Aspettando Pollini

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Prevista fra poche ore una nuova esibizione scaligera di Maurizio Pollini. Non ce ne vogliano gli indefessi ammiratori del pianista, ma a una certa età e soprattutto in certe condizioni continuare a prodursi dinnanzi a un pubblico pagante rischia di intaccare seriamente meritata fama e pazientemente costruita carriera. A meno di non essere dei mostri, nel senso migliore del termine. E allora, tanto per essere passatisti fino in fondo, proponiamo un concerto del settantasettenne (e dunque coetaneo del Pollini odierno) Arthur Rubinstein, impegnato in un programma che in parte richiama quello del concerto di questa sera. E a ben vedere, l’esecuzione di Rubinstein è l’esatto contrario di quello che ci si potrebbe aspettare da un “mostro sacro”, in altre parole da un grande artista intento a elevare un monumento alla propria gloria: abbiamo, al contrario, una lettura freschissima e geniale, libera, spettacolare per la perfetta adesione alla musica più ancora che per lo scintillante virtuosismo.

6 pensieri su “Aspettando Pollini

  1. a me pollini non è mai piaciuto, ne agli inizi e quindi adesso. Le sue letture sono piatte senza emozioni e certe volte molto meccanico come del resto lo era michelangeli e mi dispiace dare un giudizio cosi anche su di lui ma non si può suonare chopin come se suonasse un lettore midi. La mia è opinione personale ovviamente ma non ci posso fare niente la scuola pianistica italiana non mi ha mai entusiasmato al contrario di quella violinistica e considero accardo uno dei miei violinisti preferiti. Rubinstein ha infatti quello che mancava anche a michelangeli e cioè emozioni perché la musica non la si può ridurre solo a ritmo e solfeggio in altre parole ha tutto. Poi ovviamente non si può paragonare michelangeli sul piano tecnico a pollini ed è quello che tiene nelle sue esecuzioni cioè la tecnica che in certi momenti è vicina alla perfetta scansione metronomica tutto il contrario di quello che mi aspetto da un pianista che suona chopin non clementi .

    • Personalmente trovo le letture di Benedetti Michelangeli sempre molto personali e mai meccaniche, anche se lo ascolto più volentieri in Mozart e Debussy che non, appunto, in Chopin. Fra i contemporanei, trovo difficile da superare lo Chopin di Krystian Zimerman, in cui l’emozione passa appunto per la perfetta, quasi ossessiva restituzione della struttura musicale, la chiarezza estrema dell’articolazione, la qualità meccanica (nel senso migliore del termine) del suono. Quanto ai violinisti, forse nessuno (e certamente nessun “italiano”) mi emoziona più di Ojstrach e Milstein.

  2. Quel concerto di Rubinstein é una meraviglia La acuratezza ritmica della polacca é unica, toccante. Dopo la espressione !!!! mamma mia…El il tocco di Rubunstein,,,,,solo in pochi lo hanno…..è anche ….suona davanti ai russi….c´è anche l´orgoglio nazionale,,,,
    A me peró, devo dire che dei pianisti italiani adoro Fiorentino….
    A Madrid Pollini ha fatto un concerto che ha diviso ai critici…..Dei pianisti italiani adoro Fiorentino,

    Un saluto

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