29 febbraio. Mancini festeggia Rossini con “le tre Rosine”

Oggi 29 febbraio il Corriere della Grisi festeggia il 220° anniversario della nascita di Gioachino Rossini, compositore che tanto diede all’arte del canto, contribuendo più di tanti altri all’affermazione ed alla diffusione della civiltà canora in un’epoca in cui già cominciava a proliferare il germe della decadenza. Rossini rappresenta la summa dell’ideale belcantistico che questo sito intende promuovere e tutelare, un ideale costantemente svilito, traviato e profanato in questa nostra grama epoca di degradamento artistico, culturale e morale.
Per ribadire la nostra affezione verso l’arte del genio pesarese, sicuri di rendere un degno omaggio al gusto rossiniano per le voci pure, spontanee, morbide e fluide, celebriamo questo importante genetliaco proponendo l’ascolto di tre grandi primedonne che solo occasionalmente poterono cimentarsi con il repertorio rossiniano, offrendo però in quelle occasioni prove di spessore tale da lasciare negli appassionati il grande rimpianto per la mancata finalizzazione, piena e costante, di tale potenziale. Egregie carriere rossiniane avrebbero potuto sostenere le signore Ebe Stignani, Eleanor Steber, e Joan Sutherland, delle quali ora proponiamo l’esecuzione della cavatina di Rosina, parte che mai portarono per intero in teatro.

Rivive il magistero artistico della leggendaria Marietta Alboni nella sfacciata perfezione vocale di una sua epigona, anch’essa romagnola di origini: Ebe Stignani, la voce rossiniana ideale per classe (mezzosopranile), purezza di emissione, ricchezza di suono e continenza stilistica, purtroppo votata nella sua epoca ad altro repertorio. Stupisce sentire una voce come quella della Stignani, comunemente accostata a ruoli regali e matronali, assumere un accento ed un colore che pur sobri sanno essere schietti e vivaci, assai pertinenti con la giovanile esuberanza del personaggio, mentre non finisce mai di impressionare l’ordine d’imposto nel medium della voce, e l’assenza di compiacimento, pomposità e sguaiataggini nelle discese alle note di petto, croce e delizia di ogni organizzazione vocale femminile: qualità misconosciute dal canto in corda di mezzosoprano che ai nostri giorni ci viene propinato (massime nella città di origine del compositore) come rossiniano. L’omogeneità, la saldezza della voce ad ogni altezza, lo squillo insolente della zona acuta, il nitore della pronuncia, l’abbagliante luminosità delle vocali, nonché un infallibile rigore musicale, da soli basterebbero a fare della Stignani la Rosina ideale, pur evidenziandosi la sua scarsa dimestichezza con il canto d’agilità nell’esecuzione poco fosforescente delle scale di semicrome (pur sempre esenti da aspirazione o spoggiature), oltre che nell’assenza di varianti degne di nota.

Grande prova rossiniana è quella di Eleanor Steber, che esegue la cavatina nella trasposizione sopranile in fa. Le sontuose varianti introdotte nella prima parte del brano accentuano il carattere deciso ed imperioso del personaggio, suggerendo un tono ieratico quasi da opera seria. La vocalizzazione di forza a piena voce è pregevole, così come l’interpolazione degli acuti. Per chi non conoscesse questa incisione, si tratta di una sorpresa davvero piacevole.

Delizia per i sensi, l’astratto vocalismo della Sutherland impressiona come sempre per la qualità lunare del timbro, la fluidità delle fioriture, l’argento della zona acuta. Come sempre le carenze stanno in una inconsistente articolazione del testo ed in un imposto poco saldo ed omogeneo nella prima quinta della gamma. Una lettura di Rossini puramente esornativa, del tutto astratta e fine a se stessa. Un belcantismo che si compiace del bel suono senza però rivelarne il significato.

Lasciamo ora che siano i lettori a decidere quale delle tre versioni proposte meglio realizzi l’autentica essenza dell’arte rossiniana. Auspicando un folto dibattito, rinnoviamo i nostri auguri al Maestro Rossini.

 G.B.Mancini

 

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27 pensieri su “29 febbraio. Mancini festeggia Rossini con “le tre Rosine”

  1. insomma diciamo che con un minimo di frequentazione rossiniana ed in altra epoca ebe stignani avrebbe messo in ridicolo tutte le esecutrici di rossini della cosiddetta renaissance; che eleanor steber ha uno slancio, un mordente ed una precisione da far presumere che il duello poteva essere callas – steber e non callas – tebaldi e che il campo di battaglia sarebbero state borge, deveraux, semiramide ed armida; che la sutherland ( e il consorte ben lo sapeva) aveva poco della autentica cantante rossiniana!!! Giusto
    ciò non di meno se devo esprimere la mia opinione sono le tre più interessanti esecuzione della cavatina di rosina e provengono da cantanti che non hanno mai vestito i panni della pupilla di don bartolo. Ma ve la immaginate una pupilla non bellissima, un po’ rotonda e con poderi, mandrie di bovine da latte e porcilaie della romagna oppure una con allevamenti di manzi e bufali nel middle west!!!!! altro che carsen!!!!!

