Schedare il pubblico, seconda parte.

E così i temuti grisini, ovvero, come sono stati apostrofati da una delle ineffabili signore dell’associazione preposta alla distribuzione delle contromarche per l’acquisto dei posti di ascolto (altri avrebbe scritto: l’infernal dea che alla eletta stava), “quelli che buano”, ieri sera hanno deciso di rimanere fuori dalla porta, pur di non farsi schedare. O per la precisione, sono rimasti per quasi due ore nel bugigattolo della biglietteria serale, in attesa (vana) di poter parlare con la responsabile del servizio di vendita, allo scopo di farle presente che esigere nome, cognome, luogo e data di nascita, domicilio e SOPRATTUTTO codice fiscale (di cui specificheremo poi perché sia dato personale che non può essere richiesto per una simile transazione) dell’acquirente supera, e non di poco, la misura di “stretta necessità” prevista dalla normativa sulla tutela della privacy, specialmente se applicata solo ed esclusivamente all’acquisto di una categoria di biglietti, che oltretutto risulta poco o punto attrattiva per quei bagarini che anche ieri sera, attivi e operosi (e ciononostante rimasti, alle otto meno dieci, con pacchi di biglietti “sul gobbo”) nonostante il freddo pungente, agivano in tutta libertà non solo sotto il portico del teatro, ma persino nel succitato bugigattolo della biglietteria, nell’apparente indifferenza di detta associazione e, soprattutto, della biglietteria.  Ovviamente offrivano posti di tutt’altro genere, ovvero poltrone di platea a metà prezzo (ma uno spettacolo come quello proposto da mamma Scala non vale certo 300, 150 o, col passare dei minuti, 125 euro, a meno che nel prezzo non sia compreso anche un souper con la diva e gentil consorte) o posti di poco inferiori.

Durante la prolungata sosta in biglietteria i suddetti grisini hanno potuto osservare che:

– nessun altro dei 140 o poco meno interessati all’acquisto dei posti di ascolto ha avuto nulla da obiettare rispetto alla richiesta di trasmettere a un soggetto terzo, la cui natura permane nebulosa, i propri dati personali e con gioja ha quindi compilato il richiesto modulo. Poi leggiamo ogni giorno di truffe on line, clonazione di carte di credito e di dati personali e sensibili, ovvero di identità altrui, e analoghi abusi della credulità e della trascuratezza popolare. Forse la massima “mundus vult decipi, ergo decipiatur” ha ancora una sua fondata ragione d’essere;

– “responsabile del trattamento dei dati”, in base al succitato modulo, è l’associazione L’ACCORDO, ma i moduli, consegnati dalle responsabili dell’associazione a ogni aspirante acquirente, sono stati riconsegnati, una volta compilati, direttamente dagli acquirenti agli addetti della biglietteria al momento del pagamento del biglietto. Non si comprende quindi in quale fase del processo di acquisto L’ACCORDO possa trattare dei dati che nessuno ha comunicato all’associazione. Men che meno arriviamo a comprendere quale sorte attenda il pacco di moduli compilati, di cui la biglietteria dispone a fine coda: vengono archiviati dal teatro, in modo tale da poter essere richiamati per futuri acquisti? Oppure vengono consegnati a L’ACCORDO, che però, esaurito il processo di vendita, non ha più titolo alcuno (ammesso e non concesso che mai l’abbia avuto) per gestirli?

– dopo un’ora dalla consegna delle contromarche (avvenuta alle 17, quindi tre ore prima dell’inizio dello spettacolo) non era stato emesso neppure un terzo dei biglietti previsti, in conseguenza, per certo, delle laboriose operazioni di controllo dei moduli compilati, a carico degli addetti alla biglietteria. Anche ammettendo di voler raddoppiare il numero degli addetti assegnati a questo compito, i risicati spazi della biglietteria serale non permetterebbero comunque di gestire un conseguente simultaneo afflusso di acquirenti. Anche perché, nel medesimo tempo, la biglietteria è chiamata a emettere biglietti last minute, titoli di accesso per la stampa, o semplicemente a gestire quei casi di biglietti spediti per posta e mai ricevuti dagli acquirenti, insomma tutti i fisiologici intoppi dell’ultima ora, specialmente numerosi in una giornata prefestiva e quindi, si presuppone, di maggiore afflusso per il teatro.

