Le cronache di Nicolai Ivanoff: Kaufmann al Liceu – “Winterreise”

KAUFMANNMovido por la curiosidad de escuchar en un teatro a Jonas Kaufmann, asistí el pasado día 28 al recital que suponía “de facto” su debut en el Liceu (había participado tan solo en una “Missa Solemnis” antes de llegar a la fama y hace un par de años había cancelado otro recital de Lieder). El “Winterreise” schubertiano constituía el programa.  El público colmó el teatro y, entusiasmado, acogió al tenor con una ovación inusualmente larga para un casi-debutante. A mi modo de ver, los aplausos no podían sino responder al aparato mediático del “tenor”: las retransmisiones, los discos, las portadas de revistas, etc. Me parece indicativo que una voz femenina no lejos de mi localidad incluso saludó al tenor, aunque tímidamente, al grito de “¡guapo!”. Signos de los tiempos, en que el canto se ha convertido en algo secundario e incluso residual.

Sea como sea, el recital me permitió constatar en directo que, como se ha descrito muchas veces en este sitio, Jonas Kaufmann es solo capaz de producir desagradables sonidos guturales, sin ningún vestigio de morbidez o rotundidad, oscurecidos y ensanchados artificialmente, de naturaleza más bovina que humana. Como alternativa, el “tenor” puede solo producir un falsete afeminado, maullado, no siempre audible y de afinación incierta. Entre esos dos extremos, la nada; no existe una media voz, un piano, un sonido dulce, un agudo redondo: gola o timorato falsete. Vaya dicho que una emisión de estas características excluye no ya la producción de un fraseo variado en acentos y colores, sino la posibilidad de ligar los sonidos y articular la frase más simple y elemental. No es exageración, pues, afirmar que Helmuth Deutsch con su hábil “acompañamiento” sostuvo en solitario las melodías del ciclo schubertiano.  Al final del recital, gran éxito y decepción por la falta de propinas.

N. Ivanoff

 

Mosso da una certa curiosità di ascoltare il divo Jonas Kaufmann in teatro, ho deciso, lo scorso 28 marzo, di assistere ad un suo recital che di fatto doveva sancire il suo debutto nel Liceu (aveva cantato già una prima volta in occasione di una “Missa Solemnis” prima di iniziare la sua scalata verso il successo; doveva tornare una seconda volta per un concerto di Lieder ma si era visto costretto, secondo una ormai diffusa abitudine, a cancellare il concerto). Il programma prevedeva l’esecuzione integrale del ciclo liederistico del “Winterreise”.
Il teatro del Liceu, completamente pieno, ha accolto con grande entusiasmo in un’ovazione stranamente lunga il tenore tedesco al suo (quasi) debutto catalano. Dal mio modesto punto di vista, gli applausi non potevano che essere il risultato dello straordinario apparato mediatico costruito intorno a lui: trasmissioni, dischi, copertine di riviste etc… Non mi ha infatti sorpreso che, in quell’istante, una voce femminile, non lontano dal mio posto, accogliesse il tenore, anche se un po’ timidamente, esaltando le sue doti fisiche urlando “bello!”. Segno dei tempi, tempi in cui il canto è ormai diventato secondario e addirittura superficiale.
Detto ciò, il recital mi ha permesso di analizzare empiricamente che, come è già stato diverse volte detto in questa sede, Jonas Kaufmann è in grado di produrre soltanto suoni gutturali, senza nessuna parvenza di morbidezza o rotondità: dalla sua bocca sono usciti solo suoni oscuri, gonfiati artificialmente, di natura più bovina che umana. Come alternativa, il “tenore” può produrre solo un falsetto femmineo, miagolato, non sempre udibile e di discutibile intonazione. Tra questi due estremi, il nulla; non esistono mezze voci, piani, suoni dolci, acuti rotondi: solo gola o timido falsetto. Va detto che un’emissione di tale natura esclude non solo la produzione di un fraseggio vario ed eterogeneo nei colori e negli accenti, ma anche e soprattutto la possibilità di legare i suoni e articolare persino le frasi più elementari e semplici. Non si esagera dunque nel dire che Helmuth Deutsch con il suo abile “accompagnamento” abbia sostenuto in solitario le melodie del ciclo schubertiano.
Alla fine, grande successo e delusione per la mancanza di bis.

