I Foscari alla Scala: ragioni dello scontento

Venezia,_Basilica_Frari,_Presbiterio,_Monumento_Foscari“I due Foscari” hanno avuto negli ultimi decenni parecchie riprese teatrali. Dubito una vera rivalutazione critica. I motivi della renaissance di un titolo spesso non coincidono con quelli del successo od anche dell’ insuccesso degli anni della nascita del titolo stesso. Con riferimento al sesto del catalogo verdiano oggi lo si ripropone, disponendo di un baritono, che prediliga la trenodia rispetto all’insurrezione sul presupposto condivisibile che la parte abbia (come il di poco precedente Carlo V) una forte ascendenza donizettiana. Francesco Foscari è stato titolo assai più praticato da Bruson che da Cappuccilli. Poi, spartito alla mano, lo scatto insurrezionale, la forza nel sostenere le proprie ragioni umane e politiche spetta anche al vegliardo doge, che resta, però, uno sconfitto dalla vita e dalla Serenissima Repubblica di san Marco. Lo spartito, esaminato con una minima attenzione, dice altro ovvero che il vero problema nella scelta dei protagonista sia reperire una grande ed autorevole protagonista. I grandi baritoni, come Battistini alle soglie del ‘900, preferivano per le loro performance dei titoli del passato “Maria di Rohan” e terzo atto del “Tasso”, che non richiedevano fuoriclasse come i Foscari e si limitavano ad incidere le arie del doge.
A questo poi si deve aggiungere che l’opera di Verdi richiede in chi la dirige, soprattutto, la capacità di concertare, ossia di sostenere i protagonisti nei repentini mutamenti drammatici e creare le atmosfere di questa Venezia quattrocentesca (quella di Bellini e Carpaccio), che fa da ricca cornice alla vicenda dei Foscari, si tratti del carnevale richiamato alla scena del carcere o del processo innanzi il consiglio dei dieci alla scena del secondo atto (chiara filiazione dei cori di “Beatrice di Tenda”, quando la duchessa è tratta innanzi ai suoi iniqui giudici) e la barcarola del terzo (struttura musicale molto veneziana). Michele Mariotti, che spazia da Rossini a Verdi, non risponde a queste esigenze minimali. Sotto il profilo della concertazione e la sua rilevanza in titoli come i Foscari invito le persone, che altrove ci hanno insultati, ad ascoltare come sostengano e guidino i cantanti, magari accomodando il testo, ovvero gestiscano il clima dell’opera ed i cori, che danno la cifra e la tinta di questo melodramma, due direttori paradigmatici nel repertorio italiano: Serafin e Bruno Bartoletti. Entrambi evocano, nell’immaginario dell’ascoltatore, il dramma romantico misto di amore coniugale, filiale, di congiura e Venezia con il suo clima ed i suoi climi, le sue atmosfere brumose, le sue feste. Ieri sera alla Scala, a prescindere dai limiti dei solisti, i momenti descrittivi sono stati amministrati meccanicamente senza alcun abbandono, senza alcun capacità di delineare il mistero delle aule del potere o la leggerezza della festa popolare. Forse l’orchestra era anche precisa, ma essere un direttore d’orchestra non significa dare gli attacchi (ma sono “i Foscari” mica “Elektra” o “Trittico”) far andare a tempo solisti e buca, significa -soprattutto in un titolo che ha delle intrinseche debolezze drammaturgiche- concertare. E qui è la più clamorosa falla della serata perché Michele Mariotti, incapace di creare le atmosfere nei luoghi corali, è stato altrettanto carente nel duetto Lucrezia-Jacopo, dove il tempo della stretta è più lento di quelli della sezione centrale e raggiunge i suoi due punti peggiori nel fragoroso concertato, che chiude il secondo atto fra clangori fragori, che non sono il Verdi quarantottesco, ma semplice clangore e fragore. Oltre tutto in questo numero, il coro è stato davvero scadente ergo meritati i fischi al direttore. L’altro punto di cattiva riuscita , contrario al momento scenico e drammaturgico è stata la partenza di Jacopo all’apostrofe “di Contarini e Foscari” (trombonata tenorile come “Sono il bandito Ernani” o “Ah quell’infame amor venduto” di Manrico davanti alla morente Leonora), dove mancavano in scena o più ancora nelle corde del tenore, in orchestra e nel coro, tensione e slancio. La tensione e lo slancio in Verdi non sono cantare a pieni polmoni, ma accentare la frase, dare senso ad ogni parola.
Quanto a dizione i coniugi Foscari erano pessimi non si capiva una parola. Sono stati, paradosso, i peggiori in campo, al di sotto del cosiddetto minimo sindacale.
foscari-francesco-doge65Quanto alla Contarini è la parte più difficile scritta da Verdi, perché la prima Lucrezia era, sotto il profilo vocale una fuoriclasse. Da un esame dello spartito Lucrezia sale, scende (non esistono come per la Frezzolini zone tabù), canta ora in stile languidamente fiorettato, ora con agilità di forza di lontano sapore rossiniano, ovvero propone tutto quanto metta alla frusta le qualità di una esimia vocalista. Perché tale era la Barbieri-Nini e le massacranti prove che Verdi le impose all’epoca del “Macbeth” (tre anni dopo i Foscari), erano dettate dalla necessità di trasformare una grande vocalista in una interprete di pari valore. I fischi e le riprovazioni, che hanno salutato la singola di Anna Pirozzi, dopo il silenzio ad ogni momento solistico, dicono dell’insufficienza della cantante per la parte. Anna Pirozzi è ultima di una lunga serie di cantanti che ci danno a pieni polmoni, salvo poi, ridursi in fin di carriera al massimo in un lustro. La schiera è oggi lunghissima Lucrezia Garcia, Maria Josè Siri, Martina Serafin, Micaela Carosi, Kristine Lewis, Virginia Tola ovvero tutti soprani lirici con una certa dote e di una pari carenza tecnica di base sono state distrutte da agenti e direttori artistici incapaci di capire le voci. Una sorta di massacro preordinato. Per tutta la sera abbiamo sentito una voce ridotta ad una lamina, vuota in basso, spinta in alto e poco affascinante al centro. Basta leggere