Insomma, l’intero processo (per quanto insensato) deve essere radicalmente rivisto e ripensato e soprattutto reso più chiaro e trasparente. Tutto questo, ovviamente, se il teatro intende portarlo avanti seriamente e non trasformarlo nell’ennesima farsa all’italiana, quella in forza della quale si controllano i peli del c..o ad alcuni e si fanno passare altri senza neppure guardarli.

Cari signori della Scala, l’abbiamo già scritto e lo scriviamo ancora una volta: mentre cercate di tenere fuori i piazzisti seriali di biglietti, così come i contestatori di certi direttori e certi spettacoli, provate a guardare se, per caso, non li abbiate già dentro casa.

Abbiamo recentemente scoperto che nella solita intervista di colore che con monotona ripetitività i quotidiani ed i loro  inserti predispongono per il 7 dicembre i cosiddetti Grisini sono stati fatti oggetto delle solite disinformate ingiurie da parte del presidente dell’ associazione “l’accordo” di fatto la cooperativa di pensionati e casalinghe, che gestisce la coda della Scala, non si capisce bene a che titolo e in cambio di cosa, atteso che l’associazione presenzia in loggione a tutte le recite del teatro (quindi ben più presenti di qualsiasi altra fascia di pubblico). Or bene delle ingiurie e delle loro erronee congetture  non è questa la sede per scrivere, ma un dettaglio su quel modulo che le menti scaligere e dell’accordo hanno partorito dobbiamo dirlo. Nel medesimo a quale ordine non è dato saperlo perché la lotta al bagarinaggio si fa differentemente ovvero con una bella retata della Polizia sotto il portico di Filodrammatici che pullula di cosiddetti bagarini cosicché  i medesimi possano essere colti in flagranza  di reato oppure con un bel controllo incrociato di come ed a nome di chi i biglietti che i bagarini offrono in vendita siamo stati acquistati. Diciamo un lavoretto di un paio di ore non oltre.

Or bene il modulo richiede  una serie di dati in particolare il codice fiscale che fanno parte dei dati personali e di quelli tutelati dalla normativa sulla privacy.  In possesso del codice fiscale di un soggetto posso con quello richiedere (congiunto al proprio indirizzo di posta elettronica e all’indirizzo dell’abitazione) all’Agenzia delle Entrate il codice di accesso a nome del titolare di quel codice fiscale e, poi, sbizzarrirsi ad accedere ai dati fiscali del soggetto e di molti altri, operando su quei dati. Taluni dati come i catastali  pubblici, altri assolutamente privati come la dichiarazione dei redditi. Non solo il codice fiscale è di fatto una sorta di carta di identità fiscale che consente di regolare il rapporti con il fisco, ma atteso che la Scala non emette fatture (o semplicemente scontrini fiscali validi come quelli delle farmacie che servono alle detrazioni fiscali dei farmaci) il codice fiscale è un dato che non serve.

