Ernani: “surta è la notte…. Ernani, Ernani involami… tutto sprezzo”

Al pari di Ernani Elvira si presenta nella forma tradizionale della cavatina di sortita, costituita da un recitativo “surta è la notte”, un andantino “Ernani, Ernani involami” e antecedente la stretta Verdi e Piave inserirono un coro di donzelle venute ad agghindare il soprano per le abborrite nozze. Il numero esprime chiaramente le opinioni della temperamentosa donzella, che è disposta a tutto per di evitare il matrimonio con il nobile congiunto purtroppo vecchio e impossibilitato a rivaleggiare con Ernani quanto a richiamo sentimentale e sensuale.
Delle cavatina proposte almeno un paio fanno parte della storia dell’ opera e della sua interpretazione. Alludo a quella eseguita da Marcella Sembrich, che nel 1903 sostenne il ruolo al Met e di Rosa Ponselle, protagonista vent’anni dopo sempre sulle scene del teatro nord americano.
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La registrazione del soprano polacco e’ stupefacente.La Sembrich all’epoca della registrazione (1908) aveva ufficialmente 53 anni , cantava da almeno trenta ed era famosa da venticinque ed era alle soglie del ritiro, avvenuto nel 1909. Il timbro stupisce in prima battuta per la freschezza, la voce per la morbidezza e duttilità, l’ interprete per la chiarezza di dizione e nobiltà di accento. Soprano dell’ 800 la Sembrich ha una libertà di tempi, che giova alla definizione del personaggio, come accade de con la frase “quegli antri a me’” esaltano l’ accento amoroso e sognante non solo nel rispetto della prassi esecutiva quando esegue la ripetizione de “gli antri a me” inserisce una variante di tradizione, che evita la discesa al do grave.
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La voce di Rosa Ponselle, fra le Elvira proposte è con Celestina Boninsegna, l’ autentica voce del soprano drammatico oltre tutto con una cospicua predisposizione al canto di agilità, che negli anni della Ponselle andava rarefacendosi in area Italiana ed americana. Aggiungo e so bene di essere in dissenso con i numerosi estimatori della Ponselle che il disco documenta qualche suono aperto in zona medio grave, che intacca la bellezza del timbro e la qualità dell’espressione. Nel repertorio del primo ottocento a lungo e con una certa ragione il soprano italo-americano è stato ritenuta esemplare ed antesignana della rivoluzione callasiana. A meglio riflettere la Callas non ha inventato alcunchè, ma eventualmente restaurato e le esecuzioni di Rosa Raisa e più ancora della Boninsegna dimostrano l’assunto e la revisione, smentendo la tesi della rivoluzione.
La Raisa e la Boninsegna hanno varietà d’accento e sono esemplari nel legato. La Boninsegna scende al do grave con una sonora voce di petto, che esemplifica come questo tipo di emissione possa essere corretta se sostenuta dalla respirazione e dal regolare flusso del fiato. L’esecuzione di Rosa Raisa, precisa nell’ornamentazione e nell’ accento castigato e nobilissimo sostenuto da un suono mai forzato e morbidissimo ricorda l’ insegnamento della grande scuola Italiana prediligeva suoni chiari (non sbiancato ovvero privo di sostegno del fiato ) e che consentiva nel contempo chiarezza di dizione e continuità di legato oltre che espressione drammaticamente esatta.
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Le esecuzioni sino ad ora proposte sono, quale più quale meno note agli appassionati delle registrazioni a 78 giri. Altre se ne possono aggiungere provenienti da soprano famosi come Frieda Hempel, Selma Kurz, Elvira in una produzione viennese del 1917, che schierava Leo Slezak, Mattia Battistini e la direzione di Bruno Walter o Vera Schwarz, soprano spinto che eseguì Verdi ed il repertorio italiano in lingua tedesca in area tedesca fra il 1920 ed il 1930. Devo poi proporre quelle che ritengo essere le sorprese nell’esecuzione della sortita di Elvira ossia Emilie Herzog, Elena Ruszkowska e Luise Perard-Petzl. Credo anche per gli ascoltatori più avvezzi alle registrazioni a 78 giri una serie di “Carneade” in generale o quanto meno per Elena Ruszkowska, nota in Italia come Kundry e Brunilde, impensabile nel repertorio del primo Verdi. Sulla formazione di queste tre cantanti rimando i volenterosi ed i curiosi a quelle scarse informazioni che si trovano nel web.
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In primo luogo queste registrazioni comprovano la diffusione che questo titolo ebbe nei paesi di lingua tedesca, fosse l’Austria o la Prussia, confermano come almeno sino al 1930 anche in quei paesi si cantasse all’italiana e forse meglio (o in maniera più ottocentesca) che in Italia, con un controllo del suono assoluto, massima precisione dell’ornamentazione, senso della frase e del legato, castigatezza d’accento, morbidezza di emissione. Non solo le registrazioni offrono anche un interessante spaccato (qui in compagnia di quella di Marcella Sembrich, polacca e di analoga formazione) sulle prassi esecutive che prevedono libertà di tempi, aggiungo sempre con fini espressivi, ovvero non si rallenta a proprio comodo o per prendere un fiato, ma per dare senso alla frase, per sottolineare un momento topico del brano e quanto agli inserimenti sono quelli della tradizione ovvero il trasporto della frase scomoda in basso o il trillo su Eden (Herzog). In mancanza di esecuzione del trillo –non previsto- sul secondo Eden (Elena Ruszkowska) la corona viene rispettata con nota tenuta a perdifiato e messa di voce. Quanto a pertinenza di accento e facilità di esecuzione Elena Ruszkowska fa sobbalzare sulla sedia rivelando un patrimonio tecnico e la conseguente capacità di centrare, in chiave elegiaca, ma con voce poderosa, importante e sonora, il momento scenico e le esigenze stilistiche della pagina.
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La cantante, definita polacca, ma in realtà ucraina essendo nata a Leopoli nel 1877, ebbe fama in Italia fra il 1908 ed il 1920 come soprano wagneriano. Ebbene se confrontiamo le nefandezze vocali delle attuali Kundry o Brunilde, puntualmente incensate come inarrivabili interpreti, e della qualità tecnica di Elena Ruszkowska, che sfoggia una squillante e sonora scala di trilli in sede di cadenza concludiamo che questo viaggi nel passato, e vedremo non solo con riferimento alla cavatina di Elvira, è in realtà l’inizio di un meraviglioso sogno e il momento attuale il perpetrarsi di un incubo.

2 pensieri su “Ernani: “surta è la notte…. Ernani, Ernani involami… tutto sprezzo”

  1. Grazie al sempre enciclopedico Donzelli, che con questa bella carrellata mi ha un po’ alleviato la giornata a letto con 39 di febbre. Invidia nera per i fortunati che alla Staatsoper nel 1917 ascoltavano un Ernani con quel cast e Bruno Walter sul podio…le mie esecuzioni preferite di questa scena sono tuttavia più recenti ancorché notissime: la Steber e la Price.

  2. ascolti bellissimi e interessanti; bello soprattutto confrontare due cantati di antica scuola ma anche di gusto ancora ottocentesco come Sembrich e Raisa, con due cantanti di gusto già più novecentesco come la Boninsegna e la Ponselle, comunque nell’olimpo.

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