il canto e pianoforte per capire che la sortita richiede una cantante dall’accento sferzante e dalla capacità di fraseggiare e scandire in una zona scomoda della voce come il passaggio superiore nel recitativo, poi di cantare l’andante che è la solita melodia “lunga” e languidamente fiorettata di chiaro sapore donizettiano per, poi, scattare nella cabaletta che prevede figure ornamentali non certo facili e comunque cospicue. E la parte è scritta al medesimo modo sino al finale (una sorta di rondò in stile Borgia, titolo di cui la Barbieri-Nini era assoluta specialista), dove Verdi, persino, provvede a suggerire le varianti fra la prima e la seconda strofa di “sorga Foscari possente”. Alle difficoltà vocali si deve anche aggiungere la necessità di fraseggio vario e sfumato per la varietà di situazione drammatica in cui la Contarini si trova. Ieri sera le difficoltà vocali non hanno consentito alla cantante una variar di accento, una frase detta con inspirazione ed eloquenza. Oltre tutto va significato che, a parte qualche acuto nei concertati, il volume e il peso specifico sono quelli di un soprano leggero. Quanto esegue taluni staccati nella cabaletta della sortita (che non sono previsti in spartito), il peso della voce e la penetrazione sono quelli di Adina.
Sino a poco tempo fa si “storceva il naso” per la Lucrezia di una cantante certamente non rifinita tecnicamente, ma di vera voce spinta come Maria Vitale. Oggi la Vitale o cantante consimile (Rita Orlandi-Malaspina) è una credibile Lucrezia e come vocalista e come interprete, bastandole, a lei che è un vero soprano spinto, alleggerire l’emissione per superare l’ostacolo vocale. Oggetto di riflessione la modifica del concetto di soprano “generoso” nel volgere di cinquant’anni.
Per altro nella parte vocale ben più semplice di Jacopo, Francesco Meli annaspa. Il fatto che il tenore genovese non sappia “girare” la voce, gli rende impossibile cantare nella zona del passaggio (di acuti Jacopo ne emette pochissimi, ma sul passaggio insiste) e, quindi, di avere slancio e autentica scansione verdiana particolarmente nella aria del secondo atto (quando Jacopo evoca il conte di Carmagnola), alla fine della quale il cantante è esausto. Tralascio la fatica delle ultime battute della cabaletta della sortita e lo stravolgimento drammatico dell’apostrofe “di Contarini e Foscari” dove Jacopo è trasformato in Nemorino per giunta dai suoni piuttosto indietro. Se, poi, Meli cerca di cantare piano duetto con Lucrezia o la scena della partenza da Venezia sentiamo suoni bianchi e falsettanti e siccome siamo spesso sul passaggio, la voce improvvisamente si riduce di ampiezza ed il falsetto è la sola risorsa vocale ed interpretativa. Poi il pubblico può anche credere che questo canto sia quello verdiano autentico e doc. Se fosse formaggio sarebbe, si e no un parmesan, made in China.
Qualcuno si è meravigliato che anche Domingo non sia stato riprovato. Domingo baritono -lo abbiamo già detto- è un bluff, perché un tenore resta sempre tale al massimo diventa un tenore senza acuti, che non è un baritono. Lo diceva anche un ex baritono qualunque, ma storico tenore come Carlo Bergonzi. Solo che oggi Domingo, che anche tenore non aveva una voce definibile una palestra di velluti, ha una voce acida e secca, incapace di qualsiasi nuance, colore e smorzatura. Qualche volta qualche ricorso al parlato nel finale e nessuno slancio nelle frasi dove “sorge Foscari possente” prima della accettazione della forzata abdicazione. Anche la scansione dei recitativi è per limiti vocali e tecnici insufficiente, vedi la scena con Lucrezia all’atto primo e soprattutto l’inizio del finale dell’opera, che è tutto del doge.
Per altro trattandosi di Domingo e di un titolo verdiano lascia perplessi che sino alle ore 18.30 fossero disponibili ingressi in piedi.
L’ultimo aspetto della serata la parte visiva. Mi chiedo se coloro che hanno applaudito ed approvato abbiamo mai visto una foto degli spettacoli mininal di Strehler al Piccolo come la trilogia della villeggiatura o quelli operistici come le nozze scaligere. Esattamente identico. Ancora abbiamo pagato un regista ed uno stuolo di pulzelle vestite di vari colori per movimenti dei solisti ispirati al principio “se entri da destra esci da sinistra”, oppure “la prima donna alla sortita entra sempre dal centro” o “il coro sta sempre fermo e se è solo in scena è nel mezzo” ed ha propinato una dozzina di figuranti, che, armati di un palo colorato, richiamavano anche nelle scene più drammatiche le movenze di Adina alla barcarola, quando evoca il vogare della Nina gondoliera. Il carcere di Jacopo era un deposito di leoni di San Marco, in varie pose tutti spinti dai medesimi figuranti.
Tralascio il richiamo all’architettura Veneziana della fine del ‘500 e quello al quadro di Hayez (omaggio alla mostra da poco conclusa, anche se la banca Intesa non mi pare abbia sponsorizzato lo spettacolo), perché è chiaro che non vi era nessun intendimento di collocazione in una Venezia verisimile. Basta per queste persone la cartolina. Venezia è sempre Venezia!
Giusti fischi anche a loro. Pochi forse!
Chiudo precisando che non me ne importa un c….o di membri di noti club, che stimandosi depositari del vero verdiano, considerano folkloristici i fischi scaligeri, emuli del “il bue che dice all’asino cornuto”, di agenti che settimane or sono hanno cercato il favore del loggione verso un membro della compagnia di canto e che ieri sera riscuotevano il prezzo dei biglietti, che avevano acquistato per amici e sodali o dei gratuiti insulti a me e ad amici, paragonati alle Vestali. Mi interessa l’opera come fenomeno culturale e per la capacità evocativa di un gusto e di un’epoca che avrebbe se non venisse scempiata. E poi si meravigliano loro ed i loro sostenitori dei fischi….. ringraziate l’altrui poca cultura, che vi consente di scamparla a buon mercato!