Non serve neppure tanto per affondare il coltello nella piaga luogo e data di nascita ed indirizzo perché i biglietti acquistati con la coda si pagano e si ritirano al momento dello spettacolo e  non debbono essere  spediti al domicilio come quelli per posto differenti dall’ingresso in loggione. Non servirebbe neppure il numero di telefono, atteso che la compilazione della lista alle 13:00 e la vendita del biglietto alle 17:00 del medesimo giorno e solo per quella recita, non rendono necessario che l’acquirente venga informato telefonicamente. Ma, poi, il Teatro o la detta associazione sarebbero in grado di avvisare telefonicamente 140 acquirenti di eventuali cambi di cast o dell’annullamento dello spettacolo? Il modulo viene consegnato alla biglietteria alle ore 17:00, a quel punto non serve più la telefonata di avviso (che immaginiamo noi, poiché non è specificato a che titolo venga chiesto questo ennesimo dato). Quanto all’ipotesi dell’invio di messaggini promozionali sarà ognuno libero di scegliere se fornire o meno i dati per l’invio di offerte e quant’altro? Immaginate un negozio di qualsiasi genere che vi richiede tutti questi dati, compreso indirizzo e numero di telefono, quando non vi è l’interesse a ricevere offerte via posta o messaggi pena l’impossibilità dell’acquisto di un bene della vita?  Se poi la Scala vuole emettere, primo e unico teatro al mondo, un biglietto che consenta l’identificazione totale e completa del soggetto portatore del medesimo, è sufficiente che richieda (come ogni speziale) la tessera sanitaria (l’hanno anche gli immigrati) e con un lettore ottico ricavare tutti i dati che servono prevenire la piaga del bagarinaggio e, naturalmente ad emettere un documento fiscalmente valido. Mica la ricevuta che per tramite del povero bigliettaio ieri sera un telefono (sembra di stare nei paesi dell’Est sovietico o nel castello di Kafka, oppure nel film “Le vite degli altri”) ha offerto, ben conscio egli stesso che non trattandosi di documento fiscale valido non serviva il richiesto dato fiscale.

Tralascio, poi, che quando indico  un responsabile del trattamento dei dati devo anche mettere il soggetto passivo  in grado di sapere , giuridicamente e fiscalmente chi sia  il soggetto responsabile del trattamento, soprattutto se diverso da chi emette il biglietto. Scrivere l’associazione L’Accordo è scrivere un cazzo di niente, dare del fumo negli occhi come è peculiarità di chi promette una star e poi piazza, a biglietti venduti, il debuttante (che non si chiama Rosa Ponselle, ovvio). Anche qui il dato sensibile viene maltrattato  ed abusato ed anche qui il soggetto passivo, il danneggiato a chi si rivolge quando della associazione nulla sa anche perché le associazioni possono essere enti non riconosciuti giuridicamente, non avere quella  consistenza patrimoniale che consenta un congruo ristoro ai danni. E siccome la Scala ha nominato alla rampazzo  quel responsabile per il trattamento lo stesso teatro ( economicamente solido, si spera, giuridicamente e fiscalmente determinato) può a buon diritto rispondere la povero danneggiato “ rivolgiti all’Accordo”ovvero “arrangiati” ovvero “attaccati al tram”. Non vado oltre.

Da questa avventura di cui ancora riferiremo abbiamo appreso molte cose la prima che esiste sempre il piano B e che ci vuole poco a  porlo in essere e soprattutto che la Scala insieme al Parlamento, ai consigli regionali, ai Comuni è un organo dotato di potere normativo almeno secondario. Nella vita c’è sempre da imparare.

Giordano – Andrea Chénier

Quadro secondo

Per l’ex inferno!…E’ ver che Robespierre allevi spie?…Temer? Perché?…No, non m’inganno

Il sanculotto Mathieu, detto “Populus” – Leone Paci
La mulatta Bersi – Maria Huder
L’Incredibile – Adelio Zagonara

Orchestra del Teatro alla Scala, dir. Oliviero De Fabritiis (1941)



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18 pensieri su “Schedare il pubblico, seconda parte.

  1. Ho dovuto leggere e rileggere un paio di volte i 2 ultimi articoli “schedare il pubblico”. Pensavo di essere in una realtà parallela….allucinante!!! Ma prima di “schedare”il pubblico competente, perché non schedano le associazioni camorristiche che sostano in biglietteria??? VERGOGNOSO!!! Forse vogliono già pararsi il c..o in vista dei prossimi successi, da Don Pasquale a Ernani passando da Francesca da Rimini….Avete fatto benissimo a denunciare questa vergogna. Vi amo!!

  2. DAL MOMENTO

    Dal momento che:

    -la Scala (questa, di oggi) non vi piace;
    -l’Andrea Chénier in cartellone non vi piace cfr. la vostra nota alla trasmissione televisiva dell’opera pubblicata sul sito;
    -avete già “recensito”, si fa per dire, lo spettacolo (vedi punto immediatamente sopra);
    -non volete farvi schedare;
    -non volete farvi riconoscere;
    -non volete essere menati:

    di che vi lagnate?
    Avete risparmiato e siete felici e contenti.
    Anche altri lo sono, evidentemente, di non avervi tra le balle.