(traduzione di Manuel García)

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17 pensieri su “Le cronache di Nicolai Ivanoff: Kaufmann al Liceu – “Winterreise”

  1. https://www.youtube.com/watch?v=3wwitws7daY
    costringetevi a guardare questo video, con tutti i suoi difetti (macroscopici) è innegabile che il nostro tenore sappia recitare e “agganciare ” lo spettatore (e sottolineo SPETTATORE non ascoltatore) in virtù del suo fascino fisico (che poi a qualcuno possa non piacere è un fatto, ma moltissimi scaligeri che conosco , sia maschi che femmine, lo trovano decisamente bello) e di dotoi attoriali fuori dal comune (per un cantante lirico). Che piaccia o no, il pubblico sta cambiando, l’aspetto visivo sta prendendo la predominanza su quello vocale. Io sono assolutamente convinto che far qualche decennio l’Opera si trasformerà in una sorta di musical “classicheggiante”.
    PS la recensione sul concerto spagnolo è un po’ ambigua. Facile poi venire accusati (ingiustamente) di voler pilotare il pubblico milanese in attesa del concerto di Kau il 14 prossimo…

    • Anche io lo trovo bello, o cmque, “piacente”, come diceva due secoli fa. E pure intelligente quando rilascia interviste. ma poi…canta….
      Venie accusati di pilotare che? lo adorano. uno di noi andava, ma non in Scala. punto
      se poi parliamo di pilotare, allora dovremmo allo stesso modo giudicare pilotanti tutti gli articoli che precedono ogni spettacolo importante, no? o le interviste sulle riviste e i giornali. etc etc….tutto è pilotante nel mondo dei mass media, a cominciare da tv e giornali. o no?
      Del resto il concetto di PILOTARE sotteso alle campagne stampa sottende che il pubblico sia pilotabile, influenzabile etc. Noi crediamo che non tutti lo siano, e che tutti debbano pensare con la propria testa.

  2. Pilotare? Neanche stessimo parlando di un cantante che nessuno, a Milano, abbia mai sentito dal vivo e del quale non siano circolati dischi ufficiali, registrazioni pirata, dirette e differite radiofoniche da tutto il mondo. La recensione di Ivanoff mi sembra limpida e lucidissima: il canto del “bel” Jonas (le virgolette dicono come io la pensi sul fascino dell’uomo e non già del cantante) è minato da pesanti carenze e proprio in questo repertorio, fondato sull’esatta articolazione del suono e della parola, il fenomeno risulta maggiormente avvertibile. Per chi lo voglia avvertire, ovvio.

  3. Buenos días a todos. Ante todo, y dado que soy nuevo, felicito en general a los integrantes de este blog, al que sigo desde hace tiempo y con el que , en la mayoría de las ocasiones, me identifico en cuanto al criterio de sus crónicas.

    En cuanto al recital de Kauffman, creo que la crónica de Nicolai Ivanoff es suficientemente explícita.
    Además en el público advertimos un comentario repetido: Qué medias voces que hace!!… Medias voces?.. no hace ninguna, son simples falsettos, pero hoy en día empieza a ser demasiado complicado hacer entender a cierto tipo de público estas diferencias…
    Saludos a todos

  4. purtroppo, parlando di Kaufmann, la musica non cambia. Ho cercato su You Tube ma il solo ascolto di Gute Nacht mi ha costernato. Di recente avete postato due interpretazioni maiuscole, Peter Anders e Gerhard Husch, cui aggiungere Lotte Lehmann, che dimostrano come solo nel Belcanto si trova la strada della corretta interpretazione. Ma anche Fisher Diskau, la cui fonazione era discutibile, aveva un’idea del canto più corretta del Nostro; peraltro, a prescindere dal repertorio liederistico, anche Di Stefano cantava con una “tecnica” tutta sua, ma la bellezza della voce la generosità dell’interprete la musicalità riuscivano talvolta a farsi perdonare le pecche dell’emissione. Kaufmann è insopportabile perché si mette in cattedra non avendo proprio nulla da insegnare. Ascoltare per credere il Lamento di Federico, a confronto con il Tagliavini del post su Arlesiana: chi dei due è interprete “verista”?