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28 pensieri su “I Foscari alla Scala: ragioni dello scontento

  1. Leggo sul Giornale la recensione di Giovanni Gavazzeni:
    tra l’altro spicca:
    …Quando cantava Domingo, Mariotti lo ha seguito con il rispetto dovuto a quanto questo immenso (?) artista ha dato (anche se sulle attuali condizioni è meglio sollevare un velo misericordioso) ….
    più avanti scrive:
    Ragioni torbide hanno portato una parte del loggione prima allo zittio preventivo e poi alla contestazione finale di Anna Pirozzi ( Lucrezia Contarini, moglie indomita di Foscari junior), che nella serata scaligera ha immeritatamente anche la parte del capro espiatorio.

    Caro Donzelli può spiegarmi cosa ha percepito questo signore nella serata della prima ?
    ovvero si tratta di pura ipocrisia.
    Leggo sul Giornale la recensione di Giovanni Gavazzeni:
    tra l’altro spicca:
    …Quando cantava Domingo, Mariotti lo ha seguito con il rispetto dovuto a quanto questo immenso (?) artista ha dato (anche se sulle attuali condizioni è meglio sollevare un velo misericordioso) ….
    più avanti scrive:
    Ragioni torbide hanno portato una parte del loggione prima allo zittio preventivo e poi alla contestazione finale di Anna Pirozzi ( Lucrezia Contarini, moglie indomita di Foscari junior), che nella serata scaligera ha immeritatamente anche la parte del capro espiatorio.

    Caro Donzelli può spiegarmi cosa ha percepito questo signore nella serata della prima ?
    ovvero si tratta di pura ipocrisia.

    Mi risulta misteriosa la frase: …è meglio sollevare un velo pietoso….
    dove va sollevato ? e da chi ?

  2. Giusto a titolo di precisazione: La serafin canta da almeno vent’anni…
    Quanto all allestimento, dalle foto sul sito del teatro non pare proprio una produzione da fischiare.
    Infine, casoni e’ un grande maestro del coro. Fischiarlo per una serata no ( ammesso e non concesso che scriviate il vero) e’ veramente esercizio di bassezza.
    Saluti.

