Happy Birthday Gioachino!

Mio caro Gioachino,
so bene che non siete dell’umore giusto per festeggiare il vostro compleanno, ma ….a che giova?
I tempi sono quelli che sono, è certo! E devo dire che non posso non condividere il Vostro sdegno per la rovina e il mercato che della Vostra Arte si fa nei teatri, principiando da quello della città natale.
La Vostra Arte si onora con il nostro canto.
Voi stesso, caro ed illustre maestro, ci avete insegnato che la Vostra Arte è tutta ideale, astratta dalla realtà.
La perfezione del nostro mestiere è l’istrumento per cercare di rendere il sublime dell’arte e della poesia Vostra.
Ma i tempi che corrono sono quelli che sono, ripeto: come possiamo pretendere che questi giovani capiscano che l’arte Vostra consiste nella metafora e nella sublimazione dei sentimenti?
Che il nostro mondo è fatto di “rappresentazioni” di idee di sentimenti e non di sentimenti reali? Oggi riderebbero delle forme della Vostra cara, unica Marietta, dimenticando il sogno del suo canto, il suo essere l’eroe più bello che ci fosse, perché il suo canto era il più bello.
Del resto, questo oggetto che chiamano televisione si illumina, e dentro la gente è solita guardare la realtà e considerarla al pari dell’arte. La gente è ormai abituata a quello, mio caro Gioachino, purtroppo è così. Voi vi sentite incompreso e bistrattato, e vi capisco. Tutti noi vi comprendiamo, perché è assai frustrante cercare di far dell’arte per chi non sente il bisogno di vedere sulla scena qualche cosa che sia diverso da quanto vede per la strada; per chi è ormai avvezzo a questa moderna estetica del “brutto”, del grido, del bisbiglio, del sussurro, dello spoglio e del tetro quando non della farsaccia da fiera ?
Il nostro è un mondo lontano ormai, mio caro Gioachino, tanto lontano che ormai anche quei vecchi colleghi che hanno cantato la Vostra musica eccezionalmente nella loro carriera paiono specialisti al fianco dei moderni cantatori. Ma proprio su questo ho riflettuto, con altri. Talvolta, infatti, proprio chi non è chiamato, come modernamente si usa, “specialista” maggiormente sa riecheggiare il nostro mondo. E che talvolta qualche giovane, forse perché diversamente educato da come oggi si usa, calca le scene a modo proprio, solitario e magari incompreso.
Mio caro ed illustre Maestro, le nostre voci, il nostro canto lo avete ascoltato, lo avete stimato, illustrato, glorificato, quando ci onoravate della Vostra attenzione, accomodandoci le parti.
Si racconta che dopo di noi e pochi altri ci fu il diluvio, la morte del Vostro canto. Sbagliato Maestro, fu opinione di gente ignorante e poco avvezza all’orecchio!
Vi fu la fine dell’arte Vostra intesa come sublime sulla scena, come rappresentazione dell’universo amore, dell’universo odio. Ma la Vostra lezione di canto, quella che il caro Garcia ha tramandato dopo avere tanto ascoltato, quella che Lamperti e la Matilde Marchesi hanno continuato non sono morte hanno continuato a vivere. Erano più vive settant’anni or sono che non oggi!!!! Basta sapere e voler ascoltare, caro maestro.
Abbiamo scelto un omaggio, omaggio di chi per il gusto e la poesia del tempo suo non poté cantare tanto la Vostra musica, ma che ne aveva tutte le caratteristiche . Il respiro, il sostegno e la saldezza di ogni nota di Marcella Sembrich o di Ebe Stignani sono quelle della nostra istessa scuola.
E che dire del legato, del cantare piano con voce dolce e sonora bella e proiettata del grande Mosè di Nazzareno de Angelis. Lui trilla come trillava il Garcia padre o il nostro Antonio Tamburini.
Certo la Vostra concittadina v’onora con la voce degli angeli ed il gusto di Verdi, però. E voi non lo amavate, non era il Vostro, ma mai sui nostri palcoscenici, se si fa eccezione per la mia o di Madama Cinti, si ebbe ad udire una voce di quella liquida dolcezza.
Come non si ebbe mai a sentire dopo la Vostra Illustre sposa o la nostra Git lo slancio, la precisione, la magia di Maria Callas, che non certo bellissima nell’aspetto, era la più seducente maga che si potesse immaginare. Quando ciascuna di noi l’ha invidiata per il dono di far rivivere le magie di Isabella Vostra.
Quando la Vostra poetica ed i Vostri capolavori sono stati nuovamente disvelati al pubblico tanti cantori e cantatrici si sono avvicendati sui palcoscenici del mondo. Spesso hanno dovuto lottare per affermare l’arte loro e la Vostra. Talvolta come è capitato per chi interpreta le pagine dei Vostri Aureliano, Zelmira e Bianca in questo nostro piccolo omaggio lo hanno fatto per una sola volta.
Non disperate, Gioachino, non fatelo. Chissà, nonostante i tempi forse qualcosa di buono tornerà proprio quando non nessun se lo aspetta più.
I miei migliori auguri di un felice compleanno
Vostra
Giulia

Aureliano in Palmira
Atto II, scena VI – Perchè mai le luci aprimmo Martine Dupuy

Elisabetta, regina d’Inghilterra
Atto II, scena III – Bell’alme generose Leyla Gencer

Il barbiere di Siviglia
Atto I, scena I – Ecco ridente in cielo Alfredo Kraus
Atto I, scena IX – Una voce poco fa Ebe Stignani, Renata Scotto

Armida
Atto I, scena III – Sventurata, or che mi resta Maria Callas

Ermione
Atto I, scena I – Mia delizia, un solo istante Marilyn Horne

Bianca e Falliero
Atto I, scena VI – Della rosa il bel vermiglio Gianna Rolandi

Zelmira
Atto I, scena VIII – Perchè mi guardi e piangi Lella Cuberli & Martine Dupuy

Semiramide
Atto I, scena IX – Bel raggio lusinghier Marcella Sembrich
Atto II, scena IX – Deh!…ti ferma, ti placa, perdonaTancredi Pasero

Le siège de Corinthe
Atto III, scena VII – Giusto Ciel, in tal periglio Renata Tebaldi

Moise et Pharaon
Atto II, scena II – Eterno! Immenso! Incomprensibil Dio!Nazzareno de Angelis

Guillaume Tell
Atto I, scena V – Ah! Matilde, io t’amo Leo Slezak
Atto II, scena II – Sombre forêt Beverly Sills
Atto IV, scena I – O muto asil del pianto Giovanni Martinelli, Giacomo Lauri-Volpi

Stabat Mater
Inflammatus Renata Tebaldi

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