  2. Piacevole scoperta la Rosina della Steber,pero… a tutte e 3 , con le differenze sottlineate da donna Giulia,mi sembra manchino quel miscuglio di sensualita’ e civetteria , ed anche la maliziosa ambiguita’ che rende “intrigante” Rosina mi sembra manchi a tutte e tre le intepreti proposte. Le varianti della Steber e della Sutherland, poi, mi sembrano un poco eccessive. Insomma se dovessi scegliere, direi la Stignani, ma il mio cuore batte per la Berganza.

  3. Non sono probabilmente le Rosine “ideali” e concordo con Massimo che manchino tutte un po’ di brio e malizia, ma il bello del Corriere è proprio questo, ci da la possibilità di ascoltare interpreti meno prevedibili, a volte meno conosciuti, comunque interessanti . Non si cerca il migliore, ma il giusto e l’inedito, sempre il vero.

  4. allora siccome il pensiero su queste tre rosine nasce da lunghe discussioni ed ascolti con l’autore del pezzo dirò la mia.
    Io le ritengo perfette o comunque esemplari tutte e tre. E l’ho anche già detto preciso che è impressionante che una cantante sui quaranta come la Stignani stimata la monumentale voce di Verdi possa alleggerire l’emissione senza mai compromettere il controllo del fiato, ancora come una Steber riesca ad essere magnifica per facilità di vocalizzazione mordente e slancio e come la Sutherland sia al contrario altrettanto precisa ma languida. Questo perchè a mio avviso, ripeto a mio avviso, Rosina non deve indulgere troppo all’accento piccante perchè il rischio sono leziosaggini e bamboleggiamenti di cui le Rosine soprano abbondano ( Callas compresa, che era anche a vederla nel video una poco simpatica maestrina) difetti da cui la Steber e la Sutherland sono assolutamente esenti. Aspetto ancor più interessante perchè l’esecuzione della sortita di Rosina fu assolutamente occasionale. Quanto ai mezzi a parte le celebrate e con ragione Horne e Berganza ( e Supervia con il difetto del tremolo della voce) non se ne abbiamo a male Billy Budd o Stefix, che hanno postato due mezzo soprani ai quali stento molto a trovar dei pregi ( a parte la naturale qualità vocale della Terrani e la varietà di repertorio delal Simionato) ritengo che poche abbiano fatto centro e che nessuna possa vantare l’esecuzione vocale della signora Ebe

    • beh, Domenico, ognuno ha i suoi gusti, a me , per esempio, l’interpretazione della Sutherland non è piaciuta per niente, la trovo bravissima nei ruoli drammatici, e credo che anche la voce di addica molto di più ad essi. Sul “difetto” della Supervia ti dico che a me quel “tremolio” piace tantissimo, è molto personale, originale. Certamente un difetto, ma lei ha saputo trasformare anche il suddetto in un pregio. Anna Moffo, è una dei pochi soprani a cui “concedo” di interpretare una parte evidentemente per mezzocontralto (moltissime altre che ci provano falliscono davvero miseramente, oltre che si rovinano la voce), poichè la trovo una Rosina davvero perfetta: bella donna, tecnicalmente preparatissima, nessuno sforzo nell’emissione e un timbro davvero fantastico. io la penso così. In ultimo, sulla Terrani, lo ammetto, sono di parte. Avendo avuto il pregio di conoscerla di persona, trovo che sia uno dei migliori contralti del XX secolo.

    • Liquidare in parentesi la Callas come una poco simpatica maestrina,nel video,suppongo,è un gusto come un altro.Io,che la vidi nel 56,sto con Montale,che ne ammirò ,oltre alla capacità di cantare in tono,il virtuosismo nel l’aria della lezione.Certo,non era stilizzata come in Bolena, ma qui siamo in un’opera buffa . La Stignani mi sembra migliore delle altre due,ma ho nel cuore la Berganza,.Portare sulla scena un personaggio dà non poco di più

  5. Sono d’accordo con te, Domenico, ma-della serie :facciamo le pulci ai giganti- , dopo un ascolto comparato con la Horne e sopratutto con la Berganza,non ti sembra che il fraseggio della grandissima Stignani , specie nella prima parte, sia un po’ “rigido”, di marmo ?

  6. IO SONO AMMIRATA ED OLTREMODO AFFASCINATA DALLA BRAVURA DELLA STEBER. PER ME E’ IMMENSA, UNA FORZA, UN FUOCO NEL SUONO, UNA TECNICA INCREDIBILE CHE LE PERMETTEVA DI CANTARE TUTTO. UNA GIGANTESSA!!!!!!

