sono domandate sin dall’a sinfonia “Quando arriva la casta diva?”. Dopo Casta Diva la Signora Jole provata dal viaggio (partenza da Imperia alle sette mattutine), e sopraffatta dall’emozione per tanto canto, si e’ rumorosamente addormentata, provocando non poca stizza al mio povero amico di Verona.
    Il Signor Gino invece ha sentenziato che la Norma cosi’, lui l’ha sentita solo dalla Renata Tebaldi!
    Tra l’Osanna generale alcuni superinformati, superfans e supereleganti, hanno assicurato che la Signora Devia non ha intenzione alcuna di cantare il ruolo belliniano in altre occasioni che non siano le recite bolognesi.
    L’amico di Desenzano assicura inoltre che i tortelli con le erbette erano squisiti.
    Tanto m’han detto, tanto vi dico.

    • Really, may I see it? That would be interesting once I make a living as a linguist and can afford flying back and forth to go to the theaters and actually see opera. I am sure, my clients, which are mostly Americans, are really stupid and they need to rely on you to approve my English. When you attack a person, try to figure out first what they do for a living. Adios! This is becoming ludicrous, and that when you know you won the argument, when instead of counter arguments one gets personal attacks. If you had an argument, you would be using it. Now, I think I have had enough. This is boring me to death.

        • Scusa Pasquale, preciso : l’inglese di mrs bearing non è sintatticamente in ordine del tutto, credimi, so di cosa parlo.
          Mi sembra però forse eccessivo che se la cavi con un traduttore automatico.
          Se così fosse, altro che inalberarsi come fa nel suo ultimo post, sarebbe una volgare ciarlatana !

          • Okay, Mr. Akonkagua, my English is not that good, right? Neither is yours, but by judging that we are in an informal setting in which I should not have to be proving I am a linguist, and I don’t have a lot of time to waste proof reading what I write here, and the I-pad changing some of the stuff I write once no one is paying me to write here, I think it is excellent. In any event, Mr. Domenico and Pascuale cannot even start a sentence with capital letters, nor insert a space after a comma, nor end a sentence with a period. So, I think it would be better if we stopped criticizing my English. Now, I am not sure how to break the sad news to you, THIS SITE, THIS REVIEW, AND THIS DISCUSSION IS NO ABOUT ME!!!! But I am very flattered that my arguments are upstaging Ms. Devia.

        • akonkagua rispondevo a Donzelli sull ‘inglese bergamasco di Bearing
          se bing lo traduce correttamente in italiano,vuol dire che è scritto bene in inglese a meno -e qui sono ironico- il traduttore è anche un correttore automatico,insomma non penso che bing riesca a tradurre correttamente un inglese non scritto bene

  21. Le castagne, anche quelle secche,
    Sono un ottimo rimedio, e per di piu’ naturale,
    contro le prostatiti.
    Non e’ uno scherzo, lo si legge in tutti i trattati di fitofisiopatologia applicata, lo sapevate, vero?
    Bene. Se qualcheduno avesse disturbi alla minzione,
    o ancora, al raggiungimento dell ‘orgasmo, senza necessariamente
    ricorrere all’ andrologo, potrebbe preventivamente, far ricorso a questi munifici frutti, provare per credere!|!!

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