Appelli strumentali.

Questa sera al teatro Regio di Parma viene presentato Nabucodonosor del Verdi, il titolo che per il colto e l’incolto locale più di ogni altro rappresentava il Verdi patriottico, che piange e celebra l’Italia, patria bella e perduta. Poi andrebbe anche spiegato che il concetto di Italia e patria nel 1842 era assai lato e che Verdi con questo proprio primo riuscito titolo composto all’età di 30 anni (gli stessi di Rossini alla fine del periodo napoletano) si rifà proprio al pesarese che di drammi sacri ne aveva composto più di uno. Ma non è questo lo scopo di questa nostra comunicazione.
È ben altro ovvero un articolo, se può definirsi tale l’improvvida e rabberciata perorazione a non fischiare questo Nabucco che il sig. Balestrazzi Mauro ha pubblicato sulle pagine di Repubblica (https://parma.repubblica.it/cronaca/2019/09/28/news/parma_lettera_ai_loggionisti_del_regio_non_fermate_questo_nabucco_-237143879/). Il comportamento è riprovevole, segno di dignità perduta e di servo sudore (tanto per ricorrere a immagini ben più alte del verso del Solera). Primo perché lede la libertà del pubblico e per esercitare la più squallida captatio benevolentiae evoca un passato che è bene sia passato. Il pubblico, pagante, ha il dovere prima che il diritto di esprimere la propria opinione e chi dispone di un canale privilegiato quale la pagina di un quotidiano, il sacrosanto dovere di non abusarne per fini che non siano informare. Qui il fine è infirmare l’opinione del pubblico. Male. Peggio ancora perché, non occorre una sopraffina intuizione, un simile proclama non giova certo a Verdi, ma ad una direzione artistica che, carente di mezzi ed idee, cerca solo lo scandalo e la cronaca per le reazioni del pubblico. Gemellaggio Pesaro Parma potremmo dire visto che da anni, grazie alla connivente collaborazione di registi tipi Vick, alla grande esecuzione musicale si sostituisce l’allestimento, che può stupire e scandalizzare solo le sciure bene delle predette cittadine che accorrono all’evento sociale, non certo musicale.
Terzo ed ultimo prima di proclamare che a Milano si va in teatro col fischietto (al massimo il defunto presidente degli amici del loggione, tebaldiano di ferro usava le chiavi bucate quando si esibiva la nemica) è, come il resto dell’articolo, voluta disinformazione. Solo gli sprovveduti potrebbeto condividere questa frasca.
Quarto l’opera con buona pace del signor Balestrazzi e di chi da altre colonne di quotidiano farà la quinta colonna a questa “smutandata” esecuzione è un museo ed un viaggio nella storia. Guai a dimenticare, peccato che non possiamo animare quei quadri e quelle foto e fare cantare i grandi del passato. Possiamo provarci noi della Grisi e a preventiva riparazione vi offriamo due Abigail, egualmente grandi, del tutto diverse.

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8 pensieri su “Appelli strumentali.

  1. È come dire che se vado il ristorante e mi servono una pasta fatta male io devo stare zitto solo perché il ristorante é famoso. Perché questa cosa che sembra ovvia inutile da dire col cibo diventa impronunciabile col teatro? Questo é un comportamento intimidatorio inaccettabile, forse é che i signori critici dicono quello che vogliono perché tanto sanno che quello che mangiano sarà sempre buono anche guardando chi sono e saranno i commensali?. Vergogna.

