Verdi Edission. Vespri siciliani e Ballo in maschera (in italiano) a 78 giri

Siamo arrivati, con questa e la prossima, alle ultime puntate della “Verdi Edission” che ha scandito le settimane e i mesi del nostro Corriere nel corso degli ultimi due anni. Per il 2013 altri omaggi ci aspettano, e non alludiamo al solo Wagner, perché la risaputa dicotomia, sulla quale il cosiddetto massimo teatro ambrosiano ha edificato la propria stagione, non è certo l’unica possibile. O meglio, lo è per chi si limiti a sfogliare la Garzantina e le riviste di settore. Anche nel nuovo anno la presenza verdiana rimarrà a ogni modo una costante, come anticipato da Donzelli, in virtù di frequenti escursioni al convento della Madonna degli Angeli.

Per chiudere questa rassegna sulla prassi esecutiva delle opere verdiane la scelta non poteva che cadere su quei titoli, già trattati nel corso di precedenti puntate, che presentano, oltre alla discografia ufficiale ed ufficiosa, una nutrita documentazione a 78 giri. Se per i Vespri siciliani la selezione è limitata ad alcuni brani e appare realmente cospicua solo con riferimento all’entrata di Giovanni da Procida e più ancora con la siciliana del soprano, il Ballo in maschera offre maggiore varietà e copre di fatto tutti i momenti principali dell’opera, anche in lingue diverse da quella italiana, come prova la puntata a suo tempo dedicata alle esecuzioni in traduzione tedesca.
Abbiamo cercato il più possibile di fornire un’ampia e variegata scelta, evitando di riproporre ascolti già offerti nel passato. Ad esempio nella seconda aria di Renato abbiamo consapevolmente escluso l’esecuzione, di assoluto riferimento e probabilmente la migliore della discografia, di Mattia Battistini, così come abbiamo evitato di “servire” per l’ennesima volta il bolero di Marcella Sembrich o quello di Luisa Tetrazzini. Però il duetto del Ballo “live” di un’Elisabeth Rethberg a pochi mesi dall’addio alle scene è talmente istruttivo, in ogni senso, che abbiamo preferito correre il rischio di risultare monotoni. Altri direbbe, monomaniacali. Esecuzioni storiche e fondamentali, tutte quelle sopra richiamate, ma altre e non meno interessanti se ne potevano trovare, e così abbiamo scelto di fare. Youtube, più in generale Internet offre una tale varietà di proposte rare, spesso misconosciute anche per gli appassionati della materia, che quasi ogni “giro di perlustrazione” della Rete infallibilmente si risolve nella scoperta di nuovi tesori. Non che tutte le scoperte siano sempre di alto livello (sarebbe impossibile, per non dire ridicolo), ma in ogni ascolto si cela qualcosa di interessante e istruttivo. Si sceglie ad esempio di ascoltare il duetto del Ballo per la presenza di Celestina Boninsegna e, fatta salva l’ammirazione per lo splendore vocale (difficile da eguagliare) del soprano reggiano, si è piacevolmente sorpresi per la qualità del canto esibita dal tenore Bolis, oggi sconosciuto. Ancora, si ascoltano nella stessa pagina Caruso e Scampini e si coglie immediatamente la differenza tra una gagliarda natura tenorile e una voce forse meno bella, ma più “avanti” e dotata di maggiore squillo. E analoga differenza sarà agevole rintracciare nel canto di Titta Ruffo con riferimento a quello del commendator Battistini, o ancora nella vibrante esecuzione di Riccardo Stracciari e in quella compostissima, ma non meno espressiva e ben altrimenti rifinita, di Heinrich Schlusnus, che esegue peraltro uno stupendo duetto dell’agnizione con Rosvaenge, ben superiore a quello realizzato dagli stessi cantanti nel periodo postbellico, in sede di incisione integrale dell’opera.