    • Caro Giulio, quanto alla paura di essere menato è l’ ultima della mia vita, anche perché ho stazza tale da reggere e poi siccome te, i tuoi sodali siete buoni e avete ragione perché applaudite non usereste mai violenza, che – come dice Gandhi – è il ragionamento di chi ha torto e voi, invece, in quanto buoni avete ragione d’essere ufficio. Credo semplicemente che non essendo io incline alla stolido obbedienza non posso e non devo avallare un teatro che non essendo in grado di smerciare roba fumabile, ma tossica debba ricorrere a squallidi mezzucci quando il portico di filodrammatici sembra per il mercato di biglietti quello del tempio di Salomone. Se poi non siete in grado di vedere o non volete vedere non posso che.provare dispiacere e pietà per voi. Per altro come si suol dire “fatta la legge…..”. Sai la stagione è lunga e la merce rancida

  3. Sembrerebbe prefigurarsi, ma potrei sbagliare, l’eventualita’ che ci possano essere dei candidati al compito di provare a fare giustizia togliendo dalle balle i disturbatori senza, diciamo cosi’, andare troppo per il sottile. Si fa per dire, naturalmente..

  4. Francamente non credo nulla di tutto ciò. Da un lato c’è un teatro che vuol far credere di fare contro il fenomeno del bagarinaggio mentre il sospetto è che dia solofumo negli occhi alla gente, ossia le burocrazie stupide ed illecite, mentre i suoi biglietti sono tuttora presenti su siti come Viagogo, ogni recita ed ogni ordine di palco. La questione del licenziamento di un bigliettaio sa di capro espiatorio, perchè un bigliettaio minimamente accorto fa bagarinaggio sotto banco e in piccole dosi, in modo da non farsi notare e non sbraitando la sua attività illecita su mille siti web.
    Resta il secondo punto, quello di chi per darsi un’autorevolezza che non ha, o dar prova di fede presso chi gli dà biglietti ad ufo, ci insulta gratuitamente dopo mesi che nemmeno andiamo alla Scala. Il parlare a vanvera di alcuni di questi poveretti anche in questo caso, come sul Venerdi di Repubblica, si accoda ad altre gratuite diffamazioni del passato finalizzate, oggi, a rinfrescare il proprio ruolo di difensore ( ridicolo ) del teatro et consimili a mettere le mani avanti per lo spettacolo di sant ambrogio Un teatro vuoto o di pubblico anziano od occasionale, non ha bisogno di clacques e sottoboschi per sostenersi. Inventare nemici, amplificare i timori della prima perchè il protagonista è una sverza notoria, serviva a questi noti signori punto e basta. Insulto ergo sum! E per questo vanno e verranno giudicati.
    Terzo, Il fatto che un cretino qui scriva un post denso di cretinerie, non significa nulla. E’ figlio del medesimo modo becero dei predetti di andare a teatro.
    Il fatto che alla Scala non si sia mai rinnovato il pubblico nel loggione, che non ci sia una tradizione di utenti nuovi e diversi salvo forse i sottoscritti e qualche altra vecchia conoscenza, la dice lunga sui danni perversi arrecati alla cultura operistica in nome di questo falso buonismo fatto di piaggeria, poca cultura storica e orecchie di piombo. Sono la più pura eredità dell’era Muti, che ridusse il loggione ad un clacque privata atta ad adorare il maestro e a scacciare i dissidenti. A furia di scacciare ed aggredire fanno la sera di sant’ Ambrogio senza il tutto esaurito nonostante il teatro abbia speso una montagna di soldi in pubblicità! A loro Pereira si è affidato con Chailly ( la sua Scala non raccoglie nemmeno i fischi di quella precedente ), e del loro consenso moriranno come accadde a Baremboim e Lissner.

