Sister Radio International: Traviata al Met

Dessay’s voice is a mess. She seems to be well aware of that, as she repeatedly states in various interviews. Yet, she better had not sung this run of performances, as initially announced, instead of shamelessly presenting herself in such a vocal state. Her voice sounds completely worn out and sore and is no more than a thread.  In addition, broadcast-amplification mercilessly exposes her shortcomings like under a microscope. She sings like a frail, wounded animal, as if she was carefully walking on eggshells and has absolutely no control over her instrument. As soon as she puts a little weight on it, it cracks or simply gives out: the fact that she misses the final top-note of „Sempre libera“ is something that can be easily forgiven if the performance on the whole was at least satisfactory. Far from that… especially in the last act, where she is probably trying to make believe that her constant cracks are part of her interpretation. Instead, she is merely making a virtue out of necessity.
Polenzani is a tenor of no more than provincial status, often rather speaking than singing and compensating his at times amateurish vocal shortcomings (no breath control and total absence of appoggio and always singing wide open without covering at all) with childish emotional outbursts, especially in the scene with his father in the second act. In the big ensemble scene at the end of act 3 he is inaudible.
Hvorostovsky sings, as usual, with bad taste – scooping and bawling his way through the role. Vulgar singing in a very self-assured way.
All this is readily being applauded by the public of the Met. One hardly knows whom to pity more: Dessay for her deplorable vocal condition or the bad taste of the MET-public for applauding this vocal disaster. Is their hearing impaired or do they merely applaud because they have paid for their right to do so?? Povero Verdi.

Selma Kurz

 

Hier soir, ayant allumé la radio, j’ai pensé que je m’étais trompé de chaîne: à la place de la Traviata du Met, on donnait la tournée américaine de la Comédie Française dans une pièce d’Adami, l’auteur de « Felicita Colombo ». La première actrice parlait avec un fort accent transalpin, inventait les paroles et ajoutait des petits rires et des coups de toux. On ne pouvait même plus parler d’air dans la voix: il ne restait que l’air, la voix se brisant systématiquement et l’intonation étant un mirage. Il y a des limites pour tout et Madame Dessay les a tous définitivement trépassés. Il faut avoir la face comme le derrière pour jouer en public (et pour un bon cachet) dans ces conditions-là. Du reste, la direction de Fabio Luisi évoquait « Funérailles » et les deux Germonts étaient exemplaires pour manque de soutien et placement aléatoire de la voix: le premier sonnant totalement engorgé, avec des aigus bien en arrière, l’autre chantant comme l’écureuil d’un film de Disney. Heureusement pour les « artistes », désormais le public dévore tout ce qu’on lui refourgue. On devrait quand même avoir honte d’ovationner de telles caricatures.

Antonio Tamburini

La prima Violetta  al Met nel 1883 fu Marcella Sembrich. Una delle nostre cantanti preferite, una delle più complete realizzazioni del canto di scuola ottocentesca, che il disco documenti nonostante frau Sembrich fosse oltre la cinquantina e cantasse da  almeno trentacinque anni. Al Met il soprano polacco fu Violetta dal 1883 al 1909. Anche Natalie Dessay era una delle nostre preferite, nata per l’opera buffa con quella sua faccia  intelligente, “furbetta” che ne faceva la candidata ideale per le parti comiche e di mezzo carattere che nel repertorio francese, soprattutto, si avvalgono dell’espressione ora malinconica ora piccante e richiedono  sfoggi di sovracuti. Come la Sembrich anche Natalie Dessay è un esempio. L’esempio di come oggi si canti ( e chi dimentica le dichiarazioni  libertarie del tipo “odio cantare in maschera”) e ci si rovini – ovvero ci si prepari per la commedia brillante- dopo un decennio di carriera. Lo spettacolo vocale di Natalie Dessay era uno strazio per rantoli, gorgoglii, suoni strozzati e rotti, fiati corti e rotti. Insomma tutto ciò che costituisce il repertorio del cantante che DEVE ritirarsi e che DEVE essere fischiato se non ha provveduto a protestarlo chi retribuito per questo (direzione artistica e direttore d’orchestra) non per cattiveria, ma per rispetto alla musica e per rispetto al pubblico. Anche se un pubblico come quello del MET che ha sentito quasi tutte le grandi Violette  non sembra accorgersi di niente e applaude a quella che Felicita Colombo, evocata da Tamburini,  definirebbe “pajasciat”. Non ci sono altre parole per questo spettacolo che rappresenta il più triste ed esaustivo frutto di come è ridotto il canto, inteso come mera capacità tecnica, al giorno d’oggi. Non è per passatismo, ma per forza di fatti.

Domenico Donzelli

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25 pensieri su “Sister Radio International: Traviata al Met

  1. Un disastro su tutta la linea. Avevo una mezza curiosità di andare a vedere questa Traviata con il live in HD al cinema, poi ho ascoltato i video postati dal Met e mi è venuto un colpo: questa Dessay è veramente disperata, ma non come Violetta (magari!), alla disperata ricerca di una voce, di un’espressione, di un fiato che non ci sono. Avevo già visto su Arte la sua Traviata da Aix-en-Provence la scorsa estate e già lì era stata pessima, senza voce, strozzata, strillante, ridicola. Ma ora è anche peggio, molto peggio. Pessimo anche l’allestimento, direi.
    Quanto al pubblico del Met, avranno anche applaudito (tanto applaudono sempre tutti…), ma ho visto molti commenti velenosi, rasentanti gli insulti, sulla pagina fb del Met, e sono meritatissimi.