L’autentica meraviglia proviene però dalle voci femminili. E non solo, com’era forse prevedibile, dalle acrobazie, sempre elegantissime e di gran gusto, di Selma Kurz (già proposta nell’esecuzione in tedesco della canzone del paggio) e Antonina Nezhdanova (davvero tra le più grandi vocaliste che ci siano state tramandate dal disco, oltre che paradigmatica Elsa del Lohengrin, come ricordato poche settimane fa), ma dall’esecuzione di grande nobiltà e al tempo stesso altamente patetica offerta da una celebrata wagneriana quale Johanna Gadski, qui nei panni della vilipesa Amelia. Una simile esecuzione dimostra oltre ogni ragionevole dubbio quanto possano valere i gesuitici distinguo, le (im)prudenti concessioni, le sciroppose metafore insomma con cui si vorrebbe giustificare il fallimento di supposti insigni esecutori wagneriani alle prese con i ruoli verdiani. E anche la dizione italiana è più che discreta. Ancora: si ascolti come Claudia Muzio, esecutrice non impeccabile del canto fiorito e per giunta dotata di un timbro in sé del tutto comune, rende, con un accorto uso del rubato e un legato assolutamente sontuoso, l’effimero incanto della fidanzata, che invoca pace per l’isola tormentata dalla guerra civile. Questi sono i gioielli che a parere di alcuni si dovrebbero rinnegare per abbracciare incondizionatamente, a priori e per principio, il “nuovo che avanza”, e che in quanto tale neppure si cura di possedere i requisiti minimi di dignità professionale e artigianale, esemplificati della ballata di Oscar affidata ad Alda Noni. Potremmo evangelicamente chiosare “beati coloro che, pur non udendo, crederanno”, ma a dispetto del periodo festivo non ci sentiamo di fare nostro un simile pensiero. Pour ainsi dire.

Gli ascolti

Verdi

I Vespri siciliani

Atto II

O patria…O tu PalermoJosé Mardones (1922), Ezio Pinza (1927), Tancredi Pasero (1937)

Atto III

Sì, m’abborriva ed a ragion…In braccio alle dovizieHeinrich Schlusnus (1943)

Sogno o son desto?…Quando al mio seno per te parlava…Parola fataleHeinrich Schlusnus e Helge Rosvaenge (1943)

Atto IV

Giorno di piantoHelge Rosvaenge (1932)

Atto V

Mercè, dilette amicheAntonina Nezhdanova (1914), Claudia Muzio (1924)

 

Un ballo in maschera

Atto I

Amici miei! Soldati…La rivedrà nell’estasiAugusto Scampini (1907), Enrico Caruso (1914)

Alla vita che t’arrideMattia Battistini (1916)

Volta la terreaFrieda Hempel (1916), Alda Noni (1950)

Re dell’abisso, affrettatiGiuseppina Zinetti (1908), Armida Parsi Pettinella (1910)

Di’ tu se fedeleGiovanni Martinelli (1915), Tino Pattiera (1930)

E’ scherzo od è folliaAlessandro Bonci (1926), Aureliano Pertile (1926)

Atto II

Ma dall’arido stelo divulsaHina Spani (1926), Giannina Arangi Lombardi (1930)

Teco io sto…Non sai tu che se l’anima mia…Oh qual soave brividoGiovanni Zenatello ed Eugenia Burzio (1906), Luigi Bolis e Celestina Boninsegna (1917), Jussi Bjoerling ed Elisabeth Rethberg (1940)

Tu qui?…Odi tu come fremono cupiLuigi Longobardi, Giuseppe Pacini e Giannina Russ  (1904)

Ve’ se di notte qui con la sposaVincenzo Bettoni, Mattia Battistini ed Elvira Barbieri (1913)

Atto III

Morrò, ma prima in graziaEugenia Burzio (1910), Johanna Gadski (1910)

Eri tu che macchiavi quell’animaPasquale Amato (1909), Mario Sammarco (1909), Carlo Tagliabue (1939)

Ma se m’è forza perdertiFrancisco Viñas (1907)

Saper vorresteSelma Kurz (1905), Luisa Tetrazzini (1909)

Ella è pura, in braccio a morteGiovanni Zenatello (1929)

 

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