Ascolti comparati: Alain Vanzo vs. Roberto Alagna “Salut tombeau” da Roméo et Juliette

Immagine anteprima YouTube Roberto Alagna

Immagine anteprima YouTube Alain Vanzo

L’arrivo di Romeo alle tombe dei Capuleti ed il saluto funesto e disperato al tempo  stesso principia il tragico finale dell’opera
dove, troppo tardi, la morte apparente è disvelata. E’ una pagina molto amata dai tenori drammatici o di forza, che affrontavano l’eroe di Gounod per l’incedere declamatorio e la zona centrale in cui si dispiega la sapiente scrittura vocale. Ad un paio di grandi tenori di forza francesi come  Agustarello Affre e Paul Franz appartengono esecuzioni  di assoluto riferimento. Aggiungo che nessun tenore di nessuna epoca e di nessuna categoria vocale  può reggere il confronto con lo splendore vocale, la sapienza tecnica ed il gusto interpretativo della pagina realizzata da  Fernand Ansseau, il più completo tenore francese (anche se era belga) della prima metà del XX secolo. Pertanto inutile ed impietoso proporre a metro di paragone il tenore  belga e, pure,  i maggiori tenori di forza francesi prima citati perché, mi sia concesso il gioco di parole,  gli attuali tenori che, credendosi e spacciandosi per tenori di forza affrontano il personaggio sono in realtà tenori di sforzo.

Quindi meglio confrontare il maggior ed ultimo rappresentante della grande scuola del canto di grazia francese Alain Vanzo e Roberto Alagna, che se non giocasse ad emulare la  fabula della rana e il bove ed avesse una completa cognizione tecnica sarebbe un tenore di grazia come lo fu costantemente, supportato da un timbro splendido in natura, per circa trent’anni Vanzo.

In realtà le osservazioni sull’esecuzione si riducono ad una sapere o non sapere eseguire il passaggio superiore della voce ed a quali risultati vocali ed interpretativi porta. Perché il canto di scuola consente molte sfumature, quello dilettantesco solo la realizzazione di un Romeo, che declama la propria disperazione agli altri occupanti le sepolture Capuleti.

Basta la frase iniziale “c’est la” per sentire da Vanzo un timbro morbido e dolce attaccare un re 3 e da Alagna una voce grossa cantare la stessa nota. Interpretativamente un innamorato confrontato con “il sotterun” (per dirla alla milanese), che indica la più recente inumazione. Alla prima invocazione si confrontano una voce bella perché ubicata nel posto giusta ad una che canta per dote naturale. D’altra parte la nota più acuta è un do centrale. Solo che nell’accento aulico di Vanzo c’è l’esagerazione del disperato pronto al gesto estremo e quindi enfatico al punto giusto. Appena si entra nelle “criticità” della voce per dirla con l’attuale politichese ovvero il  fa  di “UN tombeau” il suono di Vanzo è aereo e librato sul fiato (senza peso dicevano i vecchi maestri di canto) quello di Alagna grosso e mal messo. Non solo ma  in Vanzo cambia, per la manovra del fiato, il colore della voce, che diviene più dolce, e l’accento che è tenero ed accorato e che consente di realizzare l’aukesis interpretativa che si compie con uno squillante sol  di “séjour ME”, suono aperto nell’esecuzione di Alagna, che ovviamente suona aperto sui vari seguenti fa di “salut, palais splendide”, invece, sono sonori in Vanzo che emette un  altro sol acuto su “radieux” che rispecchia per sola virtù di suono il significato della parola. Cantare sulla parola, mi pare si chiami!!! I sol acuti di Alagna sono, invece,  spinti e stretti in gola.

Per capire la differenza di risultato basta  sentire due frasi e precisamente “viens  offrir” dove la voce sale da do centrale al sol diesis e quella di poco successiva “sur ton front” dove dal mi si sale al la per capire che il mi acuto d Vanzo è la nota di un cantante che manda la voce nella cosiddetta maschera, mentre Alagna (di cospicua dote naturale) non esegue correttamente il passaggio e quindi emette i primissimi acuti stimbrati. Che il canto in zona di passaggio sia spontaneo in Vanzo e difficile in Alagna emerge nella  frase “est-ce pour me jeter plus vite etc” che batte quasi in omofonia il mi acuto per salire al sol, che in Vanzo ha il colore e il peso delle note precedenti mentre in Alagna suona bianco e stimbrato.  Nell’intera perorazione finale da  “o mes bras donnez etc” i suoni di Vanzo consentono al cantante  di cantare il passo con straordinaria levità e dolcezza  e di squillare sul la acuto conclusivo, che è, nell’esecuzione di Alagna, il prototipo del suono di gola. Gola privilegiata, ma pur sempre gola!

E con la gola e la dote naturale non si né interprete e, talvolta , neppure esecutori.

12 pensieri su “Ascolti comparati: Alain Vanzo vs. Roberto Alagna “Salut tombeau” da Roméo et Juliette

    • Io sta storia dell’Alagna “dotato in natura” e dal “timbro opulento” non l’ho mai capita. La sua voce mi è sembrata sempre intubata, ingolata, fissa e metallica; brutta proprio come qualità e a prescindere dalla tecnica inesistente e dal canto berciante e strillato che ha sempre proposto. Comunque è sempre più ridicolo nella pretesa di considerarsi tenore totale e nel voler cantare “il repertorio”. Le sue recenti uscite come Chenier e Calaf sono state al limite dell’osceno (il bello è che lui ci crede sul serio e, come dicono a Roma, “se la sente calla”, vedasi la burbanza con cui tenta più volte l’ascesa al do su “Principessa altera” per ficcarsi poi la coda tra le gambe). E per la prossima stagione debutta Otello a Parigi. Vabè, pazienza, io nun me lo vado a vedè.

  1. Non mi capacito della definizione di Alagna promettente: di chè ?
    Già alla scala il suo rigoletto con Muti mi sembrava una chiara forzatura. Voce tonda certo, ma grezza e involgarita da una voglia di
    emergere. Vanzo lo ascoltai solo una volta dal vivo a parigi nel 1984 in un Werther e mi bastò per capire che era un fuoriclasse, comunque.
    Mai una forzatura ne un cedimento al compiacimento di una tecnica da sballo. Sono sempre più convinto che chi non possiede una vera perla di voce emerge ancor più per capacità espressive.
    E’ proprio nello sforzo di seguire le indicazioni in partitura che si riscattano i più bravi, non i più “belli”

    • Concordo: gentaglia come la Gheorghiu, la Netrebko, Alagna, Alvarez, Grigolo, etc sono cantanti con delle voci di bellissimo colore. Peccato che si autocompiacciano, non studiando e auto-distruggendosi (con dietro tutta la loro macchina di propaganda pronta ad applaudire tutto, pure le stecche come il buon Domingo insegna!).

    • Non si puo ‘ infatti parlare del Rigoletto scaligero per giudicare le qualita’ di inizio carriera di Alagna ‘ io lo ascoltai anni prima nella stessa opera a Tolosa e in Traviata a Genova e effettivamente la voce aveva una certa qualita’. Poi e’ chiaro che cosi’ si fa poca strada.

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