Interpretare a 78 giri: quinta puntata Mattia Battistini Carlo V

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Contraltare dell’esecuzione di Emma Carelli può essere considerata qualunque pagina registrata da Mattia Battistini di qualsiasi autore. Il baritono reatino definito “il re dei baritoni, il baritono dei re” è universalmente considerato come l’ipostasi del cantante ottocentesco di imposto tecnico e gusto più donizettiano che verdiano. Questo anche in considerazione della opinione non certo positiva di  Verdi alla ricerca di Jago per la prima di Otello. Inutile e superfluo ricordare che Battistini in ciascuna registrazione indulge a tempi comodi, a portamenti per propiziare la salita agli acuti, che talune note centrali possano, ad un primo ascolto, suonare un po’ aperte e che in generale l’eleganza e nobiltà nel canto e nel porgere possono sfociare nella leziosaggine. Poi basta ascoltare tutta la parte di Carlo V di Ernani per concludere che non esiste realizzazione più completa del regale personaggio. Il suono è sempre morbido e rotondo, senza traccia di forzatura, gli acuti in un cantante oltre i cinquant’anni facili e squillanti, il legato  esemplare anche nelle apostrofi più infiammate e roventi come “lo vedremo o veglio audace”. Ma la pagina dove convivono vocalità e gusto ottocentesco ed interpretazione è, senza dubbio, la chiusura del secondo atto con l’andante “vieni Meco sol di rose”. Battistini lo esegue una volta sola, con cospicue varianti. Se in teatro il baritono si attenesse a questa prassi o eseguisse con da capo il numero non è stato possibile verificarlo. Certo è che il canto insinuante ed a fior di labbro siglano la lusinga amorosa ed anche qualcosa di più. Gli interventi sul testo musicale consistono in languide fiorettature, che aumentano languore ed erotismo e puntature. Sotto il profilo della varietà di accento le scelte di Battistini che parte con sonorità sul piano e con languorosi rallentando su “ti vo la vita” e “per te il tempo non avrà” amplificando il volume a partire da “tergi il pianto” salvo rallentare di nuovo sul “la guancia scolorita” che rappresenta  l’immagine che il giovane re ha della dama spagnola contesa da tre nobili cavalieri. Sono i mezzi ed artifici vocali che divengono mezzi espressivi di personaggi (Carlo V, Alfonso XI, Enrico di Chevreuse) la cui peculiarità sono regalita’ e nobiltà, ma quella letteraria e musicale secondo gli stilemi dell’800, non quella della storia.

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