In attesa di Fanciulla 4: Stella/De Fabritiis.

antonietta-stellaDopo l’elettrizzante Minnie a stelle e strisce in trasferta fiorentina è la volta di una voce italianissima, anch’essa in un contesto esotico, quello del paese del Sol Levante, in cui Fanciulla del West venne, salvo errore da parte nostra (e della signora Stella, che in una celebre intervista ricordò quella recita) per la prima volta proposta al pubblico nel 1963. La cantante umbra, all’epoca trentaquattrenne, rifulge in virtù di un timbro eccezionale, morbido e luminoso, ma soprattutto per la capacità di dare senso al personaggio, che non è una virago e neppure una finta ingenua, ma una ragazzotta di robusta costituzione e sani principi morali, spaesata di fronte all’esperienza dell’amore e più ancora quando scopre la vera identità del suo innamorato, decisa comunque a tutto pur di redimerlo e salvargli la pelle. E se l’acuto del “Soledad” non ha la forza tagliente di quello di una Nilsson, nessuna difficoltà presentano una frase tipicamente scomoda come “Io non son che una povera fanciulla” con la susseguente progressione verso l’alto del “su su come le stelle” e soprattutto la scena conclusiva, in cui la difficoltà sta più nel manovrare le pistole che non la voce, chiamata a tuonare, senza perdere le sue caratteristiche peculiari, su coro e orchestra. Orchestra giapponese che Oliviero de Fabritiis guida con vigore e precisione, senza che la concitazione di scene come il finale secondo si trasformi in fracasso indistinto e al tempo stesso impedendo che le oasi liriche dei duetti e dell’epilogo si trasformino in colate di melassa.

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18 pensieri su “In attesa di Fanciulla 4: Stella/De Fabritiis.

  1. Che bell’articolo! Io adoro la Stella. Se non sbaglio, avrebbe dovuto cantare la parte di Minnie anche alla Scala ma poi la scrittura saltò per problemi con Del Monaco.
    Grazie ancora!
    Luigi
    P.S.: ma con tutti questi ascolti sulla Fanciulla, ci volete scoraggiare dall’andare a teatro a maggio?!?!

          • Sbandierano i dettagli perche non hanno la sostanza…..siamo arrivati qui, come in tutte le cose del resto

        • Qui sta il punto: fossero solo tagli riaperti si potrebbero pure studiare di notte (improbabile, ma pur sempre possibile), ma qui si tratterebbe di un migliaio di ritocchi (soprattutto orchestrali) e solo un centinaio di battute reintegrate (un duetto con l’Indiano e, presumibilmente, la versione completa del duetto col tenore – brano presente comunque nella versione a stampa, ma tagliato quasi sempre perché scomodissimo per il tenore appunto). Non basta, quindi, studiarli in poche ore: se davvero il ripristino dell’autografo cambia l’impatto sonoro, questo va provato, provato e riprovato… C’è anche da dire che – dalle indiscrezioni che ho sentito basate sulla generale e prove precedenti – il grosso limite sta proprio nella bacchetta che, mi dicono, è chiassosa e pesante: ora se il ripristino del testo pre Toscanini è volto – come da annunci – a rivelare una dimensione sonora più rarefatta (Toscanini, infatti, mise mano ai raddoppi, rimpolpando l’orchestrazione per le carenze dell’acustica della sala), è chiaro che lo sforzo viene compromesso se la direzione imprime volumi assordanti. Come sempre le intenzioni si scontrano con l’approssimazione di chi è chiamato alla realizzazione. La curiosità resta – con tutti i dubbi in merito al senso di un’operazione del genere – ma le aspettative sono molto basse. Peraltro sarei davvero curioso se l’unico taglio vero – quello del duetto soprano/tenore del secondo atto – è effettivamente riaperto…in caso contrario (e nutro più di un dubbio sull’attuale possibilità di Aronica di eseguire quelle 16 massacranti battute), saremmo alla burla…

          • Per quel che ne so – e che ho letto – la versione dell’autografo (non mi piace e non è giusto chiamarla “versione originale” poichè di versione ne esiste una sola ed è quella conosciuta nel suo testo completo) è stata “corretta” da Toscanini soprattutto per ciò che riguardava la pienezza sonora, dandogli più corpo attraverso raddoppi orchestrali e alcune modifiche della strumentazione (niente di particolarmente invasivo comunque), per far fronte – si dice – all’acustica secca e povera del vecchio Met, ergo la versione stesa da Puccini dovrebbe necessariamente essere più morbida. Ovviamente la presunta novità va “a farsi benedire” se l’orchestra pesta come un’ossessa… In ogni caso, con o senza le modifiche di Toscanini, Fanciulla è l’opera pucciniana che presenta l’orchestra più numerosa e imponente (e ne era conscio Puccini stesso che fece predisporre a Panizza una partitura per orchestra ridotta per favorire la diffusione dell’opera, così come fece per il Trittico). Sulla natura delle modifiche di Toscanini, comunque, mi piacerebbe leggere le note critiche all’edizione (se c’è) e non i proclami promozionali di Chailly o dei reggenti scaligeri: nulla di male a voler sentire come suonasse l’opera uscita dalla mente dell’autore, ma non si dimentichi che tra le modifiche ci sono anche scelte ben precise del compositore, magari effettuate durante la parte di prove che ha personalmente seguito (insomma si rischia di cadere nel medesimo errore di Oeser allorquando nel redigere l’edizione critica di Carmen eliminò tutto ciò che divergeva dal manoscritto, quindi non solo le soluzioni imposte a Bizet, ma anche le sue scelte motivate e meditate durante le prove).

          • immagino che questo avesse implicazioni anche nel rapporto con le voci, dato che parliamo di equilibri sonori- cmque….se chailly pesta come dicono, immagino il risultato ed anche l’equilibrio col palco che non è di gran qualità assoluta.
            cmque anche Maazel ci mise una valanga di decibel in scala con la Zampieri, subissata di fischi alla prima, e la portentosa giovanna casolla….ma diresso molto molto bene….l’unica volta in cui lo ricordo all’altezza del suo nome

          • Sicuramente, anche perché Toscanini (aldilà dei gusti personali) non era certo uno sprovveduto: lavorava con le voci di cui disponeva (nel caso un cast stellare: Caruso, Destinn e Amato che non credo avessero problemi di volume). Il fatto è che quelle cosiddette modifiche ci permettono di entrare nella bottega del compositore: tornare all’autografo può essere interessante (uno sfizio antistorico) ma andrebbe curato con criterio: purtroppo la diretta radio è furbescamente saltata…
            Ricordo anche io l’edizione di Maazel (vidi la Casolla): l’ho riascoltata in questi giorni ed è proprio bella (rettifico il mio pezzo sulla scomparsa del Maestro per inserire la Fanciulla nelle sue migliori interpretazioni)

  2. Grande la Antonietta, cantante che amo molto e mi conquista sempre (persino in strani cimenti tipo Linda di Chamounix) !!! Troppo spesso trattata con sufficienza. Immeritatamente.
    Devo assolutamente procurarmi il dvd :)

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