En attendant l’Africaine VI: Giannina Russ

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Siamo sinceri in origine non avevamo pensato di inserire in questa rassegna l’esecuzione di Giannina Russ (1873-1951) dell’aria cosiddetta del sonno, le prescelte originali dovevano essere una in lingua francese, una in lingua italiana e l’altra in lingua tedesca, poi predisponendo il piccolo commento ad Eugenia Burzio  il nome della Russ è venuto fuori e non si può fare a meno, secondo noi, di offrire agli ascoltatori il contraltare del soprano piemontese. L’esecuzione di Giannina Russ è GIANNINA RUSS ossia una voce sontuosa, emessa alla perfezione, senza una nota di qualità inferiore rispetto alle precedenti o successive, capace di trillare e di eseguire la languida ornamentazione prevista proprio per alleggerire la linea vocale. Si potrebbe dire che la Russ non interpreta, falso interpreta come tutti i cantanti dotati di grande strumento e di grande controllo dello stesso ossia esibendo la propria voce. La frase di Anita Cerquetti “si canta con la voce” ritrae alla perfezione la regale esecuzione ed interpretazione della signora Russ, che in Italia fu l’ultima compiuta incarnazione del soprano drammatico d’agilità di gusto e stile ottocentesco

14 pensieri su “En attendant l’Africaine VI: Giannina Russ

  1. Questa esecuzione della Russ è abbassata di mezzo tono, l’aria eseguita in La bemolle. Cantata correttamente, non è esaltante questo disco, non ha la Russ, almeno in disco, una personalità timbrica spiccata che possa emergere prepotentemente. Esiste, sempre dell’aria del sonno, una straordinaria esecuzione di Felia Litvinne in un Gramophone del 1903, in cui unisce ai pregi della grande ricchezza di voce, la raffinata vocalità-trillo compreso-dei grandi soprani drammatici Falcon di seconda metà d’800. E sempre alla Russ preferisco un Comumbia della Ponselle inciso nel 1923, timbricamente la Ponselle rievoca la Burzio, ma meno esteriore nell’espressione e meno aperta nel grave, timbricamente omogenea in tutti i registri (nel ’23 saliva ancora con facilità al Si acuto) e vocalmente affascinante.

  2. il disco della Ponselle è del 25
    la Litvinne, che ti verrà servita, fa carne di porco dell’ornamentazione prevista
    il disco della russ (ho i riversamenti in vinile) è in tono se poi sul tubo risulta abbassato posso solo dolermi del poco tempo a mia disposizione e di non aver caricato dopo lunghe e complesse operazioni
    prima di sputare nel piatto Giannina Russ io ascolterei l’esecuzione della cabaletta di Norma o del duetto del Nabucco per tacere della Fedora con Garbin.
    Ma sai a me piace quella cagna della Rethberg…….. è una battuta e per tale prendila

    • La Ponselle ha inciso tre volte l’aria, la prima volta in un Columbia del ’23, le altre due nel ’25. La Russ nel tubo risulta mezzo tono sotto, ma guarda caso così risulta pure nel riversamento effettuato da Record Collector, non proprio l’ultimo arrivato in fatto di riversamenti di voci storiche. E poi, prova a riversare in tono l’esecuzione della Russ, la voce risulterebbe schiacciata e stridula, quindi, è assolutamente improponibile affermare che abbia inciso l’aria in tono. Infine, non ho sputato su questo disco della Russ, lo trovo corretto, ma non attraente. la cabaletta della Norma e il duetto li conosco bene, non mi piacciono. La Litvinne è una gallinaccia, fa carne di porco, etc.. Mi viene da ridere.