    • vero, canta da almeno vent’anni. E male. una voce importante che non ha mai imparato a salire nemmeno ai primi acuti. Poi siccome i cantanti non arrivano in un teatro importante per ciò che hanno fatto, perchè le normali progressioni di carriera non esistono, ma perchè ad un certo punto qualcuno le “scopre”, o se le inventa per bisogno di coprire fette di mercato ma senza che siano nulla di speciale ( nella fattispecie ricordo i peana esagerati per le sue apparizioni romane romane in wagner e credo Tosca per una cantante che si è poi sciolta come neve al sole in una stagione ) non reggono le aspettative e le amplificazioni con cui vengono lanciate per abbindolare il pubblico. Non sono quasi mai giovinette ma spesso ce le offrono come promesse futuribili ( penso a come ci venne presentata Elena Mosuc, di cui tutto si poteva dire fuor che fosse una promessa, essendo che cantava anche lei da circa una quindicina d’anni come stabile .. ). E così restituiamo il racconto.
      Circa Casoni, sarà anche un genio ma sono innumerevoli le prove in cui il coro, negli ultimi anni, è parso tutto fuor che impeccabile ( ricordo una Donna del Lago dove ogni sera c’erano berle quinci e quivi ). le prestazioni non sono certamente più costanti come un tempo e siamo ben lontani dalla Scala di Gabbiani and C….Cmque secondo me l’hanno confuso col regista…

  3. Il paradigma dello stato delle cose è stato il razzolamento della primadonna col suo agente in loggione la sera della prima del Rigoletto nell’angolo Mandelli. Uno spettacolo imbarazzante (mi sono immaginata una Gencer, o una Sutherland …!!!!!!!!!!) che ci dice dove e come maturano oggi le carriere, negli sbigliettamenti amicali, nelle cene con la sedicente critica che fa far carriera a quelli a cui la si vuol far fare ad ogni costo oltre la decenza e la realtà delle cose ( e non parlo solo del caso in questione evidentemente). Una bassa cucina che darebbe il ribrezzo a chiunque avesse un po’ di decenza ed un residuo di dignità.Il contenuto artistico oggi risiede nell’aver dei mentori, di vario tipo. e a ciò la gente docilmente si adegua per non è la competenza nel cose ad essere merito ma il potere di irregimentare l’opinione di masse di gente che parla senza sapere. E del resto è lo specchio, più in generale, di un mondo decadente dove tutto è commercio e dove la qualità, qualora anche vi sia, non può emergere. Inutile chiedersi perchè ad un certo punto venne il medioevo, e la civiltà antica perse i suoi connotati ed il suo sapere La perdita dei saperi, mi sembra di capire, risiede proprio nella perdita dei valori su cui una cultura si fonda e che trascina con sè tutto e tutti….sopratutto il merito delle cose. oggi non ci sono valori ( basta vedre la politica) ma solo un generale maneggiare, trescare, commerciare di gruppi organizzati che attraversano ogni settore, dai parlamenti giù giù fino alle cose di poco valore come il teatro.

  4. Il giovane Gavazzeni, invita non a stendere un velo pietoso, ma a sollevarlo, sulle attuali condizioni vocali di
    Domingo. Perchè non dice chiaro che per lui la baggina lo attende con ansia ?. Posso dirlo io che ho la sua stessa età. Si ritiri, in buon ordine, perchè così lascerà anche un bel ricordo.

  5. 25 febbraio, il buio alla Scala. La peggior direzione verdiana che ricordi: incolore, sgangherata, metronomica, imprecisa, piatta, incapace persino di andare a tempo (la fine della I scena del II atto!), persino snobbata dall’orchestra (tentativi di ottenere pianissimi regolarmente disattesi). Domingo: perchè nessuno l’ha fischiato? Rispetto o paura? É stato, dopo il direttore, il punto più basso della serata: semplicemente non ha cantato, ha urlato in modo indegno. Al confronto la Pirozzi era la Callas (tutto dire!). Meli: decisamente sotto ogni aspettativa. Lo ricordo a Roma con Muti: non perfetto ma molto meglio dell’altra sera. La regia è stata innocua (comunque, visto che cosa passa il convento di solito, almeno faceva seguire l’opera, gondolieri e maschere a parte).
    Adesso un ricordo di quasi trent’anni fa: sul podio Gavazzeni (quello vero), Lucrezia tale Linda Roark Strummer (la Pirozzi al confronto è di nuovo la Callas). Il grande Gianandrea, che conosceva le voci e l’opera, si accorge chè la signora non sarebbe mai arrivata alla nota che avrebbe dovuto prendere e che fa? Grida un “Più forte, porco…” Prontamente assecondato dall’orchestra, la copre, lei stecca, nessuno o quasi la sente, serata salva. Altri tempi, altri direttori e anche altra orchestra, anche se con lo stesso nome. Anche altro pubblico però… Chi non ha riconosciuto Casoni è stato di un’ignoranza crassa è bestiale quanto quei beceri che fischiarono il grande (immenso) Gandolfi scambiandolo per Bussotti. A questo punto non so se la rosso vestita Hunziker, presente in platea all’inizio, se ne sia andata durante il primo atto perchè turbata dalla bruttezza della serata o…

  6. era mia intenzione scrivervi subito dopo la recita, ma ero talmente disgustato che ho evitato, si è trattata forse della peggior esecuzione verdiana ascoltata alla scala negli ultimi dieci anni, un direttore-battisolfa , scolastico e incapace, un soprano che ha urlato tutti gli acuti e fraseggiato (?) come una principiante, un tenore di belle speranze falsettante e “indietro” dall’inizio alla fine, un ex tenore pietosamente riciclatosi come fantabaritono , davvero uno schifo inammissibile