  2. Concordo al 100% con Donzelli. Ho letto l’appello e sono rimasto sconcertato.
    Le argomentazioni addotte per fare una sfacciata captatio benevolentiae sono di ben poco valore. Mi viene in mente la “macchietta” dell’avvocatucchio “paglietta” che dovendo difendere un ladro gli strofina gli occhi con la cipolla per farlo piangere, onde farlo apparire pentito ed intanto, ad abundatiam, porta in Pretura anche i bambini del medesimo perchè piangano pure loro, sperando di intenerire il Pretore …perchè i figli son sempre i figli!
    Qui più che di figliazione mi pare si debba parlare di aborto. Aborto perchè ormai veri e propri aborti malriusciti sono certi spettacoli schifosi e vomitevoli che vengono ammanniti ad un pubblico pagante… e poi c’è chi si scandalizza se qualcuno fischia, bua o si lamenta!
    Nel nostro caso, il “peroratore” parrebbe già conoscere in anticipo per filo e per segno il Nabucco prossimo venturo, che già riempe di lodi sperticate. Ci parla di una “magnifica compagnia di canto” a scatola chiusa (posso immaginare che il baritono A. Enkhbat potrà essere un buon Nabucco, avendone sentito lodare l’interpretazione da amici che lo hanno udito nel ruolo a Novara ed a Lione ed avendone sentito io una registrazione). Ma quel che non posso più soffire è l’elogio preventivo del lavoro (di m…) dei soliti registi “geniali” e “trasgressivi” che hanno da dire mille cose (id est le loro più viete masturbazioni mentali, che potrebbero molto interessare degli specialisti in psichiatria, unite alla fiera delle più trite e ritrite banalità), con tanto di invito a cercare di capire il loro lavoro.
    Vorrei notare che, di solito, per siffatta species di registi sarebbe molto meglio che il pubblico PAGANTE (ripeto PAGANTE) non capisse davvero il loro vero lavoro, perchè in tal caso, invece che limitarsi a criticare, a mugugnare, magare a fischiare o buare, deciderebbe di passare direttamente alle vie di fatto, come mi pare pure accadesse in alcuni casi – soprattutto, mi si dice, a Parma ed a Trieste – nei tempi andati.
    Sì perchè il pubblico, cercando di capire il lavoro dei registi della species in oggetto, capirebbe di aver assistito al nulla ripieno di nulla e di essere solo stato preso per i fondelli (latine vere hoc melius dicitur “paedicari”), e di aver pure pagato per tutto ciò.
    Credo di esprimere il sentimento di molti quando affermo che francamente siano stufi di tali registi. Ma finché questi saranno chiamati dai teatri che sperano (non sapendo assemblare una comapgnia di canto decente) di far parlare di sé grazie ad un allestimento trasgressivo con esiti burrascosi, siffatta sporca genìa continuerà a prosperare, portandosi dietro aiuti registi, tirapiedi, leccapiedi, leccachiappe, e “drammaturghi”, questa nuovo inutile figura che ci viene di Germania e che sarebbero quei tipi che insegnano al regista idiota di turno che non sa nemmeno inventarsi da solo una nuova ambientazione scema per l’opera in oggetto, come stravolgerla! Almeno Ken Russel le sue castronerie se le inventava da solo! Ed è con le direzioni artistiche che dovrebbe prendersela il pubblico, non solo con i registi.
    Quest’anno a Torino è in programma “La dannazione di Faust”. Io credo che non vi andrò, pur amando la composizione di Berlioz, perchè non mi voglio sorbire l’orribile spettacolo di Michieletto già visto in tv quando era stato proposto a Roma. E pensare che a suo tempo a Torino Luca Ronconi aveva firmato una messinscena della stessa opera che era una vera meraviglia. Meglio sarebbe stato riprendere quella o, se non era possibile, darla in forma di concerto, come previsto in origine da Berlioz.
    Il rinnovamento degli allestimenti voluto da Toscanini in illo tempore (che si richiama nella lettera aperta parmense) mi pare consistesse nel prendere degli scenografi di prim’ordine, chiamare Forzano e Caramba, prendere alla Scala il giovane Nicola Benois, ed affidare il Tristano ad Adolphe Appia. Conoscendo Toscanini, credo che, se rivivesse, al vedere molti allestimenti dei giorni nostri, egli inizierebbe a commentare con una sequela di bestemmie tali da far rizzare i capelli in testa ad un carrettiere ateo calvo (per parafrasare una battuta di un altro noto parmigiano, Guareschi).
    Spero solo che il pubblico parmigiano ( o meglio, la parte ancora sana del pubblico parmigiano) giudichi con i suoi occhi e le sue orecchie.

  3. Ho letto anche io questo appello vergognoso e sconcertante, ma – avendo vissuto per qualche anno a Parma e conoscendone il provincialismo presuntuoso e stupido – non m’ha stupito più di tanto. Il Festival Verdi è una rassegna inutile e paesanissima, davvero non val la pena di crucciarsi per la “cronaca locale”.

    • Molto bravi, Enkbath bellissima voce, molto ampia, forse un Dio di Giuda un po’ ingolato nell’emissione, ma per il resto una bellissima voce con un colore stupendo. La Hernandez ha degli acuti bellissimi che svettano perfettamente nei concertati, buoni i centri, certamente non ampi come quelli di Giovanna casolla ma passavano l’orchestra. Ottimi i gravi, mai sforzati a mio parere. Qualche nota è un po’ “traballante tra i gravi di petto e i centri, tipo il do e il re, però in questo momento secondo me si presenta come la migliore soprano in circolazione con Hui He per me. Ps agilità notevolmente migliorate rispetto al Santo di Patria della scala, però ancora migliorabili

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