        • In acuto la Litvinne parecchio limitata?? una voce estesa dal Sol grave del contralto al Re sopracuto del soprano, cantante di levatura storica celebre proprio per la sua estensione fenomenale?? Mi viene da domandare: ma quali riversamenti avete ascoltato della Litvinne? Non ditemi dal tubo, ve ne prego

          • tubo o non tubo è il repertorio che parla Tristano, Ugonotti, Favorita, Carmen, Africana sono tutte opere marcatamente centrali. Tu stesso poc’anzi hai parlato di soprano Falcon. Allora che il do della Falcon fosse “alla come mi viene, viene” e che Madame Malencon non gradisse tessiture acute è, more solito, il repertorio che lo dice. Mica quel coglione di Donzelli!!!!!!

  3. Anche io, Donzelli, che come sai sono un maniaco per queste cose, avevo notato che la tonalità è abbassata di un semitono. Mi chiedo perché, non essendo un’aria particolarmente acuta. Persino la Litvinne, che sui si naturali è costretta ad una emissione da gallinaccia e non riesce a farli ribattuti, la canta comunque in tono.

  4. Comunque bisognerebbe sapere da dove viene questo riversamento, secondo me è un prodotto amatoriale, “casalingo”, quindi poco attendibile. Non bisogna ascoltare dischi riversati a velocità scorretta, tutta la timbrica risulta contraffatta, anche se qui non si direbbe.

  5. Donzelli dovrebbe informarsi un po’ più dettagliatamente sulla carriera della Litvinne. E ascoltare riversamenti come Cristo comanda, che non sono verosimilmente quelli tratti dal tubo. La Litvinne, almeno fino al 1890, aveva in repertorio Rigoletto, Amleto, Alceste e Aida. Tutte opere che toccano il Do. In seguito si specializzò nel repertorio wagneriano, pur mantenendo Aida, Amleto e Trovatore. Il critico Giovanni Borelli, credo intorno al 1895 ma non ne sono sicuro, la trovò “voce eccezionale per volume ed estensione”. Intorno al 1910, a cinquant’anni, provocò una specie di delirio a Parigi con un Re bemolle acuto al termine di d’amor sull’ali rosee. Per le date e i luoghi sto citando a memoria, non appena torno a casa potrò dare date certe. Nel 1915 fu costretta a bissare i cieli azzurri, aria non esattamente centralissima nella tessitura (beati gli amanti della divina Rethberg). Si evince quindi che il repertorio fosse sì prevalentemente da soprano centrale, ma con incursioni non del tutto infrequenti in quello più tradizionalmente romantico da soprano lirico sfogato. Praticamente una voce completa, soprano drammatico Falcon ma con estensione eccezionale, elasticità e duttilità. Quindi non sorprende che potesse cantare più o meno tutto il repertorio.

    • ignoravo che la Feliona cantasse Filina, Isabella, Margherita di Valois, Ines, Eudossia, Adina, Norina, Mimì, Eva, Violetta (che nuore di iperglicemia, come la Russ e la Caballè), Louise e Manon. Il fatto che disponesse ed esibisse il do ed il do diesis è assolutamente irrilevante. Lo avevano facilissimo la Stignani e la Dupuy, che hanno sempre e solo cantato ruoli da mezzo eppure sugli acuti estremi suonavano più salde di molti soprani. Una rondine non fa primavera, un do non fa un soprano. Vedi la divina Claudia

      • I Si naturali li fa ribattuti nel legato senza separare nettamente la nota,non mi sembra una soluzione scandalosa per una voce di tale imponenza. Nel riversmento di Marston che ho ascoltato sono note piene e vibranti, non hanno nulla di schiacciato. Anzi, la Litvinne è uno dei pochissimi soprani dell’età della pietra del disco in cui è percepibile la grandezza reale e lo squillo della voce. Cmq sia, viva la Russ e la Rethberg

        • peccato solo che il brano sia una ninna nanna, e strillare a tutta voce non mi sembra il metodo migliore per far dormire qualcuno, oltretutto il picchettato ha la funzione di imitare il canto del bengalino. E sono voci grandi anche la Burzio e la Russ.

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