  5. Grandissimo successo stasera in Scala per Kau. Non ha concesso bis. Interpretazione molto drammatica e ben poco “fischerdieskauizzata”, se non altro ha dimostrato personalità e scelte interpretative non scontate. Qualche falsetto di troppo, timbro decisamente baritonale…. a me è piaciuto molto nell’ultimo Lied “Der Leiermann” (L’uomo dell’organetto) per l’accento e il fraseggio davvero estraniati. Saluti a tutti.

  6. si Billy cronaca perfetta. Nei primi tre pezzi qualche falsetto molto evidente, poi si é scaldato e la voce é diventata più duttile. Una bella ingolata regalata a conclusione del nel n. 16 slittamenti d’intonazioen qua e la, ma nel complesso prova onorevolissima anche vocalmente. Ho notato che la Wintereise per tenori é una bella gatta da pelare. Iniziare dev’essere traumatico. Il pubblico aveva voglia di sentire un artista piuttosto che correggere compiti e il nostro ha avuto circa quindici minuti di applausi molto calorosi.-

    • non ci sono andato non avendo inclinazione agli eventi Kulturali. Immaginavo un commento come quello dei compiti perché questa è la fola con cui rovinano alla gente, che se lo lascia rovinare, orecchie e cervello. Pazienza. Siccome penso che l’arte non sia una sorta di dionisiaca creazione, ma richieda mestiere prima di tutto di inviterei ad andare a vedere uno special di recente trasmessi da rai cinque riguardo Roberto bolle, il quale candido e sereno dichiara che non potrebbe fare quello che fa se non si allenasse tutti i giorni in un certo modo…..e lo stesso ti racconterebbe un calciatore, un nuotatore, un attore, di quei pochi, che recitano ancora senza microfono. Ma siccome imbottiscono le meningi alla gente con idee cretine come Genio e sregolatezza per avallare certi principianti ognuno si tenga la propria opinione

  7. MI viene da pensare che la Kultura ti spaventi come se fosse l’Altro.
    Certo che in quaranta o cinquant’anni di frequentazioni operistiche un paio di corsi di tedesco te li potevi anche fare! Si chiama curiosità intellettuale.

    Ulisse

    • Ulisse, lo sai che il tuo tedesco è scalcagnato Dopo i ripassi di lingua tedesca che ti sei preso dalla pasta in chat, domandati se non capisci fischi per fiaschi quando te la meriti da intellettuale con la winterreise. L illusione di essere colti che si compra col biglietto

      • Quanto ai ripassi, guarda che ricordi proprio male! Stai invecchiando? Altra rabbia frastorna la tua memoria?

        E, comunque, meglio vacillare in campo aperto che gloriarsi di piccoli trionfi nel cerchio del proprio ombelico.

        Quanto a me, non sono colto, ma cerco di coltivarmi, anche illudendomi che comprare un biglietto per la Winterreise possa servire.

        U

        • Sono convinta che ieri erano tutti profondinconoscitori della lingua tedesca. Di una cosa mal cantata non so che farmene. Di questa kultura di massa di ieri poco mi curo Quanto all’ombelico, mi pare più vasto di quantomcredi stando ai contatti. Spero che di qui al 4 millennio tu riesca a scrivere un post, uno solo, con del contenuto…..culturale. perché tu vieni qui solo a insultare senza mai scrivere di nulla. Qualcosa che almenoncinfaccia capire che vai oltre il mi piace perché mi piace degli ottentoti gestiti dalla pubblicita

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