  7. sui Foscari assurdo contestare la Pirotti ( tremendo il silenzio dopo “Più non vive!… l’innocente” ..molto peggio dei buu ) e fare ovazione al “baritono ” Domingo ,se il soprano era fuori ruolo – ma si aspettino le repliche le tensioni e le avvisaglie non lasciano tranquilli a un debutto con una parte cosi difficile – Domingo non doveva nemmeno andare sul palco con tanti giovani baritoni fermi al palo ,se vuole visto che a quando pare il merito anche suo di mettere in scena questa opera
    si prenda i ringraziamenti fuori dal palco…ma il fatto che il pubblico lo vuole sempre baritono o tenore ,che sia,invece di urlare di andare via alla Pirozzi ,bisogna avere il coraggio di urlare vattene via a Domingo ..che si goda la vecchiaia da gran signore e benestante ,o almeno non salga più su un palco a cantare,magari si limiti a organizzare e continuare a mandare avanti dei giovani ..

  8. Premesso che questa edizione dei Foscari non rimarrà di certo nella storia e premesso che tanto avete sempre ragione voi in quest’ottica di fascismo culturale mediatico che volete imporre a chiunque entri alla scala che non e’ il vostro teatro, ma e’ il teatro di tutti, ricordatevelo bene. La Daspo vi darei visto che il teatro sa benissimo nomi e cognomi di tutti voi, che non sono Domenico e Giulia…ah, fantastica anche questa cosa, come se io mi facessi chiamare Violino… Ma andiamo avanti… Dissentire e’ sempre lecito, sempre che venga fatto nel rispetto di tutti, ma anche consentire ad altri di potersi esprimere. Stttt a chi ??? se voglio applaudo (infatti non applaudiva nessuno nè nelle arie della Pirozzi, nè in quella conclusiva di Domingo…), se no non me lo impone un omuccolo che mi dice di stare zitto. Le contestazioni alla pirozzi e a mariotti erano ampiamente premeditate e preannunciate (chiaramente non e’ assolutamente vero quello che dico…ma lo ammette anche la Giulia tra le righe visto che il “razzolamento della primadonna col suo agente in loggione la sera della prima del Rigoletto” andava punito…) e li aspettavate al varco considerando oltretutto che c’erano anche le televisioni, cosi’ vi hanno reso gloria, vana gloria…perchè tanto con qualcuno ve la dovete per forza prendere, nel bene o nel male. Anche a me la Pirozzi non ha affatto entusiasmato, ma è il solito discorso di educazione. “via, vai viaaaa” per non parlare degli epiteti sentiti mentre ci si rimetteva la giacca a fine spettacolo…educazione, sempre questione di educazione e rispetto. E poi Mariotti, direzione stupenda da parte sua, e non lo dico solo io, molto lirica, interiore, del tutto particolare (ma forse preferivate la direzione garibaldina del buon Riccardo, infamato all’inverosimile ai suoi tempi e ora quasi lagrimato…sempre molto coerenti…ma chiunque per voi avrebbe fatto meglio, anche Cip e Ciop), nuova, nuovissima nella sua concezione, ma tanto se non e’ cosi’ come la volete voi non può andare bene e giù di buuuu…sempre premeditati… Ma la meraviglia delle meraviglie e’ attaccare il coro perchè qualcuno di voi ha, in maniera ridicola e penosa, scambiato fischi per fiaschi, Casoni per Hermanis, questa e’ stata veramente la perla più fulgida del vostro modus operandi. Regia che poteva fare il 99% delle persone presenti in sala, vero, ma anche in questo caso se c’è qualcuno, stile Michieletto, che lavora su ogni minimo gesto, che esplode idee a non finire, ma attualizza allora giù fischi e se invece uno fa una cosa tradizionalissima senza toccare e stravolgere nulla anche in questo caso allora no, giù di fischi…Strano che non abbiate fischiato anche Meli, si vede che non ha un manager che rompe le scatole e paga i biglietti ai suoi fans…altra frase ridicola…i manager che pagano i biglietti e’ storia vecchia, trita e ritrita, appiglio a chi non ha idee serie di critica. Su Domingo c’e’ poco da dire; vero che è una falsa vocalità, vero che ha arrancato qua e la, soprattutto nell’ultimo atto, ma rimane il carisma e il canto nella parola che vale tantissimo, come sapete, forse, in Verdi. Di sicuro la prossima volta verrà buato anche lui. Speriamo abbia il coraggio di dire basta al vostro teatro e che l’abbiano anche tanti altri grandi artisti in modo da ritrovarvi la Santoro, Lukic, Scotto di Luzio (tanto per dire i primi che mi vengono in mente) e via dicendo tutte le sere. Mica male come cast per i prossimi Foscari…