  7. tanto per essere faziosi non c’è cosa che la steber non solo canti bene, ma con una capacità di centrare il personaggio unica, sia che canti Le Nozze che il Wozzeck…….ogni volta ti fa saltare sulla sedia…..

    • A livello di bravura tecnica, la Steber era molto superiore alla Callas, a mio avviso. Se poi parliamo della personalità artistica complessiva, il discorso è diverso.
      Difatti la Callas al Met faticò non poco a farsi notare, in un teatro nel quale la Steber era la diva indiscussa.

  8. Da quache giorno non faccio che ascoltare le incisioni della Steber , e dire che affascina e’ poco . Ma approfondire la sua conoscenza permette anche di sottolineare due caratteristiche della sua carriera :anzitutto i suoi maestri, Whitney allievo di Vannuccini maestro di canto e amico di Rossini. Percio’ la Steber ha avuto la possibilta’ di recepire la tecnica belcantistica -canto sul fiato-che le ha permesso, tra l’altro di spaziare in ruoli anche molto diversi, inoltre pare che la sua base fosse il solfeggio di Panofka e Vaccai, praticato anche ossessivamente. Scrivo questo per rafforzare quanto da tempo sostenente: nella formazione “artigianale” di un cantante d’opera fondamentale sono l’incontro con un buon maestro (penso anche a Cotogni, in Italia) e lo studio indefesso per acquisire quella tecnica , sviluppatasi storicamente , la tecnica belcantistica,che unica puo’ consentire ad un cantante di essere tale.Non lo faranno mai, ma se Kaufmann,Villazon, Cura, la Netrebko, e , perche’ no, Bocelli, seguissero l’esempi della Steber, eviterebbero probabili interventi alle loro corde vocali.

    • Mhmhmhm… Massimo… Storicamente si sono sviluppate diverse forme, figure, linguaggi musicali, ma non direi che si sia sviluppata storicamente una “tecnica” di canto… Il punto è che il canto è UNO, si canta in un modo solo e non è possibile cantare diversamente, nessuno ha mai “inventato” niente nel canto… L’emissione della voce non è un fatto arbitrario…

  9. Trovo pienamenet condivisibile ( e parecchio acuta ) l’osservazione di Mancini sulla Sutherland: “Una lettura di Rossini puramente esornativa, del tutto astratta e fine a se stessa. Un belcantismo che si compiace del bel suono senza però rivelarne il significato”. Nel rispetto di un’artista sempre seria e rigorosa tenderei tuttavia ad estendere il giudizio anche ad altre sue interpretazioni, non solo rossiniane. Tuttavia noto che in questa fase della carriera la sua dizione è notevolmente migliore rispetto a quella che diventerà più avanti, per i miei gusti troppo fastidiosamente confusa. La dizione limpida e chiara è fondamentale in tutti gli stili, belcanto incluso. Se la Sutherland avesse conservato in seguito la dizione che abbiamo sentito qui l’avrei certo amata di più. Molto brave naturalmente Stignani e Steber ma Berganza e Callas sono su un altro pianeta.

  10. Premetto che questa discussione mi sta dando particolare soddisfazione. Tre eccellenze diversissime tra di loro, sulle quali si possono registrare e perorare solo variazioni di perfezione: un vero piacere… Merito dell’intelligenza e della raffinatezza con cui sono stati selezionati ascolti volutamente non scontati: tre regine che hanno infatti in comune il fatto di essere tutte e tre clamorosamente fuori ruolo. Ma mai come in questo caso ci sta bene un bel: e chi se ne frega! Sì, ma chi se ne frega: è evidente che tre imperatrici hanno troppa classe e troppa eleganza per potersi compenetrare totalmente nel ruolo civettuolo e soprattutto non radicale di una Rosina. Ma tutte e tre offrono una prova di pura, indimenticabile, “potenza” (nel senso di bravura) delle loro capacità. Difficile scegliere: anche per mere questioni di maggiore frequentazione, per me la Stupenda è una specie di Dio, ma la Steber… che meraviglia! E se parliamo di classe, la Stignani è sempre in primissima fila. Mah, mi attesterei su un: Steber 34%, Stignani 33%, Sutherland 33%… Ma solo per affidare a un freddo e piccolo numero una scelta che l’appagamento della mente e dei sensi non rende per nulla necessaria…

  11. Su queste Rosine che dire, un trittico di indubbio valore. Pur essendo un estimatore della Sutherland, devo ammettere che le signore Stignani e Steber in questa occasione mi piacciono maggiormente, le trovo sì fuori ruolo così come la Sutherland, ma meglio rese, meglio – come dire – rosine.
    E fra queste due? Dopo ripetuti ascolti ora come ora l’ago della bilancia posi sulla Steber.

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