Tenori a confronto: Michael Schade / Hermann Jadlowker.

Mozart
Don Giovanni
Il mio tesoro intanto

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Mozart
Dia Zuberflöte
Dies Bildnis ist bezaubernd schön

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Wagner
Lohengrin
In fernem Land

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Donizetti
L’elisir d’amore
Una furtiva lagrima

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E’ in scena in questi giorni al teatro di Pistoia l’Idomeneo mozartiano in una produzione del Maggio fiorentino, per meglio dire importata dal Theater an der Wien, protagonista Michael Schade, specialista del repertorio da camera quanto di quello mozartiano e wagneriano, nei mesi scorsi previsto quale Walther nei Maestri scaligeri (forfait dopo la prima recita, che pare non essere stata felicissima). La disinvolta alternanza, nel carnet del tenore canadese, di don Ottavio, Idomeneo, Walther, Florestano, Max del Franco cacciatore, Peter Grimes e Tito ci ha suggerito l’accostamento con un altro Kammersänger testimoniato dal disco ed egualmente versatile, Hermann Jadlowker. Ai lettori, che effettueranno l’ascolto, trarre le conclusioni sulla solidità delle rispettive proposte. Per gli addetti ai lavori, e ci rendiamo conto che è l’ennesimo, ma proprio non possiamo esimercene, l’auspicio di riuscire a collocare i propri prodotti in maniera un po’ meno avventurosa.

6 pensieri su “Tenori a confronto: Michael Schade / Hermann Jadlowker.

  1. Avevo sentito 14-15 anni or sono Schade come Don Ottavio e Tito e non mi aveva convinto per niente, anzi, tutto il contrario. Il tenorino mozartiano flebile come lo si immaginava una volta, senza, però, il gusto e la tecnica dei tenorini mozartiani d’antan. Il Don Ottavio del non più giovane Horst Laubenthal (quindi, non certo un tenore spinto) che avevo sentito anni prima era tutt’altra cosa. Come Tito, Schade era poi quasi imbarazzante.
    Forse per fare il confronto si poteva anche non scomodare Jadlowker; bastava forse anche qualche tenore più recente e meno tecnicamente rifinito.
    In ogni caso ho appena letto questa recensione su Schade su altro sito dedicto all’opera: “Nel ruolo eponimo il tenore Michael Schade si caratterizza per una presenza scenica d’impatto, che fa il paio con la robustezza vocale di uno strumento che lo ha spinto ad affrontare anche Wagner, ma che dà l’impressione di essere non poco affaticato, o comunque più adatto a ruoli come Aegisth nell’Elektra o Herodes nella Salome. L’emissione poco fluida rende ancor più legnoso un timbro non privilegiato e il modo di porgere è quanto meno singolare in un ruolo che Mozart, è vero, concepì per un tenore non più giovane e dai mezzi vocali non più intatti, ma che è pur sempre un ruolo mozartiano che richiederebbe stile e legato. Qui abbiamo recitativi che scantonano nel parlato e arie eseguite al confine con lo Sprechgesang. Fuor dal mar, pur in versione abbreviata, è quasi irriconoscibile” (cfr. http://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/pistoia-teatro-manzoni-idomeneo-80%C2%B0-maggio-musicale-fiorentino).
    Mi pare che anche a chi ha scritto tale recensione la prova di Schade non sia sembrata proprio positiva…
    Poi vedo che c’era uno spettacolo di quel Michieletto che è una vera nefasta peste per le scene liriche. Io -con il conforto di un amico medico – considero la visione di uno spettacolo (uno qualsiasi) di Michieletto un ottimo alternativo all’uso di un emetico. Un emetico forte. Per chi ha pesantezza di stomaco, segnalo che ho reperito sul tubo lo spettacolo viennese (orrendo): https://www.youtube.com/watch?v=rcpLCa9ToVU
    Cosa avrà capito il pubblico toscano dell’Idomeneo mozartiano con un simile tenore ed un siffatto spettacolo è una bella domanda (ma anni fa pure a Torino avevo visto un brutto Idomeneo con una messa in scena di Livermore che faceva veramente ……..re).
    Piuttosto mi viene voglia di rivedere questo Idomeneo, il primo che avevo visto in tv tanti anni fa, ben diretto, con un vero tenore dotato di voce bella come protagonista e ben messo in scena:
    https://www.youtube.com/watch?v=sD6CJfRSbcg
    Tutt’altra cosa….

