En attendant l’Africaine X: Félia Litvinne

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Questo ascolto è di quelli che nascono già appellati e censurati, quale che sia il contenuto del breve. Allora questo non è un pezzo dedicato a Felia Litvinne nella kilometrica rubrica dei soprani pre Callas, ma semplicemente l’ascolto della cantante in uno dei brani topici e del proprio repertorio e più genericamente di quello del soprano Falcon. Perché soprano Falcon la Litvinne lo fu ed il suo repertorio parla chiaro grazie a parti come Valentina, Selika, Isotta, donna Chimena, Gertrude. Se poi aggiungiamo che il soprano franco-russo incise arie della Sapho di Gounod, del Sansone (chiaro omaggio alla propria maestra Pauline Viardot) o l’arioso di Leonora de Guzman della appartenenza a quella categoria di soprani molto prossima al mezzo non possiamo avere dubbi. Ed anche i fatti lo confermano perché in entrambe le esecuzioni  della ninna nanna di Selika in lingua originale la prima con accompagnamento pianistico e la seconda orchestrale allo sfarzo ed alla qualità sontuosa della voce nella zona grave e centrale fa da contraltare la difficoltà ad eseguire l’ornamentazione prevista dall’autore (spianata in maniera piuttosto maldestra) e la difficoltà nel salire al si acuto per altro grazie all’ornamentazione secondo la pretta tradizione belcantistica, che sopravvive in questa scena. Siccome abbiamo concluso la parata delle arie del sonno è chiaro che ad onta di un trillo facile e granitico la Litvinne in comparazione ad un altro soprano Falcon (sempre criticata nelle  parti sopranili pure) come la Matzenauer risulta assai meno belcantista. Aggiungo circostanza strana per l’allieva di Pauline Viardot quella di non utilizzare compiutamente la cosiddetta emissione di testa, che era il metodo con le più autentiche belcantiste raggiungevano la gamma estrema.

Un pensiero su “En attendant l’Africaine X: Félia Litvinne

  1. C’è un grosso equivoco riguardo alla “voce di testa”. Naturalmente la Litvinne come qualsiasi altro soprano o mezzosoprano sale di testa, né potrebbe essere diversamente, negare questo significherebbe insinuare che salga di petto, ma questo è un assurdo. Quel che facevano certe cantanti, come la Matzenauer, non era usare un fantasmagorico diverso registro, ma semplicemente alleggerire l’emissione, togliere peso. Di fatto quei suonini fissi e stimbrati spesso non sono altro che suoni spoggiati. La Litvinne non spoggia bensì spinge ed il suono risulta forzato, ma il registro è sempre quello di testa.

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