  5. Non mi piace ripetere il solito cliché mala tempora currunt, ma è proprio così. Non posso che essere d’accordo con voi su tutto, la meschinità parla da sé d’altronde. Vi basti sapere che durante la coda per l’anteprima giovani della Dame aux Camélias un bigliettaio ha fatto piangere una mia amica, tanta la sua arroganza. Io stesso, 21 anni, sono stato trattato con una maleducazione che non credevo potesse esistere durante una delle famose code per il loggione. La Scala è vecchia signori, lo sapete meglio di me. La mia più grande paura è che si trasformi in un qualcosa di molto glamour e turistico, adatto a orde di giapponesi e vestiti di alta moda.

  6. visto è considerato che sono fra i pochi che ha ben scritto di questo Chenier (dopo averlo visto a Teatro), ahimè imbarazzato e incredulo di quanto letto non posso che condividere le vostre osservazioni.
    Si è fatta tabula rasa del Loggione
    un pò è dovuto a Sorella Morte che ha chiamato a sè i più agè;
    poi in secondo luogo i deliri mutiani : ad un certo punto comparve un cartello che invitava il pubblico a moderare i dissensi…(in Loggione 1^ 2^ galleria);
    Con la riapertura del Teatro si è data una bella sforbiciata ai biglietti più economici disincentivando
    i fruitori che erano i meglio competenti ed affezzionati
    e non ultimo un poco più freschi della media…

    Il problema è che la Scala è una Istituzione (pensano
    Loro) è una vetrina(vetrinetta?) di Milano è che secondario ormai è la produzione che ‘partorisce ‘ o ‘abortisce’ quindi silenziare il dissenso è la prima priorità e si scade in questi mezzucci degni del Pereirone di turno..
    altra storia ormai gli Unti del Signore che salendo sul
    podio pensano di stare alla Destra del Padre
    credenza alimentata dai mass media è qui ci sarebbe
    da scrivere un trattato sociologico ..
    Siccome l Italia è ormai un paese alla frutta o per usare un francescismo un Paese di m….. a
    La classe dirigente è espressione di questo modesto
    cloachismo e quindi partorisce topolini già morti

    se fate/facciamo così paura beh o siamo dei Geni noi o dei cogl…i Loro
    io propenderei per la seconda

  7. Buonasera, approfitto per fare a tutti voi del “CDG” gli auguri per un (speriamo davvero) BUON ANNO NUOVO!
    Poi… mi sbaglio o l’associazione “Accordo” o “L’Accordo” nacque proprio in occasione della prima Traviata diretta dal Maestro Muti col loggione chiuso e in cui si entrava solo con biglietto prenotato o pagato alll’ultimo secondo in biglietteria? E non sono proprio queste persone, o ciò che ne rimane io immagino, ad eseere gli stessi che proprio in quella occasione tappezzarono il portico di Via Filodrammatici con volantino in cui si annunciava la “morte” del Loggione dopo duecento e più anni di storia, e cose simili? Ed ora proprio loro, che io ricordo piuttosto scalmanati nei dissensi e consensi ( ma parliamo di trent’anni fa o giù di lì), si ergono a paladini della Scala attuale e contro chi esprime il proprio disseso come si è sempre fatto da che l’opera esiste? Mah!!!

    Saluti

    Maometto II

    • LE passioni sono così fanno vedere il meglio ed il peggio!
      in questo caso l Accordo mi sembra un pò una macchietta della vecchia associazione degli amici del Loggione … c’era ben altra stoffa in quel caso … questo accrocchio (più che accordo) è il gene modificato della passione lirica, al quale gene è stato espiantato il senso critico…’merito’ di una direzione artistica del teatro che pensa di essere così furba
      e scaltra dal poter far digerire al poco pubblico stanziale della Scala qualunque
      ‘trovata’!
      A quella famosa traviata di Muti io partecipai comprando i soliti biglietti in biglietteria dal mio (buonanima) ‘pusher’

      anche i bagarini oggi se la vedono male in Scala ,sintomo che non solo c è disaffezione ma anche una pessima organizzazione nel marketing del teatro
      malgrado i vari Dulcamara che si sono susseguiti ngli ultimi due CDA
      molto rumore per nulla…
      manca la ciccia purtroppo
      E’ la farsa che si è tramutata in storia!

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