    • a) osservo che compari solo per insultare ed insinuare e questo squalifica i tuoi interventi, che potrebbero valere se replicassero alle ragioni critiche con altre b) le minacce tanto sanno chi siete sembrano quelle “lo dico al mio papà che ti picchia” ovvero saggio di cretineria infantile. Per la cronaca al mio indirizzo di posta professionale ( educazione sotto le suola delle scarpe ) sono arrivate le mails dell’attuale sovrintende regolarmente spammate (così da prossimo messaggio sarai in nobile compagnia. c) quanto al fascismo culturale tu vuoi semplicemente opporre al nostro presunto il tuo reale, fatto del bisogna applaudire, amare la scala e consimili facezie d) quanto all’assunto che la presenza del soprano in loggione sarebbe stata puntita dalla grisi e dai grisini osservo che non sei stato in grado di smentire l’operazione nè di provare la presenza di chi lo ha scritto in sala e quindi siamo nel campo delle vanaglorie da caffè di paese (il bar Sport) e) a parte quanto al punto precedente la trabeazione del palcoscenico è uno psicologico muro di berlino che definisce i ruoli di chi sta in teatro lavora e di chi lo spettacolo teatrale lo fruisce, con i relativi diritti e doveri. Oggi abbiamo perso questo senso di divisione ovunque dai cda delle banche ai teatri ed i risultati li tocchiamo con mano. f) lo spettacolo era scadente e da parrocchia quale la scala è ridotta da tempo per una serie di motivi sui quali più volte ci siamo intrattenuti e se devo salare e pepare la pietanza ritengo che pure il tenore avrebbe meritato riprovazioni perchè non canta, ma accenna e il direttore ha prodotto un lutulento magma (hai in mente Quintiliano con riferimento a chi usi questo termine…..?)

      • Solo giusto due righe per risponderti visto è chiaramente un dialogo tra sordi, ma ti assicuro che io ci sento ancora molto bene. a) non essendo di Milano, intervengo quando sono alla scala e casostrano succedono sempre dei “piccoli” disguidi. Le scelgo bene le date si vede b) anche al mio indirizzo di posta arrivano spam da ieri e volutamente copiose. ti ringrazio della tua segnalazione e ti dico che siamo in buona compagnia. c) voi imponete il vostro punto e se non va bene, giù di fischi ed insulti. la ragion critica non vale sembra per voi perchè è sempre o quasi critica precostuita d) non smentisco assolutamente il fatto come voi non smentite assolutamente il vostro comportamento e) trabeazione del palcoscenico mi piace…è un rendersi conto che NON siamo più, come materiale umano, agli anni 70/80/90, assolutamente purtroppo e prima ve ne renderete conto, prima riuscirete a mettervi l’animo in pace davanti, è vero, a questo decadimento che non fa piacere a nessuno f) già detto e ridetto che dovreste girare la provincia per rendervi conto degli spettacoli che girano. del resto guardate cosa propongono altri importanti teatri europei e non mi sembra che la scala sia cosi’ da parrocchia seppur nella sua difficile situazione artistica. si può fare sempre meglio, vero, ma anche decisamente peggio. In quanto alla direzione di Mariotti basta guardare o leggere un pò i commenti sui forum e in generale della critica per notare quanto in realtà sia stato meritevole di applausi. Prometto, non vi disturberò mai più.

        • mi auguro che tu tenga fede alla tua finale promessa!
          scommetto quei quattro ghelli, che ho nel portafoglio che ci saranno occasioni, che ti costringeranno a venire meno al tuo voto.E presto assai.
          Anche quelli che applaudono impongono il loro pensiero e basta il novissimo Melzi per sapere che sia una trabeazione! Anzi sulle edizioni del primo decennio del ‘900 ci sono preziose tavole illustrate.
          Preciso che la provincia che ho girato, pur non essendo centenario, ma avendo esperienza di ascolti assai maggiori di certi settantenni capoconventicole, che vanno all’opera dall’epoca del pensionamento o giù di, era quella dei capuleti cuberli dupuy, dei Werther di kraus, delle adriana della kabaiwanska, delle sette canzoni di malipiero della madga, di tanta maria chiara o bruson quando lo snobbavano. E quegli spettacoli erano quelli che formavano le orecchie ed il gusto degli ascoltatori di tante domenicali super affollate. Poi …poi i plausi a mariotti. Rimpiango Campori, Arena etc….

          • mariotti è persino riuscito ad affossare il coro della Scala (l’unica cosa buona rimasta in quel teatro…) e tanto basti

  9. Domingo ve lo continuerete a sorbire anche dopo morto (il più tardi possibile, per carità, ci mancherebbe…). Sembra infatti che abbia già programmato, dopo la sua dipartita terrena, di debuttare i ruoli di Buoso Donati, di Titurel nal terzo atto del Parsifal e dello spettro di Banco 😀

