175.000: Wagner in italiano!!!

Wagner in italiano, che è, poi, il contraltare del Verdi in tedesco, era la nostra idea per i 150.000 ingressi nel blog. Le entrate al di sopra di ogni attesa in occasione dell’inaugurazione scaligera, ci hanno costretti a rinviare ad un successivo incremento di ingressi il “concertone” di Wagner in lingua italiana.

Il mito e la foia dell’esecuzione in lingua originale sono nati negli anni ’40 del secolo scorso e sono stati incrementati negli anni successivi, trascorsi i quali eseguire un Lohengrin in italiano è il segno di ignoranza ed inculturalità. E su questo altare ci siamo persi, magari, il trio Caballé, Bergonzi, Bumbry in Lohengrin o il Corelli, Mac Neil, Cossotto, Arroyo in Tannhauser.
I nostri nonni o bisnonni e, persino, Wagner non la pensavano affatto così. Il problema essenziale era farsi capire (oltre che quello contingente di riempire il teatro stante l’assenza di sovvenzioni pubbliche ed alchimie di bilancio) e, quindi, in Italia e paesi di lingua spagnola si cantava Wagner in Italiano ed in Francia in gallico idioma.
A questa regola si attenevano cantanti di carriera middleuropea come, primi, che ricordo Frida Leider, Brunilde scaligera nel 1928 o Leo Slezak protagonista, sempre in Scala, di Tannahauser nel 1905. Non solo, ma anche cantanti italiani quali Giuseppe Kaschmann, che era dalmata di Lussinpiccolo, conoscevano ed eseguivano Wagner nelle due versioni. Basta guardare le cronologie del Met, della Scala e di Bayreuth.
La conseguenza della scelta della lingua originale prima, sempre e comunque ha distrutto la grande tradizione dei cantanti italiani o di scuola italiana continuata sino alla Callas ed alla Tebaldi ed anche più oltre come intendiamo testimoniare.
Anche quest’ultimo assunto deve essere oggetto di qualche riflessione e puntualizzazione, ovvero i cantanti tedeschi, coevi ai wagneriani “mediterranei” cantavano con la stessa tecnica (spessisimo aveva studiato in Italia o con maestri italiani) di quelli italiani. Fra Slezak e Vinas, a parte la lingua non corrono differenze, come pure fra Pertile e Volker, nei panni di Lohengrin. Ancor più evidente l’eguaglianza se ascoltiamo le Elsa di Brabante di una Tebaldi (o quelle veramente sontuose della Pampanini o della Caniglia) e quella della Muller o della Lemnitz.
Poi i cantanti di origine tedesca hanno completamente dimenticato tecnica e gusto della generazione loro precedente e abbiamo sentito solo mal canto e mala interpretazione, sconosciute, ripeto dieci anni prima della funesta apparizione dei Kollo, Jerusalem e successori, così Wagner ha subito uno scempio interpretativo, pari solo all’attuale dell’opera barocca.
Per inciso: diversi mondi, diverse poetiche, eguale scempio sul presupposto di teorie pseudo culturali , che, invece, affondano la radice nell’incapacità professionale e culturale dei loro mentori.
Gli ascolti non sono completi e non hanno questa presunzione. La struttura dell’opera wagneriana, sopratutto la Tetralogia riduceva molto, sopratutto all’epoca acustica, la possibilità di registrarne estratti. Quindi mancano le testimonianze di grandi wagneriane come la Pinto, la Krusceniscky o sono assolutamente inattendibili.
Però in mezzo alla scelta a registrazioni di levatura storica come il Lohengrin di Pertile (alla Scala l’opera si dava ogni biennio sinchè il tenore fu fra gli ospiti fissi del teatro) o il Wotan di de Angelis o l’autentica teoria di Wolfram dove è una gara fra i maggiori baritoni italiani devo segnalare il Lohengrin di Fleta.
Le sonorità attutite, l’uso pressochè costante di una mezza voce dolcissima e penetrante (perchè sostenuta dal fiato…..more solito), l’emissione pura e stilizzata superano ogni altra registrazione del brano, Fleta restituisce l’idea, più dei grandissimi che in ogni lingua hanno cantato il personaggio, che Lohengrin è un semidio, apparso in terra, ma seguita ad essere un semidio e come una deità deve esprimere la propria teofania.
Buon ascolto!!!

Gli ascolti – Gran concerto wagneriano


Lohengrin

Atto I
Grazie, o SignorEnrico Molinari (1928)
Sola ne’ miei prim’anniMaria Caniglia (1936), Rosetta Pampanini (1940), Maria Chiara (1973)
Mercé cigno gentilFernando de Lucia, Aureliano Pertile (1927)

Atto II
Aurette a cui sì spessoMafalda Favero
Elsa!…Chi è là?Elvira Ceresoli & Cesira Ferrani (1905), Elena Nicolai & Renata Tebaldi (1954), Bianca Berini & Katia Ricciarelli (1973)

Atto III
Cessaro i canti…Dì, non t’incantanGiuseppe Borgatti (1919 – acustico), Giuseppe Borgatti (1928 – elettrico), Fernando de Lucia & Josefina Huguet, Aureliano Pertile & Ines Alfani-Tellini (1927), Gino Penno & Renata Tebaldi (1954)
Da voi lontanAureliano Pertile (1927), Ettore Parmeggiani (1928), Miguel Fleta (1924)

Tannhäuser

Atto I
Sia lode a teFiorello Giraud (1903)
Allor che tu coll’estroMattia Battistini (1911), Enrico Molinari (1928)

Atto III
O tu bell’astroMattia Battistini (1902), Riccaro Stracciari (1925), Enrico Molinari (1928), Carlo Tagliabue (1946)
Col cor contritoGiuseppe Borgatti (1919)

La Valchiria

Atto I
Cede il vernoFrancisco Vinas (190?), Giuseppe Borgatti (1919)

Atto III
Addio, sublime prole d’eroiNazzareno de Angelis (19??), Luigi Rossi-Morelli (1930)
Questi occhi fulgidi ognorLuigi Rossi-Morelli (1930)


I Maestri cantori di Norimberga

Atto I
Nel verno al piéAlfonso Garulli (1902), Fiorello Giraud (1903)

L’Olandese volante

Atto II
D’un’antica, remota usanzaGiuseppe Taddei & Angeles Gulin (1970)

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