Il mese del tenore verdiano XIII: Francesco Merli (1887-1976) “Otello” primo duetto con C. Muzio.

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L’Otello di Francesco Merli è una di quelle raffigurazioni, che per i melomani assurgono al rango di ipostasi, tanto del personaggio quanto della cosiddetta voce verdiana. A nessun ruolo il tenore di Corsico è stato così strettamente legato come a quello del Moro di Venezia, affrontato per la prima volta nel 1933 ad Alessandria (anche i divi debuttavano, allora, in provincia) e proposto poi fino alla seconda metà degli anni Quaranta. Nelle ultime recite (Caracalla 1948) Merli ebbe al suo fianco una giovane promettente: Renata Tebaldi. E atteso l’evento anche radiofonico che si prospetta per la serata, avremmo forse dovuto proporre il live triestino del 1945, in cui il maturo cantante duettava, per l’appunto, con la poco più che debuttante signorina Tebaldi. La scelta del disco diretto dal cavalier Molajoli è, però, imposta e resa imprescindibile dalla presenza di Claudia Muzio, che, prossima alla conclusione della carriera e della vita, letteralmente cesella ogni frase, ogni sospiro di Desdemona, con un fraseggio minuzioso e raffinatissimo che esalta, in particolare, la sezione centrale “Quando narravi l’esule tua vita”. Non ci sono due parole in cui la voce abbia il medesimo colore vocale, la stessa inflessione, in cui la prosodia non venga valorizzata ed esaltata al massimo, pur permanendo l’interprete misuratissima e sempre pertinente. Magia del grande canto, che si fa grande interpretazione. E fa quasi dimenticare che la voce verdiana, qui, è quella del tenore.

4 pensieri su “Il mese del tenore verdiano XIII: Francesco Merli (1887-1976) “Otello” primo duetto con C. Muzio.

  1. Dopo la diretta da torino stasera si ha la sensazione che a parte qualche volenteroso (Noseda appunto) l’opera non abbia attualmente
    nessun interprete valido, neppure per Jago (che deve esser insinuante non declamatore) neppure per Desdemona (sempre più fievole o insulsa nelle parole espresse non a caso).

  2. Merli per me è l’Otello insuperato. Sull’Otello del Regio, ho sentito in macchina un pezzettino della canzone del salice. Per quei pochi minuti ascoltati non mi è sembrato di sentire un cattivo soprano.

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