  10. Fresco della recita odierna 1 marzo alcune riflessioni su questa ‘originale’ edizione scaligera. Messa in scena inesistente nn fosse per i 10 amichetti del regista che mimano al limite del ridicolo l ondeggiare dei gondolieri esercitandosi in esercizi di streching emulabili dal pubblico (purche nn over 60,!)
    Quinte e siparietti che se nn disturbano a nulla servono !
    Meli ingolato sempre indietro con la voce e’ riuscito solo a cantare ‘forte’ e tenere lunghe le note. Per il resto inascoltabile, LA signora Pirozzi ha cantato essendo del terzetto l unica dotata di voce e nn poca… Le critiche a Lei dirette mi sembrano ingenerose …Domingo merita un capitolo a parte..e’ inclassificabile , sconosciute le ragioni che spingono un personaggio del calibro da 90 a volersi cimentare sul palcoscenico……alla Sua veneranda eta dovrebbe dedicarsi a fare ben altro …a ragione veduta uno che puo annoverarsi fra i grandi del XX secolo dovrebbe solo darci un taglio …..un danno collaterale del pavarottismo?
    Nota dolentissama la direzione incolore….rendere incolore Verdi e’ comunque impresa non semplice e di cio’ va riconosciuto una certa rara capacita’ manifestatasi stasera! …Memorabile il finale del II atto un caravanserraglio .!!! unica nota positiva : alle 1910 c erano ancora gli ingressi… Pertanto si puo ben dire che lo spettacolo merita ……i ..13euro …
    Un altra serata di indulgenza mancata……

    • Beh, io non parlerei di “pavarottismo”: con tutti i difetti che possono essere attribuiti a Big Luciano – che comunque resta un grandissimo cantante – non c’è l’accanimento terapeutico. Pavarotti ha cantato su un palco fino a che ha potuto garantire una certa dignità alla sua carriera, poi si è dedicato ad altro: alle sue rassegne, ai suoi concertoni crossover, alle ospitate…tutte cose che possono essere considerate kitsch o grottesche (ma che comunque erano finalizzate alla beneficenza generosamente offerta dal cantante), ma non truffaldine: Pavarotti si è limitato a cantare “Volare” con Bonovox o “Nessun dorma” all’apertura delle Olimpiadi…erano divertissement senza pretese artistiche. Domingo calca i palcoscenici riciclandosi come baritono con pretese “serie” e seriamente considerato dagli sciagurati che lo propongono. Quindi non parlerei affatto di “pavarottismo”, ma di vero e proprio “dominghismo”.

      • ..anche Domingo resta un grande cantante ; il dubbio è proprio questo perché farsi/ci del male ?
        scusa ma sul mecenatismo di Pavarotti nutro seri dubbi …tutto lecito ma le cose vanno chiamate col loro nome Pavarotti pop è stata un invenzione/intuizione commerciale di tale Nicoletta $ ci siamo capiti ! la Signora Adua gli ha tirato giù la pelle e ha voluto metà del patrimonio… ecco una delle chiaccherate ‘ragioni’ del ‘Pavarotti pop.’

        Ciò non toglie che cmq ieri sera Domingo abbia ‘cantato’ meglio, di Meli il che fa male sperare…. questo è ciò che ho percepito io , poi se si vuole crocifiggere Domingo un chiodo lo pianto volentieri ; nel complesso lo spettacolo è stato banale e insulso ; salvo solo la soprano che trovo abbia sicuramente delle carte da giocare …ci fosse stato un altro Direttore senz altro l esecuzione ne avrebbe giovato
        e ci saremmo risparmiati gli esercizi ginnici dei mimi … e magari un chiodino lo piantiamo anche a Mariotti su una manina che di danni ne ha fatti ieri sera

        • La Gazzetta di Parma ha incautamente titolato :Meli meglio di Domingo….dimentichi che domingo all età di meli i foscari li cantava come bere un bicchier d acqua e si faceva pure applaudire alle arie. Siamo al fantagiornalismo degli amici che hanno le orecchie per sentire quelli che non conoscono ma.non vedono le enormi carenze dei loro beniamini. In un simile contesto domingo a 35 anni avrebbe dominato la serata, mentre oggi quello che dei 3 sarebbe il cantante che dovrebbe brillare perché è al max della.carriera e fa solo grandi teatri con verdi proprio in verdi boccheggia come un pesce o pare uno che accenna. Ma meli è meglio di domingo!!!!!!

        • Non so, a me non piace l’idea di piantar chiodi nelle mani (per una direzione che non ho sentito e che non posso giudicare). Su Pavarotti pensa come vuoi (anche con la malizia del gossip tra Nicoletta e Adua), ma che grazie a quei concertoni si raccimolassero un sacco di soldi per beneficenza è un fatto. Poi francamente non mi interessano le finanze di Pavarotti, né l’ammontare dell’eredità: i soldi se li è guadagnati onestamente…e non ha truffato nessuno riciclandosi in teatro oltre il lecito.

