In attesa di Fanciulla V: Olivero/Bellezza

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qualcuno l’ha evocata ed invocata ed in fine è arrivata anche la Madga. Era scontato e chi voglia giocare ai confronti, essenziali ed irrinunciabili nel mondo dell’opera, potrà divertirsi al confronto con Eleanor Steber. Sono a mio parere le due esecuzioni più interessanti che la storia delle registrazioni documenti. Sono entrambe le documentazioni di come si possa essere Minnie di rilevanza storica, invocate ed evocate a distanza di oltre mezzo secolo dalle performance, senza la voce di Minnie. L’Olivero ha sempre dichiarato di amare moltissimo il pesonaggio da lei definito un “caledoscopio” di sentimenti. Aggiungiamo che il caledoscopio era propizio a chi si ritenesse prima di tutto attrice perché nessun personaggio pucciniano è chiamato a più esasperata varietà di sentimenti e di situazioni drammatiche. Se poi aggiungiamo che un soprano come l’Olivero deve anche fare di necessità virtù, atteso il pesante orchestrale che spesso (duetto d’amore, finale secondo e tutto il terzo atto)il soprano deve contrastare e quindi le doti di fraseggiatrice ed il controllo tecnico vengono esaltati ed è difficile capire dove sia l’uno o l’altro. Segnalo un momento assoluto dell’Olivero ossia l’incipit della perorazione finale di Minnie dove l’Olivero canta d’amore con un soffio, con la leggerezza di chi ricorda l’amore e ci fa capire la frase di Sonora “più dell’oro ci ha rubato il suo cuore”, che preclude l’assoluzione. Non ci sono per questa realizzazione come per l’isteria della partita a poker aggettivi idonei.
Per la cronaca l’Olivero cantò spessissimo Minnie a Roma, Napoli, Trieste, Venezia (subentrando alla Stella). Non la cantò alla Scala perché era guardata dalla dirigenza scaligera con supponenza (identico trattamento ricevette nel 1952 la Steber, che già diva del Met, si adattò ad una audizione dall’esito negativo). Un’altra Minnie venne da altra dirigenza scaligera relegata in secondo cast e l’esplosione del pubblico a favore di Giovanna Casolla alla fine del secondo atto la posso ben testimoniare, al pari dei fischi dedicati al soprano star da primo cast: signorina Zampieri Mara. Quindi la diva, ufficialmente malata è l’ennesima pessima figura del massimo teatro milanese, che non dispone, però, di una Casolla né, tanto meno, di una Olivero, come accadde a Venezia nel 1967.
E poi il motivi della scelta di questa e non di altre esecuzioni di Fanciulla, protagonista l’Olivero risiede nel direttore d’orchestra Vincenzo Bellezza che fu il collaboratore e sostituto di Toscanini alla prima italiana e per questo motivo ritenuto a ragione uno specialista del titolo. Inutile capire la qualità del suono orchestrale attesa quella della registrazione, ma non c’è momento drammatico che non abbia in buca il giusto sostegno, il giusto stacco, la giusta sonorità e non c’è momento solistico in cui il tempo e la sonorità orchestrale non risponda alle caratteristiche del cantante ed alle sue esigenze per rendere il meglio di questo capolavoro

3 pensieri su “In attesa di Fanciulla V: Olivero/Bellezza

  1. Io ho il CD (tra l’altro, pagato parecchio) con Domingo e la Zampieri. Domingo mi piace ma la Zampieri… tanta, tanta voce ma troppo “selvaggia” e, a volte, pure carente nell’intonazione. Va bene che siamo nel selvaggio “ovest”, ma un po’ più di raffinatezza non guastava.

  2. Nei giorni scorsi mi ero proposto di approfondire l’ascolto della Fanciulla approfittando dei vostri articoli in occasione della prevedibile sola scaligera.
    Ho ascoltato anche la Magda che si conferma sempre cantante-interprete eccezionale :) Mai un momento che la veda in difficoltà nonostante la parte non sia una passeggiata e non sia neppure così adatta alla sua voce: un portento!
    La preferisco di poco alla Steber (sempre splendida) e alla Gavazzi (che gran sorpresa per me! Elegante. misurata, precisa, coinvolta) per la personalità debordante e l’allure che emana anche al solo ascolto 😀

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