  2. Abbonato al Maggio da quando avevo diciotto anni, l’ormai lontano 1991, pochissime volte mi è capitato di assistere ad uno spettacolo tanto scadente e da tanto tempo non sentivo il pubblico fiorentino (poco numeroso in verità, e comunque ancora meno dopo l’intervallo) fischiare con tanta convinzione non solo il regista, ma anche direttore d’orchestra e protagonista, tanto che mi ero rassegnato…
    Già obiettivamente è stata una scelta rischiosa, nel momento di riportare un’opera a Pistoia in occasione dell’anno in cui è capitale della cultura, lo scegliere proprio l’Idomeneo, che alterna momenti geniali ad altri meno e che per questo necessita di un cast e di una regia all’altezza; sarebbe stato sicuramente meglio scegliere un titolo diverso. La regia da teatro tedesco di provincia, che espunge il vero protagonista della musica, ossia il mare, per mettere al centro le ossessioni del regista, è risultata insieme noiosa, statica, brutta e con una gestualità da opera verista. Poi una direzione scialba e con un protagonista evidentemente inadeguato che invece di cantare strillava parlando, giustamente fischiati insieme alla regia. Il resto del cast, passabile (per i tempi che corrono) ma affondato in un mare di noia. Se l’intento era riportare i pistoiesi all’opera, temo che abbiano riportato l’impressione dell’opera come un genere poco accattivante e poco comprensibile.

  3. Non ho sentito l’Idomeneo pistoiese, ma mi è bastato veere e soprattutto sentire l’orrendo Don Carlo trasmesso venerdì sera su RAI5. Sicuramente il peggior Don Carlo che abbia mai sentito in tanti anni che mi dedico all’ascolto di musica operistica.
    Non un cantante che si salvava.
    Lasciando perdere i dettagli più squisitamente tecnici dedicati al modo di cantare, ai difetti, alla difficolta negli acuti trasformati in urla etc., ho notato anche con altri che hanno avuto la sorte idi sentirli, che tutti interpretativamente erano piatti, assolutamente piatti, non un accento, un’idea intepretativa che fosse una.
    Direzione di Mehta flaccida e smorta, senza nerbo, una pallida ombra del Mehta di un tempo. Unicamente accettabile, senza essere eccezionale, la messa in scena proveniente dalla provincia spagnola (e si vede), anche se c’era qualche errorino dal punto di vista storico, e non solo (il solito caso in cui Filippo canta “Perchè sola è la regina?” quando ci scena assieme a lei ci sono almeno 20-30 persone), ma erano peccatucci veniali di fronte allo stato delle voci.
    Persino il pubblico fiorentino ha applaudito poco ed in modo fiacco, il minimo indispensabile per mera cortesia. In compenso si sono uditi buati e fischi e non certo sparuti, di intensità variabile secondo i vari cantanti. E ciò dice tutto. L’unico graziato il direttore, che invece si sarebbe meritato una contestazione per avere accettato di eseguire l’opera con simili voci.
    Adesso ho voglia di andarmi a rivedere l’ultimo Don Carlo salisburghese di Karajan con Furlanetto quasi buttato sul palcoscenico all’ultimo minuto in sostituzione di Van Dam, Carreras messo maluccio, anche perchè era già in fase malattia, Cappuccilli non più giovane (ma che, cantando piano, avrebbe coperto il ben più giovane suo collega di corda dell’esecuzione fiorentina cantante forte) e la Izzo D’Amico e la Baltsa. Al confronto di quanto si è sentito da Firenze è uno scrigno di perle dal punto di vista vocale, non solo per quanto concerne la parte direttoriale. L’ascolto del Don Carlo fiorentino mi ha fatto seriamente rivalutare la Baltsa.
    Lasciamo perdere poi la bionda presentarice RAI ed il Prof. Cappelletto che non riusciva mai (non gli davano il tempo) a finire di raccontare la trama. Qualche piccolo errore dal punto di vista storico lo ha fatto pure lui, confondendo l’autodafé con l’esecuzione della sentenza di morte degli eretici da parte del braccio secolare, ma sono tanti che lo confondono. Anche nella regia di Del Monaco si vedevano degli eretici condotti via dai frati domenicani, mentre sarebbe stato corretto che ciò fosse stato opera o di famigliari del Santo Uffizio o di soldati governativi, dovendosi presumere un’avvenuta rimessione dei soggetti relapsi, per l’appunto, al braccio secolare.
    Ma, come già scritto, tutto cià è niente di fronte a ciò che si è sentito! Tutt’altra cosa rispetto al Don Carlo diretto 60 anni fa da Votto con SIepi, Bastianini, Lo Forese e la Cerquetti…. Secondo me il vecchio Lo Forese, oggi come oggi, accennando qualche nota, potrebbe ancora insegnare molto ai cantanti fiorentini.

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