          • Francamente quei concertoni resero soldi il primo, pareggio o quasi il secondo è ci rimise il pavarotti gli altri

  11. Che Donzelli censuri severamente questa ripresa dei Foscari non mi stupisce, non ama nulla di quanto si faccia ora e conseguentemente stronca diuturnamente tutto, Foscari compresi. Si può essere più o meno d’accordo sul catastrofismo donzelliano ma si deve ammettere che una logica ci sia. Mi stupisce piuttosto la reazione del pubblico buante e fischiante solo i Foscari e non il resto della ordinaria programmazione scaligera. Il livello di questi Foscari non è stato significativamente inferiore alla media di quanto si è visto e ascoltato alla Scala negli utlimi anni: perché qui le proteste e i tumulti e non anche altrove? I fischi al maestro del coro mi sembra che rappresentino piuttosto bene lo stato leggermente confusionale dei fischianti/buanti: l’impressione di una contestazione decisamente randomica, affidata al caso e all’estro del momento ( non ho elementi né voglio pensare alla premeditazione ). La regia di questi Foscari è davvero incolore, priva di vere e plausibili idee, non aggiungeva né toglieva alcunché: abbiamo però visto non dico fischiare ma applaudire roba anche peggiore. Opportuno in questo caso limitarsi al silenzio. La Pirozzi, in una parte del resto di rara difficoltà, non è stata una protagonista ideale: qualche suono fisso, pasticci nella coloratura, fraseggio non sempre efficace, però di voce importante e interessante in diversi momenti dell’opera: un’interpretazione discontinua più che cattiva. A mio avviso ( sempre continuando a domandarmi come mai interpreti che nel recente passato hanno cantato come lei o peggio abbiano invece raccolto plausi ed approvazioni ) sarebbe stata equa un’accoglienza tiepida. Esagerati i fischi e villane le intemperanze verbali da bar fuori porta. Ho trovato buona la prova di Meli. Non è Bergonzi, d’accordo, ma definirlo – come ho letto sopra – “inascoltabile” è davvero un’iperbole inopportuna ( se volessi usare un linguaggio meno morbido la definirei in altro e forse più consono modo ). Tralascio il direttore Mariotti, su cui onestamente non mi sono ancora fatto un’idea definitiva. Invidio coloro che riescono a giudicare le direzioni con sicurezza al primo ascolto, io non sempre ci riesco. Da ultimo Domingo, il primo e più grave punto punto debole della serata. Non perché abbia cantato male. Ma perché ha cantato da tenore, dunque tradendo radicalmente le intenzioni verdiane e con esiti – ovviamente – di nullo interesse. Ma – pur non essendo mai stato suo fervente fan – credo che sarebbe stata una pessima idea fischiare un interprete della sua storia.

    • Caro Gianmaria la questione dei fischi che arrivano per questo è non anche per certe schifezze precedenti è così fatta. La ns opinione arriva regolare ogni volta è come dici tu è coerente. I fischi arrivano quando oltre ai sottoscritti parecchi altri.si irritano. Ma siccome si vuol.far credere che ariano solo da qua , ecco fatti i tuoi dubbi. Premesso che non li ho visti in teatro ma solo in tv come te, direi che sono spiaciuti a molti ma cpme sempre accade ci sono circostanze specifiche che poi determinano il crollo. Nadine sierra ha eseguito un Caro nome da dilettante che non era certo meglio della sortita della povera Pirozzi. Però era tanto graziosa da vedere (cito il commento del mio vicino ) ed ha guaito ogni acuto con una.vocina tanto piccola da non disturbare….già. …per me.erano pessime entrambe ma una era oggettivamente più esposta al pubblico della altra . Così entrambe sortiscono da chi ci sente una.critica severa qui ma solo una.viene buato dalla scala. Peraltro molti di coloro che spendono un alto consenso per il soprano , e parlo di un argomento che ben conosco, li ho poi visti esibirsi in buate e critiche anche a provi migliori di quella della lira sera, sia a milano che nella natia città. Voglio dire che le descrizioni imbecilli delle contestazioni lasciano il tempo che trovano opure vanno viste da vicino. Io, per come sono fatta e penso, credo che un soprano che non canta caro nome e fa quello che ha fatto la sierra meriti di più di e sere contestata essendo che di gilde c’è ne sono 10000000 come quella è la scala dovrebbe essere un luogo di distinzione. La Contarini della pirozzi meritava il silenzio perché la parte è mostrousa ed ha sempre posto a chiunque la cantasse dei grandi problemi. Quanto a domingo ti do ragione ma se guardi il botteghino scala online vedrai che i due soli Old out sono sulle sue due recite domenicali….appare salsi e ci sono mazzi di biglietti. Di nuovo torniamo al concetto che i teatri vengono riempiti da un pubblico che.non viene per sentire ma da persone che conoscono il nome . Meli pirozzi mariotti non li conosce nessuno di questo pubblico da 300 euro a biglietto…..tutto qui.
      Ps i ricordi il primo Boccanegra di domingo a milano chi critico duramente il baitono? Noi ! Ti ricordi forse quello che dissero di noi in quell occasione? Io si. C è chi ci sente subito e chi arriva dopo o molto dopo, ma mentre tarda a svegliarsi nel frattempo critica chi è solo meno intimidito o preda dei luoghi comuni che attraversano la lirica.

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