  2. OT: scusatemi se da sol mi presento. Sono quello che nella vecchia chat della Grisi si firmava Goops. Mi occupo di cucina, sono melomane e musicomane incallito, fumo la pipa e sono un apostolo della dolce vita.

    Mi pareva giusto, educato. Ci rivedremo spesso.

  3. Da quel che si sente nelle dirette radio e cinematografiche, il pubblico del Met applaude indistintamente tutto e tutti, allo stesso modo e con la stessa intensità.
    Se io fossi un cantante, mi domanderei seriamente che valore può avere un successo ottenuto in un teatro frequentato da un pubblico simile…

    • Se i cantanti non si pongono il benchè minimo dubbio circa la qualità della loro performance, figuriamoci per le valanghe di applausi che servono a sostenere il loro narcisismo ed il loro ego ipertrofico….

    • Mah…il Met è oramai il tempio della forma…solo un luogo da passerella per banchieri e manager di Manhattan che sono lì per che fa figo esserci (scusate il francesismo)…ovviamente applaudono tutto…e gli unici aficionados del teatro…con l’età hanno perso la voglia di fischiare e piuttosto…dormono (un’amabile signora ultra 80enne ha passato tutta la recita della scorsa Bolenona a russare sonoramente)…

    • Concordo con te, mozy. Il Met è sempre stato un “rifugio” per artisti poco validi che cercano il successo e la popolarità (dalla Battle alla Netrebko), che quindi vanno li perchè sanno che saranno sempre applauditi…non mi sembra molto attendibile, motivo per cui, ogni qualvolta vado a NY evito accuratamente questo teatro, figuriamoci ora che impera la coppia Dessay-Netrebko….

      • Permettimi, poi, di aggiungere un’altra cosa sul pubblico del Met: trovo oltremodo insopportabile questo loro vizio di cominciare l’applauso prima della fine del brano, è fastidiosissimo oltre che maleducato, già applaudono a sproposito, poi se disturbano anche è la fine.

  4. Oh mamma!!! Inizio ad agitarmi. La Dessay è annunciata come prossima Manon qui alla Scala. Volevo prendere il biglietto ma a questo punto non so se ne valga la pena! Oltretutto c’è sempre Polenzani nel cast. L’allestimeno non era brutto ma nulla di speciale.

    • caro luigi, non dirlo a me! la scala è davvero caduta ancor più in basso di prima (se è possibile). non spenderei neanche i 10 euro di ingressi numerati per vederla, figurati la mia consueta poltrona di platea!

      • Già so però che alla musica di Massenet non resisto…magari giustifico a me stesso la spesa con il fatto che non ho mai sentito Polenzani dal vero e lo devo assolutamente fare per poterlo giudicare :-)

  5. La Dessay la Traviata già la parlava a Santa Fé qualche estate fà (per altro con scarsi applausi di circostanza). Signore più (Suliotis) o meno (Fabbricini) dotate – tanto improvvide quanto impreparate – ne ricordiamo parecchie. La questione è: perché, oggi, i teatri più importanti continuano a scritturarle?

  6. Concordo anche io con Donzelli! Neanche quando era al top vocale la Dessay avrebbe potuto cantare Traviata. E’ un opera per lei inadatta sotto tutti i punti di vista; forse sarebbe stata una buona Gilda o Nannetta.
    In queste condizioni vocali l’unico consiglio per la Dessay è “rifugiarsi” nel repertorio barocco per finire la sua carriera in maniera decente piuttosto che regalarci orrori come questa Traviata.

    • Effettivamente essendo una “primadonna” non si può permettere di annoiarsi in opere in cui non è protagonista…….un po come la signora Netrebko che a quanto pare ci vorrà deliziare a breve con la Manon puccianiana…….Mi domando questa corsa alla sfascio a cosa porterà! Non certo al bene del melodramma, all’oggi in preoccupante crisi non solo vocale, ma di capacità di immergersi e comprendere l’anima delle partiture e la loro forza espressiva!

  7. A mio modesto parere la signora Dessay ha un’idea cafona e circense della recitazione nel teatro lirico, che ben si sposa con le messe in scena del suo adorato Pelly. Dichiara, la pomposetta, di volersi dedicare in futuro a studiare da clown. Mi pare un’ottima idea, e non scherzo.

  8. Mi hanno mandato la registrazione. Sentirla in cuffia è una sofferenza: attacchi gutturali, registro medio completamente compromesso, gli acuti che erano il suo punto di forza, non ci sono più. Catarro imperante; classica manifestazione di un organo vocale affaticatissimo, si percepisce chiaramente che le corde vocali non adducono e lasciano passare l’aria. Un disastro, Del resto, secondo il mio parere, una voce come la sua doveva essere accompagnata da un rigore esecutivo assoluto, invece ha sempre voluto strafare,e questo ha compromesso il tutto. Dovrebbe a mio avviso ritirarsi e lasciare il ricordo delle sue belle esecuzioni di un tempo.

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